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Autore: slanif    03/10/2014    3 recensioni
KangTeuk
“E’ passato un anno.
Un intero anno.
Sono a metà strada, Jeong-Su, presto tornerò da te”.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kang-in, Leeteuk
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'All My Heart'
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Questa fan fiction fa riferimento a delle situazioni citate in “All My Heart” (più precisamente al capitolo cinque). A dire il vero, potremmo chiamarla una vera e propria Side Story, anche se si svolge prima dei fatti narrati nella EunHae a capitoli.
Tuttavia, si può anche tranquillamente leggere singolarmente, proprio perché antecedente.
Buona lettura!
 
 
 
*
 
 
 
Redemption
di slanif
 
 
 
3 Luglio 2010 – 00:34
 
« Possibile che tu non capisca, Jeong-Su(1)? Non mi sembra di parlare una lingua sconosciuta, dannazione! » Me lo urla addosso come fosse colpa mia. Ma non è colpa mia.
E’ colpa sua.
« Devi piantarla, Young-Woon(2). Non è più tempo di giocare. », ribatto con rabbia.
« Non sto giocando, Teuk! Ti sto dicendo come mi sento, possibile che tu non capisca? », mi urla contro lui, sempre più arrabbiato.
« Kangin. Io non ti capisco. Per me è ridicolo. », gli spiego per la milionesima volta.
A queste mie parole, lo vedo arrabbiarsi ancora di più: « Come diavolo fai a dire che non mi capisci? Anche Donghae lo capirebbe, per Dio! », sbotta, livido di rabbia e rancore.
Sbuffo, puntellando le mani sui fianchi e alzando gli occhi al cielo: « Posso capire il concetto, Kangin, ma non perché sia rivolto contro di me. »
« Perché SI’! », sbraita lui.
« Molto maturo, davvero… », ribatto con sarcasmo.
I suoi occhi neri, piccoli e allungati, diventano due braci ardenti, piene di un fuoco così rovente di collera che ho seriamente paura che mi incenerisca sul posto.
« Basta. »
La voce che esce calma dalla sua bocca è gelida come una secchiata d’acqua. Se prima mi sentivo andare a fuoco per la rabbia, adesso mi sento come nudo in mezzo a una tempesta di neve.
« Eh? », domando, sbarrando occhi e bocca. Non è la cosa più intelligente da dire, ma non mi esce di bocca nient’altro.
« Basta, ho detto. », ripete lui, aggrottando le sopracciglia e dandomi le spalle di scatto « Se non vuoi capire, è inutile che siamo ancora qui a discutere. Me ne vado. »
Il panico si impossessa di me: « Te ne vai dove? », domando con tono agitato, allungando un braccio verso di lui per afferrargli il polso.
Lui però è veloce a liberarsi dalla mia stretta con un gesto secco: « Me ne vado via da qui, Leeteuk. »
« Ovvero te ne vai via da me. », ribatto secco, stringendo gli occhi in uno sguardo duro, troppo ferito dalla consapevolezza della verità delle mie stesse parole.
Kangin si volta lentamente a guardarmi: « Proprio così. », scandisce bene, in modo tale che la sua conferma mi ferisca dritta nel profondo dove io, non capendo la sua rabbia, ho ferito lui.
Poi prende la porta e se ne va.
Sento i suoi passi pesanti nel corridoio e poi la porta di casa che scatta e sbatte, confermandomi che sì, se n’è proprio andato.
Vorrei piangere e strepitare, ma non è da me. Non piango quando sono arrabbiato. Piango quando sono felice, quando la gioia è talmente grande che non riesco più a contenerla. Piango di dolore quando succede qualcosa di orribile. Ma non piango di rabbia.
Le lacrime sono preziose.
Un leggero bussare alla porta mi riscuote.
« Avanti. », dico secco.
La testa di Eunhyuk fa capolino: « Hyung… tutto bene? », mi domanda piano, con tono incerto, continuando a rimanere con tutto il corpo fuori.
Annuisco velocemente, passandomi una mano tra i capelli: « Sì, va tutto bene, Hyuk. Scusateci se vi abbiamo svegliato. », sospiro pesantemente.
Hyukjae scuote la testa forzando un sorriso: « Non ti preoccupare, hyung. Vuoi che rimanga? », mi chiede poi.
Sorrido: « No, Hyukkie, grazie. Mi metterò a dormire. »
« Ma dove è andato Kangin-hyung? », mi chiede poi, il tono leggermente tremolante di chi ha paura di aver fatto la domanda sbagliata alla persona sbagliata.
Faccio spallucce, cercando di mascherare la mia delusione con una scrollata di spalle piena di sufficienza: « Non lo so. A divertirsi altrove, suppongo. »
Mi sento come se avessi vomitato veleno.
 
