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Autore: ChiaraLilianWinter    30/09/2014    1 recensioni
Tutti siamo rimasti un po' delusi, anche solo un pochino, dagli anni del liceo. Chi è che non sognava avventure incredibili, un gruppo di amici inseparabili, le regole fatte solo per essere infrante... Ma è successo veramente? Ditemi, alla fine, i vostri sogni si sono realizzati?'
Roberta: una ragazza mediocre e disillusa. Gabriele: un bullo violento e indifferente. Anna: un'artista impaurita e silenziosa. Erika: la Regina dei bassifondi. Francesco: il severo vicepresidente. Matthew: un ragazzo americano dolce e gentile.
Quando dei ragazzi così differenti tra loro sono costretti ad entrare in uno strano club capitanato da una tizia bizzarra, cosa potrebbe mai succedere?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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[4] - Roberta
- Devi vedere come era arrabbiato! Così io gli ho detto...
Erano tre giorni che Sole parlava delle sue vacanze americane. Sapevo che era stata lì tre mesi e che quindi aveva tanto da raccontare, ma non avrei mai immaginato che la mia amica avrebbe trasformato i suoi ricordi in una specie di romanzetto, che mi stava recitando da quando era iniziata la scuola!
Mi aveva raccontato tutto ciò che le era successo, giorno per giorno, da quando era partita a quando era ritornata in Italia - dopo tre giorni, comunque, non eravamo ancora arrivate a quel punto. Adesso stava parlando di come quel tizio... Andrew? aveva reagito quando lei gli aveva annunciato di essersi innamorata di un altro. Più precisamente, del suo migliore amico, Mattew!
Woow. Che cosa emozionante.
Avrei voluto tanto sbattere la testa da qualche parte, ma poi avrei ferito i sentimenti di Sole, e la cosa non mi andava giù. Eravamo pur sempre amiche.
Ma non era solo la sua loquacità che mi infastidiva.
Allungai la mano in una tasca dei jeans, rigirandomi tra le dita l'ormai stropicciata - e anche strappata - piccola strisciolina di carta che avevo staccato da quel curioso foglio il primo giorno di scuola.
Erano passati tre giorni da allora e, visto che la scritta sul foglio diceva che saremmo stati contattati entro 24 ore, ormai era ovvio che era stato tutto uno scherzo. Avevo anche pensato che forse il tizio che aveva messo il foglio non mi aveva vista, e quindi ero andata a prendere un'altra strisciolina, ma il foglio era scomparso. Era stato appeso solo per il primo giorno.
Bah. Peccato.
Non sapevo nemmeno perchè continuavo a portarmi appresso quel pezzetto di carta. Era ora di sbarazzarsene, tanto ormai era completamente inutile. Mi alzai dal banco, interrompendo Sole, e attraversai la classe - semivuota durante la ricreazione - per buttare la strisciolina, ma proprio quando fui arrivata accanto al cestino, vicino alla porta...

Successe tutto in un attimo.

La porta socchiusa dell'aula venne violentemente spalancata, e dall'esterno spuntò una mano che mi prese per il colletto della canottiera e mi trascinò fuori, sotto gli occhi sbigottiti di Sole. La persona che mi aveva afferrato - non riuscivo a vederla poichè era alle mie spalle - continuò a trascinarmi per i corridoi e poi su per le scale. Provai a dimenarmi, a girarmi, a fare qualcosa, ma non ci riuscii: aveva una forza incredibile.
Iniziai ad avere paura. Perché i corridoi erano vuoti? Non era ricreazione? Dov'erano tutti?
Perché...
Perché quando ho bisogno non c'è mai nessuno?
- È inutile che ti dimeni. Primo: non riuscirai a liberarti. Secondo: non ti aiuterà nessuno. Sono tutti nel cortile a guardare dei tizi che si azzuffano.
Era una voce femminile. Era acuta, quasi melodiosa. E...
Familiare.
Dove avevo sentito quella voce? Dove...
In quel momento venni strattonata con più violenza. Sentii il rumore di una porta spalancarsi e venni malamente spinta verso l'esterno. La luce del sole mi colpì con tutto il suo calore: eravamo sul terrazzo.
Con un suono simile a un ringhio mi alzai e mi voltai, per guardare in faccia la maleducata tizia...
E mi bloccai.

