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Autore: camoeight    04/10/2014    5 recensioni
"Per sempre non significa niente, nemmeno per creature come noi..."\"“Buon compleanno Caroline” si sentì sussurrare all’orecchio e un brivido le attraversò la schiena. Questa è una raccolta di one-shot\drabble di vario genere. La coppia principale è Klaroline, ma non solo!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Enzo, Katherine Pierce, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And Death Shall Have No Dominion 


 And with thee fade away into the forest dim
(Part.1)
(Keats_Ode to a nightingale)
 
 
Sua madre senza volerlo le aveva aperto gli occhi. L’aveva abbracciata “Sei cresciuta così tanto, amore. Sei cambiata. A volte ti guardo e mi chiedo se sei ancora tu…” ovviamente le sue intenzioni erano state le migliori, ma nella testa della vampira era germogliato qualcosa.
Chi sei?
Un giorno Caroline Forbes si era svegliata, aveva fatto le valigie ed era partita.
Prima tappa: Parigi.
All’inizio era stato difficile per lei. Una città sconosciuta, la solitudine, ma con il tempo aveva imparato ad apprezzare il silenzio, la mancanza di drammi.
Quanto amava Parigi! Era riuscita persino a soggiogare le persone giuste, ritrovandosi in prima fila durante le sfilate migliori dell’anno.
Aveva fatto colazione davanti alla Torre Eiffel e passeggiato per gli Champes Elysee. Si era commossa guardando dal campanile di Notre Dame la città illuminata
Le piaceva Parigi. Fino a quella sera.
Rientrando una mattina nella sua camera, aveva trovato una rosa rossa e un disegno. Rappresentava lei, il giorno prima, seduta in un bistrot intenta ad assaggiare alcune specialità del posto.
Klaus.
Sapeva dov’era, l’aveva seguita.
Istintivamente pensò che avesse rotto la sua promessa, ma in effetti quella non era Mystic Falls.
Non era ancora il momento, si disse agitata, era troppo presto. Era stata solo due anni a Parigi, ma non poteva più rimanere. C’era ancora tanto che doveva scoprire e doveva farlo da sola.
La sera stessa comprò un biglietto per Roma.
 
La città eterna era in un certo senso come se l’aspettava. Le persone erano gentili e tutto sembrava vivace. Era riuscita a permettersi un piccolo appartamento e trovare un lavoro come guida turistica, ovviamente con la sua capacità d’apprendimento imparare l’italiano non era stato difficile.
Aveva anche scoperto di adorare la pizza. La vera pizza, non quella roba americana che spacciavano per tale.
Erano trascorsi otto anni da quando era arrivata a Roma.
Una sera si trovava in un locale, intenta a festeggiare il suo compleanno. Sola, come gli anni precedenti.
“Caroline” la sua voce. Quell’accento l’avrebbe riconosciuto ovunque.
Si voltò alla sua sinistra mascherando la sorpresa “Klaus, ti direi che è una piacevole coincidenza incontrarti qui, ma sappiamo entrambi che non è così…” era più forte di lei. Quell’uomo riusciva a potare a galla il suo lato peggiore.
Klaus sorrise per nulla offeso e Caroline sbuffò “Cosa vuoi?” chiese e l’ibrido fece spallucce “Un ballo?” propose indicando la pista, dove solo un paio di coppie ondeggiavano a ritmo di musica.
La bionda lo seguì con lo sguardo, poi riportò l’attenzione su Klaus, poi di nuovo sulla pista, incerta.
Dopo qualche secondo e una battaglia silenziosa con se stessa, gettò le braccia in aria rassegnata “D’accordo, un solo ballo!” esclamò, poi puntò l’indice contro il suo petto “…ma niente scherzi Klaus…” e l’altro alzò le mani in segno di resa “Promesso”.
Un ballo divennero due, poi tre. Caroline aveva perso la concezione del tempo tra le sue braccia e si chiese se sarebbe stato sempre così.
“Buon compleanno Caroline” si sentì sussurrare all’orecchio e un brivido le attraversò la schiena.
“Mi deludi Klaus, non vedo ancora nessun regalo…” mormorò la vampira cercando di provocarlo e l’ibrido si avvicinò automaticamente al suo viso “Ti sbagli…” fece una piccola pausa, come cercando le parole giuste “…sarebbe un clichè se ti dicessi di averlo nella mia camera d’albergo?” domandò accarezzandole la guancia. La vampira ci pensò un attimo “Lo sarebbe di meno se ti dicessi di sì?” fece di rimando.
Klaus rise prendendola per mano “Niente scherzi. Sono un uomo di parola Caroline” promise guidandola verso casa sua.
Klaus ovviamente alloggiava nell’albergo più sfarzoso della capitale, tutti lo trattavano con il massimo rispetto e Caroline non poté evitare di alzare gli occhi al cielo.
Una volta in camera si sedette su una poltrona e lo guardò curiosa.
“Aspettami qui, vado a prendere una bottiglia di vino. Dopo il brindisi avrai il tuo regalo…” disse l’ibrido senza nascondere l’entusiasmo, sparendo in un’altra ala della suite.
Caroline sorrise. In fondo non era stato il peggior compleanno della sua vita. Tutt’altro.
Si guardò intorno curiosa alzandosi e dando un’occhiata in giro. Vide una scrivania con dei fogli. Ovviamente erano tutti suoi ritratti, pensò divertita sfogliandoli. Fontana di trevi, Colosseo…
La sua attenzione fu catturata da qualcosa. Sotto l’ultimo foglio c’erano due biglietti.
New Orleans. La data era quella del giorno successivo.
Ecco qual’ era il suo regalo, pensò amara rimettendo tutto al suo posto.
Alzando lo sguardo si vide riflessa nel vetro della finestra.
Un giorno, tra un anno o magari un secolo…
Era troppo presto.
 
