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Autore: Writer96    02/10/2014    3 recensioni
"Ogni mattina, Lily Evans si alza sapendo esattamente che la gente la guarda e pensa che lei è forte, che è una tipa a posto, che forse vorrebbe essere lei, che non c’è niente che non vada, che dovrebbe sempre ringraziare perché la vita è stata clemente, anche se lei è una Mezzosangue nessuno ha ancora tentato di uccidere la sua famiglia, perché lei è brava, è la strega più brillante della scuola anche se ha solo sedici anni, perché le sue amiche le vogliono bene e perché sa rivolgere un sorriso gentile a tutti.
Ogni mattina, Lily Evans si alza sapendo che dovrà recitare la sua parte e che questa dovrà essere perfetta, perché quello che le richiedono, anche se lei si sente brutta e salta i pasti ogni tanto, anche se lei si sente stupida ed inutile ed incapace in tutto, uno scarto che non sarà di nessuna utilità, perché chi mai potrà amare una Mezzosangue che delude, alla fine, tutti coloro che ama?"
Sono tematiche delicate, ho provato a svilupparle in seguito a recenti esperienze.
Ditemi voi che ne pensate.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ogni mattina, Lily Evans si alza sapendo esattamente cosa deve fare. Ripete un insieme di azioni meccaniche perfettamente costruite e bilanciate, ognuna con il suo ritmo ed equilibrio perfetti, ognuna in fila all’altra senza il minimo sfasamento.

Si alza dal letto e va davanti allo specchio, muovendosi i capelli per spostarli dietro alle spalle mentre si lava la faccia, strizzando un po’ gli occhi e strofinandoseli energicamente per eliminare ogni traccia di sonno e per ricacciare indietro le immagini della sua faccia pallida e gonfia, con la pelle così tesa da far emergere le lentiggini in maniera ancora più evidente. Sa che non ci deve pensare, sa che deve smettere di pensare al suo viso gonfio, perché è tutta un’invenzione della sua mente e non c’è niente di così tondeggiante e troppo paffuto da metterla in imbarazzo. Finito con il viso si solleva la maglietta del pigiama e si lava il collo e le ascelle, sempre ad occhi chiusi, perché guardarsi i fianchi nudi la farebbe solo stare male, la farebbe sentire così inadeguata da doversi coprire di nuovo, anche se l’acqua che usa è fredda e le si gelerebbe addosso. Si lava e intanto si ripete “Non guardare, non guardare, non guardare” fino a quando le parole non hanno perso significato e lei ormai riesce a non pensarci più. Si veste di nascosto, dietro le tende, coprendosi il seno abbondante con le mani mentre con uno spasmo dovuto al freddo –è dovuto al freddo, è dovuto al freddo, non c’entra niente il suo corpo che quando lei si piega appare flaccido e gonfio, con la pancia che forma quei rotolini così orribili che solo a pensarci fanno venire il voltastomaco- si infila i vestiti e si sistema le pieghe della gonna in modo da farla cadere perfettamente. Lascia i capelli sciolti e li districa, passandoci in mezzo le dita, saluta le amiche che stanno iniziando a svegliarsi, prende la sua borsa e scende in Sala Grande, facendo le scale velocemente, un passo, due, sempre più in fretta, il ritmo tenuto dalla testa e dalle dita, lasciando che i capelli le cadano davanti al viso pur di non doversi guardare nei riflessi delle finestre o sulle armature lucide lungo il percorso.

Mangia, piluccando qualcosa e contando mentalmente quanti scalini ha fatto, costringendosi ad inghiottire ancora una cucchiaiata di pudding, perché non sarebbe un bene svenire di nuovo nella classe di Difesa senza un vero e proprio motivo, adducendo la stanchezza come scusa e attirando inevitabilmente nuovi sguardi, come succede ogni tanto, quando Lily pensa a Severus, a Petunia, alla guerra, al cibo e si sente male e vorrebbe solo scappare e si vede grassa ed immensa e non riesce a reggere niente, perché niente la sorregge.

Prende i libri e i quaderni per ripassare, si ripete i concetti e si riempie la testa di quelli, sussurrando le parole a mezza voce per distrarsi dal chiacchiericcio, per isolarsi e rimanere da sola, almeno in quei cinque minuti in cui non deve fingere di essere nessuno, anche se si sforza di tenere la schiena dritta per non schiacciare la pancia, per apparire più slanciata, per allungarsi sempre un po’ di più, per apparire più coraggiosa, più forte e più donna, invece che così bambina, paffuta e indifesa come è.

