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Autore: Bumbix    03/10/2014    2 recensioni
E se....
.... alla fine del prigioniero di Azkaban Harry, Hemione e Sirius fossero stati baciati da dissennatori sulle sponde del lago nero? E se nonostante questo, Harry si fosse comunque salvato grazie al frammento di anima di Zio Voldy, racchiuso nella sua cicatrice? Con Hermione morta, nessun torneo tre maghi avrebbe mai avuto luogo, nessun Signore Oscuro sarebbe mai risorto grazie al sangue del solo col potere di sconfiggerlo e non avverrebbe quasi tutto quello che è stato scritto. Ma non per questo tutti vivranno felici e contenti. Un male peggiore della morte risorge dai tempi dimenticati. Un principe della valacchia, i discendenti di famose leggende ed un Harry come non l'avete mai visto... perchè senza la fastidiosa presenza del frammento, che limitava le sue capacità, finalmente potremo vedere il vero potere del bambino sopravvissuto...
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 9: Di Bestie, Ritorni e Subdoli Sorrisi

 

Oscurità.

Ciò che ti circonda è il buio, ciò che avverti è il nulla, ciò a cui pensi è lei.

THUMP.

Cuore che pompa, sangue che scorre, forza che aumenta. Il tuo nucleo magico si raddensa ed i tuoi sensi si acuiscono.

È notte, sei nella foresta proibita e sono passati tre giorni dal tuo ricovero in infermeria. Una persona normale avrebbe impiegato mesi a riprendersi dalle ferite che tu hai riportato, un mago qualsiasi avrebbe impiegato settimane, per te sono stati sufficienti tre giorni.

Una zaffata d’aria ti colpisce, avverti il suo odore. L’odore di rabbia, paura e dolore.

Avanzi nella foresta, tutti intorno a te è silenzio, ma anche in quel fitto groviglio di rovi e spine, dove non pochi troverebbero difficoltà a districarsi, tu sei tranquillo.

L’assenza della vista non è un problema, anzi è, al contrario, un vantaggio. Puoi così scandagliare i tuoi limiti. Devi capire, devi comprendere quanto tu sia cambiato.

Perché tre giorni, solo tre giorni, sono un miracolo pure per il mago più potente. Neanche assumendo l’elisir estratto dalla pietra filosofale avresti impiegato così poco tempo, neanche tramite l’utilizzo delle lacrime della fenice.

Nessuno riesce spiegarselo, nessuno riesce a comprenderlo, nessuno riesce a capirlo. Fatta eccezione per te ed il tuo professore.

Un ruggito lacera l’aria, gli uccelli in caccia notturna stridono, la foresta silenziosa si anima di bestie in fuga. Asticelli penzolano dagli alberi infuriati, unicorni argentei illuminano per un attimo la tua visuale.

È vicino, molto vicino.

Anche attraverso la fitta criniera di rami, che oscurano perfino le stelle in cielo, avverti la presenza della luna.

Inebriante Luna che concede al tuo professore poteri eccezionali. Se solo non l’avessi convinto a prendere solo metà della solita pozione, se solo l’avesse assunta tutta. Ora non saresti qui, in questa situazione, a lottare tra la vita e la morte.

Eppure non puoi farci nulla. Era iniziato tutto come un allenamento nel campo da Quidditch. Potenti barriere erano state erette perché nessuno potesse avvicinarsi, e tu con l’aiuto del professore volevi mettere alla prova le tue abilità.

Ma la tua stupida arroganza ha portato a questo. Durante l’allenamento Remus ha perso il controllo, il lupo ha preso il sopravvento, e  la notte è diventata immensamente più lunga.

Se il licantropo venisse scoperto nei territori della scuola, completamente trasformato, per lui la pena sarebbe Azkaban se non peggio. In teoria il professore dovrebbe essere in Francia, in teoria non ha più il permesso di insegnare in Inghilterra, in teoria non dovrebbe trovarsi qui.