 
 
01:07
 
Entro nel bar come una furia.
Sono incazzato nero con Leeteuk.
Possibile che non capisca? Che non comprenda quanto ciò mi ferisca? E’ assurdo.
Nemmeno partire sgommando con la macchina e andare a gran velocità mi ha tranquillizzato. Mi sento ancora come un fascio di nervi, e vorrei solo tornarmene a casa, prendergli la testa con una mano e sbattergliela contro il muro, così magari comincia a capire!
Oppure posso bere.
Sono in un bar, no?
« Barista, un whisky, per piacere. », chiedo, sedendomi al bancone e alzando una mano per richiamare l’attenzione.
Il ragazzo mi vede e annuisce, quindi nel giro di un paio di minuti il bicchiere pieno fino all’orlo è davanti a me.
Lo secco in un colpo.
« Un altro. »
La mente volta a oggi pomeriggio, quando tutto è iniziato.
Il manager è venuto da noi a dirci che, a cominciare dall’anno prossimo, si prenderà ad uno ad uno a partire per il militare per adempiere ai nostri obblighi di leva verso il paese affinché non ci siano troppi accavalli e il gruppo non rimanga sfornito a lungo di troppi elementi contemporaneamente.
Il tutto, ovviamente, per anzianità.
Questo implica una semplice deduzione: Leeteuk sarà il primo a partire.
Insieme ad Heechul hyung, certo, ma non me ne frega niente di Heechul hyung!
« Un altro. »
O Dio… no, non è vero. Mi mancherebbe anche Heechul hyung, ma non è la stessa cosa!
Heechul hyung è un mio fratello a cui io voglio bene; Leeteuk lo amo come non ho mai amato nessun altro! E’ una cosa completamente differente.
« Un altro. »
E lui cosa fa? Di fronte alla mia preoccupazione, di fronte al fatto di avergli semplicemente detto che non vorrei che partisse; lui ha solo detto che deve.
Lui deve.
Lui deve sempre qualcosa agli altri.
Lui deve sempre attenzioni al gruppo. Lui deve sempre consolare Donghae quando bisticcia con Eunhyuk perché quest’ultimo gli dice che è troppo appiccicoso e lo soffoca. Lui deve sempre mettere pace tra Sungmin e Kyuhyun quando Kyuhyun ignora le chiamate di Sungmin e Sungmin lo accusa di non volergli abbastanza bene(3). Lui deve sistemare i casini che fa Yesung quando colora la faccia a tutti durante la notte e lui deve salvarlo dalle nostre grinfie assassine(4). Lui deve stare sveglio insieme a Ryeowook fino a non si sa che ora quando l’eternal maknae compone testi perché non può rischiare che non vada a dormire. Lui deve parlare con Shindong circa le ragazze e dargli consigli perché è un suo hyung e deve esserci per lui. Lui deve dar retta a Heechul e fare shopping con lui, perché altrimenti Heechul si vestirebbe da donna in qualsiasi occasione e lui non può permetterlo. Lui deve ascoltare Siwon, perché la sua fede è davvero piena di spunti di riflessione che gli aprono la mente.
Lui deve sempre qualcosa a qualcun altro.
Ma quand’è che deve qualcosa a ME?
« Un altro. »
Okay. Forse sono ingiusto. Io ho più di tutto quello che gli altri potrebbero desiderare da lui; perché è il mio amante e il mio amore e io posso baciarlo e abbracciarlo e accarezzarlo e amarlo come nessun altro (e se qualcun altro anche solo ci pensa è già morto).
Però mi ferisce la consapevolezza che lui non capisca che sto male all’idea di separarmi da lui.
« Un altro. »
Proprio lui, Mister Lacrima Facile; Mister Mamma Apprensiva!
Possibile che, proprio con me, lui non riesca a capire cosa sento? Eppure con gli altri è bravissimo a capirli al volo…
« Un altro. »
E’ triste pensare che l’unica persona al Mondo che vorresti che ti capisse, in realtà è l’unica a non farlo.
E’ triste pensare che debba capitare proprio a me.
« Un altro. »
« Ne hai bevuti troppi, amico. Sei ubriaco. Va’ a casa. »
Alzo lo sguardo sul ragazzo di fronte a me, che mi fissa con biasimo: « Non shono ubriaco. »
« Sì che lo sei. », mi dice lui « Fatti venire a prendere da qualcuno. »
« Shono con la mia macchina… », dico, strascinando le parole.
« Non penso che sia una buona idea che ti metti a guidare, amico. », mi suggerisce lui.
Io mi arrabbio: « E invece shi! », tuonò, alzandomi in piedi di scatto, traballando qua e la e battendo il pungo sul tavolo.
« Dai, chiamiamo qualcuno… », prova ancora lui, ma io lo interrompo: « GNO! So cavarmela da sholo… »
E, barcollando, esco dal bar e monto in macchina.
 
