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Autore: Nightmare Bloody    07/10/2014    6 recensioni
[CreepyPasta]
Un ragazzo normale, una famiglia apparentemente normale. Alcune volte siamo costretti a prendere decisioni che possono pesare molto sulla nostra coscienza e se la situazione sfugge al controllo la mente si rompe e rimane soltanto l'istinto nato dal dolore e dalla tristezza.
Genere: Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Drowned, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Salve a tutti! Ed eccoci qui tornati con la mia nuova one-shot!^^ Chiedo immensamente scusa se in questi giorni non ho pubblicato ma sabato e domenica sono stata impegnatissima ed oggi mi sono sentita male!T_T Ma da oggi si riparte! :) Ora vi lascio-
Fenis: XAVIER!
*Si scansa prima di essere buttata per terra dalla rincorsa di Fenis* Oooooook, cos'era quello?!
Xavier: Semplicemente una svitata che correva ad abbracciarmi
Ah ora capisco tutto bene vi lascio a dopo!


Salve, non vado a dire in giro chi sono ma se proprio devo; allora io mi chiamo Xavier, non chiedetemi il perchè di questo nome non lo so e non mi interessa ho un nome no? Va bene così. Ho 17 anni, capelli marroni un po' arruffati che non mi arrivano nemmeno alle spalle, gli occhi blu e ho la corporatura di un ragazzo che non fa palestra ma si allena regolarmente. Molti mi definiscono taciturno, solitario e un po' freddo cioè in pratica mi definiscono emo; non mi da fastidio, possono chiamarmi come vogliono basta che non mi chiamino poeta, io non sopporto venire chiamato così non ho nulla contro i poeti solo che io non sono uno di loro io mi pongo solo delle domande sulla vita e sul perchè esistiamo ma ripeto non sono un poeta. Sono figlio unico di una famiglia normale ne ricca ne povera, mia madre fa l'infermiera mentre mio padre è un collezionista: colleziona tutti i pazzi d'antico del Giappone ma il pezzo di cui va più fiero sono due katane d'argento risalenti alla fine del IV secolo ancora perfettamente intatte e in ottime condizioni.
Alcune volte però non capisco il perchè tenerle in una teca di vetro, va bene che sono pezzi da collezione ma non sono fatti di vetro sono d'argento!
Ma passando oltre come sport faccio karate e sono ad un passo dall'essere cintura nera. Io in realtà volevo fare nuoto ma mia madre ha insistito così come mio padre, se non si era capito i miei sono molto legati alle tradizioni e alle origini giapponesi.

Sto andando al bar non molto lontano da casa mia con i miei amici: Lon, Kassidy e i due gemelli Desirè e Carl. I miei amici sono diciamo... strani ecco: Lon ogni tanto blatera qualcosa in lingua incomprensibile, i gemelli dicono di parlare con i fantasmi dei loro genitori veri e dei loro animali morti; sì loro hanno perso i genitori a soli 3 anni e questo cosa del "parlare con i fantasmi" dicono sia una specie di trauma ed infine Kassidy è la più strana: è sempre nervosa e tesa, il nero sotto gli occhi aumenta giorno dopo giorno e il più delle volte dice delle cose in maniera criptata che non riesco a capire, si definisce una specie di "veggente". Certo nemmeno io sono molto normale a farmi certe amicizie ma anche il mio comportamento non si può definire normale quindi. Quando arrivo sono già tutti lì.
"Ciao..."
"Wow, sempre allegro e pimpante eh Xavier?"
"Ha ha molto spiritoso Lon, molto spiritoso... Allora Desy Carl come va?"
"Tutto ok,ci sono sempre mamma e papà a farci compagnia!"
La cosa più brutta è che non riescono a capacitarsi che i loro genitori siano morti e che non siano qui, se continuano così la loro famiglia adottiva sarà costretta a farli vedere da uno psicologo e vi assicuro non è il massimo...

