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Autore: Cygnus_X1    06/10/2014    6 recensioni
"Fredda.
Non ricordavi che lo fosse così tanto.
L’hai sempre sognata, e ora è tra le tue mani di bambino, mani ancora bianche e lisce, incontaminate da sangue e battaglie che le segneranno in ogni singola cicatrice.
La spada è pesante, lunga quasi quanto tu sei alto. A differenza tua, è già veterana della follia di una guerra non ancora finita. La lama bianca è intaccata, sfregiata, qua e là smussata da lunghe scalfitture e graffi sottili. [...]
Tra le tue mani è troppo grande, esagerata. La spada di un guerriero in mano ad un bambino.
"
[Settima classificata al contest "Momenti&Emozioni" di DonnieTZ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fredda.
Non ricordavi che lo fosse così tanto.
L’hai sempre sognata, e ora è tra le tue mani di bambino, mani ancora bianche e lisce, incontaminate da sangue e battaglie che le segneranno in ogni singola cicatrice.
La spada è pesante, lunga quasi quanto tu sei alto. A differenza tua, è già veterana della follia di una guerra non ancora finita. La lama bianca è intaccata, sfregiata, qua e là smussata da lunghe scalfitture e graffi sottili. L’elsa dorata si fonde sulla lama con un vortice che svanisce sul bianco metallo, come un evanescente abbraccio tra le due lune.
Tra le tue mani è troppo grande, esagerata. La spada di un guerriero in mano ad un bambino.
Non riesci a sollevarla dal piedistallo, da quanto è pesante. Ma il tuo maestro ha detto che un giorno l’impugnerai, la sacra spada delle Lune creata dai Nani delle montagne, Ithmylar.
Il tuo corpo si modella proprio su quella spada. È per lei che per anni ti alleni, è lei che sogni, e dal bambino curioso dai verdi occhi sgranati ti trasformi in un ragazzo forgiato come quella spada nel fuoco e nel metallo. E più cresci più diventi forte e veloce; e il tuo fisico si plasma intorno a quella spada che continui a vedere da lontano senza poter mai impugnare.
Il tuo maestro ormai non può insegnarti più niente. L’uomo che ti ha cresciuto, quello che è stato tuo padre per quindici anni della tua vita, al posto di quel vero padre che non hai mai visto, con le lacrime agli occhi si fa da parte.
Gli anni passati nel limpido e aureo regno degli Elfi, per la prima volta lontano dalla guerra, ti insegnano la tua maledetta fragilità. Sei sempre stato tu il migliore, rispetto agli altri, merito di quella metà del tuo sangue che appartiene alla stirpe elfica. Ora, tra le genti da cui proveniva tuo padre, tutto quello che vorresti fare è rinnegare quella tua provenienza umana che non fa che metterti a disagio.
Non sarai mai agile come i purosangue, né avrai mai così facile presa sulla magia come loro. Non sarai mai esile e longilineo quanto loro, né il verde dei tuoi occhi sarà mai abbastanza luminoso.
Ti specchi sul ruscello ogni mattina e odi i capelli biondo miele, né lisci né ricci, né chiari né scuri; odi le orecchie a punta, troppo piccole per essere quelle di un vero Elfo; odi quegli occhi così scuri; odi non essere bravo quanto loro. Né umano né Elfo.
Hai quasi vent’anni quando, infine, ti svelano il perché, il senso di tutto quello che hai vissuto.
Ti dicono perché per tutta la vita hai sognato quella spada. E perché sei l’ultima speranza per un mondo impazzito da una guerra causata dalla follia di un uomo solo.
Tu sei l’Eletto, il figlio delle due Lune. Nato nella Luminosa Congiunzione, quando le due Lune, una volta ogni mille anni, si allineano sull’orizzonte e si eclissano a vicenda, nascondendo il sole per pochi, magici istanti. È stato predetto tutto questo, è il Destino che te lo chiede.
Così capisci che i sogni che hanno popolato fin da bambino le tue notti erano in realtà veri, corporei. Ithmylar era destinata a te, perché tu riportassi la serenità in un mondo deturpato dalla pazzia. La pazzia di Dharijar, il nero stregone che aveva evocato il Demone, e ne era stato posseduto perdendo la ragione.
Tuo è il compito di fermarne la caotica e implacabile sete di distruzione, perché tu sei l’Eletto.
Tuo l’onore e tua la maledizione di portare il peso del mondo intero sulle tue fragili spalle di mezzelfo appena ventenne.
Hai combattuto e hai ucciso per altri tre anni, e le tue mani si sono bagnate di sangue. Il tuo corpo costellato di cicatrici è la mappa della maledizione che sopporti, la maledizione dell’eroe.
La maledizione di una vita passata tra i sogni e la morte.
Ventitré anni di vita oscurata dall’ombra del Destino.
Vita non vissuta.
E te ne rendi conto solo adesso, con due palmi di quella stessa spada sognata da bambino che ti escono dalle costole, quella stessa spada, un tempo calda di potere tra le tue mani, ora fredda come la prima volta che l’hai sguainata, e stretta da una mano guantata di nero.
Ricordi scorrono davanti a te, correndo, e fuggono lontano insieme al sangue misto che esce dalla ferita.
E al posto di quei ricordi, per colmare il vuoto, improvvisamente è consapevolezza che fluisce come acqua.
Sei sempre stato troppo fragile per questo, e ti sei spezzato come un sottile, luminoso filo di vetro verde davanti al tuo nemico. Non l’hai mai saputo prima; solo ora che il Demone ghermisce la tua vita nel morso di Ithmylar lo sai. Sei stato troppo fragile fin da quando, ancora bambino, trattenevi la tua innata forza per non vincere slealmente nei giochi contro gli altri bambini. Sei stato troppo debole fin da quando, tra gli Elfi, hai lasciato la loro superbia sbriciolare il tuo orgoglio.
Non sei mai stato un eroe. Sei sempre stato troppo buono per esserlo. E il Demone ha trionfato perché non ha mai avuto scrupoli, a differenza di te.
La maledizione dell’eroe era troppo pesante, per te. Sei crollato sotto il suo peso, e sei stato annientato dalla stessa spada che hai sempre creduto tua alleata.
Prima tiepida, lucente, bianca. Piena di speranze e sogni.
Ora fredda, imbrattata del tuo stesso sangue. Ed è stata lei a spezzare quegli stessi sogni che aveva creato.
Sollevi gli attoniti occhi dalla ferita che un singolo, eterno istante prima la tua compagna di una vita ti ha inferto. Il Demone non ha occhi, solo buio.
Ti senti cadere, e tutto sfuma.
Ricordi, sensazioni.
Solo il gelo della spada resta. Gelo che si diffonde lentamente tra le tue costole.
E l’oscurità; anche lei resta, anzi, si ispessisce.
Gli occhi del Demone si perdono nel buio circostante, il freddo della lama si scolorisce nel freddo dentro di te.
Buio.


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