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Autore: ToraStrife    07/10/2014    3 recensioni
[Naruto] [Fantozzi]
Naruto incontra il Ragionier Fantozzi! Un fantastico crossover. No, un momento: Naruto è Fantozzi! Allora è una parodia? Un What If? Un alternate universe? Non è così semplice. E come se non bastasse, perché c'é anche la Belva Umana?
Genere: Azione, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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NArutozzi
NARUTOZZI
Ragionier Uzu
Il ninja e il ragioniere




Era una mattina come tante, in quel di Konoha.
I passeri cinguettavano fuori dalla finestra, mentre il neo-eletto settimo Hokage stava ammirando il suo riflesso nel vetro.
Lo aveva desiderato da una vita, ma finalmente quella meta tanto ambita era stata raggiunta.
Si sentì bussare alla porta.
- Avanti. - Disse.
Era Shizune.
- Buongiorno, signor Hokage, e congratulazioni.
Il destinatario del complimento accolse quest'ultimo con un grande sorriso, ma per un moto di imbarazzo si mise una mano dietro la testa e arrossì.

- E' buffo, - Commentò con un sorriso. - Ho sempre sognato di poter essere un giorno chiamato Hokage, ed ora che me lo dicono tutti, non riesco a farci l'abitudine!

- In breve tempo non ci farai neppure caso. - Rassicurò la fedele assistente. - la quinta Hokage, agli inizi, era ancora più spaesata di te.

- A proposito, come sta la vecchia?

- Si è ritirata da tempo. Con la minaccia dell'Organizzazione Alba ormai un ricordo e il periodo di pace che stiamo vivendo, ha deciso di prendersi il meritato riposo. Si prospetta un radioso futuro per il villaggio. Specialmente sotto la guida di colui che l'ha salvato.

- Così mi fai arrossire! - Si schernì il ragazzo, sventolando la mano come a disperdere l'aria che si era fatta improvvisamente calda. Dopodiché avanzò, esitando, una richiesta. - Ehm, Shizune...?

- Sì, Hokage?

- Ehm, ecco... almeno in privato, mi puoi chiamare semplicemente Naruto?

Shizune ridacchiò. - D'accordo, se ti fa piacere...

Il salvatore del villaggio della Foglia guardò le delicate e leggermente sensuali labbra della donna pronunciare il suo nome. Studiò attentamente la forma della bocca mentre pronunciava vocali e consonanti.

Enne, A, Erre, U, Ti, Di, Erre, Erre, I, Enne, enne, enne, enne, enne....


- No, non è così che si pronuncia il mio nome... - Commentò Naruto con la bocca impastata, per poi aprire gli occhi di colpo.

Quello che stava sentendo non era la voce di Shizune, ma un trillo.
Il trillo della sveglia.
Sfortunatamente per Naruto, quello era stato solo uno dei suoi sogni mostruosamente proibiti.
Il fastidioso drinnnnnn gli rimbombò nella calotta cranica, scuotendogli quel poco di materia grigia ancora impegnata nella fase Rem.

Guardò le lancette sul quadrante della fastidiosa seccatrice, e fu un'ondata di panico.

- E' tardi!

Gettò di lato il lenzuolo, e si mise seduto sul letto. Si prese a ceffoni la faccia, per scrollare via i residui di sonno.

- Ciao, Naru-chan!

Naruto guardò in direzione della voce, e trasalì, mentre l'affettuosa consorte gli mandava un bacio al volo.

Era sua moglie, la signora Hina, al secolo Hinata Hyuga, che lo stava fissando da dietro lo stipite della porta.

- Perché ti stai nascondendo?

- Scusa... - Rispose la moglie, arrossendo. - Ma eri così carino mentre dormivi, che non ho resistito alla tentazione...

Di spiarmi da dietro qualcosa, avrebbe voluto aggiungere Naruto, ma sapeva che in quel momento del mattino tutto era calcolato sul filo dei secondi, e non poteva permettersi di perdere tempo.

- Hina, hai pronta la colazione?

La signora annuì ed entrò nella camera matrimoniale, con un vassoio e una tazza fumante.
Naruto la prese e la trangugiò tutta d'un fiato.