Mi guardavo con disinteresse intorno, era tutto dannatamente bianco! Io odio il bianco infatti io, sdraiato sul lettino anch'esso bianco spiccavo con il mio abbigliamento: pantaloni neri con una felpa grigia e una canotta verde scuro.
"Buongiorno Xavier"
"Buongiorno..."
Diedi un'occhiata veloce alla dottoressa che era appena entrata: una ragazza sulla trentina, capelli lisci neri lunghi fino al fondo schiena, occhi marroni molto svegli e vivaci. Era vestita con un camice bianco e portava una cartellina tra le mani.
"Allora, guardiamo un po'. Hai qualche preoccupazione che ti angoscia?"
"No..."
"Problemi di socializzazione?"
"No..."
"Inadeguatezza?"
"No..."
"Se i tuoi genitori ti hanno portato qui c'è un motivo ed a me puoi dire tutto!"
"Non c'è nessun motivo, io non ho dei problemi sono felice della mia vita così come è..."
"Senti, se sei qui è perchè hai bisogno di aiuto, io posso aiutarti quindi dimmi tutto!"
E passammo 2-3 ore così ed io che rispondevo solo con "No" ed in rari casi "Sì". Finchè non sbottai e saltai addosso alla dottoressa e con tutta la rabbia che avevo dissi:
"SENTA UN PO'! IO NON HO PROBLEMI HA CAPITO?! IO. NON. HO. PROBLEMI! SE LO FICCHI IN TESTA! IO SONO COSI' PERCHE' E' IL MIO CARATTERE E NON POSSO NE VOGLIO CAMBIARLO QUINDI RIPETO SE LO FICCHI IN TESTA: IO NON HO BISOGNO DI AIUTO, IO NON HO PROBLEMI, E' INUTILE CHE CONTINUI A FORZRMI PERCHE' DA QUESTA BOCCA NON USCIRA' NIENTE DI SUO INTERESSE! Ha capito?"
Mi tolsi da sopra di lei, mi guardò terrorizzata ed io dissi:
"E non fiati, se non vuole ritrovarmi qui..."
Infatti così fece, disse la verità anche se a lei non sembrava e così anche i miei si convinsero.

Gli psicologi cercano sempre di trovare un problema in te, perchè secondo loro se vai da loro devi avere per forza un problema a livello mentale, ti forzano finchè non farai la mossa sbagliata e loro troveranno in quel piccolo errore un problema e subito dopo ti imbottiscono di medicinali o in casi più gravi ti rinchiudono lontano dal mondo. Sto cercando di non fargli fare questa fine orrenda. Ma loro non capiscono non ci riesco ma so che sono intelligenti e l'unica cosa che sono riuscito a fare è fargli promettere che in questi casi non dovevano mai parlare, MAI. Parliamo delle solite cose: vita in generale, famiglia, news poi ogni tanto si va a fare una passeggiata.
E' tutto tranquillo quando tutti ti allarmano e diventano più tesi e nervosi di prima.
"Ragazzi che succede?"
Mi fissano preoccupati e un po' intimoriti poi mi sembra di entrare in "L'Esorcista" o "Paranormal Activity" perchè impazziscono tutti Lon blatera qualcosa di stranissimo molto più inquietante delle altre volte:
"Omahu, Pacuta, Raito, Kunà, Serfer, Alamut, Elemut, Acrab."
I gemelli hanno un'aria cupa: i capelli gli coprono gli occhi e anche loro incominciano a dire cose capibili ma senza alcun nesso logico:
"Destino Obbligato. Morte Orribile. Peso Sulla Coscienza. Destino Obbligato. Destino. Destino"
E per finire ci mancava solo Kassidy:
"Destino del Cuore, Destino Contorto. Il peso dei tuoi guai ti porterà ai tuoi più peggiori e oscuri desideri..."
Non ci capisco più nulla: Cosa cazzo sta succedendo qui!? Ma sono l'unico sano di mente (O quasi N.d.a: Autrice) in questo mondo di pazzi?! All'improvviso finisce tutto come se non fosse successo nulla e loro non ricordano nè sanno ciò che hanno fatto e/o visto e/o detto. Ma che amici mi sono andato a trovare?!

Sto tornando a casa con il pullman, non sono proprio i mezzi di trasporto che preferisco ma meglio che andare a piedi... Guardo fuori dal finestrino fino a che come sempre dico:
"Questa..."
Ma oggi non si ferma e va avanti ed io urlo:
"Ma cosa sta facendo?! La mia fermata era prima! Dove sta andando?!"
Incomincia a accelerare e ci punta una pistola contro mentre continua a guidare, dove ci sta portando? Il mio istinto più umano mi fa diventare meno freddo e corro a cercare di calmare tutti:
"Shhh... Per favore calmatevi, andrà tutto bene vedrete. Shhh..."
Quando riuscii a calmare tutti eravamo oramai arrivati, l'uomo alla giuda ci porta dentro una specie di container che poi chiude saldamente e ci porta dentro una stanza che chiude a chiave. Siamo senza acqua nè cibo e non sappiamo che fare.