“Caroline, scusa l’attesa, ma ero indeciso tra questi due vin-” si bloccò non appena vide la poltrona dove poco prima Caroline era seduta, vuota.
La finestra era spalancata e le tende svolazzavano portate dalla brezza primaverile.
Se ne era andata. Di nuovo.
Prese il cellulare “Rebekah, cambio di programma tesoro…torniamo a New Orleans stasera stessa, non c’è più niente qui…” e riattaccò.
Rimase in silenzio per qualche momento, poi senza pensare afferrò la sedia più vicina a lui scagliandola contro la parete. Tavolo, divano e scrivania seguirono la stessa sorte.
Quando sentì di essere più calmo andò in camera e aprì il mobiletto accanto al letto. Si rigirò il braccialetto tra le mani, quello che anni prima lei gli aveva gettato addosso. Era il suo regalo, ma lei era di nuovo sparita.
 
 
Tokyo era stata tutta un’altra storia.
La città l’aveva completamente stordita. Le luci, i colori, gli odori.
Era spaesata, ma la sua capacità di adattamento le aveva ben presto permesso di inserirsi al meglio e abituarsi ai ritmi frenetici.
In dieci anni non aveva più avuto notizie da Klaus, non dopo Roma.
Non è che si sentisse delusa.
Ma doveva ammettere che questa assenza la rendeva nervosa. Stava tramando qualcosa o l’aveva semplicemente dimenticata? Non voleva considerare né l’una ne l’altra ipotesi.
Una sera rientrando nel suo palazzo era stata fermata dal guardiano notturno.
“Signorina, c’è un uomo che dice di conoscerla. Ho provato a fermarlo ma-” iniziò, ma Caroline era già a metà corridoio.
Lo sapeva. Lo sapeva!
Klaus semplicemente non ce la faceva ad ignorarla per troppo tempo, ma questa volta l’avrebbe sentita. Questa volta gli avrebbe detto in faccia-
Entrò come una furia, guardandosi intorno frenetica.
Non c’era nessuno. Improvvisamente si sentì molto stupida. Aveva immediatamente pensato fosse Klaus, senza neppure considerare l’eventualità che qualcun altro si fosse introdotto in casa sua.
Sentì una presenza alle sue spalle e snudò i canini pronta ad affrontare lo sconosciuto.
Si ritrovò schiacciata contro la porta d’ingresso “Ehi! Ritira gli artigli riccioli d’oro…è questo il modo di trattare un amico?” sentì sghignazzare.
Si rilassò immediatamente e la presa scomparve.
“Enzo!” esclamò accendendo le luci “Mi hai fatta morire…” disse portandosi una mano al cuore. Il vampiro senza fare complimenti, dopo aver ispezionato il frigo, si versò una bottiglia di scotch sedendosi sul divano.
“Fa come fossi a casa tua…” mormorò stizzita la bionda e l’altro rise “Oh andiamo! Ti sono mancato e lo sai…” fece ammiccante.
“Cosa vuoi?” chiese Caroline portando le mani ai fianchi, Enzo si stiracchiò “Vedere come te la passi…” rispose semplicemente e la bionda fece un verso incredulo “Sì certo, sto aspettando Enzo!” insistette battendo il piede e il vampiro espirò rassegnato “Tua madre voleva sapere come stavi…e anche io” ammise infine “Sono pur sempre il tuo migliore amico…” aggiunse e Caroline fece una smorfia “Stefan è il mio migliore amico, tu sei una riserva finché lui non è qui!” esclamò scoppiando a ridere davanti all’espressione scandalizzata dell’altro “Ouch! Riccioli d’oro, questa era pesante! Stefan e la sua bionda originale sono ancora in giro per il mondo no? Quindi non hai scelta: me o Damon…” rispose e Caroline si sedette accanto a lui “Passami quella bottiglia e apri bene le orecchie…hai vent’anni da recuperare!” cinguettò felice e lo sentì sospirare “D’accordo, ma avrò bisogno di altro alcol per questo…”.
 