Era il temibile té della signora Hina: tremila gradi Fahrenheit, l'equivalente della Fiamma Nera di Itachi.
Con un urlo animalesco e la bocca in preda ai fumi, Naruto si precipitò in cucina per stemperare la lingua sotto il rubinetto.
Hinata fece il suo ingresso, con la seconda parte del pasto: Ramen istantaneo al sapore caffè.
Naruto le fece cenno di avvicinarsi, prese la vaschetta e le bacchette e cominciò a trangugiarli, mentre Hina si occupava di pettinare il marito.
L'effetto degli spaghetti aromatizzati si fece subito sentire: un rumore di stomaco indicò a Naruto il momento di chiudersi in bagno per espletare le funzioni fisiologiche.
Hina contò fino a dieci, e poi bussò. Il rumore di uno sciacquone precedette l'uscita del ninja dal locale sanitario.

Nel vestirsi, Naruto creò due copie si sé stesso per aiutarsi.
Il tempo stringeva, ma il biondo si sentì in dovere di muovere un'obiezione nei confronti della consorte.

- Hina cara, mi fa piacere che mi osservi con tanta devozione, ma potresti evitare, per favore, il Byakugan? Quelle venature sotto gli occhi mi fanno una certa impressione...

La signora Hina non riusciva a capire bene la richiesta di Naruto.

- Naru-chan, ma io non sto usando il Byakugan.

Naruto si tappò la bocca, sperando che Hinata non cogliesse la gaffe.
Dopotutto, ormai era passato tanto tempo, e la signora Hina non era più nel fiore degli anni, qualche ruga ci poteva scappare... anche se ora la faccia di sua moglie sembrava un crepaccio.

Mentre ebbe finito di vestirsi, Naruto congedò le due copie in uno sbuffo di fumo, e salutò Hina sulla porta.
Ne approfittò per chiedere una cosa alla moglie, un dubbio che si era sempre posto fin da quando loro due si erano sposati.

- Hina, ma tu mi am....?

- Io ti ammiro moltissimo! - Confermò Hinata con fervore, sicura, con quella frase, di infondere la giusta carica al suo partner.
Dall'espressione delusa del marito, però, capì che l'effetto non era stato quello sperato.

Naruto si congedò, dopo quella ennesima dimostrazione di quanto la vita gli volesse bene, e si preparò nel consueto salto di albero in albero.

Ma Naruto non poteva sapere che il giorno prima tutta la foresta era stata abbattuta per fare posto a una super-autostrada, progettata per agevolare il traffico di automobili tra Konoha e la periferia.
In macchina, ora, Naruto ci avrebbe impiegato metà del tempo.
Peccato che non sapesse, come nessun ninja di quelle parti, che cosa fosse in effetti un'automobile.

Non gli rimase che correre a perdifiato, aiutandosi a volte con un'andatura a quattro zampe che gli procurò diverse abrasioni alle mani.

Arrivò sul filo dei secondi alla sede della Megaditta per la quale lavorava, la temibile Konoha S.p.A, quasi stroncato da una crisi cardiorespiratoria.

Steso a terra con il badge ancora in mano, bollando a 0.01 secondi prima del risuonare della sirena d'inizio, venne calpestato come uno zerbino da due tacchi a spillo, che nell'equivoco, si sfregarono sulla devastata schiena di Naruto, per pulirsi dai residui di una cacca di cane precedentemente calpestata.

La visione delle due scarpette rosse, tuttavia, fu come una visione da eden agli occhi del Ninja.

Gli occhi figurarono per un momento la Santa Vergine degli Hokage sorridergli dall'alto della rampa di scale che portava agli uffici.

La Santa Vergine mutò improvvisamente in una signora, anzi, signorina dai capelli rosa, che gli urlò contrò il suo rimprovero.

- Narutozzi! Cosa ci fa lì per terra?

La voce della fanciulla suonò come la tromba del giudizio dalla tromba delle scale, da parte di un dea che Naruto aveva cercato disperatamente di trombar...ehm, corteggiare da ben 326 puntate regolari e 953 filler.

- Signorina Haruni! - Esordì, scattando in piedi come un soldato sull'attenti. - Un meraviglioso buongiorno a lei!

La signorina Haruni, al secolo Sakura Haruno, interesse amoroso di Naruto da ben vent'anni di manga, per non lasciare il suo ruolo di 'bella e irraggiungibile', aveva finito con il rimanere 'irraggiungibile' per via dello sfiorire della bellezza con l'età.
Il fisico gracile e rettilineo in questo non l'aveva mai aiutata nelle questioni amorose, indirizzandola all'Ufficio Medico, dove cercava tutti i giorni di dare quell'amore che mai era riuscita a dare.
Naruto per lei era rimasto l'unico giocattolo amoroso sempre fedele, che usava impunemente per ottenere favori e coprire assenze ingiustificate, e come comodo capro espiatorio per pene corporali da parte dei dirigenti, anche di genere sessuale.

