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Autore: Chihaar    02/10/2014    1 recensioni
Un macchinario di cui non si conosce la reale utilità si attiva e il custode non sa che fare, ma il finale cambia tutta la storia. Letteralmente
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo 40 mesi ininterrotti, 60 esperti tra scienziati, matematici, ingegneri, fisici ed inutili militari sono riusciti a realizzare una machina dove nessuno ha ben capito cosa comporti accenderla e farla funzionare. Hanno molte teorie ma nessuna verificabile. Come ciò sia possibile? Ve lo spiego subito.
L’ideatore originale della macchina, battezzata dallo stesso “≥0%”, è “morto” (forse?) durante le prime due settimane di realizzazione, quando una scarica partita dal macchinario lo ha scomposto gradualmente prima in cubi grossi, poi più piccoli, fino a vaporizzarlo. Per cui presumiamo sia morto.
Il suo socio, co disegnatore del progetto, è stato risucchiato da un vortice violaceo sotto gli occhi di tutti mentre cercava di scollegare l’alimentazione di uno dei circuiti, accesosi erroneamente da solo.
Il terzo uomo che ha contribuito al progetto, l’apprendista dei primi due, è ancora bloccato in un cristallo verde giallognolo al centro del laboratorio. Ha cominciato a cristallizzarsi intorno a lui questo materiale inscalfibile a partire da un gas fuoriuscito dalla macchina. Non abbiamo ancora idea di come tirarlo fuori ma le scansioni dicono che è vivo e attualmente quella bara di cristallo produce tanta energia quanto una centrale nucleare, senza che sia radioattivo.
Ora capite perché nessuno vuole accendere il macchinario?
Lo hanno finto, sono deceduti altri tre che ci lavoravano, ma nessuno vuole accenderlo. Lo tengono qui, in un magazzino, isolato dal resto del mondo, su un isoletta sperduta in mezzo ai ghiacci, con oltre 20 telecamere che trasmettono 24/7 a 15 laboratori sparsi per il mondo.
E ame tocca fargli la guardia.
Per 6 mesi, io devo stare qui a tenere d’occhio ogni sorta di rilevatore connesso alla macchina per vedere se viene segnalata qualche anomalia. A parte il fatto che se questa cosa si accende, io rischio di meno a farmi il mare antartico a nuoto visti i precedenti, ma credono davvero che io rimanga qui per cercare di spegnerla?
Folli.
 
Sono passati 159 giorni. Mi sto preparando per tornare a casa. Domani.
Nella notte del 159 giorno suona la sirena rossa.
Perché? PERCHE’?
Io volevo solo allontanarmi da questo coso.
Mi alzo dal letto, mi vesto, prendo tutto e mi accampo nella stanza del macchinario. Inizio tutti i test di routine, ma non segnalano nulla. Allora chiedo via terminale.
“Controllore ad Osservazione. Chi ha fatto partire la sirena?”
“Controllore, qui Osservazione 11. Sul retro di “≥0%” si è acceso un display che segnalava 99%. Me lo confermi?”
“No, segna 98%. Cosa vuol dire?”
“Non lo sappiamo, Controllore. Stiamo provando a contattare gli altri punti Osservazione. Resta in attesa.”
Resta in attesa. Sono qui, in preda al terrore, con un tablet tecnico in mano, dentro ad una tuta anti radiazioni, a fissare un display che dice “98%” il quale non si è acceso negli ultimi 5 mesi.
E si doveva accendere stanotte. Ma porco…
“Osservazione 10 a Controllore, mi ricevi?”
“Forte e chiaro. Ditemi qualcosa.”
“Stando ai disegni originali quel display non esiste. Osservazione 2 sostiene che i creatori lo hanno inserito in fase di costruzione, non aggiornando le blueprint.”
“E quindi cosa devo fare? Ora segna 97%. Posso chiedervi una cortesia? Identificatevi col paese, non con i numeri. Io qui mi sto preoccupando, un minimo di connessione umana mi farebbe piacere.”