Lancia uno sguardo al giornale e ignora la fitta allo stomaco che si intensifica ogni volta che legge la parola “guerra”, ogni volta che sono menzionate stragi di Babbani o attacchi di Mangiamorte, perché lei è fortunata, si dice, perché la guerra è ancora lontana da lei, ancora non l’ha sfiorata, e lei dovrebbe piantarla con tutte quelle stronzate sul cibo, perché a fare una guerra in costume non ci va nessuno e a nessuno interessa se lei ha le guance paffute oppure no, e dovrebbe piantarla di essere così superficiale, così sciocca e materialista e imparare ad apprezzare ciò che ha davvero, anche se al momento è niente.

Lascia lo stesso qualcosa sul piatto e si alza appena in tempo per incrociare Potter che arriva e le sorride in modo spavaldo, così spavaldo che Lily si copre la pancia mentre meccanicamente gli lancia una frecciatina acida, sperando che lui non continui a guardarla e non si soffermi su di lei abbastanza da notarne tutti gli errori e le imprecisioni, abbastanza da non notarla ancora di più, abbastanza da non pensare che lei sia qualcosa di buono, anche se in qualche modo sono diventati meno nemici di prima.

 Cammina veloce, continuando a contare i passi, pensando mentalmente che così brucerà qualche caloria, scacciando dalla mente il pensiero che magari lei a Potter potrebbe interessare davvero, che magari lui potrebbe essersi davvero pentito del suo gesto, come le ripete ogni volta che può, perché nessuno troverebbe interessante sul serio una come lei, una con tutte le cose sbagliate, una che non sa tenersi vicino nessuno, una con dei fianchi così larghi e così tante ferite dentro.

Va a lezione, sta attenta e per tutto il tempo ignora il leggero languore allo stomaco, rimproverandosi per non aver mangiato di più e allo stesso tempo continuando a controllare ogni muscolo del suo corpo, ogni sorriso gettato verso le amiche, ogni movimento d’assenso in direzione della professoressa, ogni sguardo puntato precisamente lì dove dovrebbe essere e non fuori dalla finestra, anche se c’è la pioggia e a Lily piace la pioggia, piace quel suono così leggero che fa quando tocca i vetri, quell’odore impercettibile che si avverte nell’aria e quel freddo leggero che è fatto apposta per spingerti ad indossare una sciarpa in più ed infilatrici dentro, come facevano lei e Petunia quando erano piccole e sfuggivano alla pioggia inglese rifugiandosi in una vecchia sciarpa della madre avvolta intorno a loro come un mantello.

E poi va così. Una catena infinita.
 Lily pranza, studia il pomeriggio, va di nuovo a lezione, sorride alle persone nei corridoi, cena –piluccando sempre le cose, perché a cena bisogna tenersi più leggeri, non bisogna assolutamente esagerare- e torna in Sala Comune, ride con le amiche e scherza, ogni tanto incrocia Potter e gli lancia uno sguardo bieco, pensa a Severus, a Petunia, alla guerra, al cibo che di nuovo non ha mangiato a sufficienza, parla piano con Remus, ignorando il suo sguardo preoccupato mentre si copre la pancia con le mani ogni volta che lui la guarda, anche casualmente –“Remus non deve saperlo, Remus non deve sapere della maschera, Remus ha bisogno della sua forza”-, e poi va a dormire, svestendosi in fretta, ripetendo le stesse azioni di ogni mattina, in un continuo di mosse perfettamente studiate e coordinate, mosse così  istintive e meccaniche che persino i pensieri involontari –“Sei grassa”, “Sei una persona orribile”, “Sarai per sempre sola”- sorgono spontanei eppure sempre uguali, senza sorprese, come un copione perfettamente studiato.

Ogni mattina, Lily Evans si alza sapendo esattamente cosa fare, sapendo che dovrà ridere e scherzare ed essere la ragazza forte dai capelli rossi, quella che sa tirare fuori la battuta giusta al momento giusto, la brava studentessa che seguirà ogni lezione con la stessa aria interessata e concentrata, con la mente sempre pronta ed attiva.

