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Autore: Stella cadente    08/10/2014    5 recensioni
"-Allora, ehm..ci sentiamo domani- disse solo.
E si alzò, le lacrime che ancora le rigavano il volto lentigginoso.
Nessuno, probabilmente, l’aveva mai vista così.
Perché Anna non era così.
Anna era la ragazza che sorrideva sempre.
Ma senza Elsa, spesso si ritrovava ad esser triste."
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 La ragazza che sorrideva sempre
 



Quella porta.
L’aveva sempre trovata orribile.
Apparentemente, in realtà, non aveva niente che non andasse. Anzi, era proprio una bella porta. Bianca, con degli eleganti disegni blu dipinti sopra.
Ma quello che significava per lei, ecco, quello era orribile. E quindi, chi se ne importa degli eleganti disegni a questo punto.
Quella porta era il muro di cemento che la divideva da sua sorella. Quella barriera che ormai sembrava indistruttibile.
Anna fece come per bussare, ma il braccio le rimase sospeso a mezz’aria.
Non voleva disturbare sua sorella, ma doveva, doveva riprovarci.
Non era possibile che la stesse escludendo così dalla sua vita senza un motivo fondato.
Dai su, non le darò fastidio.
Sono pur sempre sua sorella, insomma non mi vorrà così male.
Giusto?
Per quello che ricordava, le sembrava che fossero state molto unite, prima di...
Prima di...
Non ricordava esattamente cosa fosse successo, ma era determinata a voler far tornare quel rapporto di prima. Voleva ridere con lei, scherzare con lei, farsi dare consigli da lei.
Non voleva starle lontana.
E anche lei lo avrebbe capito.
Glielo avrebbe fatto capire.
Glielo avrebbe finalmente inculcato in quella testa dura.
Giusto.
Okay.
Sì.
Vado.
Bussò, dando colpi vivaci e decisi alla porta.
– Elsa? – iniziò con voce allegra. – Come stai?
Silenzio.
– Okay, riformulo la domanda, forse non mi hai sentita. Come stai?
Silenzio di nuovo.
Sembrava che dall’altra parte non ci fosse nessuno.
Anna si zittì. Le era venuta improvvisamente voglia di piangere.
Non mi risponde.
Non mi vuole rispondere.
Forse mi vuole male davvero. 
Forse Elsa mi odia.
Elsa mi odia.
Quell’ultimo pensiero la fece rabbrividire.
Scosse la testa.
No, non era possibile.
Sospirò. Doveva porsi in maniera diversa, essere autoritaria.
Forse in quel modo l’avrebbe ascoltata.
– Elsa, gradirei che mi rispondessi – disse, cercando di imitare il tono fermo e freddo di sua sorella.
Quelle parole però risuonarono strane nella sua bocca, anche alle sue stesse orecchie.
Perché Anna non era così. Anna non era misurata e seria come Elsa. Anna era imbranata, disordinata, spontanea.
Più di tutto, Anna sorrideva sempre. Ma le sembrava che Elsa trovasse equivoco questo atteggiamento, e allora si sentiva stupida, la solita stupida Anna che non sa  che cosa stia passando la sorella più grande, semplicemente perché non è come lei. E quindi non può capire e non potrà mai.
I suoi genitori le avevano detto che Elsa stava passando un periodo difficile, ma nonostante le sue insistenze non avevano osato dirle che cosa aveva.
Era questo che le dava fastidio, più di ogni altra cosa: il fatto che sapesse che sua sorella stava male e lei non potesse far nulla per farla stare meglio.
Si sentiva impotente, ecco, insignificante di fronte a quella situazione. E poi, a volte le sembrava che la stessa Elsa non volesse farsi aiutare.
Le sembrava che la sua presenza le desse fastidio.
A questi pensieri, Anna non riuscì a reprimere una lacrima.
Sentì la rabbia farsi spazio nel suo petto, come un incendio che la consumava dall’interno.
