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Autore: amoreperniall    05/10/2014    2 recensioni
Lya non riesce proprio a crederci, è davvero davanti a Bryan, e trattiene il respiro, perché la divisa da soldato lo rende ancor più bello di quanto già non fosse, o forse è solo la guerra, si, lui glielo aveva detto, le aveva detto che la guerra fa apprezzare le cose, o le rende più uniche agli occhi delle persone, perché l’idea di doverle lasciare andare fa male, fa male dentro, quasi fino ad uccidere, e allora capisci quanto siano davvero importanti.
-
Domani all’aeroporto alle undici, finalmente.
-
«Mi salvi.»
«E come?»
«Restando.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Apologize.

 
Il problema non è quanto aspetti,
ma chi aspetti.


Apologize, love.
 
Scusa amore, scusa se ho solo diciannove anni.
Scusa, se ho quattro anni in meno rispetto a te.
Scusa, se sono tremendamente timida.
Scusa, se sono piena di insicurezze.
Scusa, se la mia unica sicurezza sei tu.
Scusa, se ti chiedo sempre se mi ami.
Scusa, se ho paura, fin troppa, di perderti.
Scusa, se spesso ho gli occhi lucidi e piango.
Scusa, se ho bisogno continuamente che tu mi abbracci.
Scusa, se sono così dannatamente emotiva e fragile.
Scusa, se non sono abbastanza per te.
Scusa, se ho veramente poca fiducia in me.
Scusa, se non riesco a stare lontano per troppo tempo da te.
Scusa, se non voglio stare lontano da te.
Scusa, se a te ci tengo davvero.
Scusa, se da quando ti ho conosciuto non ti ho più mollato.
Scusa, se dicevano che per farti innamorare dovevo ridere, ma ogni volta che eri tu a ridere, mi innamoravo io. E scusa se mi innamoro tutt’ora.
Scusa, se sono fatta della stessa sostanza dei sogni.
Scusa, se seguo sempre i miei sogni.
Scusa, se il mio sogno sei tu.
Scusa, se con te sto davvero bene, perché fai tutto quello che nessuno mai aveva fatto per me: c’eri e ci sei, semplicemente, e ti ringrazio, amore.
Oh, e scusami se ti chiamo amore, scusa se ti ho dato questo nome, anche se tu un nome già ce l’hai, ed è bellissimo.
E per finire, scusa se ti amo, e non voglio lasciarti andare.


 
Lya non riesce proprio a crederci, è davvero davanti a Bryan, e trattiene il respiro, perché la divisa da soldato lo rende ancor più bello di quanto già non fosse, o forse è solo la guerra, si, lui glielo aveva detto, le aveva detto che la guerra fa apprezzare le cose, o le rende più uniche agli occhi delle persone, perché l’idea di doverle lasciare andare fa male, fa male dentro, quasi fino ad uccidere, e allora capisci quanto siano davvero importanti, anche se Lya sapeva da tempo che lui è importante, solo, in questo momento sente di non aver accurato a fondo il livello di ‘importanza’, perché doverlo salutare le sta lacerando il cuore, e sta mettendo tutta la forza che possiede per non far scivolare sul suo viso nemmeno una piccola lacrima.
Ma quei ricci castani e gli occhi verdi non aiutano proprio, e lei lo trova così stra-maledettamente perfetto, e quanto vorrebbe poterlo stringere a sé e sapere che lui non sta partendo per quella dannatissima guerra. Vorrebbe solo averlo accanto, sempre.
Ma il suo riccio non può rimanere.
«Bryan» sussurra lei ed è la voce a tradirla, flebile e sull’orlo delle lacrime.
«Sh, piccola. Amore, so che è difficile, ma io tornerò, è una promessa.»
«Lerman! Sbrigati soldato!»
«Cucciola, io devo andare, ma ci sarò sempre, qui – indica il cuore della ragazza – e tornerò, promesso. Ti penserò sempre, amore.» un ultimo bacio, un ultimo sguardo, le mani di Bryan lasciano quelle di Lya, un ultimo sorriso, una voltata di spalle, e quel muscolo involontario, striato, che si trova nel petto, a sinistra, le si spezza, e non regge più. 
Le lacrime le rigano amare e senza pietà il viso e finisce seduta a terra, col dolore tra le mani.
Poi, come un input, d’istinto, Bryan si rigira verso la persona che ama, e a vederla così il suo cuore si rompe in tanti piccoli pezzi ancor più di prima.
«Promesso!» le urla, e lei lo sente, è lontano, un urlo lontano, ma lo sente forte e chiaro, e quella promessa le basta, le basta per resistere, le basta per sopravvivere.
«Ti amo!» una frase, due parole, cinque lettere, urlate fra le lacrime, urlate tra il dolore e l’amore, ricche di tutti quei sentimenti che in questo momento sono nel suo corpo e la stanno distruggendo a poco a poco, ma le va bene, perché davvero sopravviverà, e quando tornerà, lui la ricostruirà, e lei tornerà a vivere.
E si gira, sospirando, a pezzi, ma con un minimo di speranza; si asciuga le lacrime, e cerca di farsi forza. Esce dall’aeroporto, e torna a casa, la loro casa, mentre vorrebbe stare stretta a Bryan in questo giorno che rispecchia molto la sua anima, diluvia, diluvia tutto, e lei non ha riparo, perché il suo riparo era lui. Che poi, perché era?



