.: SGUATTERA PER AMORE :.
La prima e l’ultima, non scorderò mai
l’uomo che con i suoi dolci occhi mi ha fatto perdere la
testa, l’onore e la
ragione…
Era
una giornata abbastanza calda per
essere primavera nella Vienna del 1600, dalla finestra della mia camera
filtrava uno spiraglio di luce che illuminava e riscaldava il mio viso,
ero
seduta innanzi alla mia specchiera intenta ad intrecciarmi i capelli
con dei
nastri color rosa pallido quando bussarono alla porta
-“ Avanti”- dissi gentilmente
-“ Buona giornata principessa sono venuta
a portarle la colazione in camera”- disse Margareth, la mia
cameriera
personale, la guardai era nascosta dall’enorme vassoio che
portava con se, le
feci cenno di posare tutto sul tavolo che si trovava nella stanza, la
osservai
attentamente: era una ragazza minuta forse troppo per le fatiche che
comportava
lavorare a servizio in un castello, indossava gli abiti da lavoro,
ovvero un
vestito marrone, con le maniche arrotolate che facevano intravedere le
numerose
bruciature del ferro per stirare,
e un
grembiule perfettamente pulito e sbiancato dalla luce del sole a cui
era stato
esposto il giorno precedente, i capelli ricci erano crespi per colpa
delle ore
passate sui catini di acqua bollente che serviva per fare il bucato ed
erano
raccolti con cura sotto una cuffia bianca che copriva parte del viso.
Era a
nostro servizio dalla mia nascita poiché sono sempre stata
cresciuta e curata
da lei, aveva all’incirca venticinque anni, era sposata e
aveva una famiglia
che andava a trovare solo la domenica e quando la domenica mattina
doveva
partire verso casa i suoi occhi da stanchi e affaticati divenivano
vispi e
brillanti.
Margareth si congedò e uscì dalla mia
camera lasciandomi nuovamente sola, non toccai cibo e tornai davanti
allo
specchio, slegai i capelli e i miei morbidi riccioli biondi ricadettero
dietro
le spalle accarezzandomi la schiena, indossavo una camicia da notte
rosa
fermata sotto il seno con un nastro dorato, una lunga vestaglia dello
stesso
rosa con le maniche lunghe lasciata aperta mi copriva fino ai piedi, la
mia
pelle diafana e liscia faceva risaltare i colori dei miei vestiti,
fissai i
miei occhi color nocciola ma non vi era alcuna lucentezza erano spenti,
pareva
fossero morti.
Pensai cosa potesse avere una sguattera
più di me, io possedevo pellicce, scarpe e gioielli favolosi
in più avevo chi
mi serviva, chi mi pettinava e acconciava i capelli, chi cuciva abiti
per me,
chi mi preparava i pranzi, andavo alle feste nei palazzi, in poche
parole avevo
tutto ciò che una persona può desiderare,ma mi
sentivo incompleta, non pensavo
che la cosa che mi mancasse di più fosse l’amore,
non sapevo neanche cosa si
intendeva per amore, anche se avevo letto molti racconti su
quest’argomento.
Adoravo leggere, spesso mi rinchiudevo
nella biblioteca di palazzo per ore e ore cercando di scoprire cosa ci
fosse al
di fuori delle mura del mio palazzo, ero molto intelligente e sapevo
molte
cose, sapevo cos’era un mercato nonostante non ne avessi mai
visto uno, sapevo
di che colore fosse il mare e sapevo che le sue acque erano salate ma
non vi
avevo mai nuotato dentro, conoscevo il latino, l’arte, la
musica e la filosofia
sapevo molte cose ma in realtà era come se non sapessi nulla.
