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Autore: Aurora Barone    03/10/2014    0 recensioni
in un villino di campagna, riemergono nella giovane Rose impulsi suicidi e nevrosi a seguito di alcuni eventi inquietanti all'interno del villino di campagna in cui avviene la morte della nonna e poi successivamente quella del nonno. Per scrivere questa storia mi sono ispirata ad un incubo che ho fatto, ricordo che prima di addormentarmi leggevo i racconti del grande Edgar Allan Poe, non si direbbe ma è uno tra i miei scrittori preferiti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questa storia nasce da un sogno fatto ieri sera,
dopo aver letto uno dei più grandi scrittori
del terrore Edgar Allan Poe.

 

La storia si svolge in una zona di campagna, isolata dalla grande città palermitana.

Rose,questo sarà il nome della protagonista, odiava la campagna, sopratutto quel villino della nonna

o forse non era neppure l'espressione corretta dire “che lo odiasse”, era più una delle sensazioni che provava ogni volta che passava delle ore lì, una sensazione di sonnolenza, mista a malinconia. Quest'emozione di abbandono, di spenta vitalità che provava ogni volta che si trovava in quel villino la attribuiva strettamente al fatto che ci fosse morta sua nonna e in lei quindi riaffioravano- ogniqualvolta in cui vi andasse-dei ricordi dolorosi.

Per queste ragioni preferiva vivere nella sua casa in città, andando a trovare il padre piuttosto di rado.

Il padre si era stabilito lì per questioni di necessita',dato che il nonno aveva bisogno di lui e anche suo fratello (che a Rose veniva zio), che era appunto autistico.

Per ragioni di spazio e non disturbare il vicinato dalle urla o dai continui salti e irrequietezze dello zio soggetto a questa forma di handicap, il padre preferiva stare ritirato in quel villino, che nella sua casa di città.

 

Il fatto che Rose andasse di rado al villino,dai genitori non era compreso, veniva interpretato come un gesto di insensibilità nei confronti del padre che stava vivendo una situazione difficile,anche perchè il lutto della madre era stato molto sofferto e molto probabilmente mai accettato dal padre.

 

Ma quell'atteggiamento poteva in realtà essere giustificato:

Da quell'emozione visceralmente angosciante, che le toglieva il respiro, ovviamente non in senso letterale, ma in un senso metaforico, rammentava in un modo molto chiaro e delineato la voce di sua nonna, i suoi rilucenti capelli rossi, la forma ovale del suo viso,il suo candido sorriso e quelle guance segnate dalla vecchiaia e stanchezza di doversi occupare di un villino così grande e di un figlio portatore di un handicap mentale e poi di quel suo marito mezzo folle.

 

 

Se la ricordava alla perfezione e rimpiangeva di non essere stata una nipote molto presente, anche per colpa della madre che aveva un rapporto di contrasto con lei da “suocera e nuora” che superava la normale tollerabilità, si inscenavano liti, gelosie di qualsiasi genere, e la madre tirava in ballo anche i figli o il marito come oggetto di contesa fra lei e la donna un po' più anziana.

Così per evitare tutti questi problemi, il padre andava a trovare sua madre,praticamente di nascosto, per evitare di scatenare nella moglie gelosie e fastidi, e i nipoti erano esclusi il più delle volte da quelle visite alla nonna, per evitare di lasciar trapelare alcunchè di sospetto alla moglie.

 

Tutte queste erano le ragioni che avevano portato Rose, a non andare dalla nonna anche nel periodo più difficile della sua esistenza, per quanto lei si mostrasse vigorosa, la malattia, non la si può nascondere, rimane impressa comunque nel viso.

 

Quindi in lei c'era anche una sorta di rimpianto, di non essere andata da lei, ma del resto, le sembrava anche una forzatura andarla a trovare solo perchè fosse consapevole che stesse male,dopo tanti anni che un rapporto si era perso, a causa della madre, non aveva senso andarci solo perchè adesso non stava bene, le sembrava ipocrita quel comportamento.

La irritava anche l'atteggiamento della madre,che prima la detestava e poi andava a trovare l'anziana donna solo perchè era malata o prossima alla morte.