Ma è un malandrino, è un Lupìn, è un tuo amico. Si è sacrificato, ha corso questo rischio, solo e unicamente per te, ed ora ne sta pagando le conseguenze. Sta a te rimediare prima che sorga il sole, prima che qualcuno venga ferito, prima che un nuovo licantropo venga generato.

Avresti voluto avvertire il preside, comunicare con lui tramite i ritratti o chiedendo ad uno dei fantasmi del castello, ma non nutri più alcuna stima per Albus Silente, nessun barlume d’ammirazione né di fiducia. È solo un vecchio deviato che ha cercato di manipolarti da che hai memoria.

E così avanzi, incurante delle tue ferite da poco sanate, in una foresta ricca di orrori, solo per salvare un professore che tu stesso hai messo in pericolo…

E nonostante tutto non riesci che a pensare a lei. Ai suoi occhi, al suo sguardo ambrato, al suo viso color fragola matura quando si trova in imbarazzo…

Sai di amarla, lo hai capito, anche se solo grazie a Remus. Ma non sai cosa fare di questi sentimenti, di queste emozioni così forti che ti riverberano l’anima.

Per ora puoi solo utilizzarle per fermare lui, per salvarlo da se stesso. Ed è una svolta, un passo felpato, il fremito di ramo che si spezza. E poi l’assalto.

Il lupo ti balza addosso. Le fauci sono spalancate, la schiena inarcata di chi è per metà uomo e per metà bestia. Sono attimi, battiti di ciglia, ma tu sei già in azione.

Riesci addirittura a vedere le iridi macchiate di sangue, quando la tua bacchetta si alza in un muto incantesimo di luce.

Un banalissimo lumos, il cui effetto è però amplificato dal buio estremo e dalla potenza con cui tu carichi l’incantesimo.

La bestia rimane accecata, tu ti chini schivando il suo balzo e sei di nuovo in piedi. Hai perso parte del tuo potere per aver usato la magia, ma questo ti ha fatto guadagnare qualcosa. Per qualche minuto il semi-umano non potrà vedere e tu avrai un vantaggio su di lui.

Mentre l’animale si alza, sferzando l’aria con i suoi artigli, tu gli sei già dietro.  Dalla manica della giacca estrai un’arma, un costrutto babbano più efficace, veloce e letale di qualsiasi bacchetta, che tuttavia i maghi non si curano di studiare ne neutralizzare.

Un benvenuto va dato alla meravigliosa Desert Eagle 5.0, una pistola semi automatica di grosso calibro azionata a gas.

L’arma di per se non è nulla per un lincantropo, le cui ferite, le notti di Luna Piena si rigenerano, molto velocemente, ma le modifiche che vi hai apportato la rendono… diversa.

Ogni proiettile della tua pistola è placcato in argento, immerso in acqua santa, benedetto, ed incantato. Un incantesimo anti-rinculo impedisce al tuo braccio di sbalzare indietro quando premi il grilletto, e credi sia finita.

Una spalla viene colpita, la bestia cade in terra agonizzante, e sei già pronto a sedare l’animale aspettando che torni il giorno. Tuttavia…

… la pallottola esce dalla spalla della bestia come se fosse incantata, in un attimo di distrazione non hai notato l’afflusso di magia nell’aria richiamarla. Qualcun altro è qui con te in questa foresta, qualcuno che ha intenzione di far durare ancora questo scontro.

Ed è di nuovo follia di morte e disperazione, urla disperate, ringhi feroci e rabbia.

La bestia che è il tuo amico, la bestia che è tuo professore, ti è di nuovo addosso, questa volta letteralmente. L’istante che hai speso ad immaginare i possibili colpevoli di questo sabotaggio, ti è costata l’iniziativa.

Ed le sue zanne affondano nella tua spalla, le tue mani stringono bacchetta e pistola, mentre spari qualche colpo a caso. Gli artigli di smembrano il corpo, lacerano la carne, ed il dolore sta raggiungendo la soglia. La soglia in cu sei certo perderai i sensi, e di te non resterà che qualche boccone avanzato ed osso spolpato.

