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Autore: Ely 91    03/10/2014    4 recensioni
[Spoiler "The Death Cure"]
[Newt/Thomas - Newt/Minho - Thomas/Newt/Minho - Newt/Nuovo Personaggio]
«Dunque io e il pive secondo te eravamo una coppia.
Che ne dici, Tommy? Potrei essere il tuo cacchio di tipo?»
Thomas arrossì ancor di più e gli altri due tornarono a ridere. Newt sembrava perfettamente a suo agio, mentre Thomas si domandò se non sembrasse un caspio di bimbo, rosso com’era per quella battuta di Minho.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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[…] Newt si fece scuro in volto. «Be’, non svenatevi per cercare di convincermi» disse alla fine con un grugnito. «Sappiamo tutti che la portentosa cura della C.A.T.T.I.V.O. non funzionerà mai, e non la vorrei comunque. Non c’è molto per cui vivere su questo pianeta di sploff. Rimarrò sulla Berga mentre voi andate in città»
Si voltò e se ne andò come una furia, scomparendo dietro l’angolo che portava all’area comune.
«E’ andata bene» mormorò Minho. «Mi pare di capire che l’Adunanza è finita.» Si alzò e seguì il suo amico.
Brenda aggrottò le sopracciglia, poi si rivolse a Thomas.
«State –stiamo – facendo la cosa giusta»
«Non credo che si possa più parlare di giusto o sbagliato» disse lui, accorgendosi dell’apatia nella sua voce. Desiderava disperatamente dormire. «Solo di orribile, e di non così orribile.»
Si alzò per raggiungere gli altri due Radurai, sfiorando la lettera che aveva in tasca.  […]


Maze Runner/ La rivelazione, chapter 22


 

