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Autore: Lilith9312    06/10/2014    1 recensioni
"Perché lei, figlia dell’Autunno, sapeva di non essere voluta da nessuno.
Lei era quella che amava passeggiare per le strade della città deserta, quando non c’era nessuno in giro e ascoltava il rumore della pioggia.
Lei era quella che, come le foglie degli alberi, si lasciava trasportare dagli avvenimenti della vita, e che se il vento la trascinava a terra, la forza per alzarsi ancora in volo la trovava da sola.
Lei era quella la cui anima era grigia, come quel cielo d’Autunno, ma che nascondeva mille altri colori se solo qualcuno li avesse saputi vedere. Perché lei lo sapeva: l’Autunno non era triste. Era felice, come tutte le altre stagioni.
Ma questo non tutti lo potevano capire, e non tutti l’avrebbero potuta amare."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una ragazzina dai capelli neri se ne stava da sola a bordo strada, con le mani dentro le tasche del cappottino beige, e in testa un berretto bianco. Aveva di fianco a sè una borsa, nemmeno troppo grande.

Aveva lo sguardo triste di chi vuole fuggire ma non ha il coraggio per farlo.

Se ne stava ferma, sotto il cartello della fermata dell’autobus, mentre la pioggia cominciava a scendere lenta. L’aria era pervasa dall’odore delle foglie bagnate tipico di quelle giornate malinconiche di metà autunno.

Era immobile, come se non si accorgesse dell’acqua che la stava bagnando. Come se non le importasse.

Dall’altra parte della strada una coppia passeggiava tranquilla. Ridevano e scherzavano,  camminando sicuri  sotto l’ombrello. Si scambiavano sguardi complici e affettuosi.
“Come vorrei che fosse ancora Estate. L’Autunno non mi piace. E’ così triste!”, esclamò la ragazza.

Il punto era che a nessuno piaceva l’Autunno.
“Troppo freddo”, dicevano. “Troppo uggioso”, ripetevano alcuni. “E’ noioso”, pensavano altri.
Nessuno l’aveva mai capito veramente, l’Autunno.

Era facile amare la Primavera, con le prime giornate di sole, quando la natura fioriva vivace e tutto si tingeva di luce. O le intriganti notti d’Estate,  ideali per i divertimenti, le uscite e gli sballi in compagnia. Anche le timide giornate invernali avevano il loro fascino, senza contare la felicità che si dipingeva sul volto dei bimbi all’arrivo della neve.

Al contrario, nessuno amava l’Autunno.

Quando l’ultimo sole estivo se ne andava lasciando il posto alle tiepide giornate di inizio settembre, la gente cominciava a perdere la sua allegria, come se lo stesso Autunno gliela rubasse.

I bambini si chiudevano nelle case, davanti ai caminetti accesi, e la città sembrava deserta. Nessuna risata, nessun uccellino che cantasse. Solo il rumore delle foglie sparse per le strade e trasportate dal vento.

Tutto si dipingeva di toni spenti, e il verde lasciava il posto al marrone e alle sue sfumature. Gli alberi si spogliavano e si rivestivano di tristezza. Tutto sembrava finito, come se all’improvviso tutto si fosse spento.

L’Autunno non lo voleva nessuno. Lei lo sapeva bene.

Lei che era figlia dell’Autunno e non era voluta da nessuno.

...
  
Una donna si avvicinò alla fermata dell’autobus a bordo strada. Aveva i capelli neri e lunghi, e avanzava piano tenendo una mano sul grembo. Aspettava un bambino.

Aveva lo sguardo disperato di chi vuole scappare per ricominciare da capo.

Era scappata da casa, quel pomeriggio di metà Autunno. Vittima continua di abusi e violenze che erano durate fin troppo tempo, voleva proteggere la nuova vita che portava dentro sé.
In mano aveva una borsa, e niente più. Forse era tutto quello che aveva.

Se ne stava ferma, sotto la pioggia, come se fosse in ascolto di qualcosa.

Dall’altra parte della strada una coppia passeggiava tranquilla: la madre spingendo il passeggino del figlio, e il padre tenendo l’ombrello sulla testa di entrambi per proteggerli dalla pioggia. Ridevano spensierati.

Avrebbe potuto giurare di conoscerli, quei due. Quei sorrisi lei gli aveva già visti. Forse quello stesso giorno in cui aveva tentato di fuggire via lontano tanti anni prima, in quello stesso periodo dell’anno.  

Perché lei, figlia dell’Autunno, sapeva di non essere voluta da nessuno.

Lei era quella che amava passeggiare per le strade della città deserta, quando non c’era nessuno in giro e ascoltava il rumore della pioggia.

Lei era quella che, come le foglie degli alberi, si lasciava trasportare dagli avvenimenti della vita, e che se il vento la trascinava a terra, la forza per alzarsi ancora in volo la trovava da sola.

Lei era quella la cui anima era grigia, come quel cielo d’Autunno, ma che nascondeva mille altri colori se solo qualcuno li avesse saputi vedere. Perché lei lo sapeva: l’Autunno non era triste. Era felice, come tutte le altre stagioni.

Ma questo non tutti lo potevano capire, e non tutti l’avrebbero potuta amare.

Si accarezzò il grembo mentre una lacrima le rigò la guancia. Anche la bimba che portava con sé sarebbe stata una figlia dell’Autunno. Sarebbe nata nel periodo dell’anno in cui le foglie cadono dagli alberi ricoprendo i prati verdi dei campi. La sua anima avrebbe avuto i colori dell’Autunno, e per questo non si sarebbe sentita apprezzata dagli altri.

Ma non sarebbe stata sola, perché lei l’avrebbe protetta. Per sempre.

...
  
Un rumore improvviso la fece tornare alla realtà. L’autobus era arrivato, ed ora era lì davanti a lei.
La porta si aprì e lei salì senza nemmeno voltarsi indietro. Un sorriso illuminò il suo viso.
 
Lei, figlia dell’Autunno, avrebbe ritrovato la sua felicità.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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