Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Iris214    08/10/2014    2 recensioni
Seguito di "Between Blood and Love".
Dopo una divertente vacanza con Stefan, Liza torna in città intenta a voltare finalmente pagina. Ma le cose a Mystic Falls sembrano aver preso una piega inaspettata. Kol è apparentemente svanito nel nulla, mentre Klaus, seppur presente, sembra intenzionato a costruirsi un futuro con Caroline. Una nuova minaccia, nel frattempo, incombe sui protagonisti...
- Dal primo capitolo -
I capelli le ricadevano liberi sulle spalle, mossi appena dal vento che soffiava su Mystic Falls. Liza respirò quell'aria, immaginando fosse la stessa che, in quel momento e da qualche altra parte, stava accarezzando il viso e il corpo del ragazzo che amava. Ma dov'era Kol? Non riusciva a smettere di chiederselo, nonostante la consapevolezza che fosse sbagliato...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Dark Paradise'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Love never ends

 

Nel vero amore è l'anima che abbraccia il corpo.
Friedrich Nietzsche



«Liza, aspetta!»
La voce di suo fratello la indusse ad arrestare quella corsa disperata. Volse il capo verso di lui, sentendo le dita del ragazzo cingerle decise il polso destro, per poi rivolgergli un'occhiata intensa e interrogatoria. Damon lasciò andare il polso di sua sorella e sbuffò.
«Non vedi? Sono ore che vaghiamo per questi sotterranei senza trovare una via d'uscita. Questo posto è incantato, siamo in trappola.»
Lo disse con la voce rotta, quella di chi ha la consapevolezza di avere le ore contate, e Liza, purtroppo, se ne rese conto: suo fratello non si era mai mostrato fragile ai suoi occhi, eppure adesso poteva leggergli il terrore negli occhi. La fine era davvero arrivata?
«Damon... non possiamo arrenderci, dobbiamo trovare Kol, unire le forze e tornare a casa sani e salvi!» esclamò, afferrando il colletto del giubbotto del ragazzo e strattonandolo energicamente. Anche lei era terrorizzata, ma non poteva credere che, dopo tutto ciò che aveva passato, dopo essere morta e risorta quasi per miracolo, tutto stesse per finire così. Non sarebbe morta un'altra volta, non prima di aver rivisto l'uomo che amava e che, ne era certa, attendeva con ansia il suo ritorno.
«Andiamo!»
Prese la mano di Damon nella sua, stringendo forte come se temesse di perdere quel contatto da un momento all'altro, e lo costrinse a seguirlo per l'oscuro corridoio in cui si trovavano. Il vampiro non osò ribattere ancora, non di fronte alla determinazione di Liza, alla tenacia con cui riusciva a restare in piedi sempre, anche quando la speranza era semplicemente un'utopia. Proprio come lo era in quel momento.
Avanzarono in fretta e senza proferire parola per un po', cercando di scorgere un'apertura, una di quelle porte che apparivano e sparivano magicamente, ma anche un semplice foro nel muro, senza, però, alcun risultato. Non c'era niente intorno a loro, solo quel tunnel oscuro che sembrava non avere fine e il rumore del loro respiro, sempre più agitato ad ogni passo.
Poi, però, qualcosa li indusse a fermarsi. Il pavimento sotto i loro piedi cominciò a tremare, mentre le pareti che li circondavano divenivano sempre più vicine, troppo vicine.
Liza urlò il nome di suo fratello, poi strinse gli occhi e si fiondò tra le sue braccia per cercare protezione. Sarebbero morti in quel modo, schiacciati da quelle mura anguste? Damon strinse Liza a sé, poi chiuse anche lui, d'istinto, gli occhi azzurri. Pensò a Elena, che non sapeva nemmeno dove lui fosse, pensò all'amore che provava per lei, a quanto aveva lottato per conquistare il suo cuore e alla sofferenza a cui non aveva potuto sottrarre Stefan. Suo fratello. Chissà se lo avrebbe mai davvero perdonato.