 
 
01:58
 
Mi scoppia la testa.
Sono ore che mi rigiro nel letto senza riuscire a chiudere occhio.
Continuo a fissare il soffitto e a sbuffare come una locomotiva a vapore.
Appena Eunhyuk se n’è andato ho sentito altri bisbigli nel corridoio, chiaro segno che tutto il dormitorio si è alzato a causa delle nostre urla.
O meglio: a causa delle urla di Kangin.
Urlare per cosa, poi, io non l’ho capito! Okay che gli mancherò, e che lui mancherà a me, ma perché deve farne una tragedia? Due anni passano in fretta, alla fine.
Ma forse parlo così solo perché sono davvero stanco.
Non faccio altro che correre di qua e di la dietro a tutti loro, cercando di dare sempre il mio supporto a tutti in egual modo. Cerco sempre di far sentire la mia presenza, la mia solidarietà e il mio affetto; ma anche il pugno fermo del leader se serve.
Ce la metto tutta da così tanto tempo che non ce la faccio più. Sono senza forze. Ho bisogno di riposarmi.
E irrazionalmente penso che questa occasione sia quella giusta: andarmene per due anni da tutto e da tutti. Staccare la spina, cambiare ambiente, facce, tipo di lavoro… non dico che sarà una passeggiata, perché non sarà così, ma per una volta sarò solo Park Jeong-Su e non Leeteuk il leader dei Super Junior.
Per una volta dovrò pensare solo e soltanto a me stesso, invece che a un altro branco di persone sconclusionate e disordinate e casinare e terribilmente incapaci di fare qualcosa senza di me.
Dopo la batosta di Hangeng(5), poi, ho davvero bisogno di andare via.
Ho bisogno di raccogliere i cocci di aver perso un fratello, di aver fallito, e di leccarmi le ferite in Santa Pace.
Da solo.
Senza nessuno.
Anche senza Kangin.
Anche se lo amo.
Anche se so che voglio lui nella mia vita.
Ho bisogno di stare solo.
 