“Negativo Controllore. Qui O1, richiesta respinta. La comunicazione è registrata, non si facciano nomi o altro e si prega di tenere linguaggio colloquiale.”
“Colloquiale? Ma stiamo scherzando? Io qui rischio di essere risucchiato da un buco nero o fatto a pezzi da qualche raggio disgregante e voi vorreste che io tenessi un linguaggio colloquiale?”
“Affermativo.”
“Ma vai a…”
“Controllore, qui O7. Ho trovato un appunto del creatore. Dice che quel display è il countdown per il riavvio della macchina.”
“E chi lo ha attivato?”
“La macchina. Era impostato su 6345 giorni quando il Creatore 1 è stato scomposto in sub materia.”
“PERCHE’ NESSUNO IN 6 MESI SI E’ DEGNATO DI DIRMELO?”
“Non so rispondere, Controllore. Avviamo da remoto tutte le scansioni possibili, non uscire dalla stanza, devi riferirci eventuali cambiamenti. Ripeto: non uscire dalla stanza.”
Non uscire? Ma io me ne vado al volo!
Un rumore di pistoni a compressione mi comunica che mi hanno chiuso dentro.
“Osservazione? Mi avete chiuso dentro?”
“Affermativo Controllore, qui O12. Riteniamo che per la tua sicurezza sia meglio così.”
“Per la mia sicurezza? O pensate invece che potrei scappare?”
“Affermativo in entrambe, Controllore.”
Lungo silenzio, non parla più nessuno. Il timer continua a scendere. Io sospiro e mi accascio a terra.
“Controllore va tutto bene? Non abbiamo più tua visuale in nessuna telecamera. Controllore rispondi!”
“NO! NON VA BENE! IO SONO QUI BLOCCATO CON UNA MACCHINA INFERNALE CHE NESSUNO SA COSA STIA FACENDO, DA SOLO, CON VOI CHE MI DITE DI STARE CALMO E SEGUIRE LE PROCEDURE! QUALI PROCEDURE? STATE ANCHE VOI PALESEMENTE ANDANDO A CASO, NON AVETE LA MINIMA IDEA DI COSA VOGLIA DIRE ESSERE QUI, DOPO 6 MESI, ISOLATO DA TUTTO E DA TUTTI, PER POI VEDERE CHE NON TORNERAI MAI A CASA NEL MIGLIORE DEI CASI! NON VA AFFATTO BENE!”
Al 90% la macchina comincia a emettere un ronzio, una vibrazione, come un vecchio cellulare con il silenzioso che rimbalza su un piano di legno vuoto sotto.
“Osservazione, la macchina ronza e vibra. Vi dice qualcosa?” replico io, ricomponendomi.
“Non dovrebbe.”
Esplodo di nuovo.
“COSA NON DOVREBBE? RONZARE E VIBRARE? E INVECE, GUARDA UN PO’. LO STA FACENDO! ADESSO, SE NON E’ TROPPO DISTURBO, ALZATE QUEI DANNATI TELEFONI E PORTATE IN LABORATORIO CHIUNQUE POSSA DARE UNA MANO, PERCHE’ IO NON HO ALCUNA INTENZIONE DI CREPARE QUI SOLO COME UN CANE!”
Giunge un ancora di salvezza. Letteralmente, in questo caso.
“Controllore, qui Trasporto. Stiamo approdando ora io e il tuo sostituto, arriva tra 5 minuti per darti una mano.”
“Trasporto, qui Controllore, sei un sollievo; aspetto impaziente.”
“Qui Trasporto, ti auguro buona fortuna, ragazzo.”
“Grazie Trasporto, spero di poterti offrire da bere domani. Chiudo.”
Silenzio tombale. Trasporto era il vecchio marinaio che mi aveva portato qui sei mesi fa, portandosi via lo staff di installazione degli strumenti che avevo usato per tutto il tempo sulla macchina. In qualche modo, credo, Trasporto aveva espresso quello che tutti i presenti dietro i punti di Osservazione avevano pensato quando O12 mi aveva chiuso dentro.
