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Autore: Bookmaker    01/10/2014    2 recensioni
Una giornata un po' particolare, una gita fuori porta, qualche imprevisto qua e là... Che quel qualcosa di gentile ed estremamente dolce sia stato finalmente ottenuto? Certo, però, era stato nascosto in un luogo a dir poco insospettabile.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami Kawashima, Minori Kushieda, Ryuji Takasu, Taiga Aisaka, Yusaku Kitamura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Possiamo dire che sia da qui che è cominciato tutto
 
Ryuji fu svegliato da una luce accecante, quella mattina. Non era la luce del sole, naturalmente, quella non lo svegliava da anni: era stato un riflesso ad interrompere il suo sonno, a causa del pannello metallico di un enorme pannello solare.
“Tutta colpa di quel maledetto condominio…” rimuginò fissando il palazzo di fronte con un sopracciglio in contrazione spastica. “Adesso hanno anche un mega impianto fotovoltaico sul tetto… proprio dal lato di camera mia… e oggi non c’è nemmeno lezione all’università…”
Il ragazzo si alzò dal tatami, stiracchiandosi con uno sbadiglio e dirigendosi speditamente verso il bagno.
“Certo,” pensò con un sorriso mentre si lavava la faccia, “se non fosse stato per quel condominio non avrei mai conosciuto…”
– RYUJI!
Una voce autoritaria e potente, sebbene inaspettatamente aggraziata, interruppe il suo pensiero. Solo allora Ryuji si accorse del bussare insistente contro la finestra della sua stanza. Tornò di corsa lì, prima che sua madre si svegliasse, e aprì la finestra con un gesto deciso. Un manico di scopa si abbatté su di lui, ma Ryuji riuscì a evitarlo gettandosi all’angolo destro della piccola veranda. In quel momento, si rese conto per la prima volta di quanto i suoi riflessi fossero migliorati nel giro di tre anni o poco meno.
– Ma insomma! – esclamò sottovoce. – Piantala di brandire quella scopa in quel modo, caverai un occhio a qualcuno!
– E quanto sei noioso! – rispose una ragazza da un appartamento del famigerato condominio di fronte. Il manico di scopa sparì rapidamente attraverso la stessa finestra da cui era fuoriuscita. – La prossima volta, vedi di rispondere alla prima bussata!
– Ma sentila! Che vuoi, piuttosto?
La ragazza fece una faccia indispettita, giocherellando distrattamente con una ciocca dei suoi lunghissimi capelli castani, ancora arruffati e ingovernabili per via del sonno. – Volevo solo dirti che stamattina è un giorno speciale, e che mi aspetto una colazione all’altezza dell’evento. Perché tu… – aggiunse con un’espressione minacciosa, – ti ricordi che giorno è oggi, vero?
Il ragazzo sospirò e fece una faccia seccata. – Veramente fino a ieri eri tu ad essertene completamente dimenticata, o sbaglio?
La ragazza arrossì, e il suo volto assunse un aspetto indefinibile. – Ma… ma che centra!? Ieri stavo solo… facendo finta, sì!, stavo fingendo per vedere se veramente te lo ricordavi.
Ryuji sospirò. Non c’era niente da fare, non avrebbe mai ammesso di essersene dimenticata. – Okay, okay. Comunque, è già tutto pronto. Vieni pure quando vuoi, Taiga.
***
Se c’era una cosa che Ryuji si era sempre chiesto, era come facesse Taiga a mangiare così tanto. Non era tanto il fatto che non ingrassasse a lasciarlo perplesso, quanto piuttosto il fatto che nel minuto corpicino della ragazza potesse entrare tutto quel cibo.
In quel momento, per esempio, Taiga stava sbranando voracemente un tortino di riso preparato da lui, e davanti a lei giaceva ormai vuoto il contenitore che Ryuji aveva riempito con ben cinque di quegli stessi tortini.
“Un giorno o l’altro,” pensò mandando giù gli ultimi sorsi del suo tè, “la scienza dovrà spiegarmi come funziona lo stomaco di Taiga.”
– Ryuji?
La voce di Taiga lo fece sobbalzare, facendogli quasi cadere il tè sui pantaloni appena stirati. – Sì?
– Ti vedo sovrappensiero… – osservò la ragazza stringendo gli occhi per studiarlo attentamente. – A cosa stai pensando?
Ryuji cercò di evitare la domanda agitando la mano in aria con noncuranza. – Oh… a niente di particolare. Piuttosto, cosa ti va di fare, oggi?