 
 
02:47
 
« Dio Santo, Kangin! Il tuo alito puzza di alcool da qui a Tokyo! » L’urlo infuriato del manager mi fa girare ancora di più la testa.
« Hyung… non urlare… », gemo di dolore, premendo le mani sulle tempie che continuano a pulsare violentemente.
« Ringrazia Dio che non ti ho ancora ucciso, Kangin! », mi ricorda, continuando ad urlare.
« Mi dispiace, hyung. », ripeto per la milionesima volta, fissandolo con sguardo vacuo e lucido. Gli occhi li sento rossi e mi bruciano da morire.
« Hai fatto un casino, dannazione. Un casino enorme, Kangin. », continua il manager.
Annuisco, privo di forze persino per parlare.
Lo so bene.
Leeteuk mi ammazzerà.
« Capisco che lei debba rimproverarlo, ma qui dobbiamo procedere. » La voce annoiata del poliziotto ci fa riportare l’attenzione su di lui in un lampo.
Il manager diventa improvvisamente ben disposto e, sporgendosi in avanti verso l’uomo, comincia a dire con voce conciliante: « Ascolti… questo disgraziato qui è Kangin, un componente della famosissima band dei Super Junior. Sono sicuro che anche lei li conosce… »
« Mia figlia è una loro fan. », dice con tono piatto, scoccandomi un’occhiataccia « Ma ciò non toglie che questo ragazzo guidava ubriaco e ha causato un incidente. »
« Non possiamo risolvere tutto con un autografo per sua figlia e magari un pass per entrare nel backstage del prossimo concerto? », incalza il manager.
Mi viene da vomitare.
Per l’alcool e per la contrattazione stessa.
« Sta cercando di corrompermi, forse? Sono un poliziotto e far rispettare la legge è un mio dovere. », ribatte questi con cipiglio severo.
« Corromperla? Mai e poi mai, ne va del mio onore! »
Come no…
Il manager mi fulmina con lo sguardo. Evidentemente devo aver fatto una faccia strana; quindi prosegue: « Comprendo, certo. Non ho mai messo in dubbio che lei sappia fare il suo lavoro, signore. », prosegue con tono mellifluo, sporgendosi appena verso il poliziotto « Però comprenderà anche che anche noi siamo in una posizione difficile. Perché col gesto sconsiderato di questo idiota » E dicendolo mi afferra per un braccio e mi scuote, facendo aumentare la mia nausea. « ci andranno di mezzo non solo lui, ma altri undici ragazzi che non c’entrano niente e che non meritano che per colpa di un solo imbecille la loro carriera sia completamente rovinata. »
« E quindi? », domanda il poliziotto, intrecciando le mani e poggiando i gomiti sul tavolo. Ha un sopracciglio alzato e lo sguardo severo. Non so se perché sta aspettando di mandare il manager definitivamente a cagare e a me in galera o se è davvero interessato a quello che il manager sta dicendo.
« E quindi… proporrei di portare avanti la denuncia, ma evitando la detenzione. »
« Questo è… », comincia il poliziotto, ma il manager lo interrompe con un gesto veloce della mano: « Eviterei la detenzione perché noi dell’agenzia abbiamo pensato ad una punizione molto più dura e lunga, per lui. »
Un brivido di freddo mi attraversa la schiena: « Che stai dicendo, hyung? », domando sconvolto.
Sapevo che non l’avrei passata liscia, stavolta, ma nemmeno che fosse l’agenzia stessa a cacciarmi!
Lui si volta a fissarmi con occhi di fuoco: « Sto dicendo che per punizione avrà l’arruolamento immediato per adempiere ai suoi obblighi di leva per due anni. »
Cala un silenzio di tomba.
Il poliziotto sta soppesando l’opzione che gli è stata offerta.
Io sto calcolando il tempo che mi ci vorrà a rendermi conto che il mio intero Mondo mi è appena crollato addosso.
 