“Osservazione, qui C2, sto entrando nella struttura.”
Una voce femminile, sembra giovane. Di qualche anno più giovane di me. Quando la vedo dal monitor ne ho la conferma, avrà uno o due anni al massimo meno di me.
“C2, quanti anni hai?”
“E’ rilevante?”
“No, era solo mia curiosità.”
“26”
“Io 28. Che fine infausta, vero?”
“Finiscila C1, non sai se morirai.”
“Hai ragione, perfettamente ragione. Ma tu non eri nel laboratorio quando i Creatori sono spariti, quando i 4 assistenti sono stati rispettivamente cristallificato, consumato da una fiamma blu, tossito fuori se stesso vaporizzandosi e rivoltato da dentro a fuori letteralmente e completamente. Io sì. Quindi, se permetti, ho paura e ottime probabilità statistiche di non arrivare a domani.”
Lei mi fissa senza dire una parola, sento qualche respiro pesante in cuffia, poi il rumore di qualcuno che vomita. A quanto pare certe persone sono sensibili anche solo all’idea di certe cose.
“Dopo aver visto queste cose, perché hai accettato?” mi domanda lei.
“Il Creatore del macchinario era mia madre adottiva, sentivo di doverglielo.”
“Ah. Siamo in due allora.”
“Scusa?”
“L’altro creatore era mio padre.”
Rifletto.
“Osservazione, qui C1, mi ricevete?”
“Parla pure C1, qui O4.”
“In quanti si sarebbero dovuti dare il cambio per controllare questa diavoleria?”
“Voi due e altri due.”
Perfetto. Sospiro.
“Osservazione, il display segna 75% e inizio a intravedere una luce violacea al centro della macchina.”
“Ricevuto C1. C2 lo confermi?”
“Non vedo niente da qui, aprite le porte, entro per confermare.”
“NO!” esclamo io.
“Qui O15, perché no, C1?”
“Se devo crepare lo faccio io, lasciatela fuori.”
“Adesso basta C1, io entro, con o senza il tuo consenso. Osservazione aprite le porte.”
“Negativo C2. Passa dalla camera di decontaminazione, è l’unico accesso non sigillato dai protocolli di emergenza.”
“Ricevuto.”
Non ho mai usato in sei mesi quell’accesso. Quando mi spiegarono il funzionamento di tutto compresi che era un ingresso a senso unico. Qual era la funzione di un passaggio a senso unico lo capii da solo.
“Non potrai più uscire fino a emergenza terminata, lo sai C2?
“Ne sono consapevole C1. Ora fatemi entrare.”
La prima cosa che fa quando entra è togliersi l’elmetto: una cascata di capelli mossi color nocciola scende dalla testa fino a metà schiena. Ha degli occhi di ghiaccio, non lascia trasparire nessuna emozione in volto, solo noia.
“Ma che fai?”
“Le analisi dell’aria dall’esterno non segnalano niente, radiazioni, gas, nulla di tossico o dannoso. Quindi mi levo la tuta.”
“Negativo C2, non togliere la tuta e rimettiti subito l’elmetto!”
“Con la tuta non posso lavorare, sono un ingegnere meccanico ed elettronico, non ho le mani abbastanza libere per poter lavorare, così come il corpo. Chi ha progettato le nostre tute?”
“Qui O3. C2, siamo stati noi.”
“Siete degli incompetenti. C1, levati la tuta, dobbiamo lavorare.”
Non dico niente. Mi levo la tuta.
“Ora prendete tutti le blueprint copia che avete in ogni Osservazione disponetele e mettetevici intorno. Mi serve un modo per arrivare al compartimento ZFK15-SD89B, senza dover rimuovere quasi nulla. Riuscite ad aiutarmi in meno di 60 secondi?”
Si stende per terra e si trascina fin sotto la macchina.
