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Autore: chiaretta78    03/10/2014    7 recensioni
1985, Los Angeles. Proprio mentre i Guns cercano di farsi notare dall'ambiente discografico, Duff conosce Lene, una pittrice allergica alle relazioni stabili, e subito non gli sembra vero di aver trovato una donna così bella e disponibile che non vuole altro da lui se non divertirsi e sballarsi insieme. Ma le cose cambieranno presto tra loro, complicando ad entrambi la vita notevolmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo Eccomi qua con una nuova FF. Mi sento di dovervi promettere che non sarà lunga come Una seconda vita!!! XD
Non aggiungo altro, leggete e fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.
Buona lettura!


12 Novembre 1985 - LA
La strada era quasi vuota, se si escludeva qualche rara macchina che passava ogni tanto, e il silenzio regnava sovrano in quel quartiere di Los Angeles dalla fama non molto lusinghiera.
In realtà di vita ve n'era fin troppa tra le vie intricate di quella zona e se si passava da quelle parti in pieno giorno o a notte ancor più inoltrata, era facile imbattersi in gruppi di ragazzi schiamazzanti per il troppo alcool in corpo, street bands che si sfidavano a colpi di danza e non solo, o artisti di vario genere che seguivano l'ispirazione del momento, magari dipingendo qualcosa su un muro o su una porzione di marciapiede.
Ma a quell'ora... beh, a quell'ora da quelle parti o non si era ancora usciti oppure si era ben lontani dal rientrare, in una tiepida notte di novembre come quella.
Le squillanti risate di una ragazza ruppero il silenzio assordante di quelle strade, mentre la voce di un uomo decisamente alticcio cercava di zittirla in qualche modo, timoroso forse di poter svegliare qualcuno poco amichevole.
"Ssssh... ehi... ehm... Lene giusto? Ti chiami Lene..."
Lene scoppiò a ridere ancora più forte, scuotendo il capo. Quel tipo era davvero un idiota di prima categoria! Se non fosse stato per quel fisico da urlo che si ritrovava e quella bocca così carnosa... Dio come la faceva impazzire quella bocca!! Peccato che da quel ben di Dio uscissero una marea di cazzate cosmiche!
Meno male che l'alcool la faceva da padrona anche quella sera e quello più l'erba che si era fumata con gusto durante la prima parte della serata, facevano sì che riuscisse a passar sopra all'idiozia di quel bel maschione.
"Sì, mi chiamo Lene genio! Che c'è?!"
"Lene cerca di fare un po' meno casino, cazzo, sono le due di notte e qui finisce che qualcuno esce fuori e ci ammazza in sto cazzo di quartiere di merda dove vivi!"
Lene scoppiò in un'altra risata fragorosa, sta volta facendolo apposta. Quel cagasotto doveva smetterla di parlare male del posto dove abitava oppure alcool o non alcool col cavolo che gliela mollava quella sera!
Aveva voglia di divertirsi, questo era poco ma sicuro, ed era uscita solo con lo scopo di annebbiarsi il cervello con quello che avrebbe trovato in giro e cercare di portarsi a casa qualcuno di decente con cui fare quattro salti in camera da letto, ma se quello si faceva uscire ancora qualche commentaccio su casa sua...
"Smettila di dire cazzate, qui non c'è nessuno, fidati. Sono tutti a fare baldoria da qualche parte, tranquillo. Non c'è nessuno da svegliare e decisamente nessuno da fare incazzare se non la sottoscritta!"
Lene improvvisamente si avvinghiò al ragazzo, il viso a pochi millimetri dal suo, e lo guardò con uno sguardo che avrebbe fatto prendere fuoco a chiunque.
"Smettila di blaterare e usa la tua bocca per qualcosa di decisamente più interessante!"
L'uomo, sebbene un po' frastornato da tutte quelle parole, reagì istintivamente al contatto con il corpo sottile della donna e la baciò con foga, piazzandole entrambe le mani sul sedere e palpandola per bene, mentre le loro lingue si rincorrevano frettolosamente.
Oh, adesso sì che si ragionava! Lene sentì il desiderio che le cresceva dentro mentre il ragazzo infilava le mani sotto l'orlo della sua minigonna e risaliva lungo le sue cosce trascinando la stoffa con sé, alla ricerca di un contatto decisamente più intimo.
Fu Lene a quel punto a staccarsi da lui, un sorriso malizioso sulle labbra.
"Casa mia non è lontana... dai, sbrighiamoci!"
Lo prese per mano, noncurante dello sguardo deluso e un po' confuso del ragazzo, e lo trascinò con sé in direzione di casa sua.