 
 
05:58
 
Sento il volto in fiamme.
Gli occhi mi bruciano.
I polmoni mi fanno male a furia di urlare.
« Non ci possono credere. Non ci posso credere. NON CI POSSO CREDERE! », urlo ancora.
Kangin mi fissa sconsolato.
E’ ancora inginocchiato a terra. Sta ancora piangendo.
E’ così da quando è tornato, almeno due ore fa.
Due ore che gli sto urlando contro.
Due ore che il manager ci ha detto quello che ha combinato.
Due ore che sappiamo che ha una denuncia per guida in stato di ebrezza, la patente sospesa per tre anni e che tra due giorni partirà per andare al militare. Prima di me, prima di Heechul. Prima di tutti.
« Come hai potuto? », domando per l’ennesima volta.
Ho la faccia inondata di lacrime. Non ho mai smesso di piangere da quando me l’hanno detto. Perché adesso è il dolore quello che le spinge, non la rabbia, e io non posso fermarle.
Mi sento ferito, tradito, abbandonato. Mi sento furioso con lui e furioso con me stesso perché mentre il manager parlava e diceva a tutti noi cosa sarebbe successo, l’unica cosa che riuscivo a pensare era che sì, finalmente avevo capito.
Avevo capito perfettamente quello che Kangin aveva cercato disperatamente di farmi capire nel pomeriggio e nella sera.
Avevo capito come si sentiva.
Perché adesso sono io a sentirmi così.
« Mi dispiace. »
« Non sai dire altro. », gli ringhio addosso.
« Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. », ripete con decisione. Mi fissa con quegli occhi neri pieni di lacrime e io non riesco a respirare.
Annaspo in cerca d’aria e cerco di recuperare la lucidità.
Il problema è che non so cosa fare o dire per stare meglio.
Il problema è che non so cosa pensare.
Il problema è che non so cosa farò senza di lui.
« Io… io non lo so, Kangin, mi dispiace. Non ce la faccio. Vattene in camera tua. »
Vedo chiaramente che le mie parole lo feriscono, ma non me ne importa niente.
Lui mi ha ferito molto di più, perché è stato stupido e frivolo e ha abbandonato il luogo dell’incidente con altre quattro persone coinvolte senza nemmeno sapere se stessero bene; perché si è ubriacato e per la seconda volta in pochi mesi si è messo nei casini. Perché è inaccettabile.
Perché adesso se ne andrà e io non so che cosa fare.
« Vattene, ho detto. »
 
 
~ ~ ~ ~ ~
 
 
05 Luglio 2010 – 08:42
 
Questi due giorni sono passati lentamente, ma al contempo velocemente.
Leeteuk non mi ha rivolto parola ed è rimasto quasi sempre chiuso nella sua camera.
Gli altri hanno fatto avanti e indietro dalla stanza del nostro leader, ma anche dalla mia.
Tutti mi hanno dimostrato la loro vicinanza, ma anche la loro rabbia. Mi hanno detto tante cose, e io ho assimilato i loro pensieri. Tutti hanno avuto delle parole di comprensione per me, ma anche di condanna. E mi ha fatto bene sentirgliele dire, perché ho bisogno di rientrare in carreggiata. Ho bisogno di tornare ad essere quello che ero un tempo, a riprendere il cammino giusto.
Ho perso la strada, ho smarrito chi sono, e tutto perché sono diventato dipendente da qualcun altro.
Devo tornare ad essere me stesso, Kim Young-Woon.
Però sono nervoso. Continuo a sfregarmi le mani e a guardarmi intorno cercando di respirare regolarmente.
Ho paura di andare via perché potrei perdere definitivamente Leeteuk, ma al contempo ho troppa paura di rimanere perché potrei perdere me stesso.
Faccio un discorso ai giornalisti che mi fissano e mi riprendono e mi fotografano, ma sono talmente terrorizzato che non so neanche cosa sto dicendo. So solo che mi scuso per i disagi combinati, che spero di fare un buon lavoro e che ho la certezza che gli altri membri, senza di me, lo faranno senz’altro.
Ed è proprio in quel momento che arrivano e mi abbracciano. Siwon è il primo, Leeteuk il secondo, poi seguono tutti gli altri, ma a me non importa. Mi importa solo di quel secondo abbraccio frettoloso, fatto col sorriso sulle labbra per non destare sospetti agli occhi del Mondo.
Mi viene da piangere, e lo faccio davvero, nascondendomi alla vista dei giornalisti, difeso dalle braccia dei miei fratelli, perché fa troppo male sapere che la persona che ami e che pensavi ti amasse, adesso ti odia.
E poi ci mettiamo tutti in fila; Leeteuk mi da una leggera spallata e mi fissa per un secondo, senza dire nulla. Le sue labbra sorridono, ma i suoi occhi no; ma vuole farmi sapere che, nonostante tutto, lui mi è vicino.
Quello che succede dopo è così veloce che fatico a ricordarlo. So solo che ho mostrato al mondo la mia testa rasata e che gli altri sono stati lì con me, con la recita di Leeteuk che è continuata con un altro abbraccio e altri sorrisi.
E poi le porte della caserma si sono aperte davanti ai miei occhi e subito dopo chiuse alle mie spalle.
 