Quella mattina, forse le mestruazioni, che al contrario di tutte le altre donne la rendevano amorevole come una gatta in calore, trasformandola in un'arpia per tutto il resto del tempo, non ignorò come al solito il cordiale buongiorno di Naruto, anzi, ne fu lusingata.

- Oh, - Esordì. - Mi chiami pure Sakura, ormai sono anni che ci conosciamo...

Questo alle orecchie di Naruto suonò come la Filarmonica di Vienna.

- Va bene... Sakura!

- Ripensandoci, - Ritrattò la donna, con una lieve smorfia di disgusto per il suo nome pronunciato da quel rifiuto umano. - Mi chiami ancora signorina Haruni. Ha... ha un così bel suono detto da lei! - Aggiunse con un tono falsamente mellifluo.

- Come preferisce... signorina Haruni. - Rispose Naruto nella più totale venerazione.

- Oooh, Puccettesta Quadra!

Naruto si girò in direzione della nuova voce, cercando di nascondere il suo astio.

Era il geometra Sasukalboni, al secolo Sasuke Uchiha, della maledetta dinastia degli Uchiha, i cui componenti erano destinati a morire in giovane età.
Sasuke era ovviamente l'unica eccezione, e dal modo in cui la signorina Haruhi cinguettava in sua presenza, Naruto si domandò perché ancora non avesse raggiunto gli antenati, levandosi così dal cuore di Sakura e facendogli così un favore

Il ninja dell'Ufficio Vendicatori prese sottobraccio la signorina Haruhi ignorando le proteste di Narutozzi, e la portò via senza neppure salutare.

Naruto cominciò a caricare una Rasengan di insulti quando qualcuno lo chiamò alle spalle, spaventandolo e facendogli lanciare la palla energetica sul soffitto.

- Altri duecentomila ryo  trattenuti dalla busta paga. - Constatò il povero ragioniere con voce strozzata, osservando il buco che faceva vedere il cielo nuvoloso.

- Oh, cosa vuole che sia, Narutozzi, sono solo tre stipendi!

Naruto si voltò verso la voce colpevole.

- Ragionier Rock-lini, mi ha spaventato!

Il Ragionier Rockl-ini, al secolo Rock Lee, dell'Ufficio Missioni insieme a Naruto, attualmente svolgente incarico come portiere presso le otto porte del Chakra, che altri non è che il nome della palazzina della Megaditta.

Comunque fosse, Naruto volle chiarire una cosa una volta per tutte.

- Ma perché mi chiamate tutti Narutozzi? Il mio nome è Naruto!

- Scusi, sa, ma i cognomi son tutti simili, signor Narutocci.

- Naruto! Ed è un nome!

- Non si perda in futili dettagli,Narutosky!

See, la danza della steppa. Naruto alla fine si arrese.

- Vada per Narutozzi.

- Molto bene, ragioniere! - Concluse soddisfatto Rock-lini.

- Mi scusi, ragionier Rock-lini. - Domandò Narutozzi. - Ma perché tiene per mano un travestito?

E indicò un inquietante uomo dai capelli lunghi, forse una parrucca, con aria stralunata e inquietante, ma soprattutto le stesse atroci rughe che aveva notato quella mattina in sua moglie Hina.

- Non sarà che lei...? - Insinuò Naruto, portando l'indice sul lobo dell'orecchio e battendolo ripetutamente, con chiare insinuazioni di omosessualità.

- Ma che dice, ragionere? - Chiese Rock-lini sconcertato. - Non riconosce più suo cognato?

Narutozzi arrossì per la gaffe appena detta, ma sulle prime non aveva riconosciuto l'autistica persona che si faceva trascinare da Rock-lini come una bambola pettinata come la bambina di The Ring.
Il ninja lo guardò per un attimo ma distolse quasi subito lo sguardo, incapace di sopportare i dettagli di quella disgustosa faccia.

