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Autore: Only Lisa    30/09/2014    0 recensioni
Chiesi ad un bambino: " Cos'è l'amore?" e lui mi disse: "Non ho mai giocato a questo gioco" .
Allora chiesi al mio prof e lui mi rispose: " Non faccio questa materia".
Così chiesi all'autista e lui mi disse: "Non conosco questa strada".
Infine lo chiesi ad un pazzo e lui mi rispose: "E' la cosa che mi ha fatto diventare così."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che iniziate a leggere vorrei dirvi che questa è tratta da una storia vera.

Quest'uomo esiste davvero, era un vecchio amico di mio padre, perciò lui mi ha raccontato la sua storia.

Ora sembra un barbone, ma lui mi ha detto che prima non era così, vestiva sempre firmato, era ricco e perfettino poi la sua ragazza lo lasciò sposandosi con un altro, così lui inizio a drogarsi e il fratello segui la sua strada.

Solo questa parte della storia è vera, per le altre cose sono tutti particolari inventati da me.

Buona lettura.

 

 

 

Il mio nome? Tutti lo conoscono. 

La mia storia? Pochi la sanno. 

 

E' un attimo, vedo la mia vita trascorrere davanti ai miei occhi. 

Ricordo ogni attimo della mia vita, il sapore dolce della felicità e quello amaro della tristezza. 

Ricordo la mia prima cotta. 

La mia prima lettera d'amore. 

Il mio primo bacio. 

La mia prima fidanzata. 

La prima lite con i miei. 

I mio primo migliore amico. 

La prima volta che feci l'amore. 

La mia prima serata in discoteca. 

La mia prima birra. 

La prima volta che provai una sigaretta. 

La prima rissa a cui presi parte. 

La prima volta che venni preso a botte. 

La mia prima frattura. 

I miei primi punti. 

La mia prima vittoria. 

Il mio primo gol. 

La mia prima delusione d'amore. 

Ma non ricordo il motivo esatto per cui mi trovo qui, o meglio, lo ricordo ma cerco di rimuoverlo dalla mia testa. 

E' solo colpa sua. 

Da piccolo ero un bambino molto vivace, mi piaceva arrampicarmi ovunque anche se spesso cadevo, mi rialzavo e mi ripulivo. 

L'asilo non faceva per me, perciò ci andai solo due  giorni gli altri stavo in classe di mio fratello. 

Iniziai la scuola un anno prima degli altri, quando avevo solo 5 anni.  

Alle medie andavo parecchio bene anche se non avevo molti amici, essendo un ragazzo tranquillo la gente si approfittava della mia bontà. 

Per la scuola superiore scelsi di intraprendere un istituto consigliatomi. 

Tutti mi dicevano che avevo una grande parlantina e che sapevo come girarmi la frittata. 

Così decisi di voler fare l'avvocato. 

Negli anni in cui frequentai quella scuola feci  nuove esperienze, trovai tanti amici ed ebbi anche la mia prima storia seria, decisi persino di presentarla ai miei genitori. 

Lei era bellissima, eravamo una delle coppie più invidiate della scuola, era un tesoro di ragazza. 

Mi diplomai con il massimo dei voti, avevo una ragazza stupenda,  tanti amici, una bella famiglia e anche il mio aspetto  era molto migliorato.  

Insomma, la mia vita era perfetta. 

Decisi di andare all'università mentre lei non proseguì gli studi.  

Ecco che gli anni passarono ed arrivò il giorno della mia laurea, ero così emozionato, anche perché non vedevo l'ora di mettere da parte qualche soldo per sposare la donna della  ia vita. 

Come c'era da aspettarselo, avendo preso il massimo anche in questa occasione, trovai subito lavoro. 

Ogni giorno mi dirigevo tutto perfettino nel mio ufficio, non avevo mai un capello fuori posto. 

Completi firmati, capi d'alta moda, auto di lusso, ville, gioielli ed ecco che la mia vita era in salita, ero all'apice della felicità, tanto in alto da raggiungere il sole e si sa che da più in alto si cade più si fa male, più ci si avvicina al sole più ci si scotta. 

Una telefonata. 

Bastò una telefonata a rovinarmi la vita. 

Era un giorno come un altro, io seduto sulla poltrona del mio gigantesco ufficio, con i piedi sulla scrivania, mentre osservavo pensieroso la foto di mio padre morto anni prima sulla mia scrivania. 

Gli domandai anche se era giusto ciò che stavo per fare, sapevo che era da stupidi parlare con una foto, ma volevo il suo appoggio per il matrimonio. 

Gli domandai anche se secondo lui era giusto sposare lei e gli chiesi anche che se avesse qualcosa in contrario avrebbe dovuto farmelo sapere. 

Prima che il mio dialogo solitario fosse concluso il telefono ai miei piedi squillò facendomi sobbalzare. 

Non so perché, ma ancor prima di alzare quella cornetta avevo una strana sensazione, un brivido mi percorse la schiena, io scossi la testa per mandare via quei pensieri negativi e risposi con la solita cantilena, che venne interrotta ancora prima che io conclusi. 

Era la voce di mio fratello maggiore che mi chiedeva, anzi mi supplicava di correre subito a casa perché era successo qualcosa di grave. 

Presi la mia bellissima auto e sfreccia sull'asfalto a non so quanto all'ora, so solo che arrivai lì in meno di un secondo, sudato come non mai, nonostante fossi stato in auto con l'aria condizionata. 