– Beh, – esclamò Taiga prendendo a rovistare freneticamente nella borsa che aveva poggiato dietro di sé, – se proprio me lo chiedi…
La ragazza tirò fuori dalla borsa un’enorme mole di dépliants, riversandoli in blocco sul pavimento e formando così una specie di collinetta. – Io avrei pensato a un paio di idee!
– Un paio?! – esclamò Ryuji sgranando gli occhi. – Ma se saranno almeno trenta volantini diversi! Non possiamo andare in tutti questi posti, molti non si trovano nemmeno nella stessa città!
– E quanto sei noioso! – sbuffò nuovamente Taiga. – Non ho mica detto che dobbiamo vederli tutti, ho solo preso in esame alcune possibilità.
L’esame di quelle possibilità durò per buona parte della mattinata. Per più di due ore, Ryuji cercò inutilmente di contrattare con Taiga per farle scegliere un’attività riposante, in modo da poter ricarburare dopo la sfiancante sessione di esami che aveva appena concluso, ma non ci fu verso di dissuaderla dal suo programma.
E così fu stabilito che Ryuji e Taiga sarebbero andati al nuovo luna park appena fuori città, avrebbero fatto almeno un giro (e Taiga sottolineò più volte la parola “almeno”) su ogni attrazione, e per finire avrebbero concluso la giornata a casa di Ryuji, con il suo leggendario stufato di maiale. Anche a tal proposito, Ryuji tentò invano di spiegarle che il maiale richiedeva una cottura di almeno tre ore.
– In qualche modo farai! – aveva sorriso Taiga, e il ragazzo si era squagliato come neve al sole.
Verso le undici del mattino, i due salirono sulla macchina di Ryuji. Era una vecchia utilitaria mezza scassata, ma il suo proprietario era Ryuji: il ragazzo l’aveva tirata a lucido per giorni, dopo averla comprata da un rivenditore di auto usate. Durante l’operazione aveva delimitato le portiere come se si trattasse della scena di un crimine, e l’aveva resa operativa solo quando aveva ritenuto che ogni centimetro quadrato, dentro e fuori di essa, fosse stato adeguatamente pulito. Taiga sospettava che avesse utilizzato un antisettico bello potente, ma Ryuji non era stato molto chiaro a riguardo. Nel dubbio, nessuno avrebbe mai dovuto accendere fiamme libere in prossimità di quell’auto.
– Okay, – disse Ryuji una volta che ebbe verificato che gli indicatori sul cruscotto fossero tutti in ordine. – Possiamo andare.
– Evvai! – esclamò Taiga, agitando per tutto l’abitacolo il grande cappello di paglia che aveva indossato per l’occasione. – Sarà il migliore anniversario di fidanzamento del mondo!
***
– Che significa “chiuso”?!
– Non ha molto senso chiederlo al cancello, non credi?
– Rahh!
La rabbia di Taiga stava raggiungendo livelli allarmanti. Il viaggio era durato tre quarti d’ora, ed erano stati tre quarti d’ora molto lunghi: il caldo era insopportabile, in quell’auto, e naturalmente non c’era l’aria condizionata; avevano aperto i finestrini, ma dopo un po’ aveva cominciato a soffiare un vento caldo e carico di sabbia che li aveva costretti a chiudere tutto.
E ora, per finire in bellezza, il luna park era chiuso. Pareva che il proprietario avesse deciso di concedersi una vacanza in anticipo rispetto al solito.
– Dai, non te la prendere, – disse Ryuji, facendo manovra per reimmettersi nella desolata strada extraurbana che li aveva portati fino a lì. – Qualcos’altro ci sarà.
– Potevano almeno evitare di distribuire i volantini… – sbuffò Taiga, incrociando le braccia e fissando nervosamente l’orlo di pizzo del suo vestito azzurro. Ryuji preferì non contraddirla, e aspettò sue istruzioni sul da farsi.
– E va bene… – sospirò alla fine Taiga con un sorriso paziente. – Vorrà dire che ripiegheremo su qualcosa di più semplice.
Ryuji non si sarebbe mai aspettato che una frase del genere potesse uscire dalle labbra della sua fidanzata, ma lasciò fare e pregò che quello fosse un regalo di Natale anticipato. Poi, Taiga si sporse in avanti sul sedile e puntò il dito davanti a sé.
– A casa della chihuahua scema!
Ecco, era finita la magia.
***
– Che cosa? E perché dovrei ospitarvi, di grazia?
– Una domanda degna di te, chihuahua scema…
– Lo sai che così mi indisponi ancora di più, vero?
– Fiiii! Cartellino giallo, time out! Basta litigare, okay?