Dopo qualche passo un po' più affrettato, un'idea un po' folle passò per la testa di Lene e la ragazza iniziò letteralmente a correre, sempre tirando il ragazzo dietro di sé.
"Che diavolo stai facendo?! Sei pazza??"
La ragazza scoppiò a ridere, anche se il fiato corto dovuto alla corsa limitava l'ampiezza delle sue risate.
Non riusciva a smettere, né di ridere né di correre. Si sentiva leggera in quel momento e felice e spensierata, quasi come una bambina che gioca e ride e scherza senza un perché, senza un per come.
Il ragazzo tentò di fare un po' di resistenza e frenare quella corsa pazza, ma senza metterci troppa forza per paura di cadere rovinosamente a terra, considerando la poca stabilità delle sue gambe.
"Sul serio, basta! Tu sei tutta matta, lo sai??"
A quelle parole la ragazza si fermò di colpo, rischiando davvero che l'uomo le precipitasse addosso facendo fare ad entrambi un bel ruzzolone per terra.
Cercò di mantenersi seria il più possibile, anche se era davvero difficile davanti allo sguardo perplesso e leggermente preoccupato di quel povero ragazzo.
"Io non sono matta, sono solo diversamente normale, è chiaro?!"
Il ragazzo socchiuse le labbra come per cercare di dire qualcosa, ma le parole gli morirono in bocca, incapace di trovare una risposta giusta che gli permettesse di concludere la serata con quella ragazza sì così fuori di testa, ma che possedeva un fisico da sogno che avrebbe fatto fare pensieri impuri anche a un morto!
Lene non riuscì più a trattenersi e gli scoppiò a ridere in faccia.
"Dio come sei buffo in questo momento!!! Dovresti vedere la tua faccia!!"
"Ma io... io..."
Lene cercò di ricomporsi un pochino e afferrata di nuovo la mano dell'uomo, si incamminò con calma verso casa sua.
"Dai, ci siamo quasi. Casa mia è proprio a pochi passi..."
La ragazza alzò lo sguardo, quasi ad indicare al suo accompagnatore dove fosse la casa, e improvvisamente scorse una figura longilinea proprio vicino alla porta. Il cuore le fece una piccola piroetta nel petto, ma la testa s'intromise subito facendole presente che non poteva essere e che sicuramente si stava sbagliando. 
A quel punto Lene strizzò un po' gli occhi per affinare la sua vista, ancora indecisa dentro di sé se sperare che  avesse ragione il cuore o la mente.
Da una parte sperava con tutta se stessa che fosse davvero lui, ma dall'altra sapeva benissimo cosa significasse per lei, ossia un mare di guai.
Ancora un paio di passi e il cuore le andò letteralmente in gola. Era lui, non c'erano dubbi.
Il ragazzo che era con lei si accorse, nonostante la sbornia, che qualcosa era cambiato nella ragazza e cercò con lo sguardo di capire cosa avesse improvvisamente stravolto l'atmosfera sensuale ed eccitante di poco prima.
Non c'era nulla in giro che spiccasse in particolar modo, ad eccezione di un ragazzo molto alto, coi capelli lunghi e biondi, appoggiato con la schiena al muro di una casa poco più in là, la testa leggermente reclinata all'indietro in modo da poter appoggiare anche quella.
All'improvviso vide il ragazzo animarsi e tirarsi su bello dritto, come se avesse drizzato le antenne, e contemporaneamente sentì il corpo di Lene irrigidirsi e bloccarsi di scatto. Che diavolo stava succedendo?!
Lene si girò verso di lui con uno sguardo che non riuscì a decifrare, ma che non gli diceva niente di buono.
"Aspetta un attimo qui, abbi pazienza... una visita inaspettata..."
Lene non aspettò una risposta. Si rigirò verso casa sua e si avvicinò ai quattro gradini che la separavano da lui.
Un sorrisetto malizioso si dipinse, furtivo, sul volto del ragazzo che la stava fissando con due occhi felini e Lene capì immediatamente che anche quella volta non sarebbe stata in grado di resistergli.
Cercò di darsi un'aria tranquilla e rilassata, anche se con non poca fatica.
"Ehi... che ci fai qui?"
Il ragazzo le sorrise di nuovo e allungò una mano per scostarle alcune ciocche dei suoi lunghi capelli castani dal viso.
"Sai com'è... ero a una festa coi ragazzi... in mezzo ad un sacco di gente... e l'unica cosa cui riuscivo a pensare era quanto tu mi mancassi, piccola... e così eccomi qua."