So che c'era qualcosa che non andava e per questo stavo sudando freddo. 

"La mamma." fu l'unica cosa che mio fratello minore riuscì a dire, l'unica cosa che mi fece comprendere che ormai nostra madre non c'era più. 

E se si sa che le brutte notizie non arrivano mai sole figuriamoci se alle catastrofi non piacciono le cattive compagnie. 

Caddi in uno sconforto unico, così chiamai l'unica altra donna oltre mia madre che amavo di più al mondo. 

Tre dolorose settimane passarono dopo la morte di mia madre, mi convinsi che non era giusto annullare tutto ciò che avevo programmato, che anche mia madre avrebbe voluto così. 

Perciò chiamai la mia ragazza chiedendole se la sera sarebbe potuta venire a cena perché volevo parlarle, lei accettò, aveva una voce strana e mi disse che anche lei doveva parlarmi. 

Non diedi molto peso al tono della sua voce perché ero troppo emozionato per la proposta. 

Quella sera indossai il mio miglior completo e mi diressi al ristorante più lussuoso del posto. 

Lei entrò, bella come sempre. 

Mangiammo a sazietà finché non arrivo l'ora del dessert. 

Lei mi disse che doveva parlarmi, ma io la interruppi dicendo id aspettare il dessert, lo fece una cinquina di volte che io puntualmente interruppi per non rovinare il momento. 

Così lei si alzò sbattendo le mani sul tavolo e urlandomi di volermi lasciare ed avere un altro. 

Nello stesso attivo i fuochi d'artificio con la scritta 'Vuoi sposarmi?" illuminarono il cielo e il  violinista che avevo chiamato appositamente per l'occasione iniziò a suonare la nostra melodia, mentre il pasticciere posava sul tavolo un piccolo cupcake con l'anello in cima e il cameriere le porgeva 100 rose rosse appositamente disposte a forma di cuore. 

Il silenzio irruppe nella stanza, tutti si voltarono verso di noi sbalorditi. 

C'era chi pettegolava, chi mi guardava impietosito e poi c'era lei, bianca in volto per la vergona. 

Mi aveva lasciato mentre io le chiedevo di stare insieme per sempre. 

Che controsenso questo. 

Si guardò introno l'ultima volta e poi scappò sotto gli sguardi di tutta la gente lì presente, lasciandomi solo con il mio dolore. 

Pagai il salato conto mentre i gestori mi esponevano il loro dispiacere. 

Finsi un sorriso e me ne andai. 

Quello fu il dessert più amaro di sempre. 

Prima di tornare a casa passai da u n bar ordinando una birra, un'altra, un'altra ancora ed ancora, finché non arrivai al momento che mi dimenticai persino il mio nome. 

Mi misi al volante della mia auto in quelle condizioni, non feci neanche un chilometro prima che la distrussi. 

Mi misero in gatta buia finché mio fratello non pagò la cauzione. 

L'indomani gli restituii i soldi e lui mi avverti che mi era stata ritirata la patente. 

Da lì iniziò un'infinita serie di catastrofi. 

Nel giro di un anno divenni un alcolista. 

L'anno seguente provai la mia prima canna, successivamente la prima droga e poi dopo neanche un mese, sapevo tutte i nomi delle droghe presenti sulla terra e i loro effetti sperimentati su pelle. 

Purtroppo trasportai in quell'inferno anche mio fratello minore. 

Non passò molto prima  che mi vendetti tutto ciò che possedevo per comprare la droga. 

Divenni povero, però mio fratello maggiore non ci abbandonò, perché si, purtroppo avevo fatto affondare con me il mio fratellino. 

Con il passare degli anni anche lui perse le speranze così smesse di provare a rimetterci sulla retta via ed inizio a darci 30 euro per uno ogni mattina, almeno i soldi per fare la spesa. 

O almeno, lui ce li dava per quello, ma noi con quei soldi facevamo tutt'altro. 

Ci aveva anche comprato una casa, che noi puntualmente avevamo ridotto un porcile. 

La gente per strada ci  scansava, dato il cattivo odore che emanavamo. 

Nessuno voleva mai darci un passaggio, tranne qualche amico di vecchia data che ci conosceva da prima che diventassimo così. 

Però era raro, quando erano con le loro  famiglie anche loro ci evitavano, non eravamo gente da presentare in famiglia noi. 

E in un batter di ciglia mi ritrovai quarantenne e solo, avevo ancora mio fratello minore, ma ormai lui era come un ombra, privo di vitalità e sapevo che ero così anch'io per lui. 

Mio fratello maggiore orami aveva la sua  famiglia, ed oltre i 60 euro quotidiani non poteva fare altro per noi. 

Non so come accadde ma un 'bel giorno' mi ritrovai in una clinica psichiatrica, mi dichiararono pazzo, mi separarono dai miei fratelli e di loro non seppi più nulla. 

Oramai passavo la mia vita come se fossi uno zombie e quando cercavo davvero di vivere mostrando qualche segno di ragione loro mi sedavano. 

Arrivò la vigilia di Natale e per noi fu un giornata qualunque. 

Quel giorno però accadde qualcosa. 

Andavano tutti di fretta per festeggiare la vigilia di Natale con le loro famiglie. 

Non so come ma sbagliarono la dose,  non so quante punture mi fecero e non so cosa sbagliarono per davvero. 

So solo che tutta la mia vita mi passò davanti come un flash che poi lasciò solo il buio. 

 

1 Gennaio 1974 - 24 Dicembre 2014. 

  
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