 
 
11:23
 
Kangin è partito e noi siamo tornati in dormitorio.
Anche se ci sono tutti i miei fratelli con me, l’ambiente mi pare vuoto e freddo.
Mi sento perso, sconfitto, sconsolato.
Kangin è andato via e non lo rivedrò per due anni.
Avrei voluto prenderlo a calci, urlargli ancora contro; ma io sono il leader e ho dovuto fingere che fossi dalla sua parte. Ho dovuto ascoltare il suo discorso fingendo di essere d’accordo quando in realtà avrei solo voluto gridargli: « No, brutto idiota! Non saremo grandi senza di te, perché senza di te non siamo i Super Junior così come li amo io! »
Ma non potevo farlo.
Non potevo.
E ho dovuto ingoiare il rospo e adesso la casa è vuota, lui se n’è andato e il mio letto ha il suo profumo.
Come farò?
A resistere, a perdonare.
Riuscirò a perdonarlo?
 
 
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19 Settembre 2010 – 14:43
 
« C’è una visita per te. », mi dice un altro soldato che è in camera con me.
« Mh? »
Sono sinceramente sorpreso. Mia madre è venuta ieri, quindi chi può essere? Forse uno dei membri…
Scuoto la testa, cercando di scansare l’illusione. Da quando sono qui, nessuno è venuto a trovarmi. O per lo meno, non uno dei membri. Mi hanno scritto lettere e parlato qualche volta al telefono, ma nessuno è venuto ancora a trovarmi.
Di sicuro è mia madre che si è dimenticata di darmi qualcosa.
Mi alzo dalla branda e mi avvio verso l’ingresso, dove mi hanno detto che mi attendono.
Avanzo con le mani ben calate nelle tasche, convinto di veder comparire la figura di mia madre, ma quando vedo quella schiena, so che è lui.
Lo so perché lo riconoscerei tra milioni di persone nel Mondo.
« Teuk… », esalo.
Lui si volta di scatto verso di me: « Kan… »
« T… Teuk… », ripeto. Non so cos’altro dire.
Lui è l’unico che dal cinque luglio è completamente scomparso dalla mia vita.
« Ti trovo bene. » Me lo dice con un sorriso. Uno di quelli suoi, dolcissimo e un po’ storto, con il punto di spillo da una parte della guancia.
E’ così bello che me lo mangerei.
« Anche tu sei in gran forma. », rispondo.
« Ma tu sei dimagrito. », ridacchia, puntellandomi la pancia con l’indice.
Lo fisso in silenzio, immobile, non sapendo davvero cosa dire.
Forse, potrei chiedere l’unica cosa logica: « Perché sei qui? »
 