HEART OUT 

  
Newt si lasciò cadere sul divano color mattone dell’area comune, scomodo e inospitale quanto tutto quello che era stato contaminato dalla C.A.T.T.I.V.O.
Non sapeva dire come si sentisse, non davvero, forse non esisteva nemmeno un’unica parola che potesse racchiudere le differenti emozioni che si accavallavano nel suo cuore, nella sua mente, in ogni molecola del suo essere.
Thomas forse non se ne sarebbe fatto una ragione e Minho gli avrebbe detto di smetterla con le sue idee del caspio, ma il sollievo era il primo fra tutti i stati d'animo.
Sollievo per quell’imminente liberazione. La liberazione da una vita che lo aveva deluso in tutte le maniere possibili.
E a seguire la rabbia. Perché la C.A.T.T.I.V.O. gli aveva tolto anche la dignità di morire rimanendo sé stesso, lo aveva condannato ad una fine miserabile, preda della follia.
Ed infine il terrore. Un terrore così puro da stringergli il cuore in una morsa, congelandolo. Lo impauriva l'idea che anche in quello stesso momento un virus stava divorando ogni traccia di razionalità nel suo encefalo e presto lo avrebbe portato a diventare chissà cosa, a morire soffrendo e lentamente.
Dentro di sé sarebbe rimasto il vecchio Newt? Avrebbe ricordato quello che era mentre magari preda della follia avrebbe preso ad uccidere brutalmente qualche altro Spaccato come lui?
Strinse forse gli occhi, cercando di reprimere quel groppo in gola che avrebbe voluto sciogliersi e farlo piangere come un bambino, come un dannato bambino che aveva ancora una madre e un padre da cui correre per cercare conforto; come un dannato bambino che dei suoi genitori poteva ricordarne i volti.
Lui non aveva nulla, non aveva avuto nulla e il nulla era ciò che lo attendeva in un futuro ormai non così lontano.
Poggiò il capo contro la parete e sospirò, il respiro attanagliato dal suo stesso tormento.
Udì dei passi ben familiari e poi il peso di un’altra persona su quel divano; non aveva bisogno di aprire gli occhi per capire chi fosse, i passi di Minho, frettolosi come un velocista e rumorosi come il suo carattere irruento risuonavano familiari alle sue orecchie come lo sarebbe stata la voce di sua madre, se solo l’avesse ricordata.
«Faccia di caspio, che ti passa in quella testa del caspio?» esordì il velocista, il Leader secondo i tatuaggi della C.A.T.T.I.V.O.
Newt poteva immaginarselo seduto scomposto, l’espressione adirata e lo sguardo puntato su di lui incapace di celare un certo fastidio.
«Che cacchio intendi?» si ritrovò a chiedere, senza tuttavia scomporsi e mantenendo la sua posizione apparentemente rilassata.
Sapeva che lo avrebbe fatto innervosire e gli venne da ridere quando si sentì afferrare per il colletto della maglia logora in alcuni punti e dovette fare uno sforzo enorme per mantenersi serio quando aprì gli occhi e si ritrovò a pochi millimetri dal suo volto adirato.
«Intendo dire che non ti abbandoneremo qui o in nessun altro posto. Andremo in città ma torneremo da te, chiaro?» sibilò Minho, moderando appena il tono di voce.
Newt sospirò e si liberò dalla presa dell’altro, alzandosi e allontanandosi di qualche passo.
In quel momento altri passi lo colsero di sorpresa.
Thomas sbucò qualche attimo dopo  dal corridoio e sia Newt sia Minho tirarono un sospiro di sollievo. Nulla contro Brenda e Jorge, ma entrambi preferivano la compagnia l’uno dell’altro e di Thomas a quella di qualsiasi altra persona su quel pianeta devastato dalle Eruzioni e dal virus dell’Eruzione.
«Che sta succedendo? » chiese Thomas, accorgendosi della tensione tra i due.
Minho sembrava davvero innervosito e Newt esprimeva con la sua sola postura una certa chiusura.
«Sta succedendo che Minho si è messo in testa di fare lo strizzacervelli del cacchio» affermò Newt, incrociando le braccia.
«Non sto facendo affatto lo strizzacervelli, faccia di caspio! Sto solo cercando di farti entrare in quella caspio di testa l’idea che noi non ti abbandoneremo! Perché è ovvio che tu ti sia arreso, guardati! Ti comporti come un morto che cammina!»
Un lampo di ira attraversò lo sguardo caldo color cioccolato di Newt, solitamente calmo. «Ma io sono un morto che cammina» precisò.
«Ragazzi» li richiamò Thomas, cercando di placare gli animi «non ricominciate. Minho devi calmarti e tu, Newt, devi ascoltarlo. Perché è vero che non ti abbandoneremo ed è vero che una parte di te lo sta pensando»
«Ecco, ascolta Thomas il vero leader¹ se non vuoi ascoltare me» asserì Minho, con una punta di ironia che portò Thomas a domandarsi se non ci fosse del sarcasmo in quell’affermazione.
Newt sospirò nuovamente e si lasciò scivolare contro la parete, sedendosi a terra.
Per un lungo minuto nessuno dei tre ragazzi parlò, quasi fossero stati risucchiati dai loro stessi oscuri pensieri – pensieri poco adatti a degli adolescenti – fin quando la voce di Newt non risuonò nuovamente nella stanza.
«Chissà come era…» Fu un flebile sussurro, ma gli altri due lo udirono perfettamente, una sorta di eco malinconico in quella Berga che sembrava essere diventata la loro nuova casa.
«Come era cosa?» chiese Minho, incuriosito.
«La mia vita, prima di tutto questo.
Ragazzi, impazzirò, morirò nel peggiore dei modi. E la mia vita nel labirinto è stata una grande sploff. Vorrei andarmene sapendo che una volta le cose fossero migliori per me.
Mia madre mi ha voluto bene? E mio padre?
Dove sono cresciuto?
Sono mai andato al cinema? O in bici?
Ho mai avuto una ragazza che mi piacesse?
Oppure sono stato per gran parte del mio tempo negli edifici della C.A.T.T.I.V.O. cresciuto come una cavia da strapazzo pronta ad essere infilata in un labirinto?
Ho scelto io di entrarci? Sapevo a cosa stavo andando incontro?»
Thomas si sedette a terra, poco distante da lui, a gambe incrociate, mentre Minho restò in piedi, la schiena contro la parete, una posa puramente riflessiva, il volto leggermente chino.
«Secondo me eri uno sfigato» disse il ragazzo, ghignando appena. «Immagino che tutte le tipe carine ti abbiano rifiutato»
«Ma dai, che crudeltà» intervenne Thomas, ridendo.
«No, lasciami finire» continuò Minho, mentre le labbra di Newt si erano increspate in un debole quanto piacevole sorriso. «Tutte le ragazze lo rifiutavano perché amavano me, ovviamente. E anche Newt aveva una cotta per me»
A quel punto gli altri due presero a ridere, scuotendo contemporaneamente la testa.
«Innamorato di te? Piuttosto me la farei con quel cacchio di Uomo Ratto»
Thomas rise ancora più forte, mentre Minho si finse offeso per la provocazione dell’altro.
«Non ho ancora finito! Alla fine l’hai dato il tuo primo bacio…»
Newt inarcò un sopracciglio, incuriosito e divertito al contempo. «Ah, si? E la fortunata sarebbe?»
Il sorriso sul volto di Minho si allargò a dismisura. «Vorrai dire il fortunato»
«Chi avrei baciato, Frypan?»
Minho scosse la testa e con un cenno del capo indicò Thomas lì seduto a terra che se la rideva. Nel momento in cui capì che Minho si stesse riferendo lui, arrossì furiosamente.
«Guardalo, è anche diventato rosso»
«Dunque io e il pive secondo te eravamo una coppia.
Che ne dici, Tommy? Potrei essere il tuo cacchio di tipo?»
Thomas arrossì ancor di più e gli altri due tornarono a ridere. Newt sembrava perfettamente a suo agio, mentre Thomas si domandò se non sembrasse un caspio di bimbo, rosso com’era per quella battuta di Minho.
Notò che lo sguardo di Newt si era acceso, come poche volte lo aveva visto nella Radura prima che la situazione si complicasse ulteriormente e, vedendolo così, il rossore si placò e Thomas stesso si ritrovò nuovamente a ridere.
«Non so se potresti essere il mio tipo, non ricordo se avessi una particolare dedizione per le bionde» lo schernì, stando al gioco.
La risata di Minho sovrastò tutte le altre e, in quella lunga frazione di secondo, gli sguardi di Newt e Thomas si incontrarono.
Non esisteva più la C.A.T.T.I.V.O.
Non esisteva più l’Eruzione.
C’erano solo loro: tre ragazzi intenti a scherzare e divertirsi, come ogni comune adolescente.
E Newt sapeva che avrebbe sempre potuto fare affidamento su Thomas e Minho.
Era quello il pensiero felice a cui si sarebbe aggrappato nella sua futura vita da Spaccato.
La paura aveva fatto posto ad altro: alla gratitudine.
Tutto si era rivelato una sploff. Tutto, tranne la presenza dei suoi più cari amici nella sua vita.