Era pronto a morire, ma d'un tratto il pavimento smise di tremare e, quando riaprì gli occhi, i muri erano tornati al loro posto e Liza era lì, tra le sue braccia, così impaurita da sembrare una bambina, la bambina a cui aveva asciugato le lacrime tante volte.
«Siamo vivi?» domandò la ragazza, cercando il volto tanto amato di suo fratello. Lui fece per annuire, ma qualcosa si mosse alle sue spalle inducendolo a voltarsi. Joel era lì, con al seguito il suo esercito di stregoni incappucciati e nella mano destra una freccia di legno carbonizzato.
«Siete vivi, già...» disse, sorridendo malefico e avanzando verso i due fratelli. «Peccato non si possa dire lo stesso del vostro amico... il tuo ragazzo!» esclamò senza più sorridere, piantando i suoi crudeli occhi in quelli di Liza.
«Che stai dicendo? Dov'è Kol, cosa gli hai fatto?»
«Voltati e lo vedrai tu stessa!»
Liza aggrottò la fronte e cercò Damon con lo sguardo. Il vampiro, invece, si sentì mancare il fiato per un istante: oltre le spalle di sua sorella giaceva il corpo senza vita di Kol, carbonizzato più della freccia che Joel stringeva ancora nella mano. Il ragazzo deglutì, poi cercò di impedire a Liza di voltarsi, ma lei si liberò dalla presa di suo fratello e guardò.
Se avesse avuto ancora un cuore, uno pulsante, avrebbe di sicuro smesso di battere in quel momento. Mentre il tempo sembrava essersi di colpo fermato, avanzò lentamente verso quel che rimaneva dell'unico uomo che più di tutti aveva odiato, l'unico che più di tutti aveva amato.
«Kol...»
Le lacrime iniziarono a scendere copiose, rigandole il viso pallido e stanco.
«Amore mio, non puoi essere morto...»
Cadde in ginocchio accanto al corpo esanime e lo osservò, per quanto le lacrime glielo permettessero. Scorse il suo profilo, i capelli spettinati, quel che restava dei suoi vestiti. Ma tutto era così nero che, per assurdo, sperò che non fosse realmente lui, che fosse tutto uno scherzo di pessimo gusto, una crudeltà senza limiti ma al tempo stesso falsa. Prese, quindi, la mano di lui nella sua e sfilò l'anello diurno dalle sue dita. Non c'erano dubbi che fosse vero, non c'erano dubbi che quello fosse proprio Kol, che fosse morto. Non si trattava di uno scherzo, ciò che vedeva era reale. E faceva male.
Lasciò andare la mano del vampiro e si strinse nelle braccia, abbandonandosi a un pianto sommesso e disperato. Damon si chinò alle sue spalle e la abbracciò forte, poi volse il capo verso Joel, incontrando i suoi occhi diabolici.
«Forse non riuscirò ad ammazzarti con le mie mani, ma sappi che ovunque andrò non avrò pace fino a quando qualcuno non ti strapperà il cuore dal petto. E ce la farà, stanne certo!»
Alle parole cariche di rabbia di Damon, Joel rispose con una fragorosa risata, risata che riecheggiò all'interno del sotterraneo. L'uomo gettò via la freccia, infilò una mano nella tasca interna della sua elegante giacca e tirò fuori un paletto. Lo mostrò al vampiro come fosse un trofeo, poi avanzò verso di lui e afferrò Liza per un braccio.
«Basta piangere, tesoro. Tocca a te, adesso!» esclamò tirandola verso di sé.
Damon si rimise in piedi e si scagliò contro di lui, ma non ebbe neanche il tempo di sfiorarlo. Avvertì delle forti fitte alla testa, mentre gli stregoni lo circondavano, quindi si ritrovò ancora una volta in ginocchio, senza che potesse fare niente per evitarlo.
Joel si liberò di Liza con uno strattone e la ragazza finì contro la parete alle sue spalle. Poi, veloce come solo i vampiri potevano essere, conficcò deciso il paletto nel cuore di Damon.