Era Maria-Neji-la Huga, al secolo Neji Hyuga, cugino della signora Hina e deceduto durante la quarta guerra Ninja.
Resuscitato tramite il Dottor Kabuki, pagato con onorario in nero per il quale Narutozzi avrebbe pagato cambiali fino al 2018, l'esperimento tuttavia era rimasto in parte fallito, lasciando Neji con un forte autismo e gravi problemi di identità sessuale, tale che si credeva una donna, amava truccarsi da tale, e usava il Byakugan per ventiquattrore al giorno per spiare nelle docce maschili, abitudine che gli avrebbe causato presto una cecità permanente, ulteriore bocca da sfamare per la già mendicante famiglia Narutozzi.

Narutozzi cercò disperatamente di rimediare alla gaffe ringraziando il ragioniere.

- La ringrazio, Rock-lini, per aver tenuto al guinz..in custodia il mio caro cognato durante la mia assenza, era che stanotte non avevo sgabuzz...ehr, camere da letto disponibili per accoglierlo.

- Oh, non si preoccupi. - Rispose il collega. - Non ha disturbato affatto. Salvo alle tre di notte che ha cercato di infilarsi nel mio letto. -  Puntualizzò.

- Avevo freddo, - Spiegò Neji, strizzando un occhio a Narutozzi, che rabbrividì. - Volevo riscaldarmi con un bel corpo umano!

- Sì, sì... - Liquidò Rock-lini. - Ma adesso credo sia giunto il momento di riconsegnargliela. Tra un po' c'è il mega-allenamento aziendale tenuto in programma dal Direttore Maito. Cinquecento giri intorno alla palazzina. - A meno che non sia disposto a prendere il mio posto...

- Ma...- ma saranno in tutto centottanta chilometri ! - Protestò sbalordito in Ninja in arancione.

- E quattrocento metri! - Precisò Rock-lini.

- Ah, beh! - Ridacchiò con malcelato sarcasmo Narutozzi. - Allora è differente!


La voce di un citofono tuonò come l'apocalisse per l'androne, congelando i tre personaggi.

- Il ragionier Narutozzi Uzu è desiderato, anzi, preteso nell'Ufficio del Mega-Hokage. Marsch!

Il cicalino si spense con un gracchio insopportabile, come il verso dei corvi dell'Ade venuti a mangiare le viscere di Narutozzi.

Una trita espressione di terrore congelò il volto di Narutozzi, pallido come quello di un condannato a morte.

- Ma...ma ero sicuro di aver bollato in tempo! - Fu la pallida protesta detta a mezzavoce dal ragioniere.

Rock-lini preferì sgusciare via dalla situazione imbarazzate. - Guardi, credo che porterò con me Maria-Neji-la al mega-allenamento. Si divertirà sicuramente un mondo.

- Uhmmm... - Pregustò Neji. - Chissà quanti maschi che correranno!

Si defilarono con Narutozzi implorante e la mano tesa.

- Ragionier Rock-lini. Per quel cambio... sarebbe ancora disponibile?... - Chiese all'androne vuoto, la voce che gli morì in gola.


Salendo le scale come un condannato lungo il miglio verde, Narutozzo ponderò tutte le scuse possibili e immaginabili da presentare al Mega-Hokage, come un attentato terroristico in cui un kamikaze si era fatto esplodere proprio all'entrata prima che entrasse, o di un terremoto che lo aveva inghiottito nelle viscere della terra.
E in quel momento avrebbe voluto sprofondare, tanto era il terrore e l'imbarazzo di essere, lui putrido insetto, stato richiamato all'irata attenzione di Sua Divinità.
Chissà se, in preda al ribrezzo e la pietà, gli avrebbero almeno mitigato la pena.
E si chiese, tra l'altro, quale sarebbe stata la punizione.
Dieci vergate? In ginocchio sui ceci? Crocifisso nell'aula degli esami dei chujin? O addirittura licenziato?
Forse era ancora in tempo per fuggire! Fuggire, sì, ma dove? Nel paese della sabbia? Nel villaggio del tè? Nella villaggio della pioggia perenne?
Quando si riprese dall'enorme angoscia, si accorse che le gambe lo avevano ormai condotto sulla porta del patibolo.
Troppo tardi.
La segretaria, Shizune, era lì a fianco, seduta dietro una scrivania, a battere freneticamente su una macchina da scrivere.
La porta dell'ufficio malefico era adornata da una targa in oro zecchino sulla quale era inciso il titolo di studio del capo supremo.

Shin. Ninj. Leggend. Vendic.  Mega  Hokage Siderale


Raccogliendo tutto il suo coraggio, Narutozzi bussò impercettibilmente alla porta e bisbigliò con un filo di voce.

- E'...è permesso?