«Cos’è il filtro?»
La voce di Phoebe risuonò più alta del solito nel silenzio della notte.
Phoebe era come lui, una ragazza più intelligente della media con cui aveva legato particolarmente in quegli anni, cresciuta dagli scienziati della C.A.T.T.I.V.O.
Alla luce fioca della sera, gli occhi nocciola dell’amica risultavano ancora più scuri e i capelli biondo cenere si confondevano col buio. Erano di nuovo sgattaiolati fuori dopo il coprifuoco, ma Phoebe non era grande amante delle regole e finiva sempre con il coinvolgerlo, nonostante David tenesse particolarmente ad un certo ordine.

«Non lo so» le rispose, abbracciandosi le ginocchia «ma hanno detto che staremo via un mese o poco più dopo essere passati per il filtro. Hanno detto che ci faranno fare un test importante»
Phoebe serrò qualche istante le labbra carnose. «E ti fidi?» chiese poi.
David scosse la testa.
«Per niente. Ma mi fido di Stephen².  Non farebbe mai qualcosa che possa danneggiarci»
Phoebe sorrise appena e gli sfiorò la mano.
David le sarebbe mancato terribilmente e il solo pensiero avrebbe potuto farla piangere ininterrottamente per ore. Quando il ragazzo le accarezzò le nocche, il magone formatosi nel petto minacciò di sciogliere tutte le sue lacrime e dovette far ricorso a tutte le sue energie per restare tranquilla. Eppure non aveva dubbi sul fatto che David non solo avvertisse il suo stato d’animo, ma si sentisse come lei.

«Oggi mi hanno fatto una strana domanda quei cavolo³ di scienziati» affermò il ragazzo, interrompendo quel momentaneo silenzio, senza tuttavia lasciare la mano dell’altra
«Cosa ti hanno chiesto?» fu la domanda della ragazza.
“Quale aneddoto scientifico mi piacesse di più”
Phoebe crucciò lo sguardo.
«Che strano… Cosa hai risposto?»
«Ho parlato di Newton e della mela» affermò David, facendola sorridere.
«Bella risposta»
David le sorrise a sua volta e per un lungo istante si perse nello sguardo dell’altra, quasi avesse avuto due magneti al posto degli occhi.
La osservò avvicinarsi lentamente ma non si mosse, come in trepida attesa, mentre il delicato profumo di rosa dell’altra inebriò i suoi sensi. Phoebe sfiorò le sue labbra con dolcezza e con altrettanta delicatezza sorrise appena e appoggiò la sua fronte contro quella dell’altro.

«Il mio primo bacio» sussurrò la ragazza.
David accennò un debole sorriso.
«Anche il mio…»
le disse.
Si strinsero ancora più forte, nel buio della sera, con unica testimone la luna.
Non si sarebbero visti mai più e David avrebbe dimenticato il suo stesso nome, diventando Newt.
Ma in quel momento il futuro non faceva più paura.
Era la sera più bella della sua vita.



¹ Riferimento ai volantini sparsi per la città, menzionati nel secondo libro
² In un tweet, James Dashner, ha scritto che Stephen sarebbe il vero nome di Thomas. O almeno così ricordo, spero di non aver sbagliato.
³ Newt usa la parola "cavolo" invece di "cacchio" o "caspio". Visto che quello era il linguaggio dei Radurai, ho immaginato che prima di entrare nel labirinto, usasse normali parole di uso comune.

Eccomi qui, con la mia prima OS su "Maze Runner".
Amo questa trilogia e spero davvero di non aver stravolto le personalità dei personaggi. Se non si fosse capito, Newt è il mio personaggio preferito. L'ho amato tantissimo <3 E volevo che avesse anche lui il suo spazio prima della fine, perciò ho scritto questo Missing Moment, immaginando anche come potesse essere in parte la sua vita prima di entrare nel labirinto. In questo caso l'ho chiamato David e ho voluto anche spiegare da dove venisse il nomignolo Newt. Spero davvero che vi piaccia e di poter conoscere la vostra opinione al riguardo.
Alla prossima one-shot, se l'ispirazione me lo permetterà! xD

Un bacione, 
Ely 91




 

   
 
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