07 Febbraio. Due settimane dopo.
Lya è sdraiata sul divano, vestita semplicemente con jeans e maglioncino, e guarda la televisione, quando ad un tratto il programma che stava guardando cinque secondi prima si blocca, e la schermata del telegiornale le appare di fronte.
«Ci scusiamo per aver interrotto il programma, ma abbiamo notizie sui Marines in guerra in questo momento.» e lei sussulta, perché sa che potrebbero dire qualsiasi cosa, e spera che a Bryan non sia successo nulla di brutto.
«Purtroppo durante la notte sono esplosi degli ordigni e finora sono stati contati dodici soldati americani morti, e diciassette feriti.» la schermata del telegiornale scompare, ritornando quella precedente del programma televisivo.
Il cuore di Lya perde uno, due, cinque, ottocento battiti, forse più, per poi ricominciare a battere velocemente. Sente gli occhi pizzicare, e lascia che alcune lacrime le scivolino sul viso fino ad arrivare al pavimento, perché non vuole, non può e non deve esserci il suo Bryan lì in mezzo.
E allora prende il telefono tra le mani, digita il suo numero che ormai conosce a memoria, meglio del suo nome, e chiama, chiama ma senza ricevere risposta, finché non parte la segreteria telefonica, e quasi non le viene da buttare il telefono alla fine della stanza, ma decide di chiamare la Caserma.
«Pronto?»
«Pronto, sono Lya Smith, ho saputo che ci sono stati dei morti e dei feriti. Sono la fidanzata di Bryan Lerman, per favore, la supplico, mi dica come sta lui.» dice con velocità e voce rotta, mentre sente il mondo crollarle, e sa che potrebbe davvero crollarle tutto quel peso addosso.
«Signorina, tranquilla, Bryan sta benissimo, è uscito illeso dall’esplosione.»
«Grazie, grazie mille.» chiude la chiamata, e le lacrime che prima erano di paura e dolore ora sono di gioia, perché lui sta bene, e questo basta.
La porta si apre e ad entrare è Saya, la sua migliore amica, nonché sorella del suo ragazzo, e corre ad abbracciarla, forte, e anche lei la stringe con altrettanta forza, proprio come due vere amiche, anche se loro infondo sono molto di più, sono sorelle.
Poi Lya sente qualcosa nello stomaco, mentre il senso di nausea avanza, e allora si allontana da Saya e corre in bagno. Le succede da un po’, ormai.
«Lya!» esclama la sua migliore amica preoccupata andandole in aiuto, ma lei si rialza barcollando leggermente.
«Sto bene.» afferma, ma la sicurezza in quel tono non c’è.
«No che non stai bene! Non è la prima volta che succede, Lya.» ribatte l’altra, prendendola per un braccio e portandola fuori di casa, salgono in macchina e lei mette in moto.
«Dove mi stai portando?»
«Da un dottore.»


03.47 p.m. Qualche minuto dopo.
«Oh cavolo.» esclama Saya incredula, mentre vede quello che mostra lo schermo.
E allora Lya alza lo sguardo e ciò che le è davanti proprio non se lo aspettava; allora guarda la dottoressa che le sorride.
«Sei incinta.»