Sei pronto a morire, a soffrire, nessuno piangerà la tua morte, nessuno pregherà per te.

Un bambino sopravvissuto che forse è andato già oltre il momento in cui sarebbe dovuto morire.

Nessuno sentirà la tua mancanza.

Nemmeno lei.

THUMP! THUMP! THUMP!

Calore, lo stesso intenso calore provato al campo da Quidditch, lo stesso intenso calore provato mentre spingevi il tuo corpo oltre i suoi limiti, solo per salvare lei.

Ed il tempo si ferma. Centinaia di volte superiore alla media non basta, migliaia di volte nemmeno. Allora perché non un milione? Perché non decina di milioni? Con la mente abbracci il mondo, l’universo. Ogni stella in cielo è solo un puntino per te che li abbatti tutti.

Hysteria Agonizzante.

Era tra gli appunti che il professore ti aveva mostrato.

Quando un Potter è in fin di vita, quando per lui non resta che la morte, allora entra in gioco l’Hysteria Agonizzante. Fondamentalmente è un istinto basilare, l’istinto di vivere per procreare, l’istinto di vivere per amare, l’istinto di vivere per la persona amata e non morire se non per lei.

Ed i tuoi vasi sanguigni si costringono, le tue ferite si iniziano a sanare. Su di te giace ancora un lupo, ma si muove così lentamente che è come se fosse fermo.

Come hai fatto ad aver paura per lui? Le tue braccia si muovono contro ogni logica umana, il gomito si rompe ed il braccio si piega innaturalmente verso di lei. Arriverà il dolore, e sarà atroce, ma non ora e non per te.

BANG!

Spari. A questo livello riesci a vedere perfino la pallottola fendere l’aria. Le incisioni e rune che vi hai scolpito sopra, brillano tenuemente, mentre vai a scalfire la settima vertebra dorsale della bestia.

La paralisi è immediata. Così com’è immediata un ulteriore intervento esterno. Avverti un altro fiotto di magia provenire da uno sconosciuto con l’intento di curare la ferita, ma ancora una volta, con te non si scherza, non ora.

Il tuo incantesimo d’urto vola in direzione opposta al fiotto di magia, ed una decina di alberi vengono tranciati.

La presenza è scomparsa e lo scontro è finito.

Il tempo riassume il suo normale andamento, mentre tu applichi incantesimi anestetizzanti su tutto il tuo corpo. Quando l’adrenalina scemerà, soffrirai come sotto una maledizione Cruciatus, dunque è meglio correre ai ripari.

Nel frattempo osservi il professore. La spina dorsale si sta già curano, ma ti basta inserire il bossolo della pallottola nell’incavo della ferita, per fermare la rigenerazione. Fino a mattina lo lascerai così, paralizzato dalla testa in giù, con l’unica possibilità di ululare.

In fondo ti dispiace, ma non è colpa tua, è colpa di chiunque sia intervenuto a tuo sfavore.

E poi il pensiero più orribile.

Sei stato morso da un lupo mannaro. Sei stato morso da una creatura della notte. Sei stato morso, e dunque sei stato… infettato?
Abbassi lo sguardo sulla tua spalla spolpata. Muscoli e tendini stanno già rigenerandosi sotto effetto dell’HSS. Eppure non sai che effetti avrà questo su di te.

Sei sicuro di una cosa tuttavia.

Remus non dovrà mai sapere di averti morso. Mai.

La cosa lo ucciderebbe.

È un uomo buono. È un uomo giusto. È un uomo vero.

Sorridi, alzando gli occhi alle fitte ombre della notte, pensando a quanto tu sia fortunato. Questa malattia, o quello che diavolo è, sembra essere senza limiti. Non capisci come qualcuno possa perdere possedendola. In un qualsiasi scontro si è in vantaggio. L’unico contrappeso ad equilibrare la bilancia è l’amore. Un sentimento potente, ma che spinge al sacrificio.

E ti chiedi dove sia Liri. Sono giorni che non la vedi e che non sai nulla di lei. Nonostante tu abbia chiesto, nonostante tu ti sia informato, nessuno ha saputo dirti nulla. Sembra abbia lasciato temporaneamente il castello per tornare a casa.