Era più alta di me - non che ci volesse poi tanto -, aveva i capelli neri e lunghi e gli occhi di ghiaccio. Il corpo snello e dalla pelle bianca era coperto da un corto vestitino azzurro. Portava una giacca di jeans e degli stivali al ginocchio. Era bella, probabilmente la ragazza più bella che avessi mai visto. Parlando in modo oggettivo, ovviamente.
Io...
- Io ti ho già visto, da qualche parte.
Lei abbozzò una piccola smorfia.
- Avete avuto tutti la stessa reazione.
- Tutti?
Con un gesto plaetale indicò alle mie spalle e quando mi voltai mi accorsi che non eravamo sole: c'erano anche due ragazze, appoggiate alla rete che circondava il terrazzo, e tre ragazzi. Uno vicino a me, altri due poco lontano. Nessuno di loro sembrava essere particolarmente entusiasta di essere lì. Uno dei ragazzi, che indossava gli occhiali e un'espressione scocciata, parlò.
- Allora, hai fatto? Puoi dirci cosa ci hai portato qui a fare, adesso? Mi stai facendo sprecare tempo prezioso.
Gli altri sembravano pensare la stessa cosa. Nemmeno loro avevano la più pallida idea di cosa stesse succedendo, allora; il pensiero di non essere l'unica mi rilassò.
La strana tizia ci squadrò uno per uno, con un sorrisetto soddisfatto in volto, e infine annunciò con un tono solenne:
- Vi do il benvenuto nel nostro nuovo ed esclusivo Club! Il mio nome è Soraya, e sarò il vostro capitano!

[2] - Gabriele
Non... Credevo di aver sentito bene.
Club? Capitano? Non capivo un accidente di quello che stava dicendo.
Il nome Soraya, però, mi colpì come una freccia, lasciandomi confuso e divertito.
- Aspetta. Soraya? Quella Soraya?
La ragazza sbuffò, con una piccola smorfia. Evidentemente si era aspettata una simile reazione al suo nome, ma non sembrava gradirla particolarmente. Una delle ragazze, quella che teneva in mano una cartellina da disegno, sembrava parecchio confusa.
- Soraya chi?
- Aspetta.
Il ragazzo occhialuto si era unito alla conversazione.
- Ecco perchè mi sembravi familiare. Tu sei Soraya! Ah, come ho fatto a non riconoscerti? Ad ogni parola la smorfia sul viso della ragazza si faceva più grande. I due tizi accanto a lei, una ragazza e uno strano ragazzo, si lanciarono un'occhiata smarrita. Decisi di rispondere alla loro silenziosa domanda.
- Colei che ci ha trascinato qui con i suoi modi cortesi e leggiadri, è la famosissima Soraya, figlia del preside della scuola nonchè probabilmente la ragazza più popolare - e bella - dell'intero istituto!

Nonostante il mio breve ma pomposo discorso, nessuno sembrava particolarmente impressionato, tantomeno Soraya stessa, che invece pareva parecchio infastidita.
- Non avrai mica preteso che nessuno ti avrebbe riconosciuta...
- Ci speravo. In ogni caso, non importa. Non vi deve interessare chi è mio padre; non siamo qui per questo.
- Siamo qui per cosa, allora? Precisamente.
Soraya estrasse il cellulare dalla tasca, parlandoci mentre scorreva sullo schermo.
- La strisciolina di carta.
- Eh?
- La strisciolina di carta che avete staccato dal foglio, tre giorni fa. Siete qui per quella.
Digitò qualcosa sull'apparecchio, poi lo rimise a posto e tornò a guardarci, con rinnovato entusiasmo.
- Il primo giorno di scuola tutti voi vi siete imbattuti nel foglio che avevo appeso alla bacheca, e avete staccato una delle striscioline. Ecco perché siete qui! Siete pronti per dare il via al divertimento?!
- Aspetta un attimo!
La ragazza accanto a lei, che era stata in silenzio fino a quel momento, intervenì.
- Come fai a sapere che abbiamo preso la striscia? Voglio dire, non...
- Ho i miei metodi.
- Che?!
- Comunque! Vi stavo chiedendo! Tutti pronti per cominciare la vostra avventura liceale? Non ve ne pentirete!
Ci fu un borbottio generale, prima che io scoppiassi a ridere; si voltarono tutti verso di me, mentre mi alzavo e mi avvicinavo all'uscita.
- Che cosa ridicola!
- Ehi. Dove stai andando?
Lanciai a Soraya un'occhiata di scherno.
- Ma cos'hai nel cervello, segatura? Non ho tempo per una cosa tanto stupida e infantile. Volevo solo vedere il genio che aveva pensato una cretinata simile. Aaah, già immagino tutte le risate che mi farò quando l'intera scuola lo verrà a sapere... Quanto è innocente la nostra Soraya!
- Non puoi! Il club deve rimanere segreto!
- Certo, certo...
- Gabriele Zaniti!
Continuai a camminare, sogghignando. Mi piaceva pensare che le stavo urtando il sistema nervoso. Non avevo alcuna intenzione di rimanere, ne' di unirmi a quello strampalato 'club' pieno di perdenti. Ma...