 Ogni mattina, Lily Evans si alza sapendo esattamente che la gente la guarda e pensa che lei è forte, che è una tipa a posto, che forse vorrebbe essere lei, che non c’è niente che non vada, che dovrebbe sempre ringraziare perché la vita è stata clemente, anche se lei è una Mezzosangue nessuno ha ancora tentato di uccidere la sua famiglia, perché lei è brava, è la strega più brillante della scuola anche se ha solo sedici anni, perché le sue amiche le vogliono bene e perché sa rivolgere un sorriso gentile a tutti.

Ogni mattina, Lily Evans si alza sapendo che dovrà recitare la sua parte e che questa dovrà essere perfetta, perché quello che le richiedono, anche se lei si sente brutta e salta i pasti ogni tanto, anche se lei si sente stupida ed inutile ed incapace in tutto, uno scarto che non sarà di nessuna utilità, perché chi mai potrà amare una Mezzosangue che delude, alla fine, tutti coloro che ama?

Lily ogni giorno pensa a questo, stesa nel suo letto, tenendo gli addominali contratti e ricacciando indietro le lacrime. E’ una vita che si sente inadeguata, è una vita che non sa chi sia o cosa voglia, una vita che recita copioni trattenendo il fiato per paura di essere scoperta. Ha sedici anni, Lily, e delle compagne di dormitorio magre e slanciate, ragazze che non temono la guerra quanto lei, che a sedici anni sanno ancora parlare di ragazzi e delle proprie diete  e il cui dolore più grande mai provato sta nell’aver visto il proprio ex ragazzo uscire con un’altra. Ha sedici anni, Lily, ed ha perso, uno alla volta, tutti coloro che l’abbiano mai fatta sentire bella, adeguata, forte abbastanza da resistere in un mondo che ti ammazza se non sei come vuole lui. Perché non è solo una questione di magrezza, Lily lo sa, sa che non è mai solo quello quando inizi a sentirti brutta e sbagliata, quando vorresti sparire e non puoi farlo per non deludere nessuno, sa che è una colpa più grande quella che c’è dentro di lei, è una colpa che la divora, perché lei è lì e non ha saputo tenersi vicino chi amava, perché lei è lì e c’è gente che muore, e lei pensa al fatto che è grassa e invece dovrebbe fare qualcosa, dovrebbe essere qualcosa, invece che la solita Lily sbagliata.

La prima volta che si è vista brutta, Lily aveva appena pensato a Petunia, al suo sorriso particolare e tranquillo, così diverso dal suo, così evidente, così rosso, così pieno di lentiggini, e aveva pensato a Severus, al suo aver trovato la sua strada, una strada così brutta, eppure, forse, migliore della sua, visto che lei una strada non la ha e probabilmente non l’avrà mai.

Ogni mattina, Lily Evans si alza e si guarda allo specchio, solo un secondo, appena prima di lavarsi il viso e strizzare gli occhi, e vede la guerra, vede il dolore, vede gli errori che ci sono in lei e si sente così piccola che vorrebbe solo correre da qualcuno e farsi proteggere.

Ma non c’è più nessuno da cui farsi proteggere.

Ogni mattina, Lily Evans si alza sapendo esattamente cosa deve fare. Ripete un insieme di azioni meccaniche perfettamente costruite e bilanciate, ognuna con il suo ritmo ed equilibrio perfetti, ognuna in fila all’altra senza il minimo sfasamento.

Ogni mattina, Lily Evans spera, in un modo o nell’altro, di sparire.






Writ's Corner

Innanzitutto, QUESTA STORIA NON INCORAGGIA DISTURBI COME L'ANORESSIA O LA BULIMIA O LA DEPRESSIONE, MA LI DENUNCIA E NE DENUNCIA GLI EFFETTI SULLA PSICHE ADOLESCENZIALE.
Ecco, tanto per chiarire.
Ho scelto di raccontare una Lily diversa, una Lily che non è forte e si vede brutta, grassa, si vede sbagliata, un insieme fatale di errori. E' importante anche il fatto che io non abbia parlato delle sue amiche nominandole. Lily è sola, Lily non ha nessuno perchè si è isolata dopo l'ennesima ferita -Severus.
So che è strano il paragrafo di James, ma in qualche modo io ho visto questa Lily come molto fragile, perciò non ha la forza di disprezzare James, ma piuttosto di colpevolizzarsi in relazione alle sue perdite. Non so se avete letto la mia fic "Survive", ma diciamo che potreste vederla come un proseguo di quella, ecco. 
Vorrei davvero sapere cosa pensate.

E, sì, in parte ci sono anche io in questa storia. Ora mi sono davvero messa a nudo per voi.
   
 
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