Già… perché sono qui? Non lo so.
« Mi mancavi. »
Lo dico senza pensare, perché in fondo è la verità.
« Sono più di due mesi che non rispondi a nessuna delle lettere che ti ho mandato. Ho anche provato a chiamare, ma ti sei sempre fatto negare. » Me lo dice con un po’ di rabbia, e lo capisco. So che è il dolore di sentirsi rifiutato a parlare.
« Mi dispiace. Ero davvero arrabbiato con te. », confesso con un sospiro.
« Lo so. », sospira lui a sua volta.
« Ma adesso non sono più arrabbiato con te, Kangin. » Lo dico titubante, fissandolo da sotto la visiera del cappello nero.
Scruto la sua faccia molto più magra, cercando di leggerne ogni espressione.
La divisa mimetica lo rende grande e minaccioso, ma io so che in realtà è solo un grande orso adorabile.
I suoi occhi si spalancano, sorpresi: « D-dici sul serio? », domanda incerto, balbettando un po’.
Annuisco con un sorriso, cercando in me le parole giuste da dire. Perché questo sarà un discorso lungo e spero che lui capisca davvero il concetto che io voglio dire e che ho impiegato due mesi per accettarlo: « Penso ancora che tu sia stato un vero idiota, Kangin, e se potessi ti prenderei a calci per il resto della tua esistenza… », mi premuro di precisare « Ma io ti amo. Ti amo anche quando sbagli e ti amo proprio perché non sei perfetto. » Sorrido appena, fissandolo in quegli occhi lunghi e dolci. « Casa senza di te non è più casa. Il mio letto è vuoto e io sono così triste che non so cosa fare, senza di te. Pensavo che senza voi in mezzo ai piedi sarei stato meglio, che senza la vostra presenza, partire per il militare sarebbe stata una liberazione. Ecco perché quella sera non riuscivo davvero a capire cosa volessi dirmi, Kangin. » Vedo che le mie parole lo feriscono. Perciò mi affretto ad aggiungere: « Ma vederti andare via mi ha fatto capire che non importa quanto voi mi facciate infuriare, quanto tempo debba perdere dietro ai vostri capricci, quante notti in bianco devo passare o quanto mi farete urlare di rabbia… se non ci siete voi, se non ci sei TU, allora la mia vita non ha senso. Perché voi siete i miei fratelli, la mia famiglia, e io vi amo sopra ogni cosa. Perché io amo TE sopra ogni cosa, perché tu sei tutto quello che ho sempre voluto, perché ti sarò accanto anche in un momento difficile come questo e ti aiuterò a ritornare quella strada costellata di gioie che avevamo iniziato insieme. Basta rancori, basta silenzi, basta sbronze o stronzate. Adesso affrontiamo la vita insieme. »
Non faccio nemmeno in tempo a finire di parlare che le sue braccia mi avvolgono strette. So che sta piangendo, perché le sue lacrime calde mi bagnano il collo, così come le mie stanno bagnando le mie guance.
Siamo in questo cortile, davanti all’ingresso della caserma dove potrebbe vederci chiunque, ma non mi importa.
Ho Kangin.
Adesso l’ho capito.
 
 
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08 Febbraio 2011
 
“Cari membri,
l’altra sera ho visto la vostra performance in televisione. Ho riso davvero tanto di fronte alle facce buffe che ha fatto Eunhyuk.
I miei compagni di camerata mi hanno chiesto se era quello il gruppo di cui faccio parte, e io sono stato davvero orgoglioso di dire che sì, appartengo ai Super Junior e che voi siete i miei fratelli.
Mi mancate.
Vi prego, ricordatevi di me.
Vi voglio bene”.
 
 
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05 Luglio 2011
 
“E’ passato un anno.
Un intero anno.
Sono a metà strada, Jeong-Su, presto tornerò da te”.
 
