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Autore: Fede_Wanderer    06/10/2014    1 recensioni
All'età di ventidue anni, Willow Rosenberg aveva perso due persone amate e credeva sinceramente che non le avrebbe mai più riviste.
Si sbagliava.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Oz/Daniel Osbourne, Tara Maclay, Willow Rosenberg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[N.d.A.: mi è stato promptato Willow/Oz, 'quindici anni dopo' e Willow/Tara, 'How' di Regina Spektor; ho unito i due prompt ed ecco il risultato. <3]
 
~ we will meet again
 
"I guess you know by now / that we will meet again somehow."
- How, Regina Spektor
 
All'età di ventidue anni, Willow Rosenberg aveva perso due persone amate e credeva sinceramente che non le avrebbe mai più riviste.
 
A volte sedeva all'ombra di un antico e possente albero, in Inghilterra, lontana dalla congrega e da Giles e da qualunque rumore che non fosse quello del vento, e li cercava, attraverso la terra.
Il terreno era una mappa sotto le sue mani: riusciva a sentire le radici dello stesso tronco a cui si appoggiava, riusciva a percepire ogni singola creatura vivente con cui quelle radici avessero anche solo un minimo contatto e così viaggiava con la mente nel sottosuolo del mondo intero.
Tara era facile da trovare. 
Conosceva la posizione della sua tomba, avrebbe potuto avvertire la terra su cui giaceva a occhi chiusi, in un istante. 
Andava spesso da lei; faceva nascere qualche fiore di fianco al suo nome, le portava un po' di colore, un po' di gioia. 
Sapeva che non avrebbe mai ricevuto risposta, che comunicava con un corpo morto e nulla più, ma le donava comunque un po' di pace.
Con Oz era più difficile. 
Era in continuo movimento e sebbene lei riuscisse, con la magia, a rintracciarlo - tutto è collegato, e il terreno smosso dai suoi passi la chiamava a chilometri di distanza -, non riusciva mai ad afferrarlo, a lasciargli un segno. 
Forse, in fondo, non voleva.
Tara era morta, non avrebbe mai più proferito parola; ma Oz viveva e lei non voleva che la vedesse ridotta così.
Una povera stupida drogata. Un'assassina meschina e senza controllo.
Un relitto umano.
No, non doveva mostrarlo, non a lui. Non lui che l'aveva amata: non ne valeva la pena.
Così, ogni volta che ne sentiva la presenza, ogni volta che stava quasi per avvolgere una radice attorno al suo piede, ogni volta che stava quasi per chiamarlo, si ritraeva e tutti i fiori tornavano al loro posto e nessuna magia agiva più sul terreno.
No, non li avrebbe più rivisti e forse era meglio così.
Si sbagliava.
 