04.09 p.m. Casa.
Lya non riusciva proprio a crederci; lei, madre? 
E aveva paura, troppa paura, perché lei non era una cima nelle responsabilità, non sapeva badare a se stessa a momenti. E si sentiva intimidita da quella piccola creatura che ogni piccolo secondo cresceva in lei, ma anche da quel peso che ormai la stava buttando giù, sempre di più. 
E si chiedeva se ce l’avrebbe fatta, ma fatta davvero, e non riusciva a rispondersi, per tutto il tragitto di ritorno si faceva la stessa domanda.
Entra in casa, con lo sguardo perso, perso nel mare in tempesta che c’è in ogni parte del suo corpo, e istintivamente porta le mani al ventre e lo accarezza delicatamente.
Si chiede se sarà in grado di crescere quell’esserino, e si demoralizza perché lei non si sente per niente all’altezza.
Entra in camera da letto e la prima cosa che vede è una foto, una loro foto, sorridono e sono felici; si avvicina e la sfiora con le dita.
Non adatta.
Lya è sempre stata così, una di quelle ragazze che si sentono inutili e imperfette, anche se per Bryan lei non è inutile, no, ed è perfetta.
Cerca qualcosa nell’armadio, un loro vecchio album, lo estrae, e sorride debolmente alla vista della copertina; si siede sul pavimento con le spalle al letto e lo apre.
Sfoglia le pagine, sorridendo felice per tutti i ricordi che ci sono segnati lì e hanno vissuto.
Poi, una foto del ragazzo in divisa, con le labbra incurvate in un sorriso. Lya ricorda bene quel momento, erano ancora migliori amici e lui le aveva mandato quella foto, e sorrideva, sorrideva per lei. E a Lya si presenta un pensiero, una piccola ipotesi, che basta a farle male.
E se Bryan non tornerà?
Una piccola lacrima le riga il viso, non si preoccupa di asciugarla, ormai è abituata a quell’amaro che le bagna il viso, senza pietà, senza mai smettere di consumarsi, continuamente sono lì, a riversarsi. Questa volta è solo una, una che rappresenta il mare dentro di lei, quel mare incessantemente in tempesta.
E arriva all’ultima pagina, l’ultima di quell’album pieno di lui, di lei, di loro; lo chiude respirando a fondo. Non sa quello che succederà, non sa nulla in realtà, ma una cosa si, sa che quella piccola creatura che le è in grembo le cambierà la vita, in meglio, e maturerà e si, sarà in grado di fare la madre; lotterà per lui o lei, spera non da sola, ma con l’amore della sua vita che le ha promesso di tornare e lei a quella promessa ci crede davvero perché lui le ha sempre mantenute le sue promesse, senza l’aiuto di Bryan, sopravviverà per quell’esserino che è adesso, con Bryan, vivrà per entrambi, che sono e saranno la sua felicità, il suo tutto
E le sue dita sfiorano il suo ventre, mentre un piccolissimo segno quella creatura lo dà, e Lya sorride, poco, ma sorride.



3 mesi e tre settimane dopo.
07.04 p.m. Casa.

Stesa sul divano, a guardare la televisione, c’è Lya, con il pancione che già un po’ si nota, e con la mano delicatamente lo sfiora, pensava di essere irresponsabile, in realtà sin da questo periodo lei è cresciuta, è più matura, ma in verità lo era da sempre, solo lei non lo sapeva.
07.08 p.m.
Il telefono vibra accanto a lei, illuminandosi, così da mostrare un nuovo messaggio appena arrivato.
Domani all’aeroporto alle undici, finalmente.
Così vi è scritto, da un anonimo, e Lya non sa proprio chi è, anche se spera sia lui, perché gli manca come l’aria, ma sa che domani lei ci sarà.



Il giorno dopo. 
10.53 a.m. Aeroporto.