Ti manca.

Un ultimo sguardo al cielo, e poi anche per te si fa tutto buio. I sensi ti vengono meno e rimani spossato dalla tua stessa magia. Al tuo fianco un lupo agonizzante. Nella tua mente il suo sorriso.

************************

Non hai riflettuto alle conseguenze. Non ci hai pensato, non le avevi previste. Sei stata una stupida su quel campo, a perdere così il controllo, a fargli così male. E poi convocare i guaritori della clinica senza avvertire tuo padre, fare tutto alle sue spalle sperando che non se ne accorgesse. Lui, che è tra i più grandi detective magici che siano mai esistiti, quasi all’altezza del tuo bisnonno.

Lo hai deluso. L’incontro con il preside è stato degradante, le accuse di tuo padre mortificanti, ed ancora avresti preferito che urlasse, che si rivolgesse a te in maniera normale, che provasse rabbia. Invece sembrava solo immensamente deluso, come se stesse guardando lo scarto di quello che doveva essere l’erede di un patrimonio di cui non è in grado.

Non è colpa tua se sei nata senza alcuna dote deduttiva, non è colpa tua se tutto quello che puoi fare è affidarti all’istinto, non è colpa tua se l’unica cosa che sei riuscita a rafforzare negli anni sono il tuo corpo e la tua magia.

Corvonero, la casa dei maghi dall’intelletto fine. Quella è stata la casa di Sherlock Holmes, mentre Watson era un Tassorosso. Due anime improbabile, due persone così incompatibili, da completarsi a vicenda. E da quel momento è tradizione che si trovi un compagno che aumenti le proprie capacità, che aiuto eliminando l’impossibile, in modo che quel che resta, per quanto improbabile, sia la verità.

E così fu per tuo nonno, e così fu per tuo padre. Tutti grandi detective, tutti con un compagno adeguato. E poi ci sei tu, che ti innamori della persona che vuoi per compagno, che tenti di uccidere la persona che hai per compagno, che strappi dall’abbraccio della morte la persona che vuoi per compagno, ignorando ogni logica e deduzione.

Perfino la casa in cui sei stata smistata è un esempio di quanto tu sia fuori posto, lontana dalla tua famiglia, diversa dalla tua stirpe. Grifondoro, la casa dei cuori impavidi, delle persone coraggiose, delle persone giuste.

Eppure alla tua famiglia non è andata bene, ancora delusione e risentimento. Le parole di tuo padre sono ancora impresse a fuoco nella tua mente…

…Ci vuole una persona coraggiosa per fare ciò che è giusto, ma solo una persona arguta sa quale sia la cosa giusta da fare. Figlia, ancora una volta non sei all’altezza della tua casata…

Sola, sei sola, la tua famiglia ti sta abbandonando, non hai amici su cui contare, ne un compagno che tu possa definire tale. Hai Harry, con lui c’è stato un legame, una sorta di contatto, qualcosa che ti ha spinto a pensare che forse… ma lui è sposato, questo è un problema insuperabile, qualcosa che non puoi cambiare.

Liri… Il tuo nome stesso significa solitudine. Si dice che lo scelse Sherlock Holmes stesso per te, ai tempi in cui era ancora un giovane detective. Che le sue doti deduttive l’avessero spinto tanto in là da intuire il tuo destino?

Sei sola, sempre stata sola e lo sarai sempre.

I tuoi pensieri si sgretolano come roccia man mano che ti avvicini al castello. Hai passato gli ultimi giorni a casa, nel tentativo di riguadagnare il favore di tuo padre. A poco sono valse le scuse, le difese, o anche solo la tua presenza. Per il modo in cui sei stata trattata saresti potuta morire davanti a loro, e la cosa non gli sarebbe importato…

Morire…

Un pensiero strano in effetti. C’è così poco che separa la vita dalla morte, ti basterebbe un taglio nel punto giusto, un incantesimo innocuo nella parte sbagliata di te, per farti superare il velo e porre fine a tutto.