 

La vita del resto in quel villino aveva un decorso così lento, le ore sembravano non passare mai, per quanto Rose cercasse di farle trascorrere portandosi i suoi libri di diritto privato belli impegnativi o qualche libro da leggere, oppure il lettore mp3,oppure entrava dentro le stanze del villino a guardare un po' di tv, ma non c'era quasi mai niente che la tenesse impegnata per un bel po'. Perdeva la voglia e la concentrazione e alla fine rimaneva immobile a guardarsi intorno, ma non con l'atteggiamento di chi contempla la natura e sta lì ad udire il cinguettio' degli uccelli, ma con lo sguardo di una persona spenta, che decide di farla finita.

 

Era come se il suo istinto suicida, che aveva molte volte scansato via dalla sua mente, riemergesse più vivo che mai in quel villino.

 

Cercavo di perdersi nella lettura delle pagine del suo libro di diritto privato o di rilassarsi un attimo con una lettura un po' più morbida, ma quella sensazione non svaniva, così in quei momenti diventava impaziente e chiedeva alla madre se potessero' tornare a casa prima.

 

Ma la madre alle volte era troppo presa con le pulizie o a piantare melanzane, fiori sul terreno o stava lì a raccogliere fichi d'india, così alle volte Rose raccoglieva anche lei frutti per distrarsi dai suoi pensieri, voleva sfuggire a quel suo pensiero ossessivo della morte, ma sembrava che persino i fichi d'india glie la ricordassero.

 

Osservava i fichi d'india caduti sul terreno,concentrandosi in maniera scrupolosa e quasi malata su come fosse fatto al suo interno, sembravano le parti del cervello di una persona con quelle venature rosse.

 

La madre si era allontanata per piantare dei fiori, e lei osservava i fichi caduti senza batter ciglio.

 

In quel momento il nonno le battè un colpo con la mano da dietro, lei colta alla sprovvista, urlò terrorizzata.

 

Il nonno rise divertito e compiaciuto, ma la sua risata aveva da sempre avuto una cadenza maligna e volgare, come del resto lo era tutta la sua persona.

 

Le sfiorava con i gomiti spesso i seni facendo finta che ciò avveniva in modo del tutto casuale, oppure stava lì con lo sguardo fisso sui seni di lei, mettendola a disagio e commentando anche che li aveva poco prosperosi e che forse sarebbe stato il caso di farsi una plastica.

 

Era molto irritante suo nonno sopratutto poi quando voleva a suo dire “fare il simpaticone”,

facendole scherzi di quel genere spaventandola a morte, anche perchè aveva da sempre il terrore di rimanere sola con lui, dato che non aveva mai compreso a pieno la natura di lui.

 

Anche negli atteggiamenti era molto mutevole, a che era simpaticone e scherzoso, a che diventava abietto nei confronti del genere femminile con frasi che avrebbero inorridito persino il più fervente maschilista.

 

Rose, così prese il cesto di fichi e colse la scusa di doverli andare a mettere in frigo, ma il nonno le fece notare che c'è ne erano veramente pochissimi nella sua cesta e le propose di raccoglierne altri insieme a lui.

 

Nello sguardo di lui si leggeva un certo compiacimento malevolo, nel leggere lo sguardo di lei preoccupato e in difficoltà, avrebbe voluto da una parte gridare aiuto, ma dall'altra non sapeva se tutto ciò non fosse frutto di un qualche suo scherzo e se non sarebbe solo stata ridicola a farlo, se non era tutto frutto di sue paure immotivate.

 

Comunque la giornata trascorse, anche se molto lentamente per Rose, per lei era stato come se il tempo si fosse fermata al momento in cui il nonno le avesse chiesto di raccogliere i fichi insieme.

Non c'era alcun piacere nel farlo, non era il classico nonno tenero e affettuoso, era malevolo e perverso in tutto il suo essere, anche il suo linguaggio lasciava trapelare alcunche' di benevolo, sapeva solo parlare male di tutti e usare espressioni volgari e spregevoli con quel suo dialetto marcatissimo, tanto che Rose faticava a comprendere cosa stesse dicendo e così annuiva senza capire. Aveva persino paura di aver annuito e assecondato qualche sua proposta indecente,dato che il nonno non godeva di ottima fama e tutto di lui faceva capire che fosse un depravato.