– E chi è che litiga? È lei che è troppo scema.
– Oh, adesso cominci a darmi sui nervi!
– Ragazze, per piacere…
Ryuji non sapeva se aver trovato Ami alla sua casa al mare fosse stato un colpo di fortuna o un’eclatante sferzata della sfortuna. A complicare ulteriormente la situazione, lui e Taiga avevano scoperto che la casa al mare di Ami era diventata il ritiro personale di Minori: l’amica del cuore della Tigre Palmare aveva ottenuto dalla proprietaria il permesso di usare la casa come monastero per preparare gli esami più difficili. Come risultato, Minori presentava i sintomi di un’evidente ipereccitabilità dovuta alla mancanza di contatto umano protrattasi per due settimane.
Per completare il quadro mancava solo Kitamura, che nemmeno a dirlo aveva deciso di fare compagnia ad Ami durante il suo soggiorno estivo.
– L’ingresso all’università è stato un po’ difficile, per lei, – aveva spiegato a Ryuji. – Sai quanto sia timida, e così non è riuscita a farsi molti amici. Certo, noi cinque continuiamo a vederci regolarmente, ma ho pensato che le avrebbe fatto piacere se mi fossi fermato qualche giorno con lei. Non che Kushieda non valga come compagnia, è solo che in questo periodo…
La spiegazione era stata anticipata da una Minori intenta a imitare un aereo da caccia che planava intorno alla schermaglia fra Taiga e Ami, con tanto di rumore di mitragliatrici.
La giornata trascorse tranquilla, nonostante tutto. Dopo aver giurato di non chiamare più Ami “chihuahua scema” per un mese, Taiga fu ammessa come ospite della residenza estiva Kawashima, ed ebbe perfino accesso alla spiaggia privata. Il bagaglio preparato da Ryuji in vista dell’andata al luna park si rivelò utile, in quanto conteneva teli da mare e costumi da bagno (Taiga fu contenta di non dover indossare uno di quelli di Ami). I cinque si fecero il bagno tutti insieme, come avevano fatto per la prima volta qualche anno prima e come facevano ormai abitualmente.
Verso le sei del pomeriggio, Ryuji e Yusaku si stesero sotto il sole ormai tiepido, mentre dall’acqua provenivano ancora le risate delle ragazze. – Allora, – cominciò Kitamura ad un certo punto, – con oggi è un anno che tu e Taiga state insieme, vero?
– Già, – rispose Ryuji con un sorriso stampato sul volto.
– Mi dispiace solo che abbiate trovato il luna park chiuso. Sarebbe stato divertente.
– Taiga non voleva andare lì.
La rivelazione lasciò Kitamura sorpreso. Il ragazzo aprì leggermente un occhio, voltandosi verso l’amico. – Che intendi dire?
– Ho controllato il dépliant, qualche ora fa. Taiga l’ha cancellato, ma in un angolo si legge ancora che questo è il normale periodo di chiusura. Inoltre c’è una mappa, su retro dell’opuscolo, e lei ci ha segnato sopra una freccia che punta proprio qui.
– Ma non mi dire… – rise Yusaku. – Ha fatto tutto questo solo per stare con noi?
– Penso che l’abbia fatto per me, più che altro, – rifletté Ryuji con un sorriso. – Lei non lo ammetterà mai, ma credo che volesse farmi un regalo organizzando questa giornata con tutti voi. Assurdo… pensavo di dovermi occupare di tutto, e invece è stata lei a dirigermi.
Kitamura rimase a fissarlo per qualche secondo, quindi chiuse gli occhi e tornò col naso per aria nel tentativo di prendere un’abbronzatura naturale. – Uno splendido regalo, non c’è che dire. E tu, Ryuji? Che regalo hai pensato di farle?
– Ah, – sospirò Ryuji con aria soddisfatta. – Il mio regalo è eccezionale. Sono sicuro che la lascerà a bocca…
Ryuji scattò a sedere, gli occhi sbarrati e un rivolo di sudore freddo che gli colava lungo la schiena. Yusaku si allarmò per quella manovra, e si alzò in piedi per aiutare l’amico. – Takasu! Che succede, va tutto bene?
– Il regalo… – mormorò Ryuji fissando un punto all’infinito con aria assente. – Ho dimenticato di andare a prenderlo…
– Non è una tragedia! – lo confortò Kitamura. – Puoi sempre darglielo domani.
– No! Non posso aspettare! Domani potrebbe essere troppo tardi!