Le posò delicatamente una mano sul viso e fece una piccola pressione sulla sua pelle liscia e morbida in modo da farla avvicinare a lui e baciarla, proprio come aveva desiderato tanto fare in quelle lunghe settimane in tour.
I suoi amici l'avevano preso per il culo fino alla morte non appena si erano resi conto che tutte quelle che si portava a letto in ogni tappa del tour erano praticamente la fotocopia della sua Lene e la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e aveva fatto scatenare lo sfottò più sfrenato era stata quando si era ubriacato più del solito, cosa già di per sé degna di nota, e aveva passato buona parte della serata a strimpellare sulla chitarra e cantare un'orripilante canzone inventata sul momento che più o meno ripeteva alla nausea frasi come "quanto mi manchi piccola" "senza di te sono perso piccola" e "ho bisogno di te Lene".
Il solo ricordo gli fece venire un brivido lungo la schiena e la brutta sensazione non migliorò quando la ragazza, invece che schiudere le labbra e baciarlo come solo lei sapeva fare, si ritrasse velocemente da quel contatto.
"Carino da parte tua... ma non sono sola, come puoi ben notare."
Lene incrociò le braccia sul petto, cercando istintivamente e inconsciamente di difendersi in qualche modo dall'attrazione magnetica che quel ragazzo esercitava su di lei da troppo tempo oramai.
Si era già detta un'infinità di volte che era arrivato il momento di dare un taglio a quella... come definirla?... amicizia con optionals?
Lei era uno spirito libero, una che passava da un uomo all'altro con una certa disinvoltura, una che amava divertirsi e vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. Ma da quando aveva conosciuto lui, qualcosa dentro di lei era cambiato e quel cambiamento, a lei, non piaceva affatto.
Il musicista spostò immediatamente lo sguardo sull'altro uomo, che li stava osservando con un certo, evidente, nervosismo e gli lanciò un'occhiataccia sprezzante.
"Ho notato... "
Abbassò subito lo sguardo su di lei, mutando espressione rapidamente. Le sorrise accattivante e le si avvicinò ancora, gli occhi fissi sulla sua preda.
"Non puoi proprio mandarlo via, piccola?"
Ormai a pochi millimetri da lei, posò nuovamente una mano sul suo viso, alla ricerca di un contatto fisico che gli permettesse di tenerla vicino a sé e le impedisse di scappare via da lui e raggiungere quel tizio.
"Sono in astinenza da te, Lene, che ci vuoi fare? Sono almeno tre settimane che non ci vediamo, ho bisogno di te..."
Lene alle parole ho bisogno di te sentì letteralmente le ginocchia cederle, ma cercò di mantenersi lucida, in un ultimo disperato tentativo di resistergli.
"Cinque settimane per l'esattezza... ma non puoi chiedermi di mandarlo via, la serata promette bene, lui è molto attraente e divertente... e poi cosa potrei dirgli ormai?"
Lene sentì una vampata di calore pervaderle il corpo nel momento in cui si trovò le labbra dell'uomo a pochi millimetri dalle sue, il viso intrappolato da entrambe le mani del musicista.
"Digli che quando io e te siamo insieme tutto il resto sparisce e niente e nessuno può reggere il confronto con questo."
In un baleno si avventò sulla sua bocca e per entrambi in quel preciso istante effettivamente tutto il resto sparì.
Il bacio fu lungo e appassionato, come se entrambi avessero paura a staccarsi dall'altro. Quando l'ossigeno però venne a mancare, a malincuore Lene si separò da quell'unica bocca che sapeva incatenarle anche il cuore.
Cercò immediatamente gli occhi di lui e trovò due felini occhi verdi che, sebbene annebbiati da alcool e chissà cos'altro, riuscivano nonostante tutto a comunicarle fin troppe emozioni.
Gli sorrise ancora scombussolata da quel bacio, tirò fuori le chiavi dalla borsa e aperta velocemente la porta sgusciò dentro senza nemmeno voltarsi verso il ragazzo con cui in realtà aveva pensato di concludere la serata.
Duff la guardò sparire nel buio dell'ingresso, seguendo le curve sinuose di quel corpo che non vedeva l'ora di assaporare di nuovo.
Si avvicinò alla porta e solo all'ultimo, prima di entrare, si girò verso l'altro uomo e alzò la voce, per farsi sentire da lui.
"Mi spiace amico, niente di personale... ma lei è mia e di nessun altro."
E senza dargli il tempo di rispondere o reagire in qualche modo, Duff varcò la soglia di casa e si chiuse la porta alle spalle.








  
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