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Autore: Kim WinterNight    03/10/2014    3 recensioni
«Ciao, cari lettori.
Mi presento: mi chiamo Albertina, per gli amici Berty. Ho quindici anni e vivo in Italia, precisamente in un paese fittizio che chiamerò… mmh… Bettola town.
Okay, lo so, il nome può sembrare buffo e non attinente al nostro caro Stato Italiano (Repubblica fondata sul Lavoro e bla bla bla), ma sfido chiunque a trovare un nome migliore di questo!»
Spero che la storia vi piaccia.
Non sono solita scrivere comici, però per queste vicende sono davvero ispirata e ho preso spunto da un sogno che ho fatto recentemente.
NOTE: tutti i personaggi sono di mia modesta invenzione e qualsiasi riferimenti a luoghi o persone è puramente casuale.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Albertina, per gli amici Berty.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao, cari lettori.

Mi presento: mi chiamo Albertina, per gli amici Berty. Ho quindici anni e vivo in Italia, precisamente in un paese fittizio che chiamerò… mmh… Bettola town.

Okay, lo so, il nome può sembrare buffo e non attinente al nostro caro Stato Italiano (Repubblica fondata sul Lavoro e bla bla bla), ma sfido chiunque a trovare un nome migliore di questo!

Ma, nel caso qualcuno di voi avesse da ridire, può benissimo avanzare delle proposte, prometterò di prenderle in considerazione (seh, come no, tanto per illudervi che siamo in Democrazia!).

In ogni caso, non divaghiamo troppo.

A Bettola town la vita si alterna tra mille peripezie che è mia intenzione narrarvi, sempre che la cosa vi interessi.

Per quanto mi riguarda, credo che lo farò in ogni caso, perché ho bisogno di sputtanarmi un po’ in giro e di raccontare gli affaracci miei al gentil mondo di EFP.

E dunque, partiamo dal mio nome.

Albertina Annetta Bartolini.

Può sembrare una coincidenza, ma vi giuro che io non ho nulla a che fare con le due sorelle Stevenson della Santacroce, sono innocente!

Vabbè, proprio innocente no, ma mio padre lavora per un famoso Corriere Espresso. Il che è tutto dire, benché non c’entrasse assolutamente niente con il fatto che mi abbiano appellato con i nomi di quelle sante e dolci ragazze.

E, se qualcuno di voi sa di cosa sto parlando, deve capire che NON faccio parte del Coro Amorino e che Padre Amos non si è approfittato di me.

Okay, spoiler a parte, sto di nuovo divagando e ciò nuoce gravemente alla salute di chi legge. Intenzione che, se devo dirla tutta, ho coltivato da quando ho deciso di farvi entrare nella mia vita.

Be’, se deciderete di seguire le mie vicende, dovrete abituarvi a questo mio modo di fare, perché sono purtroppo abituata a divagare e a fare riferimenti a faccende che ho letto in libri di vario genere; indipercui troverete alcuni spoiler o riferimenti che potreste non capire, perciò vedete di farvi una cultura!

Sono simpatica, lo so!

Bene, ora vi parlerò della mia famiglia.

Sono figlia unica (meglio così, non ho mai sopportato i marmocchi urlanti e avrei sicuramente ucciso il/la mio/a ipotetico/a fratello/sorella minore) e i miei genitori stanno ancora felicemente (anche troppo) insieme.

E voi ora direte: e quindi? Che cosa c’è di eccezionale in tutto ciò?

Be’, se consideriamo che i matrimoni attuali durano sì e no due anni (gravidanze comprese), ditemi un po’ voi se non è clamoroso che i miei siano sposati da ventun anni!

E poi vi starete chiedendo anche perché ho scritto che stanno insieme troppo felicemente e sicuramente starete pensando che sono un’ingrata perché non apprezzo il fatto di avere una famiglia felice e normale.

Vorrei che capiste una cosa, lettori miei: assistere tramite vie uditive all’atto sessuale dei vostri genitori, ogni notte, farebbe accapponare la pelle anche a voi.

Per fortuna ho la mia musica, che mi libera dal male!

(Amen!)

Quindi, mi posso definire una ragazza abbastanza matura e consapevole di ciò che è la vita sessuale, nonostante mi manchi ancora l’esperienza personale e, sapete, non ne voglio sentir parlare!

Soltanto l’idea mi disgusta!

Come traumatizzare i figli in una semplice mossa.

Ora mi porterò appresso questo fardello per tutta la vita e so che sarei capace di respingere anche Chad Michael Murray incontrato per caso in una spiaggia per nudisti (okay, non esageriamo ora!).

Mio padre, come accennavo prima, gira tutta l’Italia a bordo di un simpatico furgoncino rosso a consegnare pacchi e pacchetti everywhere.

La cosa mi è di grande aiuto, in quanto ordino almeno una volta al mese da vari siti di libri e di abbigliamento (scegliendo quelli che si servono della ditta in cui lavora mio padre) e ho le spese di spedizione gratis!

O almeno il contrassegno…

Insomma, non è che io tragga chissà quale giovamento dal lavoro di mio padre, che diamine!

Si chiama Alfredo, ha quarantacinque anni ed è un bell’uomo.

O meglio, deve esserlo per poter risultare così irresistibile agli occhi perennemente innamorati e appassionati di mia madre.

Lei si chiama Maria Vittoria ed è una rinomata insegnante di matematica al Liceo Scientifico e io non riesco proprio a capire come diamine possa sopportare quella marmaglia urlante.

In mezzo alla quale, ahimè, ci sono io.

Be’, sì, dovete sapere che anche io studio al Liceo Scientifico e sono al secondo anno.

Quando, con disappunto, ho scoperto che lei sarebbe stata la mia insegnante, ho pensato seriamente di suicidarmi gettandomi dal tetto della scuola, ma poi ci ho ripensato perché, effettivamente, ho ancora tanto da vivere.

E non avrei potuto parlarvi delle mie vicissitudini se mi fossi tolta la vita.

Pensavo di essermela scampata anche quest’anno, ma mia madre ha ben pensato di richiedere espressamente l’assegnazione della mia classe, ossia la 2^G.

Ebbene, questo è il mio triste destino e dovrò affrontarlo.

Per fortuna non sarò sola in quest’impresa.

Ma di questo ne parleremo la prossima volta, almeno potrò lasciarvi sulle spine.

Al prossimo capitolo, discepoli!

  
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