“C1, passami la valigetta nera e gialla, già aperta e con il blocco verso di me.”
Eseguo.
“Osservazione, allora?”
“O1, negativo. E anche tutti gli altri. Ci vorrebbero 2 giorni solo per spiegarti il procedimento.”
“Siete lenti, ho già fatto. C1, a quanto siamo?”
“42%”
“Buono. Mi piace il 42. È un bel numero.”
“Cosa staresti facendo?”
“Cerco di spegnerla. Passami l’avvitatore blu, quello fine snodabile.”
Eseguo in silenzio.
“Ok. Così dovrebbe fermarsi.”
La macchina emette un rumore. Si spegne. Per 5 secondi, poi si riaccende.
“Dannazione! Devono aver inserito qualche failsafe di sicurezza da qualche parte non segnato. Idee, C1?”
Faccio mente locale di progetti di mia madre, tutti. Anche di quelli prima di questa diavoleria. Ho una memoria fotografica.
“Credo che possa aver inserito delle valvole di compensazione cardiale della continuità vicino alla scorta di energia. Lo faceva spesso.”
“Ottimo. Osservazione, mi dite dove trovarle?”
“Non servono loro, lo so io.”
Mi infilo sotto il macchinario con un cacciavite una chiave a tubo e un magnete. Il magnete mi serve per invertire la polarità del flusso di alimentazione tramite i regolatori.
La macchina si spegne per 5 secondi, poi si riaccende.
“38%. Idee?”
“Qui O9. È un azzardo, ma provate a tagliare il collegamento tra emettitore di energia e condensatore di impulso, vediamo se così si spegne.
La macchina si spegne per 5 secondi, poi si riaccende.
“23%, qualcun altro?”
“O14, rimuovete il pannello G39H11, all’interno troverete un circuito. Tagliate i fili neri e gialli.”
La macchina non si spegne.
“Ora tagliate quelli viola e bianchi; finito quelli, recidete anche i fili verdi.”
La macchina si spegne per 5 secondi, poi si riaccende.
“19%, veloci!”
“O5, avete provato a scollegare il blocco di gestione dell’energia?”
La macchina si spegne per 5 secondi, poi si riaccende.
“08%, stiamo esaurendo il tempo!”
Nessuno parla. Io sono steso sotto la macchina, pronto a scattare. Lei guarda le telecamere facendo gesti come per incitarli a dare soluzioni.
“Qui O1, non riusciamo a capire, la macchina dovrebbe essere spenta.”
Lampo mentale.
“Qui C1. La macchina non è mai stata accesa durante l’emergenza.”
“Non capito C1, ripetere prego.”
“Non otteniamo risultati perché la macchina è spenta. Ciò che fa vibrare il macchinario e alimenta il display è la camera di combustione della materia nel nucleo della macchina. La macchina ha avuto 6345 giorni per accumulare energia: quando ne ha accumulata abbastanza ha dato il via a ciò per cui è stata costruita e si è spenta.”
Mi tiro in piedi.
“Vedete questo grosso, sgraziato ammasso di parti metalliche ed elettroniche? È un gigantesco generatore ed accumulatore di energia. Quando ho iniziato a mettere le mani lì sotto ho riconosciuto alcuni progetti minori di mia madre, ma ora ho capito, non erano progetti minori, erano componenti per questo. Spiegato come mai avesse tanti punti dove poter tagliare l’energia in entrata verso il nucleo.”
“Qui O6, non capiamo lo stesso a cosa serva il macchinario.”
Mi siedo contro la parete e prendo la mia copia delle blueprints.
“Prendete il progetto singolo del nucleo. Cosa vi ricorda?”
“Oh mio Dio!” esordisce lei e scoppia in lacrime.
“Qui O1, non capiamo.”
“Mettetelo in verticale. E fatelo girare.”
Silenzio.
“Qui O12, uscite di lì immediatamente!”
“È troppo tardi. Siamo al 3%. Chiudete tutto e pregate per noi.”