Lya è lì, nello stesso punto in cui ha salutato il suo Bryan, il punto in cui lui l’ha baciata e poi lei è crollata subito dopo che lui si è girato. Si, lei è lì.
E vorrebbe piangere, piangere tanto da farle male alla gola, perché tutto di quel luogo le ricorda la partenza della persona più importante al mondo verso la guerra, verso la morte, quasi certa, ed ha paura, tanta, troppa forse, anche se non lo ammette a se stessa, la paura che non sia Bryan e che a lui sia successo qualcosa, la schiaccia a terra e la uccide, e lei lotta, lotta per sopravvivere e continuare a sperare nel sorriso del suo amore.
E si stringe nel cardigan blu, incrociando le braccia al petto, vaga con lo sguardo per tutta la sala di quell’aeroporto, confusa e un po’ persa, ma sul viso ha un accenno di sorriso, minimo, ma lo ha, perché il piccolo che sta crescendo dentro di lei si è appena mosso.
«Lya!» una voce, che proviene da lontano, ma non importa quanto distante sia, lei capirà sempre che quella voce appartiene a lui e solo a lui.
«Bryan!» esclama lei cercandolo, mentre qualcosa dentro le è scattato, quel qualcosa è il senso della felicità. E poi lo vede, a metri di distanza, che si fa spazio tra la folla, con quella divisa, gli occhi di un verde accesso perché finalmente sta tornando a casa, e i capelli ricci scompigliati, ma Lya lo trova comunque assolutamente perfetto. E anche lei gli va incontro, mentre con una mano avvolge il pancione, e un sorriso illumina il suo viso e quando il ragazzo vede quelle labbra incurvate si morde il labbro inferiore perché cavolo quelle labbra gli sono mancate un casino, lei le è mancata un casino, come il respiro, e vederla dopo tutti questi mesi la rende ancor più perfetta, solo, non ha ancora visto la pancia della ragazza.
E finalmente sono uno di fronte all’altra, e sorridono, sorridono come mai prima d’ora, mentre le loro mani si intrecciano e le loro labbra si uniscono dopo tanto, troppo, tempo. 
Quante le notti di Lya passate a piangere, con una serie di nodi alla gola, e la paura che le bloccava il respiro. E quelle di Bryan, alcune passate sdraiato sul letto, con una mano dietro la testa, mentre con l’altra teneva la foto di Lya in cui sorride spensierata, la più bella foto che lui abbia mai visto, e la guardava perso perché nella sua mente lui era lì con lei, e gli succedeva anche mentre era fuori a combattere, lui era con il suo amore, come il suo cuore.
Il bacio termina e Lya si ferma a guardare i suoi occhi, lucidi dalla felicità, poi le braccia del ragazzo la avvolgono, e in quel minuscolo lasso di tempo nota qualcosa sulla fronte di Bryan, un po’ coperta dai ricci, distingue solo una macchia rossa.
«Amore» sussurra lui mentre il profumo della ragazza le entra dentro e quel profumo gli piace, perché sa di casa, come per Lya le braccia di lui.
Ma è troppo spaventata da quello che ha intravisto, e allora lascia quel rifugio che è il suo abbraccio e quasi non le viene un colpo quando vede che è ferito.
«Bryan, che ti è successo?» chiede allarmata, sfiorando lentamente la ferita.
«Non è niente, piccola, ora sto bene, tranquilla. Ti amo.» risponde lui con un sorriso, le è mancato il modo di prendersi cura di lui da parte di Lya.
La ragazza porta lo sguardo in basso e con le mani avvolge delicatamente il ventre.
Sta bene davvero?
«Ehi, cucciola. – le porta due dita sotto il mento, così da alzarle il capo e permettergli di perdersi negli occhi del suo amore – E’ tutto ok, amore, davvero. Ora sto con te, è questo ciò che importa
«Grazie
«Perché? Non ho fatto niente.»
«Sei speciale, tutto qui.»
«No, piccola, io non sono speciale, sei tu quella ad essere speciale.»
«Per me lo sei.»
«Perché?»
«Mi salvi
«E come?»
«Restando.» una parola, tanto vera quanto emozionante, e Bryan sorride, perché quelle cose le sente anche lui.
«Sei la cosa più bella della mia vita, principessa. Sei perfetta. E dovrei chiederti mille volte scusa, per fin troppe cose.»
«Shh.» lo ferma lei, perché non è vero, lui non si deve scusare, per nulla. E con un sorriso prende la mano del ragazzo che ama e lentamente, con delicatezza, la poggia sul suo ventre leggermente rigonfio. E non servono parole, spiegazioni, o altro, e il ragazzo sorride, perché l’idea di diventare genitore per lui è assolutamente fantastica, non vede l’ora, e sapendo che sarà l’amore della sua vita a renderlo padre non può chiedere di meglio.
E allora accarezza sorridente quel piccolo pancione di Lya e la bacia senza pensarci due volte, perché la ama, la ama tanto da non riuscire a stare senza di lei. 
C’è chi ama da morire, lui no, lui la ama da vivere.