– Elsa, per l’amor del cielo! Mi vuoi rispondere? Ne ho abbastanza di questi silenzi, ne ho abbastanza della tua assenza! Lo capisci? – esplose. – Niente ha senso senza di te, perché tu sei mia sorella, sei la mia sorella maggiore. Io come faccio senza di te? A chi racconto di quel ragazzo così carino che ho incontrato l’altro giorno? A chi chiedo consigli, chi sveglio la mattina perché mi sono alzata troppo presto, quale letto invado la notte se non riesco a dormire? Lo so che sono grande per dormire con te come quando ero piccola, ma io lo farei. Mamma e papà sono troppo impegnati, non possono ascoltarmi sempre. Tu invece lo faresti, so che lo faresti. Mi ascolteresti, anche se parlo troppo e non ti lascio mai intervenire. E poi perché ci hanno separate? Tu sei guarita? Stai meglio?
Sembrava un vulcano in eruzione, le parole le rotolavano fuori di bocca come se fossero state trattenute per secoli.
In un certo senso, era proprio così. Anna aveva quattordici anni ormai, e da quando ne aveva cinque non aveva più visto sua sorella in giro per il castello. Il suo volto, la sua voce, i suoi gesti avevano cominciato a svanire nella sua memoria, rimanendo vaghi come dei lontani ricordi.
Per quanto cercasse di negarlo a se stessa, era così. Elsa era solo un ricordo, per Anna. Come se fosse morta.
E invece era solo confinata in una stanza, a nascondersi da qualcosa che, evidentemente, le faceva paura. O almeno, questa era la sensazione che aveva Anna.
Era frustrante, quella situazione. Anzi, insopportabile.
– Capisco che tu stia passando un brutto momento, ma io posso aiutarti! Non escludermi così, non è giusto! È bruttissimo quello che stai facendo, te ne rendi conto?
Ormai stava urlando, la sua voce rimbombava lungo il corridoio.
Silenzio.
Ancora quel freddo, assordante silenzio.
Anna scoppiò a piangere.
– Elsa... per favore...
Si accasciò a terra, singhiozzando. Le facevano male le costole, il petto si muoveva spasmodicamente senza che lei cercasse di fare qualcosa per fermarlo.
Si appoggiò alla porta, sentendo il gelo contro la sua schiena.
Era sempre fredda, quella porta, come fosse di ghiaccio.
Come se si adattasse ai sentimenti della persona che ci stava dietro.
– Mi dispiace Elsa, mi dispiace! Ti chiedo scusa, qualunque cosa io abbia fatto, ma tu torna, ti prego...
Silenzio.
– Lascia che io ti aiuti. Per favore.
Le sembrò di sentire qualcosa, al di là di quella dannata porta.
Un rumore impercettibile, che tuttavia sembrò riscuoterla, rianimarla.
– Elsa? Sei lì?
Attese che il rumore si ripetesse, tendendo le orecchie.
Ma non fu così.
– Allora, ehm... ci sentiamo domani – disse solo.
E si alzò, le lacrime che ancora le rigavano il volto lentigginoso.
Nessuno, probabilmente, l’aveva mai vista così.
Perché Anna non era così.
Anna era la ragazza che sorrideva sempre.
Ma senza Elsa, spesso si ritrovava ad esser triste.
Si allontanò dalla porta, come ormai da anni era abituata a fare.
– Scusami, ma non sorriderò ancora per molto se continui così.
 

 
Salve :)
Ecco che sono tornata in questo fandom con una shot su Anna.
Molto triste, vero?
Però non ci posso fare niente, adoro Frozen, e adoro queste due sorelle.
Amo il fatto che abbiano superato i propri conflitti, nonostante tutto.
E poi, dato che ho scritto qualcosa su Elsa come potevo non scrivere nulla su Anna?
Sarebbe stata un'eresia.
La dedico a Diletta, qui nota come Diemmeci, che è la mia piccola Anna reale e una grande amica, che mi sa sempre tirare su con la sua positività. 
E la dedico anche a te, amante di Frozen, che hai letto fin qui.
Grazie di aver letto questa OS, significa davvero tanto per me.
Se volete farmi sapere che ne pensate lasciate una recensione, altrimenti va bene lo stesso.
Alla prossima :)

Stella cadente 


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