Il ragazzo si lanciò sui suoi vestiti, infilandoseli in fretta e furia sopra al costume ancora bagnato. – Kitamura, ti prego, trattieni Taiga. Dillo anche a Kushieda e ad Ami, inventati una scusa. Io tornerò appena possibile.
– Ti ci vorranno più di quattro ore! – obiettò Yusaku, ma Ryuji era già corso in macchina. Mentre il rumore del motore si allontanava, Taiga, Minori e Ami uscirono dall’acqua.
– Ehi, Kitamura! – esclamò Taiga con aria perplessa. – Dov’è Ryuji?
***
– Insomma, se avevi un servizio così urgente da fare potevi almeno avvisarmi. Ti avrei seguito subito, anziché rimanere lì sola come una stupida.
– Ma non ti ho lasciata sola!
– Hai capito benissimo cosa voglio dire. E poi, che razza di servizio era?
– Oh… niente di interessante. Moduli dell’università in scadenza, tutto qui.
– In scadenza? A luglio?
– … Quest’anno è stato un po’ problematico, per i calendari.
Erano le dieci passate quando la macchina di Ryuji si fermò con uno sbuffo davanti a casa sua. Sarebbe stato meglio lasciarla a riposo, per qualche giorno.
I due scesero dall’auto, e Taiga si diresse verso le scale della piccola casa del fidanzato con passo incerto a causa del sonno. Ryuji la raggiunse subito, portando in spalla il suo bagaglio, la borsa e il cappello di paglia. Con una manovra degna di un equilibrista aprì la porta, facendo ben attenzione a non svegliare la madre (era il suo giorno libero, di certo aveva dormito ininterrottamente).
Taiga entrò per prima, togliendosi i sandali e raggiungendo il piccolo salotto della casa. Ryuji poggiò i bagagli nell’ingresso, troppo stanco per sistemarli subito, quindi imitò Taiga e la seguì, trovandola immobile sulla porta che dava sul salotto.
– Taiga? – chiese. – Che c’è?
La ragazza premette un interruttore, accendendo la luce e illuminando così un oggetto parallelepipedale alto poco più di lei.
– Che roba è? – domandò avvicinandosi con curiosità.
Ryuji si coprì il volto col palmo della mano. – No… – mormorò. – Avevo detto di portarlo in camera mia…
Taiga aprì la grande anta dell’oggetto, rivelando l’interno vuoto. – Sembra… no, è un armadietto. Come quello che stava nella nostra classe.
– In realtà, – sospirò Ryuji con aria assorta, – questo è proprio quello che stava nella nostra classe.
Taiga si voltò verso di lui con aria interrogativa. Era adorabile il modo in cui sollevava leggermente le labbra per esprimere curiosità.
– Qualche settimana fa, – proseguì Ryuji venendole incontro, – ho saputo che stavano vendendo alcuni mobili della nostra vecchia scuola. Mi sembra che dovessero rinnovare l’arredamento, o qualcosa del genere. Ad ogni modo, sono andato lì e ho chiesto se potevo comprare l’armadietto.
– Sì… – disse Taiga, ancora perplessa. – Ma questo che centra?
– Questo è l’armadietto dove ti eri nascosta quella volta, ti ricordi? Possiamo dire che sia da qui che è cominciato tutto.
Taiga accarezzò dolcemente la superficie liscia e lucente dell’oggetto. – È per questo che sei tornato indietro?
Ryuji annuì con un sorriso. – Volevo farlo spedire oggi per evitare di rovinarti la sorpresa, ma stamattina me ne sono dimenticato. Domani avrebbero portato tutto il mobilio non ritirato alla discarica, e quindi… buon anniversario, Taiga.
La ragazza fissò Ryuji negli occhi, incantata da quel viso così gentile. Chiuse gli occhi, alzandosi in punta di piedi mentre lui si chinava su di lei posandole le mani sulle spalle. Le loro labbra si avvicinarono, sfiorandosi delicatamente in un tenero bacio.
Una nuvola bianchissima si scostò dal cielo, e un raggio di luna piovve sui pannelli solari dell’edificio a fianco alla casa di Ryuji per poi essere riflesso e passare attraverso la finestra della stanza. Si sarebbe quasi detto che l’armadietto stesse brillando.
***
L’angolo dell’autore:
Che dire? Ryuji e Taiga sono una delle mie coppie preferite. C’è qualcosa di puro, nella loro relazione, di tenero e romantico, eppure così vero. Sono personaggi magnifici, meravigliosamente costruiti, e sono contento di poter dedicare loro una storia. Come al solito, vi ringrazio per aver letto e vi saluto con affetto.
A presto!
Bookmaker
   
 
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