Si era addormentata sul divano e Enzo ne aveva approfittato per chiamare Liz e confortarla. Poi aveva iniziato a curiosare in giro.
Era un bell’appartamento moderno, mobili nuovi e tutto il resto…
Ma non era una casa. Niente foto, niente piante né cd.
Pensò a diverse cose mentre Caroline dormiva, come ad un certo ibrido che l’aveva contattato pochi giorni prima.

 
“Assicurati che stia bene”
“Caroline è un’amica, non ho bisogno che tu mi dica cosa fare”
Enzo si morse la lingua, Klaus non era un tipo da mettersi contro e lui l’aveva appena fatto.
La risposta dell’altro lo colse impreparato.
“Per favore, voglio solo sapere se sta bene. Se…” lo sentì prendere un respiro “…se è felice…”
Enzo sospirò “Sai Klaus…” disse guardando Liz, facendole l’occhiolino “…stavo giusto pensando di fare un salto a Tokyo…”
 
 
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore proveniente dalla cucina.
“Non c’è la marmellata sui pancakes! Enzo! Quale amico dimentica la marmellata?!” la sentì strillare e scuotendo la testa divertito la raggiunse “…uno di riserva probabilmente…” mormorò schivando appena in tempo il bicchiere.
Le lasciò fare colazione in pace, ma al momento del caffè non riuscì più a trattenersi “Caroline” la chiamò “Che stai facendo?” le chiese serio.
La bionda lo guardò stranita “Ehm…colazione?” rispose come fosse ovvio, poi lo vide scuotere la testa “No, intendo…che stai facendo? Qui…” fece guardandosi intorno.
Caroline emise una risata nervosa e cominciò a lavare la tazza “Io…ho bisogno di stare sola…ho vissuto per i problemi degli altri per così tanto a Mystic Falls che avevo dimenticato chi fossi. Forse non l’ho mai saputo…” fece una pausa asciugandosi le mani e avvicinandosi all’amico “Devo stare ancora per un po’ per conto mio e capire chi sono, chi voglio essere…” decise guardandolo negli occhi.
Enzo assottigliò lo sguardo “Cazzate” esclamò “Una marea di cazzate” ripeté superandola e facendo per recuperare la giacca.
Caroline rimase qualche secondo lì impalata con gli occhi sgranati, poi come svegliatasi da un trance, si voltò “Come scusa? Mi sono aperta con te ed è tutto quello che hai da dire?” fece sconvolta.
Enzo la guardò dall’ingresso “Capisco che tu voglia trovare te stessa Caroline, ma chi ti dice che tu debba farlo da sola?” domandò “Sai a volte sono proprio le persone a cui teniamo di più a renderci chi siamo...” ribadì con tono più pacato avvicinandosi e, guardandola più dolcemente, le mise una mano sulla spalla “Caroline, tu stai scappando…e proprio da te stessa. Io penso che tu sappia benissimo che persona sei e soprattutto con chi essere  quella persona. E questo ti spaventa da morire…” disse prima di riprendersi la giacca e aprire la porta.
“Dove vai?” chiese la vampira in un fil di voce.
“Ho detto quel che dovevo dire, adesso sta a te riccioli d’oro…” uscì di casa, ma prima di andarsene si affacciò di nuovo “…sappi che mi aspetto un regalo enorme per questo! Ti ho ascoltata per tutta la notte –sei ore!cristo santissimo- Stefan ti avrebbe spezzato il collo dopo venti minuti…” esclamò e chiuse la porta lasciandola sola, con mille pensieri.


 
Ciao a tutti! Eccomi con un nuovo esperimento! Una raccolta di one-shots 0.0'' 
Spero che "l'esordio" vi sia piaciuto e vi dico anche che, sebbene one shot, alcune saranno divise in più parti! Spero di sentire presto qualche responso per sapere che ne pensate!!! Un abbraccio, Cami.

 
  
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