Rivide Oz quindici anni dopo il loro ultimo incontro. Fu come vederlo per la prima volta nella sua vita.
Lei era in missione con una delle Cacciatrici, Vi. Lui aveva rimesso in piedi la vecchia band e si esibiva in un tour mondiale.
Si scontrarono in un bar: lei agitava il cucchiaino nel caffè con la magia, fissando svogliatamente il vuoto; lui, all'altro lato del tavolo, rimescolava fogli pieni di note e parole scarabocchiate a mano. 
Quando gliene cadde uno di mano, alzò gli occhi. 
"Willow."
"Oh, Dea. Oz. Oz!"
"Hai fatto crescere i capelli."
"Sì. E tu hai la barba. Mi piace. Molto... barbesca. Barbosa."
Lui accennò un sorriso, con la stessa aria quieta di quando aveva diciannove anni.
"Come stai?"
Oz alzò le spalle. "Bene, direi. Stiamo facendo un gran successo. Ho venduto dei dischi a un tizio che conosceva un altro tizio che ci ha notati ed eccoci qui."
Willow annuì, sorridendo. "Già. Wow. E come va con..."
"Meglio. Non penso andrà mai completamente bene. Ma riesco a controllarlo, di anno in anno, sempre un po' di più. Ci vuole pazienza ed esercizio. Ma forse un giorno me ne andrò da umano e non da licantropo." Fece una pausa. "Come stai tu?"
"Bene... sì, bene, direi. Credo che tu sappia dell'Apocalisse di tredici anni fa."
"Avete distrutto Sunnydale. Qualche giornale l'ha messo in prima pagina."
"Già, sì. Be', Buffy ora non è più la Cacciatrice."
Oz sgranò gli occhi. "Buffy è-"
"No! No. Ha... abbiamo... be', è complicato. È stata tutta una strategia sul potere, due paroline magiche e boom boom pow!, tutte quelle marmocchiette all'improvviso erano Cacciatrici pure loro e ora ce ne sono a migliaia, ci crederesti mai, e abbiamo questa mega organizzazione da film di spionaggio - be', Buff è alle Hawaii a godersi la vita, è il suo periodo di vacanza. Io ho... sono migliorata con la magia e mi occupo di quello ora, all'interno della gang, alleno le Cacciatrici e insegno loro un po' dei rudimenti della magia. Andrew dice che sono come il Gandalf della situazione."
"Andrew?"
"La nostra mascotte."
"Oh."
"E... sei ancora con-"
Willow abbassò lo sguardo di scatto e Oz si fermò a scrutarla.
"Suppongo di no."
"Se n'è andata", mormorò lei. "Non come te o come Angel. Se n'è andata per sempre."
"Mi dispiace."
"Sì... ma sto bene, adesso. Sono passati tanti anni, è tutto okay. Sai, ora insegno."
"Alle Cacciatrici?"
"No. Sì. Anche. A loro insegno la magia, ma voglio dire in una scuola, insegno informatica, come Miss Calendar. È bello, gli studenti sono tutti terrorizzati perchè sono dolce come uno zuccherino con loro ma ho messo in giro voci di essere la strega cattiva dell'ovest per vedere se ci credevano e una volta ho beccato uno a copiare usando la telepatia e da allora mi rispettano tutti come se fossi una regina. Oh, e a qualcuna di loro tu piaci. Ho visto le immagini della band nei diari."
"Imbarazzante."
"Già."
Willow bevve l'ultimo sorso del caffè, sorridendo.
"Mi sei mancato, comunque."
Oz le sorrise a sua volta.
"Anche tu."
Attorno a loro, si diffondevano i profumi di caffè e cioccolate calde e tè e qualche bevanda esotica e le voci delle persone si confondevano formando un'unica armonia.
Sapevano entrambi che non erano davvero amici, che non lo erano davvero mai stati; e sapevano entrambi che non erano più amanti e non lo sarebbero mai più stati.
Ma erano anime affini e tanto bastava a riscaldare i cuori di entrambi, anche solo per una qualunque mezz'ora di un qualunque gelido pomeriggio d'inverno.  
 
Rivide Tara molto, molto più in là, tanto più in là che non avrebbe saputo definire quanto tempo fosse passato, nè avrebbe potuto ricordarsi di averla un tempo amata. 
Aveva di nuovo diciannove anni e poco fuori dalla finestra del suo college i gabbiani volavano e qualche turista chiedeva informazioni per trovare la statua di Molly Malone.
Aveva i capelli biondi e un altro nome ed un'altra vita e delle Cacciatrici - ordine leggendario e ormai centenario - aveva a malapena sentito parlare. 
Il ragazzo di fronte a lei, sul fondo dell'aula, spiegava i punti base della religione wiccan e lei ascoltava annoiata concetti che già conosceva a memoria.
"Non esiste una escatologia wiccan propriamente detta", affermò, "tuttavia, poiché la Wicca come religione venera i cicli naturali, è molto presente il concetto della reincarnazione, derivato dalla visione del mondo ciclica e strettamente legato al concetto della Dea triplice e del Dio che si sacrifica e muore e poi rinasce periodicamente..."
Scarabocchiando una luna nascente sul quaderno, scrisse 'reincarnazione' distrattamente e si girò, ad incrociare lo sguardo della ragazza di fianco a lei. 
Non lo sapeva ancora, ma questa volta non l'avrebbe più lasciata andare.
 
{"I'll come back when you call me / no need to say goodbye."
- The Call, Regina Spektor}
   
 
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