 

Ma alla fine non accade niente, Rose si era preoccupata inutilmente, e così anche quel giorno trascorse e ne seguirono molti altri in cui lei non andò per un po' in quel villino di campagna.

 

Era presa dallo studio e lasciava che vi andasse da sola la madre a trovare il padre,ovviamente non senza litigare con sua madre che insisteva, voleva che venisse anche lei, senza capire che Rose avesse bisogno di evitare quel luogo, che in lei risvegliava elucubrazioni di morte e angoscia.

 

Pochi giorni dopo il nonno iniziò ad ammalarsi, aveva perso tutta la sua vitalità e sembrava quasi un vegetale su una sedia a rotelle e poi... in pochissimo tempo morii, seguii il funerale.

 

Il giorno del funerale tutto procedette c normalmente,come un consueto funerale doveva procedere. Rose non ci andò.

 

Dopo pochi giorni andò a trovare il padre insieme alla madre e rimasero' per dei giorni con lui, ma lo trovarono molto cambiato fisicamente, era dimagrito, pallidissimo in viso. Rose pensava guardandolo che fosse il ritratto di un morto che camminava.

 

Anche la madre se ne accorse ed erano entrambe in apprensione per lui, senza capire cosa stesse accadendo, dato che il nonno non fosse poi uno a cui il padre fosse parimenti affezionata data la sua natura cattiva,anche perchè se il nonno avesse chiamato subito l'ospedale sua nonna si sarebbe salvata ed erano molti parenti di questa opinione, ma lui non lo fece e chiamò loro che in quel momento erano nella casa di Palermo e che per arrivare ci avrebbero' impiegato fin troppo tempo. Data la natura scellerata del nonno, questo comportamento era stato interpretato da tutti, male, ma del resto non poteva essere visto altrimenti.

 

Il padre svelò l'arcano, in pochissimo tempo, venne fuori la testa scheletrica del nonno che continuava a parlare e a muoversi.

 

Da quel momento in poi la famiglia era diventata succube delle decisioni di quel teschio orrendo e malevolo.

 

Se prima il nonno avesse in minima parte posseduto un po' di umanità, ora era stata persa per sempre e le sue richieste diventano sempre più irragionevoli.

 

Trapelò il debole maniacale del nonno nei confronti della nipote, che diceva di desiderarla carnalmente e di volerla come sposa.

 

Fortunatamente Rose pensò che aveva perso il dominio del suo corpo e quindi il nonno essendo rimasto integro e vivo solo con la testa non potesse abusare di lei come voleva.

 

La situazione era diventata pesante e opprimente, i genitori assecondavano tutte le richieste di quella viscida e abominevole testa.

 

Rose per paura si trovava anche lei a farlo, nonostante volesse fuggire lontano dal suo amato che abitava in un'altra città.

Infatti quando la testa era lontana o dormiva, lei chiamava al telefono il suo amore e parlava con lui sottovoce spiegandogli la situazione rocambolesca in cui si trovava.

 

Il ragazzo all'iniziò pensò che la sua ragazza aveva una fervida immaginazione e che lo stesse prendendo in giro, poi in seguito iniziò seriamente a preoccuparsi nel sentirla continuamente parlare della testa del nonno, che la voleva in sposa .

 

Non sapeva se credergli o meno, ma di sicuro amandola, era seriamente preoccupato per lei, forse era impazzita, tuttavia voleva vederci in chiaro e scavare affondo su quella bizzarra faccenda.

 

Se fosse stato uno scherzo di Rose, si sarebbe infuriato, ma dall'altra si sarebbe quanto meno tranquillizzato e se non altro era una buona scusa per vederla, dato che non si vedevano da qualche mese.

 

Prese il primo aereo disponibile e arrivò a Palermo.

 

Non appena arrivò al villino, avvertii una brutta sensazione,tuttavia si sentii sciocco e iniziò a bussare. Il suono del campanello produsse un suono insolito, stridulo.