Sono passati tre giorni e spero che i nostri genitori ci stiano già cercando, spero. L'uomo dopo tre giorni ritorna e ci fissa:
"Allora, da chi incomincio? Tu!"
Mi prende per il braccio e mi ferma puntandomi un coltello alla gola; io mi dimeno cerco di liberarmi e lui mi urla:
"Fermo! Fermo cazzo! Cazzo stai fermo! XAVIER!"
Spalanco gli occhi, come conosce il mio nome? No aspetta questa voce...
"Padre?!"
"Sì cazzo ora stai fermo faremo veloce!"
"Cosa vuoi fare perchè ci hai portato qui?!"
"Una persona facoltosa ha una vecchia reliquia d'oro giapponese, però costa una cifra ed io per trovare i soldi mi sono rivolto ad una ditta..."
"Cosa centriamo noi eh?!"
"Questa ditta fa esperimenti su cadaveri di ragazzi. Io ho bisogno di un po' di corpi..."
"COSA?! IO SONO TUO FIGLIO! BRUTTO STRONZO!"
"Per una reliquia così importante... Vale la pena!"
E' pronto a colpire, ma non per niente mi hanno insegnato il karate, gli ficco un paio di colpi nello stomaco e poi punto alle gambe. Lui mi molla ma prima di mollare del tutto mi ficca il coltello nell'occhio: sento il metallo arrugginito del coltello perforarmi la pupilla e nella mia parte sinistra vedo il buio. Urlo e afferro il coltello piantato nel mio occhio e con un colpo secco mi tolgo il coltello, ma con esso viene con lui anche il mio occhio. Sento un sapore ferroso in bocca: un po' del sangue che esce dalla mia ferita. Fisso il mio occhio sul coltello e con mano tremolante tolgo dal coltello l'occhio. lo lascio cadere e la rabbia mi pervade. Non so cosa mi prende  ma recupero un chiodo e molto grosso e con una forza quasi inumana prendo il mio padre per il collo e ficco il chiodo nella sua gola e subito dopo lo pianto al muro. Accecato dalla rabbia incomincio ad accoltellarlo senza fermarmi, non mi sono mai sentito così felice e... vivo! Ho capito cosa è la vita e perchè esistiamo: la vita è stata creata solo per il dolore e gli umani esistono solo per, un giorno, morire. Ma c'è chi non la merita e chi è troppo innocente e non merita una vita come quella.
Mi dirigo senza volerlo verso i ragazzi e tutti mi guardano terrorizzati tranne i miei amici che continuano a dire:
"Destino Contorto, Destino Obbligato..."
Li fisso impassibile e tutti mi dicono:
"Perchè vuoi farci questo? Che ti abbiamo fatto?"
"Niente, ma voi avete visto troppo e non vi meritate una vita come questa..."
Alzo il coltello e poi il buio.

Mi risveglio in ospedale, una benda copre il mio occhio oramai assente e mi gira la testa, cosa è successo?
Arriva mia madre che mi racconta tutto: mi hanno ritrovato svenuto, ricoperto di sangue da capo a piedi e sul mio corpo c'erano molti tagli a forma di X che mi avevano ricucito nel mio stato di coma. Guardo alcune ferite sui bracci: avrò per ogni ferita all'incirca 15-20 punti; mi ricordo tutto di come mi sentissi felice nel vedere il sangue scorrere via dai quei corpi e di come io abbia infierito ancora di più sul corpo di mio padre ed di come infine mi sono intagliato le X sul mio corpo. I sensi di colpa mi pervadono, perchè... Perchè l'ho fatto? Perchè ho ucciso mio padre? Mi alzo con un po' di difficoltà a causa dei punti e non fiato. Non racconterò quel che è successo, mai. Torniamo a casa ed io mi rinchiudo in camera; mi sdraio sul letto ed affondo la testa nel cuscino. Lacrime calde mi rigano le guance: sono lacrime amare, le lacrime dei sensi di colpa. Non riesco ancora a credere che io abbia ucciso mio padre e mia madre lo da ancora per disperso senza rendersi conto che suo figlio lo ha ucciso senza pietà. Continuo così finchè non sprofondo in un sonno senza sogni.

 

