Bianco
I raggi
scarlatti del caldo sole di giugno filtrarono
dalle tende chiare, illuminando la stanza e creando graziosi giochi di
luce sul
pavimento di legno.
Disteso sul
loro letto matrimoniale, con la cornice
argentata che solitamente faceva bella mostra di sé sul
comodino di fianco a
lui salda fra le mani, se ne accorse appena.
Era salito
nella loro stanza quando ancora la luna era
alta nel cielo, sopraffatto come spesso gli capitava dalla malinconia e dai ricordi.
Perché
in quelle sere in cui la luna era al massimo
del suo splendore le cicatrici delle sue battaglie brillavano,
risplendendo
sotto i raggi della regina Selene e rendendogli ancor più
difficile –
impossibile – dimenticare.
Allora
ritirarsi nella solitudine di quella stanza
così familiare, smettendo di pensare per qualche ora, era
diventata col tempo
un’abitudine.
E un sollievo.
I gesti
erano sempre gli stessi: silenzioso scivolava
lontano dagli altri componenti della famiglia, raggiungeva quel suo
porto
sicuro e si stendeva fra quelle lenzuola che profumavano sempre e solo
di lei.
Chiudendo
gli occhi, come se Morfeo non lo avesse
bandito dal suo mondo incantato.
E aspettava,
immobile, fino a che il sogno più bello
non invadeva la realtà, decretando che il tempo per i
ricordi tristi era
scaduto, e reclamandolo per sé di nuovo.
Quella sera
però, quando aveva raggiunto il suo
piccolo rifugio, la sua attenzione era stata attirata da quella
foto. Era posata sul comodino al suo lato del letto da
sempre, ed in ognuna delle case in cui avevano vissuto lui aveva
preteso di
averla sempre in quel preciso punto.
Perché
fosse la prima – no, la seconda – splendida
immagine che il sole avrebbe illuminato ogni mattina.
Così,
quando i tiepidi raggi mattutini lo raggiunsero,
tingendo di cremisi la foto in bianco e nero all’interno
della cornice lui non
aveva, nonostante fossero passate diverse ore da quando si era
rifugiato nella
camera, ancora chiuso gli occhi.
Aveva
trascorso invece tutto quel tempo osservando
rapito la foto senza mai battere ciglio.
Quasi avesse
paura di vederla scomparire da un momento
all’altro, come in uno di quei sogni che gli erano da tempo
negati.
Troppe volte
lo aveva pensato, e troppe volte la paura
che tutto fosse davvero solo un incantevole illusione gli aveva
attanagliato il
cuore immobile, facendolo sentire perso.
Spaventato.
E anche in
quel momento, l’idea logorante che tutto
potesse realmente finire da un istante all’altro era insita
dentro di lui.
Scosse
leggermente il capo, scacciando quei pensieri
con determinazione, sorridendo appena alle due figure abbracciate che
lo
guardavano radiose dalla foto.
Come avrebbe
voluto poter rivivere quel ricordo prezioso.
Inaspettatamente,
il silenzio attorno a lui fu
interrotto dal cigolio leggero della porta, che si aprì e si
richiuse in un
solo istante.
-Jazz?-
La sua voce
lo raggiunse incerta, strappandogli un sorriso.
Non ebbe
neppure in tempo di alzare lo sguardo che
lei, in un turbine di tulle, era già inginocchiata sul letto
al suo fianco.
Occhi
d’ambra che seguivano ogni suo movimento, come
lui fosse qualcosa di infinitamente delicato da proteggere a qualunque
costo.
Ed era vero,
quello fragile, fra loro, sarebbe
sempre stato lui.
-Si?-
rispose mentre con calma si sporgeva verso il
comodino, rimettendo al suo posto la foto sotto lo sguardo furbo di sua
moglie.
-Io e Rose
andiamo a Seattle,vieni con noi?- domandò
in un sussurro, avvicinando piano le labbra al collo di lui e
solleticandolo
con il suo respiro regolare.
Se fosse
stato umano sarebbe sicuramente rabbrividito.
E forse,
anche arrossito.
Alice aveva
il potere di farlo sempre sentire come un
ragazzino.
Lui, il
Comandante Jasper Whitlock, che aveva saputo
tenere a bada eserciti di neonati senza la necessità che
qualcuno gli
insegnasse come fare, non riusciva a tener testa a sua moglie.
Una vampira
grande si e no la metà di lui.
-Shopping?-
insinuò, deciso a non cedere ai ricatti di
quel piccolo folletto moro.
Lei si morse
un labbro in un riflesso incondizionato,
guardandolo come un bambino colto a rubare caramelle, prima di annuire
con lo
sguardo basso.
La conosceva
fin troppo bene.
E lei
conosceva lui, e sapeva che da lei non avrebbe
mai voluto ricevere nulla che assomigliasse a compassione.
Solo una
vita normale.
Migliore di
quella che gli era stata destinata.
Insieme.
Scoppiò
a ridere mentre con un movimento rapido e
fluido le passava un braccio dietro la schiena e la stringeva
possessivamente a
sé, cullandola lentamente fra le sue braccia.
Le
baciò il capo, concedendosi di indugiare per qualche
istante in quella posizione, inspirando il suo profumo fresco e
sbarazzino.
Era
semplicemente impossibile
resisterle.
-D’accordo
mostriciattolo, arrivo tra un momento- le
mormorò infine prima di sciogliere l’abbraccio,
lasciandola leggermente spaesata
da tanta manifesta tenerezza.
Le sorrise e
vide la confusione nei suoi occhi dorati
svanire lentamente lasciando spazio ad un sentimento profondo, solo per
lui.
Rivolgendogli
un sorriso soddisfatto Alice si alzò dal
letto, e con passo umano si avviò a raggiungere Rosalie
sotto il suo sguardo
incantato.
Aveva
già la mano sulla maniglia quando sentì
l’irrefrenabile bisogno di fermarla.
-Alice?- la
richiamò piano e lei si voltò a guardarlo
di nuovo, incuriosita dal suo tono di voce indeciso.
-Si Jazz?-
Esitò
giusto per un istante, osservandola rapito.
Non era mai
stato un sogno.
Lei era
lì, davvero, e ci sarebbe stata sempre.
Per
l’eternità.
E lui
avrebbe fatto di tutto perché fosse sempre così.
-Sei bella
vestita così - le sussurrò sorridendo
malizioso.
Lei parve
sinceramente sorpresa, sgranò gli occhi ed
un istante dopo era già scomparsa al piano di sotto,
lasciando dietro di sé
l’eco di una timida risata.
Sorrise.
Adorava
sapere che, nonostante tutti gli anni passati
insieme, riusciva ancora ad imbarazzarla con i suoi complimenti.
Ma ad essere
sinceri, ancora di più adorava come quel
colore le stesse splendidamente addosso.
Bianco.
Proprio come
in quella foto unica.
§§§
Spazio
Autrice
Ecco qui.
Avevo
un'idea in mente per una piccolo drabble su
Alice e Jasper, ma ad un certo punto, mentre la scrivevo, mi sono resa
conto di
aver preso una direzione completamente diversa...(l'idea principale
partiva da
una partita di baseball...!).
Quindi
questo è quello che è venuto fuori...per ora la
posto così, "di getto", anche se probabilmente la
riprenderò in
seguito, perché ho una mezza idea per come potrebbe
terminare questo piccolo
episodio fra loro!
Spero che vi
piaccia, anche se non è molto...
Ultima cosa,
per ora non è collocata precisamente in
nessun momento della saga, quindi scegliete voi dove vi sembra
più giusto
collocarla..
BaCi BaCi,
Manami