Liza vide ogni cosa senza avere il tempo di poter reagire. Vide il paletto squarciare il petto di suo fratello e Joel brandire l'arma insanguinata come un trofeo.
I suoi occhi erano spalancati sulla scena, terrorizzati e increduli allo stesso tempo. Avrebbe voluto urlare, gettarsi addosso al mostro che aveva fatto tutto quello, ucciderlo con le proprie mani, se ne fosse stata in grado. Ma non lo era.
L'unica cosa che poteva fare era lasciarsi andare, ancora una volta, a un pianto disperato. Mentre le lacrime scendevano senza sosta, si avvicinò al corpo di Damon e si inginocchiò accanto a lui. Era morto. Suo fratello era morto. Anche lui come Kol se ne era andato via, per sempre.
Joel rise, rise tanto, diabolico più che mai. La sua vendetta era compiuta, possedeva l'Occhio del Diavolo e adesso non gli restava che sbarazzarsi anche della ragazza. Congedò gli stregoni al suo servizio e rimase immobile, sempre col paletto nella mano destra, a contemplare Liza e il suo dolore, senza fretta.
Liza sollevò lo sguardo dal volto di Damon e piantò gli occhi umidi e pieni di rabbia in quelli dell'uomo di fronte a sé. Aveva perso due delle persone per lei più importanti, due degli uomini che più aveva amato in vita sua. Non aveva più senso vivere, adesso. La sua morte, dopotutto, non sarebbe mai stata dolorosa per lei, non quanto lo erano state quelle di Damon e Kol.
Era la fine. E non le restava che affrontarla.
«Fallo!» esclamò, rimettendosi stentatamente in piedi. Sentiva il suo corpo tremare, era stanca e svuotata. Joel annuì appena, poi sollevò la mano che stringeva il paletto e...
Una luce bianca e splendente, tanto luminosa da impedire agli occhi di rimanere aperti, invase totalmente quell'angusto sotterraneo. Joel sentì la sua pelle bruciare, come se si fosse trovato senza protezione in pieno giorno, e allora lasciò andare il paletto e si accasciò dolorante al suolo.
Liza si coprì il volto con le mani, ignara di ciò che stava accadendo. A poco a poco, la luce si affievolì, permettendole di aprire di nuovo gli occhi. Fu allora che lo vide.
Un ragazzo alto, fiero e dai capelli d'oro, con indosso una tunica bianca che lo rendeva simile a un dio dell'Olimpo, era di fronte a lei. Teneva un piede sul petto di Joel, ma i suoi occhi azzurri e innaturali guardavano lei. Gli sorrideva amorevolmente e quel sorriso parve a Liza tanto familiare. Non poteva essere vero, eppure...
«Sa... Sammy... sei tu?»
Il ragazzo annuì. Poi Joel cercò di dimenarsi, allora lui premette più forte il piede sul petto del vampiro, tanto da farlo urlare di dolore.
«La tua ora è giunta, demone!» sentenziò, prima di chinarsi, afferrare l'uomo per il collo e sollevarlo deciso dal pavimento. Lo tenne stretto per un po', senza mai distogliere lo sguardo da quello di lui. Joel cercò di liberarsi, ma ormai era solo e senza alcuna via di uscita.
Un fascio di luce bianca, ancora più intensa della precedente, si propagò dagli occhi del giovane al volto, al petto e al resto del corpo di Joel, fino a ridurlo in polvere. Non rimase di lui che un mucchio di cenere e, nel mezzo, la famosa pietra che tanto aveva bramato.
«Il mio vero nome è Samael, Liza», disse il ragazzo, recuperando la pietra e avvicinandosi lentamente alla vampira.
Lei aveva ancora gli occhi lucidi e i brividi a scuoterle il corpo. «Tu sei... un...»
«Sono un angelo, un angelo che aveva una missione: liberare la Terra da un'arma diabolica come questa», rispose il ragazzo, mostrandole la pietra sul palmo aperto.
Liza annuì, poi abbassò i suoi occhi sul corpo esanime di Damon e infine tornò a guardare l'angelo.