- Tuo padre è a capo di un'importante azienda multinazionale. Tua madre, un'artista, ti ha abbandonato quando avevi tre anni.
Mi si fermò il fiato in gola e mi irrigidii sul posto.
- Pensavi che fosse stata costretta, ma da quando tuo padre ti ha detto il motivo per cui se n'era andata, tu sei cambiato. Il motivo...
- Sta' zitta!
Mi avventai su di lei con una furia incredibile, ma prima che potessi colpirla una della ragazze - aveva i capelli cortissimi e mi pareva di conoscerla, ma non era possibile: non potevo conoscere qualcuno che andava in giro vestita in modo così ridicolo - le si parò davanti e fermò il mio pugno.
- Lasciami andare!
- Non puoi colpire una ragazza!
- Tu! Come diamine fai a sapere queste cose?!
Soraya non si era mossa di un millimetro, ne' pareva spaventata o impressionata dalla mia violenza.
Alzò le spalle, con aria noncurante.
- Ho fatto delle ricerche. Su tutti voi. Nel caso non voleste mantenere il patto che avete fatto nel momento in cui avete preso la strisciolina.
- Sei completamente fuori! Io non ho fatto nessun patto!
Lei mi lanciò uno sguardo infuocato.
- Ah già, volevi solo deridere una persona. Che desiderio disgustoso... Ma rimarrai lo stesso. Più siamo, meglio è. Qualcun altro vuole lasciare il club?
Nessuno si azzardò a parlare. Chissà che altre informazioni aveva raccolto...
Soraya fece un sorriso soddisfatto.
- Bene. Meglio così!

[5] - Erika
Lasciai andare il pugno del ragazzo solo quando questo mostrò di essersi un po' calmato.
Soraya faceva un po' paura, era vero, ma questo non dava a quel tizio il diritto di colpirla. Era pur sempre una ragazza!
L'atmosfera si calmò dopo poco tempo, e allora colei che ci aveva trascinato qui si mise al centro del terrazzo, davanti a noi.
- Allora! Ricominciamo. Tre giorni fa avete staccato una strisciolina. Quella strisciolina è il vostro biglietto d'entrata nel mio nuovissimo Club! O meglio, nostro.
- Perchè stai facendo una cosa del genere?
Alla mia domanda, lei alzò le spalle.
- Mi annoiavo. Ho pensato che fosse una cosa divertente.
Il ragazzo che aveva cercato di colpirla borbottò qualcosa tra i denti serrati, ma lei non sembrò preoccuparsene.
- Possiamo incontrarci qui. Non ci viene mai nessuno, forse perché é chiusa a chiave... Chiave che io ho. Durante la ricreazione, o dopo le lezioni... Possiamo decidere insieme.
- Che cosa faremo?
Alzò ancora le spalle.
- Si vedrà. Ci divertiremo. Voglio provare... A fare qualcosa di diverso.
- È un po' un casino, questo club, non trovi?
Soraya stette un po' in silenzio, come tutti noi.
Io ero un po'... Impressionata. Di certo non pensavo di trovarmi in una situazione simile. Chissà che informazioni aveva raccolto su di me... Il solo pensiero mi fece rabbrividire.

Decisi di guardarmi un po' intorno, giusto per vedere con chi stavo condividendo questa bizzarra situazione. Non conoscevo nessuno, e la cosa mi piaceva, anche se quel bulletto mi pareva di averlo visto da qualche parte... Ma non pensavo di dovermi preoccupare. Più che altro, mi interessava il ragazzo vicino alla porta del terrazzo: non sembrava italiano. Era alto e bello, tanto bello. I capelli erano biondi e gli occhi verdi, sembrava un angelo.
Anche gli altri due ragazzi non erano male, dopotutto. Questa situazione non mi dispiaceva poi così tanto, a pensarci bene.