Sono giorni che non vado a scuola, non ce la faccio. Non riesco a guardare tutti i genitori, gli amici e le insegnati che sono alla scuro di ciò che ho fatto. I sensi di colpa non se ne vanno ed io resto tutto il giorno chiuso in camera, seduto sul letto tenendomi le ginocchia al petto con le mani e piangendo su di essi.
Ma perchè questo dolore doveva capitare a me? Perchè? Perchè? Perchè, perchè, PERCHE'?
La goccia che fa traboccare il vaso; tutto mi diventa più chiaro: non sono io, sono loro*! Loro mi hanno condannato a questi rimorsi ed io gliela farò pagare!
Recupero le chiavi delle teche della collezione di mio padre; prima prendo quell'uniforme che oramai aveva fatto la polvere a stare lì, è composta da una specie di camice nero dalle rifiniture dorate, i pantaloni neri e scarpe dell'ennesimo colore. Poi recupero le katane d'argento e una bandana nera come la pece e mi dirigo in bagno. Mi tolgo la benda sull'occhio e quando mi guardo allo specchio rimango di sasso: il mio occhio sano era passato dal blu all'essere completamente nero con alcuni riflessi bianchi ed anche i miei capelli erano diventati neri come la notte e dalla cavità del mio occhi sano usciva ancora del sangue fresco. Non indugio oltre mi metto la bandana sulla cavità del mio occhio e con una katana rimuovo tutti i punti; ma oramai le ferite si sono chiuse ed io rimedio calcandole di nuovo: è una sensazione meravigliosa vedere il caldo liquido scarlatto uscire a fiotti dalle ferite. Mi ridesto quando ricordo che devo pensare a mia madre.

Vado nella sua stanza, sta dormendo profondamente. La lama della mia spada riflette di una luce argentea quando quei pochi raggi lunari che passano dalla piccola finestra la colpiscono. Posiziono la lama poco sopra il collo di mia madre e sussurro:
“Be happy...”
Colpisco, la lama perfora la morbida carne come se fosse burro facendo colorare quasi immediatamente di rosso le pareti coloro panna della stanza da letto. Anche le lenzuola e il materasso di un candido color bianco latte si colorano presto di rosso scarlatto. Quando vedo tutto quel sangue sorrido compiaciuto e con un ultimo colpo pianto l'altra katana nel petto della vittima oramai esanime; così facendo l'unica parte del mio viso scoperta viene macchiata di rosso.
Scrivo qualcosa sul pavimento con il sangue e me ne vado subito, sento già le sirene della polizia.

Sono passati giorni, la mia missione così come la mia nuova vita hanno avuto inizio ed ora non mi rimane che insegnare il valore della vita alle persone che la considerano inutile.
Scendo dall'albero e incomincio a camminare finchè con uno scatto fulmineo fermo con uan mia katana un'altra arma che mi stava colpendo da dietro. Prova a colpirmi più e più volte ed io riesco sempre a parare con semplicità. Finchè non ci ritroviamo faccia a faccia. Lo fisso e lui fissa me; fino a quando non guarda la mia spada e sussurra:
“La Lama Rosso Sangue...”
Tolgo la spada e dico:
“Ben Drowned...”
“Come fai a conoscermi?”
“Sei uno dei glitch più famosi, poi per un tipo che non disdegna queste cose è facile conoscevi a tutti... Piuttosto TU come fai a conoscere ME...”
“Sei su tutti i giornali e telegiornali, non si parla d'altro!”
“Mh, buono a sapersi comunque cosa vuoi?”
“Slenderman mi ha mandato a cercarti...”
“A sì? Cosa vuole?”
“Vorrebbe che tu entrassi a far parte della famiglia”
C'era da fidarsi? Entrare in una famiglia di pazzi assassini? Ma d'altronde cosa ho da perdere? Sono diventato un assassino anche io quindi non c'è differenza
“Va bene...”
“Grande! Vieni da questa parte!”
E spariamo nel folto della foresta.

 

Volete sapere cosa ho scritto con il sangue?

“Not worried, you are happy. Al remainder task I…”
 

******Angoletto Autrice****** Allora primala piccola nota: *Xavier in quel modo si riferisce al mondo intero che gli ha fatto patire quel dolore
Ed eccoci qui belle gente! Chiedo ancora scusa per il ritardo ma sono stata impegnata e mos ono anche sentita male... Però spero solo che vi piaccia, era da tempo che vaevo in mente questa piccola one-shot e lui sarà anche nel sequel di "Figlia Di Un Killer"!^^ Per la gioia di Fenis...-.-

Fenis: *Stritola Xavier*
*La fa staccare* Cosa caspitina ti ho detto?! Fino a che non esce il sequel tu non devi stare attacata ad Onii-san capito?!
Fensi: Uffa come sei pallosa!
Parla Miss. Simapatia dell'Anno
Fensi: *La guarda malissimo*
Xavier: Chiudi qui per piacere, non scatenaimo lìennesima lite qui dentro!
Va bene allora posso solo dire alla prossima!

P.S Se volete sapere come era vestito nel modo più esatto guardate Shinya. Per sapere chi è Shinya prego guardare quel RPG Horror nosense di Mogeko Castle, grazie!
P.S.S Scusate se mi sono espressa come un poeta pessimista per di più ma studiare a Letteratura il Pessimismo Storico e Pessimismo Universale di eopardi fa questo effetto!XD

   
 
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