«Hai raggiunto il tuo obbiettivo, quindi, e avrai la tua gloria, immagino», gli disse, mentre una lacrima tornava a rigarle il viso. «Io, invece, ho perso tutto.»
«No, Liza, non è vero. Tu possiedi ancora una delle cose più preziose al mondo: un animo buono.»
Samael accarezzò dolcemente il volto della ragazza, poi le sorrise. «Mi hai accolto in casa tua, ti sei presa cura di me, mi hai dato amore e adesso voglio essere io a fare qualcosa per te. Posso ridarti in parte ciò che hai perso, posso riportare in vita Kol... oppure Damon. Ma la scelta dovrà essere soltanto tua.»
Le parole di Samael la fecero sobbalzare. Lei doveva scegliere? Ma come poteva? Amava entrambi infinitamente e li voleva entrambi con sé.
«Perché mi chiedi di scegliere? Rivoglio con me tutti e due!»
«Perché funziona così, anche se è ingiusto, anche se è triste. La morte non può essere ingannata e a me non è concesso farlo due volte. Accetta il mio dono, Liza!»
Liza chiuse gli occhi e tutti i ricordi legati a Damon e Kol passarono per la sua mente come adagiati su un nastro trasportatore: l'ironia di Damon, il ghigno fastidioso e irresistibile di Kol, gli abbracci e le parole di conforto di suo fratello, quelli intensi e colmi di desiderio del ragazzo che amava. La sua vita era fatta di questo, della presenza dell'uno e dell'altro. L'uno non avrebbe mai potuto colmare il vuoto lasciato dall'altro, ne era certa.
Ma Samael era stato chiaro. Poteva riportarne in vita uno soltanto.
«Damon. Rivoglio mio fratello...», riuscì a malapena a dire, prima che le gambe le cedessero del tutto, facendola ritrovare sul pavimento.
Samael annuì, poi si chinò sul corpo senza vita del vampiro e appoggiò la mano destra sul petto squarciato. La solita luce bianca si irradiò dal palmo del ragazzo e, dopo alcuni secondi, dal volto di Damon scomparvero i segni della morte. Riaprì gli occhi e gli sembrò solo di aver dormito per un po'.
«Che diavolo è successo... chi è lui? E... Joel?» domandò, mettendosi a sedere e sistemandosi con cura il giubbotto. Liza gli gettò le braccia al collo e strinse forte.
«Tu sorella ti racconterà ogni cosa, Damon. Ora, però, dovete uscire di qui. Il castello presto scomparirà!»
Damon e Liza si rimisero in piedi e il vampiro si guardò intorno, perplesso e spaesato.
«Se fosse facile...», disse con una piccola smorfia.
«Chiudete gli occhi!» replicò l'angelo.
Quando li riaprirono, si ritrovarono in riva al lago, con la luna piena, tra cespugli e zanzare, mentre del castello, di Joel e di Sammy non c'era più traccia.


Sei mesi dopo

Liza guardò la sua immagine riflessa nello specchio e accennò un piccolo sorriso, un sorriso che le morì sulle labbra un attimo dopo. Negli ultimi mesi aveva tentato in tutti i modi di nascondere al mondo il suo dolore, mostrandosi allegra e dolce come un tempo, il tempo in cui nella sua vita c'era tutto quello che una ragazza come lei poteva desiderare: l'amicizia di persone eccezionali, l'affetto smisurato dei suoi fratelli, l'amore. Ora, invece, proprio all'altezza del cuore, aveva un grosso buco. Non si poteva vedere dall'esterno, ma dentro ne sentiva gli effetti. Qualcosa mancava e sarebbe mancata per sempre.
«Sei stupenda!»
La voce di Damon la indusse a sollevare lo sguardo dall'aderente corpetto in pizzo bianco. Incontrò gli occhi di suo fratello attraverso lo specchio e ricambiò il sorriso dolce che le aveva rivolto, ma non disse niente. Si limitò a sospirare e a fare una mezza piroetta, intenta a contemplare l'abito ampio e lungo che indossava, il suo vestito da sposa.