 
Scusa amore, se ti ho dato dei soprannomi.
Scusa, se ti chiamo piccola.
Scusa, se ti chiamo cucciola.
Scusa, se ti chiamo principessa, ma lo sei, sei la mia principessa.
Scusa, se ho ventitré anni.
Scusa, se ho quattro anni in più di te.
Scusa, se non sono abbastanza per te.
Scusa, se amo stare con te.
Scusa, se amo quando mi guardi.
Scusa, se amo quando arrossisci.
Scusa, se amo quelle fossette che ti spuntano sul viso quando sorridi.
Scusa, se amo il tuo sorriso.
Scusa, se amo i tuoi occhi.
Scusa, se amo il tuo profumo, si, quello che mi fa sentire a casa.
Scusa, se amo la tua risata, è perfetta, sul serio.
Scusa, se amo quando mi consoli; riesci sempre a farmi sorridere e ridere, sei unica, davvero.
Scusa, se amo quando ci sei.
Scusa, se senza di te mi sento perso.
Scusa, se amo quella timidezza e quell’insicurezza che ti avvolge. Ti rende adorabile, sappilo.
Scusa, se amo il modo in cui mi abbracci.
Scusa, se amo il modo in cui ti stringi a me quando ti avvolgo con le mie braccia.
Scusa, se amo come mi baci.
Scusa, se amo quando le nostre mani si sfiorano e poi si intrecciano.
Scusa, se mi fermo spesso a guardarti, ma sei così bella che non riesco a farne a meno.
Scusa, se amo tutto di te.
Scusa, se il mio tutto sei tu.
Scusa se ho perso quei quattro mesi perché ero in guerra, ma ora ci sono e non me ne vado più.
Scusa, se a volte me la penso e ti stringo, abbraccio, bacio; sento di doverlo fare e lo faccio.
Scusa, se voglio proteggerti.
Scusa, se sono così.
Scusa, se non posso fare a meno di te.
Scusa, se non mi dispiace amarti ogni giorno di più.
E infine, scusa se è in te che voglio perdermi.


 
— Posso morire fra le tue braccia?
— No, ma puoi viverci.

Non devi perdermi, non voglio perderti, 
non voglio perderti, non devi perdermi mai. 
La forza che userò, nella vita che vorrei 
è per non perderti, non devi perdermi mai.

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Sì, sono ancora viva e sono ancora qui a rompervi, ahah.
Allora, inizio parlandovi di questa one shot, be', spero sia di vostro gradimento anche se - a dir la verità - non ne vado poi così fiera.
Non mi piace molto, non mi piace come è venuta e tutto il resto.
Quindi sono già pronta alle recensioni negative.
Spero che qualcuno la rencesirà, visto che non mi calcola più nessuno ormai ahah.
Coomunque dicevo che questa 'cosa' non mi piace, già, ma volevo postare qualcosa e questa era l'unica a cui non serviva davvero un banner, alle altre si perché... non ho un perché vero e proprio ahah.
Ditemi tutto quello che pensate di questa one shot, critiche, consigli, bastano anche solo undici parole.
Vi avviso che ho pronte molte one shot, dalla prossima settimana la mia amica si metterà sotto coi banner ahahah.
Poi, sto lavorando a delle cose, ma non è sicuro nulla quindi non vi specifico a cosa sto lavorando anche se spero che - come si dice - andranno in porto.
Detto questo, vi lascio col mio contatto twitter e la one shot che ho postato tempo fa ma nessuno ha calcolato (lol) (recensite anche quella, please).
p.s. non è dolcissima e carinissima la gif su? ahah.
amoreperniall

 
 
 
 
  
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