Stai già alzando la bacchetta… una lacrima ti riga il viso. La mano trema, l’asticella di legno torna nella fondina. Non ce la fai, non puoi farlo. Sei una codarda, non riesci nemmeno a finire di esistere, non riesci nemmeno a porre fine ad una vita senza alcuno scopo, ne significato.

Ed è così, mentre stai chinata, con il voto rigato di lacrime, che lui ti trova.

No, non lui, non Harry, non il tuo Harry.

A trovarti è un ragazzo che non hai mai visto. È alto e dinoccolato, con capelli rosso carota ed occhi azzurri.

Istintivamente hai paura. Sei sola, in piena notte alla stazione di Hogsmande, ti stai attardando in attesa durante il rientro al castello, e non ti era parso di vedere nessun altro sul treno di ritorno. Eppure eccolo li, che ti fissa con un misto di tristezza e compassione.

Ma cosa ti fa paura di lui? È ancora il tuo istinto che ti urla di scappare, di nasconderti, di stare lontana da lui, come se fosse la fonte di ogni male.

Eppure non ti muovi, nemmeno quando si siede vicino a te, nemmeno quando ti passa con un colpo di bacchetta un fazzoletto. Nemmeno quando ti sorride cordiale.

“Non so cos’è successo, ma non dovresti piangere. Non da sola. Purtroppo qui ci sono solo io, ma puoi piangere sulla mia spalla se ti va…”

Il suo atteggiamento è teso, e vedi le sue orecchie bordarsi di rosso per l’imbarazzo quando ti propone di piangere sulla sua spalla. Eppure la sensazione di pericolo non ti abbandona.

“Io sono Ron, Ron Weasley. Anche tu torni ad Hogwarts con un po’ di ritardo quest’anno?”

In effetti è già passato poco più di un mese dall’inizio della scuola, ed ora capisci perché all’apparenza ti sembrava familiare. È pieno di ragazzi con i suoi stessi capelli tra i Grifondoro.

“Io sono Liri… Liri Lan… Holmes.”

Non ce la fai nemmeno più a pronunciare il cognome della tua famiglia. Preferisci quello del tuo bisnonno, che pesa su di te come una spada di Damocle, ma che riesci comunque ad apprezzare.

E lui annuisce, si mette un po’ più comodo ed alzo lo sguardo al cielo.

“Sai… di recente ho perso qualcuno. Qualcuno di molto importante per me. La cosa mi ha distrutto e mi ha lasciato senza uno scopo… eppure ne sono venuto fuori. Non da solo, no, questo sarebbe impossibile, ma sono tornato qui. Ho trovato un motivo per andare avanti. E se ci sono riuscito io, credo che qualsiasi problema tu abbia sia risolvibile. Nel dubbio puoi sempre venire da me. Non mi sembri una cattiva persona, dunque ti aiuterò.”

Le sue parole sono… strane. Come un vortice di dolorose bugie e sinceri sentimenti d’affetto. Non sai cosa rispondere, non sai cosa dire, puoi solo alzarti ed asciugarti gli occhi.

“Grazie. Ora andiamo, è già fin troppo tardi…”

Lo spilungone rosso si alza, si spazzola i vestiti, e ti precede lungo la strada. Tu lo accompagni.

Con i sensi all’erta per qualche strano motivo.

E così ritornate al castello, attraversato il verde prato che precede l’ingresso principale, ed entrate in Sala Grande giusto in tempo per la cena.

Nel momento in cui le porte si aprono, e voi fate il vostro ingresso, ogni chiacchiericcio si spegne e l’attenzione è tutta su di voi.

Non hai ancora affrontare Hogwarts ed il suo gossip colossale. Immagini che nel periodo in cui sei stata assente, le voci sul tuo scontro aereo con Harry abbiano fatto il giro per il castello. Chissà cosa penserà la gente di te…

Il capo chino, l’espressione affranta… sei quasi pronta a scappare via pur di non affrontarli, quando una voce spezza l’aria.

“Ron!”