Un ruggito di immane potenza, tale da sembrare un misto tra l'urlo di Godzilla e il meteorite che si schiantò sulla Terra estinguendo i dinosauri, pietrificò sul posto il povero ninja.

- N-non credo di aver capito. - Spiegò atterrito, cercando conforto dalla segretaria.
  Questa, imperterrita non lo degnò di uno sguardo, continuando a redigere il documento. Solo la bocca si mosse, con tono infastidito.

- Vadi, scemo. Ha detto 'sì'.


La porta si spalancò con un diabolico cigolare mentre Narutozzi entrava, cercando di combattere un attacco di panico.
Dietro l'enorme scrivania, la grande figura dell'Hokage squadrava la figura di Narutozzi, che si faceva sempre più piccola.

- Narutozzi, - Grugnì l'Hokage. - Si accomodi.

- Sì, signora Mega-Hokage.

La Mega-Hokage Siderale Tsunade Senjiu, comandante incontrastata della Konoha S.p.A.

- Narutozzi, - Ripeté Tsunade. - Lei sa perché è stato convocato?

- L-le giuro. - Cominciò a balbettare il ragioniere, che stava per soccombere al panico. - E-ero convinto di aver bollato in t-tempo...io...

- Ma di che blatera? - Lo interruppe Tsunade con un'occhiataccia. - Che scempiaggini farfuglia?

- Io...lei...io... - Cominciò a cantilenare Narutozzi, nel pallone più totale.

- L'ho convocata qui, - Tagliò corto Tsunade. - Per affidarle una missione.

- Una missione? - Chiese incredulo Naruto, uscendo di netto dal suo stato confusionale.

Le missioni erano sempre sinonimo di possibilità di avanzamento di carriera.
Una possibilità più unica che rara, ambita indistintamente da tutti i ninja dipendenti dell'azienda.
Ma c'era il lato oscuro della medaglia...

- Lei sa che tipi di missioni noi trattiamo, non è vero, Narutozzi?

- Ma certamente! - Rispose il ninja, - i tipi di missioni sono, in ordine crescente di importanza, D, C, B, A ed S! - Recitò.

  Erano le basi del manuale di milleduecento pagine imparato a memoria all'inizio della sua carriera, e letto come una bibbia almeno una volta al giorno, tre paragrafi recitati prima della pausa pranzo.

- Bravo, Narutozzi.

Naruto si illuminò. Un elogio dal Mega-Hokage. Una missione. Quello doveva per forza essere il primo momento fortunato della sua carriera.

- Eh... - Riprese Tsunade. - Mi sa dire in cosa consistono?

- Signorasì! - Rispose prontamente il sottoposto. -  D come Dilettante, come fare da baby-sitter, C per Consegne, come pacchi regalo o pacchi bomba, B come Bodyguard per importanti ufficiali e dirigenti della ditta, A come Attentati dinamitardi contro la concorrenza, e.... - Si fermò, esitante.

- Ha dimenticato la S. - Incalzò l'Hogage. - Lo dica! - Ordinò.

- Missioni S...s...suicida.

Le missioni suicida, quel tipo di missioni che garantivano il massimo avanzamento in carriera nella ditta: eroe buonanima. A Narutozzi venne un brivido freddo lungo la schiena.

- ... E indovini per quale missione è stato scelto lei. - Domandò l'Hokage, con un sorriso compiaciuto.

- D...dilettante? - Provò Narutozzi, sperando di non sbagliarsi.

- No! - Rispose perentorio l'Hokage. - Il tipo S.

Quella parola, anzi, quella lettera fu una martellata all'animo di Narutozzi.

- Ma... ma... - Protestò debolmente l'impiegato. - Io questo week-end volevo, cioè, con rispetto, eh, avrei almeno voluto, per la prima volta, dopo anni, riposarmi. Avevo anche chiesto un permesso domenicale sei mesi fa...

- Non si preoccupi, - Lo tranquillizzò l'Hokage. - Avrà tempo di farlo dopo la missione, eternamente!

- Com'é umana lei! - Concluse Narutozzi con un filo di voce. - Posso sapere almeno di cosa tratta la missione?...

- E' molto semplice,Narutozzi. - Spiegò l'Hokage. - Lei deve scovare e uccidere... o farsi uccidere... -  Specificò con una nota gelida. - Il criminale rinnegato noto come... la Belva Umana!


Proseguimento e conclusione al prossimo capitolo.

  
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