 

Non appena i genitori gli aprirono la porta, non fu accolto con eccessivo entusiasmo e non si erano neanche mostrati molto ospitali, era come se gli gettassero' delle occhiate fulminee per invitarlo ad andarsene al più presto.

 

Rose invece non appena lo vide, lo abbracciò fortissimo senza neanche curarsi della presenza dei genitori, ma tutto questo fu abbastanza breve rispetto ai giorni inquietanti che sarebbero' seguiti con la presenza della testa del nonno.

 

Il ragazzo non vide mai la testa, aveva iniziato anche ad avventurarsi da solo nelle varie stanze del villino, mentre tutti dormivano per vederla, ma non la vide mai.

 

Iniziò a soffiare un vento fortissimo e dopo tornò tutto alla normalità, fino a che non si sentirono degli insoliti e inarticolati rumori che non riusciva mai capire da dove provenissero'

e questo lo faceva quasi dare di matto, però della testa neanche l'ombra.

 

Si riusciva a nascondere bene dietro di lui e lo scrutava, stava pensando di ucciderlo, ma poi valutò che poteva servirgli di più da vivo, poteva essere un buon modo per ricattare la nipote.

 

La testa mise in atto il suo vile piano che riuscii alla perfezione, alla fine la nipote per paura che il fidanzato potesse fare una brutta fine, lo allontanò dicendo di non esserne più innamorata o sostenendo come tesi di essere innamorata della testa del nonno, che il fidanzato non aveva mai visto e provocando in lui irritazione e sconcerto, iniziò a pensare che fosse completamente pazza.

 

Una notte Rose, sentii dei passi vicino alla sua stanza, e vide un ombra nera, tuttavia dai lineamenti di essa, poteva scorgere il richiamo dei lineamenti di sua nonna.

 

Suppose che potesse essere il suo fantasma.

 

Atterrita, rimase immobile seduta nel letto con gli occhi spalancati e colmi di terrore.

 

Nel frattempo la testa di suo nonno saltellava trascinando con i denti un vestito da sposa da dare a Rose, era il vestito che aveva indossato sua nonna il giorno delle nozze.

 

Non appena la testa arrivò nella stanza della nipote, vide il fantasma della moglie e lasciò cadere il vestito per poi scappare via, ma la sua fuga durò poco.

 

L'ombra nera della nonna ridusse in brandelli la testa tramutandola in polvere che si sparse per tutto il villino.

 

Solo lei era riuscita a sbarazzarsi una volta per tutte del nonno. I genitori di Rose ci avevano provato varie volte ma con scarsi risultati, anche Rose aveva provato persino leggendo libri di magia nera, ma sembrava che niente potesse uccidere una testa scheletrica non morta.

 

Ma per quanto sembrasse che tutto si fosse risolto, per Rose non era così, aveva come la sensazione che negli sguardi di tutti i suoi familiari vivesse lo sguardo malevole del nonno, anche il loro tono di voce diventava uguale a quello del nonno, persino negli atteggiamenti.

 

Pensò che allontanandosi dal villino questa sensazione sarebbe cessata, così rimase per giorni dal fidanzato, magari cambiare aria le avrebbe fatto bene, ma anche lì rivedeva il nonno dappertutto persino nello sguardo del fidanzato e quando facevano l'amore provava una sensazione di repulsione come se stesse facendo l'amore con suo nonno.

 

Scappò via dal fidanzato, che iniziava sempre più a credere che fosse impazzita.

 

Girovagò a zonzo per le strade sconosciute della città del fidanzato, ma persino i passanti tutti le ricordavano il nonno, bastava che le rivolgessero' la parola per chiederle che ore fossero' e lei scappava via atterrita, oppure anche solo vedere i loro sguardi o nel sentire i loro passi, le ricordavano il suono della testa del nonno che roteava da una stanza all'altra per raggiungere la sua di notte e sfiorarle viscidamente i seni con le guance tumefatte o con la sua bocca putrida.

E così per sfuggire a quella dannazione a quella sua ossessione si buttò giù da un ponte della città, solo da morta riuscii a trovare pace. Un silenzio eterno in cui la testa del nonno non era più presente e non avrebbe più potuto torturarla. Ma anche la testa era morta, e i morti si trovano tutti nello stesso luogo!

   
 
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