Fui interrotta nuovamente dalle mie tre
sorelline che entrarono nella mia stanza come furie, la più
grande era davanti
a tutte e teneva per mano le due gemelle,
-“ Eva ci acconci i capelli?”- chiese Lilian
indicando lei e le sorelle, io annuì e le feci sedere sul
mio letto, inizia con
Lilian mentre Elianor e Elisabeth spizzicavano il pane della mia
colazione,
incominciai ad intrecciate i capelli scuri e lisci di mia sorella
mentre scelsi
un nastro viola in tinta con il suo vestito per legarli, poi fu il
turno delle
due gemelle, i loro capelli erano biondi e lisci come quelli di nostra
madre,
per loro scelsi dei toni azzurri come i loro occhi.
Appena mi lasciarono nuovamente sola mi
distesi sul mio letto a baldacchino, respirai il profumo delle coperte
e
guardai verso il balconcino della mia finestra, in lontananza oltre le
mura si
vedevano le montagne, avrei voluto vederle e farci delle passeggiate mi
bastava
anche solo respirare l’aria che si poteva annusare da
quell’altezza, tirai un
sospiro e voltai la testa verso la porta della mia camera rimasta
aperta dopo l’uscita
delle mie sorelle, Mia madre era in piedi sulla porta e mi guardava
sorridendo
le assomigliavo moltissimo ma i suoi occhi, al contrario dei miei,
erano azzurro
cielo,si spostò con grazia facendo spazio a un cameriere il
quale spingeva una
statua, o quello che sembrava avesse la forma di una statua
poiché era coperta
da un panno di seta porpora
-“ Un regalo per voi vostra altezza!”- disse
il servo
-“ Da parte di chi?”- chiesi alzandomi e
avvicinandomi al mio regalo
-“ Il principe di Inghilterra”- disse
l’uomo
levando il telo con un gesto, non era una statua come pensavo ma una
gabbia con
dentro delle bellissime colombe bianche, mia madre fece cenno al servo
di
portare gabbia e colombe nel balconcino
-“ Chi mai oserebbe rinchiudere delle
colombe in una gabbia?un pazzo forse! Non un principe!”-
dissi stizzita, mia
madre mi abbracciò e dolcemente mi premette contro il suo
petto, fece cenno al servo
di uscire e mi fece sedere sullo sgabello davanti alla specchiera,
affondò le
mani nei miei capelli poi agilmente li intrecciò con vari
nastri, fece un
sospiro e disse
-“ Figlia cara siete in età da marito,
non potete assolutamente ripudiare un regalo da un così buon
partito come il
principe d’Inghilterra!”-disse lei ammonendomi, la
guardai e sbuffai tra me e
me
-“ Avete ragione ma io non posso sposarmi
con una persona che non amo!”- replicai
-“ E chi amereste voi?”- chiese
-“ Nessuno!”-
-“ Avete preferenze su qualcuno?”- chiese
-“ No per nessuno”- risposi
-“ Allora non vi cambia nulla se tanto
non amate nessuno, tra un mese daremo un ballo per farvi conoscere i
pretendenti siate carina e gentile con tutti io ho un potere speciale su vostro padre ditemi chi
avrete scelto dopo
la festa e ve lo farò maritare!”- detto questo mi
lasciò seduta da sola nella
mia stanza, andai verso il balconcino, mi avvicinai alla gabbia delle
colombe,
le osservai qualche minuto, le loro piume bianche splendevano di luce,
alcune
erano arruffate al tre tutte lisce, svolazzavano in qua e in
là ma una stava
sul fondo della gabbia, apri lo sportello della gabbia per potervi
introdurre le
mani, afferrai dolcemente la piccola colomba la guardai attentamente:
le sue
piume brillavano più delle altre ma i suoi occhi cupi
contrastavano con la
lucentezza del piumaggio.
Senza pensarci due volte aprì le mani
lasciandola libera, la colomba spiccò il volo e
volò n alto sopra le nuvole, la
guarda presa da una strana voglia di mettere le ali e seguirla, mi
voltai verso
la gabbia e liberai tutte le colombe che vi erano
all’interno, mi persi a
guardare come volteggiavano dolci nell’aria danzando prima
unite e poi sciolte
per poi perdersi nell’infinito