 
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16 Aprile 2012 – 13:42
 
Il cuore mi sta scoppiando.
Ho paura, sono emozionato, agitato e felice al tempo stesso.
Fisso quella cancellata grigia come se fosse la porta dell’Inferno e spero con tutto il cuore che si apra in fretta.
Kangin ha finito. Ha adempito al suo servizio verso il nostro paese e oggi tornerà da me.
Quando ho detto che due anni non erano niente… ero completamente fuori di testa.
Continuo a tormentarmi le mani, a guardarmi intorno e a muovermi sul posto cercando di trattenere le lacrime.
Ma quando sento uno scricchiolio e vedo una figura alta in divisa mimetica uscirne, so che è lui e non posso trattenermi oltre.
I miei piedi si muovono da soli e scatto in avanti, con già le lacrime che scendono copiosamente, stringendomelo forte contro per interminabili secondi mentre annuso il suo profumo dopo tanto tempo, sento il suo calore, il suo petto contro il mio, il suo cuore che va così veloce che sta per sfondargli la cassa toracica, le sue forti braccia che mi avvolgono in una stretta piena dei miei stessi sentimenti.
« Bentornato… », sussurro.
« Mi sei mancato. », mi sorride contro il collo, depositandoci un leggerissimo e impercettibile bacio che però io sento e riconosco.
Le sue labbra sulla mia pelle sono fuoco e io sento già che vorrei solo che fossimo soli.
« Anche tu mi sei mancato. », gli sussurro in un orecchio, mentre sento i flash dei fotografi e delle ELF impazzire dietro di noi.
I nostri fratelli attendono che ci stacchiamo, ma non ne abbiamo la forza.
Solo un altro secondo, vi prego…
« Ti amo. » Lo dice pianissimo, mentre alza il viso un poco per abbracciare anche gli altri, sorridendomi in quel modo dolcissimo che mi è mancato come l’aria dopo tutte le lacrime.
E basta quel sorriso a farmi capire che adesso sì, è in quella strada piena di gioie che abbiamo iniziato e che finiremo insieme.
Le mie labbra si distendono spontaneamente in un sorriso pieno di felicità.
 
 
 
FINE
 
(1) Jeong-Su Park: E’ il vero nome di Leeteuk.
(2) Young-Woon Kim: E’ il vero nome di Kangin.
(3) Vi giuro che è successo davvero. Lo ha raccontato proprio Leeteuk in una puntata di SUKIRA Kiss The Radio.
(4) Altra cosa che accade davvero: Yesung, di notte, gira per le stanze degli altri e li fissa. Hanno detto che è davvero inquietante, e non ho dubbi a credere che sia vero! XD!
(5) Hangeng se n’è andato proprio a luglio 2010.
 
Spiegazioni circa l’incidente di Kangin: allora, ho delle precisazioni da fare: l’incidente qui citato di Kangin è accaduto davvero, ma a ottobre 2009, non a luglio 2010. Per esigenze “di copione” l’ho un po’ stravolto e cambiato anche di data.
In realtà i fatti sono i seguenti: alle 03:10 di notte del 16 ottobre 2009, Kangin, ubriaco al volante, ha scontato con due taxi nel quartiere di Gangman a Seoul coinvolgendo altre quattro persone (che per fortuna non hanno riportato danni gravi, ma solo lievi contusioni). Spaventato, è fuggito dal luogo dell’incidente. Si è costituito solo il mattino seguente alle 08:50 (sempre del 16 ottobre) ma, nonostante questo, i poliziotti lo hanno comunque accusato di omissione di soccorso e guida in stato di ebrezza. Il suo tasso alcolemico, nonostante fossero passate svariate ore dall’incidente, era ancora di 0.081% superiore al limite consentito.
Successivamente lo avevano condannato ma, sicuramente grazie allo zampino della SM, sono riusciti a convincerli a mandarlo al militare, con partenza immediata. Per alcuni problemi, la partenza è stata rimandata al luglio dell’anno successivo (2010). Tuttavia nel mentre, Kangin è stato allontanato dalle scene e Leeteuk ha usato spesso parole dure con lui anche di fronte a tutti, dicendo soprattutto che lui avrebbe fatto qualunque cosa per salvare i Super Junior e Kangin da tutto questo. Distinse bene le due parti, facendo intendere a tutti che in quel momento non lo riteneva un membro del gruppo.
Questo era dovuto anche al fatto che pochi mesi prima, Kangin aveva avuto un altro incidente, sempre da ubriaco, ma quella volta se l’era scampata senza grandi danni. Mentre in quest’altro caso gli è stata fatta pagare solo una multa di 8,000,000₩ (circa 5.000€) come ammenda, evitandogli la galera.
Tuttavia, il fatto che l’abbiano mandato al militare per impartirgli la disciplina che sembrava aver perso, è del tutto vero.
Comunque QUESTO è il video della partenza di Kangin; e QUESTO quello del ritorno.
Spero di essere stata esauriente! :)
   
 
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