È Harry.

*****************

II rientro è stato duro. A mattina inoltrata ti sei svegliato, Lupin vegliava su di te, con il corpo coperto solo da radi stracci sporchi di sangue. La sua espressione era affranta, debole, addolorata. Ti sei guardato intorno cercando di capire, ma nulla sembrava fuori posto. Le tue ferite erano guarite, i tuoi vestiti sanati da un colpo di bacchetta, e non c’erano segni dell’orrendo scontro della notte prima.

“Scusami Harry… io… io non volevo.”

La sua voce era roca, con il timbro da chi ha smesso da poco di piangere.

“Credevo… fossi morto… credevo… di averti ucciso”

Ed hai dovuto rassicurarlo, rimettere insieme i pezzi di un uomo altrimenti distrutto, e mentirgli. Non gli hai parlato del morso, della tua possibile infezione, e nemmeno dell’intrusione di un estraneo durante la vostra lotta. Lupin è un uomo giusto, un uomo retto, ma anche molto fragile.

La sua maledizione lo ha privato di quasi ogni affetto e questo l’ha sempre portato a darsi la colpa di ogni minimo errore, pure di errori non suoi.

E tu devi sostenerlo come fece tuo padre prima di te, perché lui lo merita.

E così siete tornati al castello, gli hai dato la possibilità di lavarsi, vestirsi, sistemarsi, e poi è ripartito.

Il resto della giornata è passato in completa solitudine.

Liri non è ancora rientrata, Célie ti evita come la peste, e come se questo non fosse abbastanza, voci e sussurri ti seguono ovunque. La gente ti indica, ride di te, ti ammira, ti schernisce. Sei stanco di tutto questo, stanco di essere solo.

Solo a sera, quando tutto sembrava destinato a ripetersi ancora ed ancora… un lampo di luce ha illuminato la tua giornata.

“Ron!”

È lui, è Ron, il tuo Ron, il Ron che pensavi di avevi perso quella stessa notte in cui avevi perso Hermione.

E poco importa della folla in Sala Grande, poco importa del pudore, ti alzi senza esitazione dalla panca dei Grifondoro correndo verso di lui.

E lo abbracci, lo stringi, per un momento quasi non noti i suoi occhi restringersi e le labbra assottigliarsi per reprimere la rabbia. Non ricambia il saluto, non ti rivolge la parola.

Solo uno sguardo cattivo, ed un lento movimento che lo porta a sedersi vicino a Dean e Neville.

Solo ora che lui non c’è più, noti Liri, fino a quel momento nascosta all’ombra del decisamente più alto Ron.

“Liri… io”

Stai per parlare, le orecchie di tutta la sala si tendono verso di te, quando le porte della Sala Grande si aprono nuovamente, solo che non sono studenti ad entrare, ma maghi in divisa grigia, con bacchetta alla mano ed aria tremendamente seria.

“Liri Holmes Lancaster, in nome del Ministero della Magia, la dichiaro in arresto per il furto del sigillo Reale Inglese”

Ed è caos, confusione, stordimento.

Solo una persona, dal fondo della sala, dal tavolo verde-argento, sorride subdolamente.

Célie sorride, un sorriso pieno di cattiveria.

********************************

N.D.A. Tornato, anche se con estremo ritardo. In questo capitolo torna Ron, Harry si scontra con Lupin in versione lincantropo e Liri viene arrestata. Urge una spiegazione. Per chi non l'avesse ancora capito, le facoltà di Harry, dovute alla sua malattia, permettono alla sua magia di attecchire al suo cervello aumentandone capacità fisiche, riflessi e capacità mentali. Ogni volta che però questa magia viene usata, tramite un incantesimo per esempio, la sua forza naturale scema, e le sue capacità diminuiscono. Fatta questa premessa è normale supporre che Harry abbia cercato un modo non magico per combattere, preservando così le sue capacità, e quale modo migliore se non le vecchie armi babbane? Bene, detto questo vi lascio, e spero di aggiornare presto. Sempre vostro. Bumbix.

   
 
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