In quel momento Soraya abbozzò una risata.
- Sì, è un po' un casino, ma è perché non avevo intenzione di pensarci da sola. Ho sempre avuto in mente qualcosa di diverso. Qualcosa da creare insieme a qualcun altro. Tipo voi. Quindi, è vero che il Club e tutto è completamente stupido e disorganizzato, ma lo è apposta. Vorrei organizzarlo insieme a voi.
- In pratica, hai preso dei tizi a caso e li hai messi insieme per creare un Club partendo completamente da zero e immaginando che, anche se inizialmente nessuno di noi si conosce e tutti ce ne vogliamo andare, col tempo diventeremo grandi amiconi e quindi faremo insieme tutte quelle cose che si vedono nei film eccetera...
- Esattamente!
Soraya sembrava impressionata da ciò che aveva appena detto il ragazzo alto e con gli occhiali. Aveva impressionato anche me, effettivamente.
Il bulletto scoppiò a ridere di nuovo.
- È ridicolo!
- Ci sto.
Tutti ci voltammo verso il bellissimo ragazzo accanto alla porta. Aveva un'espressione decisa ma tranquilla.
- Stai scherzando, amico?
- Anch'io ci sto!
La ragazza accanto a lui gli fece eco, poi alzò le spalle.
- Potrebbe essere divertente.
- Ah, ci sto anche io.
Il ragazzo con gli occhiali annuì, prima di scrivere qualcosa sul suo cellulare.
- P-per me... Va bene...
Anche la tizia con la cartellina, che non si era mai mossa e aveva detto solo due parole fino a quel momento, sembrò essere d'accordo.
A questo punto... In fondo sono venuta qui per questo, no?
- Massì... Va bene pure per me.
Il ragazzo accanto a me, Gabriele, sembrava essere allibito e divertito allo stesso momento.
- Non ci posso credere.
- Benissimo!
Soraya sembrava risplendere e aveva assunto di nuovo il tono soddisfatto di prima.
- Allora, beh, credo che per oggi sia tutto. Ci possiamo... Ci possiamo vedere domani, sempre a quest'ora, qui. Ah, è meglio se non lo dimenticate, oppure vi verrò a prendere nello stesso modo di oggi. A domani!
Sotto i nostri sguardi un po' confusi, la ragazza raggiunse la porta saltellando e sparì nella tromba delle scale. Mi sembrò che lei e il ragazzo straniero si fossero scambiati un'occhiata, ma forse fu solo una mia impressione.

[6] - Francesco
Era stato più facile del previsto, anche se avevo dovuto trattenere le risate, a un certo punto.
Era davvero una cosa stupida. Un gioco per bambini.
E dire che Soraya era anche al terzo anno... La pensavo più matura.
Finii di appuntare ciò che era successo sul cellulare, e quando finalmente alzai lo sguardo vidi che quasi tutti se ne erano andati. Restava solo una ragazza, che ora mi dava le spalle, e il ragazzo che avevo notato prima. Mi ci avvicinai.
- Ehi.
Lui mi guardò e abbozzò un sorriso.
- Ehi.
- Non ti ho mai visto, ed è strano.
- Ah... No.. È che.. Sono arrivato solo tre giorni fa, effettivamente. Sono qui per uno scambio culturale.. Vengo dall'America. Rimarrò solo quest'anno.
Ah, ecco perché. Mi pareva straniero. Aveva anche uno strano accento.
- Parli bene l'italiano.
- Mia madre.. È italiana.
- Oh.
Allungai la mano.
- Piacere, Francesco. Sono il vicepresidente scolastico. Se ti serve qualcosa, chiedi pure a me.
- Piacere, Mattew. Grazie mille!
Sembrava educato; mi stava simpatico.
- Adesso devo andare. Ci vediamo!
E così, sulla terrazza rimanemmo solo io e quella ragazza. La guardai con la coda dell'occhio. Adesso che la vedevo meglio...
- Dovresti andare. La campanella è suonata.
- Vale anche per te, oppure visto che sei il vicepresidente puoi anche non frequentare le lezioni?
Aveva sentito tutto, che impicciona.
- Diciamo che, a differenza tua, ho più libertà.
Finalmente si voltò verso di me, irritata, e riuscii a vederla bene in volto. E..
- Aspetta! Tu sei il tizio che mi ha spinto tre giorni fa!
- Io ho spinto te? Sei tu quella che mi ha fatto cadere, insieme a quella pila di fogli! Sono stato mezz'ora a raccoglierli e riordinarli tutti!
- Sciocchezze! Ti avevo anche offerto aiuto, ma tu mi hai cacciata in malo modo!
- Te lo meritavi!
- Sei un maleducato!
- Senti chi parla!
Con un ringhio la ragazza mi passò accanto, spingendomi di lato, e si fiondò giù per le scale.
Sbuffai.
- Che tipa irritante.
Pensare che avrei dovuto vederla anche nei giorni successivi in quello stupido club mi scoraggiava parecchio, ma non avrei mai abbandonato la mia missione per colpa sua.
Sarei riuscito a raccogliere prove su quel club e poi avrei raccontato tutto al presidente.
Il fatto che colei che lo aveva creato era proprio Soraya era un enorme punto a mio favore.
Al presidente sarebbe piaciuto molto, screditarla.
  
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