Silenzio,
“C1 e C2, siete stati i pionieri di una nuova era, due validissimi membri della rete scientifica globale. I vostri nomi non saranno mai dimenticati. Qui Circuito Osservazione, che il Cielo vi protegga. Addio.”
Rumore statico alla radio, hanno chiuso i canali. 2%.
“Sei bella, sai?”, le dico per farla smettere di piangere. Vorrei piangere anche io ma mi viene solo da ridere e urlare contro mia madre. Lei si asciuga le lacrime.
“Grazie. Per aver cercato di farmi stare fuori, prima. Non sapevi ancora cosa fosse, vero?”
“L’ho capito all’8%.”
Leggo 1%. La bacio, potrei non avere il tempo di fare nient’altro. Chiudo gli occhi e la bacio esaurendo quanto fiato ho in corpo per trattenere il respiro.
Sento la macchina. “BIP: ≥0% RAGGIUNTO. RILEVATI 2 OSPITI. INIZIO SEQUENZA DI RIAVVIO PLANETARIO.”
Planetario?
Una luce azzurra si diffonde nella stanza, apro gli occhi e in meno di un secondo siamo seduti su di un prato.
Mia madre e il suo collega sono in piedi davanti a noi che ci guardano e sorridono.
“Benvenuti! Proprio voi due! Quali erano le possibilità, Lucas?”
“Non ne ho idea Miriam.”
Mi volto verso di lei.
“Scusa, io non mi sono presentato prima. Io sono Adam.”
“Io mi chiamo Eveline.”
Allora capisco. Capisco tutto, a cosa serviva il macchinario e perché sentivo di dovere essere io a dover sorvegliare la macchina.
“Siamo in quello che chiamavate Eden, vero?”
“Voi sì, noi siamo solo manifestazioni senzienti di submateria composita. In pratica noi siamo ovunque e in nessun luogo. E questo era ciò a cui serviva realmente la macchina. Poi, dopo che io e Lucas siamo scomparsi nella submateria, i nostri assistenti l’hanno modificata secondo nostre istruzioni, sostituendo i progetti originali. Probabilmente sono morti nel tentativo di farlo ma l’hanno modificata a tal punto da creare un generatore di varco spazio tempo. Ora siete in una fascia di nulla, siete gli unici senzienti sulla faccia del pianeta.
“E cosa sono quegli esseri?”
“Quella è la razza che si evolverà dopo la nostra. Tutto è stato spazzato via. Beh, quasi tutto. Qualcosa si è salvato, quelle costruzioni sulle linee magnetiche della Terra. Perché? Boh, non mi interessa, ma sembra che a loro interesserà molto in futuro. Beh, io vi saluto qui, vado a vedere l’universo. Lucas, vuoi salutare tua figlia?”
“Vai, ti raggiungo subito.”
Mia madre si polverizza in una nuvola luminosa dopo avermi abbracciato e turbina via.
“Eveline, sii forte. Comincia un nuovo mondo, letteralmente, a partire da oggi, a partire da voi due: avrai bisogno di tutte le tue capacità perché tanto sarà il dolore che ti aspetta. Adam, proteggila ad ogni costo, ti affido la cosa più preziosa che ho. Vi terrò sempre d’occhio, torneremo ogni tanto a farvi visita. Buona fortuna, la vita inizia adesso.”
Sistemati gli occhiali, scompare in un vortice sul terreno, come se sprofondasse in una nebulosa rossa.
Era l’alba. In tutti i sensi.
“Cosa faremo ora?”
“Che domanda è? Abbiamo un mondo tutto nuovo da esplorare, dobbiamo dare nomi alle cose, dobbiamo…”
Mi bloccai.
“… fare figli?”
“Se ne hai voglia.”
Mi sorride. Buon inizio. Davvero.
"Come chiamiamo quelle cose orrende, tutte pelose?
"Scimmie. Come ti sembra?"
"Suona bene."
   
 
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