«Forse ho esagerato un po', è... troppo gonfio, troppo bianco, troppo...
«Perfetto, Liza. Ed è giusto per te!»
Damon le accarezzò la schiena con dolcezza e Liza lo guardò intensamente negli occhi, appoggiando entrambe le mani sul petto avvolto nello smoking nero.
«Sono felice che tu sia qui», gli disse, trattenendo a stento una lacrima.
Lui sorrise ancora e annuì, poi adagiò una mano sulla spalla nuda della sorella e strinse appena.
«Con me non devi fingere. So che ci stai ancora male e... forse dovresti prenderti altro tempo, Liza, non devi farlo per forza!»
«No, Damon, aspettare non ha senso. Voglio farlo, voglio ricominciare a vivere. Dopotutto, ho davanti l'eternità... che alternative avrei?»
Damon si ritrovò ad annuire ancora una volta, ma sulle sue labbra non c'era più traccia di un sorriso. Non era stato facile nemmeno per lui andare avanti, buttarsi alle spalle la notte trascorsa al castello di Joel, il fatto di essere ancora vivo... per miracolo.
Inoltre, per tutto quel tempo, aveva scorto la sofferenza negli occhi di Liza e si era sentito impotente e perfino responsabile per ciò che sua sorella aveva dovuto affrontare.
La ragazza volse lo sguardo verso lo specchio, sfiorando con le dita il diadema che brillava tra i suoi capelli raccolti e lui potè vedere perfino in quella luce che le illuminava il volto l'ombra nera della tragedia che stava vivendo. Per la prima volta, si sentì mancare letteralmente la terra sotto i piedi.
«Avresti dovuto scegliere Kol. Non fraintendermi, so che mi vuoi bene e io... ne voglio a te, tanto, ma è proprio per questo che non riesco a vederti in questo stato, Liza. E sapere che soffri perché lui non è qui...»
«Smettila, Damon!»
Liza gli rivolse un'occhiata perentoria, dando poi le spalle allo specchio per recuperare la collana dal cofanetto dei gioielli. Era la sua nuova protezione dal sole, molto simile alla precedente ma innocua. La tirò fuori decisa e il crocifisso di Kol cadde sul pavimento. Si chinò svelta a raccoglierlo, per poi rimetterlo al suo posto e richiudere il bauletto.
«Mi aiuti a metterla?» chiese a suo fratello, sentendo in bocca l'amarezza. Quel sacro pendente era tutto ciò che ancora le rimaneva del ragazzo che amava, ma come poteva bastarle? Chiuse gli occhi per un secondo, mentre Damon le sfiorava il collo con le dita.
«Se ci fossi stato tu dall'altra parte, credi, forse, che per me sarebbe stato più semplice?»
Non lo sarebbe stato, era questo il punto. Quel grosso buco dentro il petto avrebbe mantenuto il suo posto, così come il vuoto che sentiva.
«Ad ogni modo, non parliamone più. Oggi è un giorno speciale, l'inizio di una nuova vita... per tutti!»
Guardò negli occhi Damon, rivolgendogli un sorriso caldo e sincero, proprio mentre Bonnie ed Elena, le sue damigelle, facevano il loro ingresso nella stanza.
«Okay, vi lascio sole per gli ultimi ritocchi!» esclamò il vampiro, prima di depositare un bacio sulle labbra di Elena e chiudersi la porta alle spalle.
Liza cercò lo sguardo di Bonnie e la ragazza le porse il palmo aperto su cui c'era l'anello diurno appartenuto a Kol.
«Non ci sono riuscita. Ho provato a contattarlo, ma non ho avuto risposta», affermò, scrollando appena le spalle. Liza incassò il colpo malecelando la delusione, poi prese l'anello dalla mano di Bonnie e lo chiuse nel cofanetto insieme al resto.
«Non preoccuparti, Bonnie, e grazie. E' tempo che io vada avanti», sorrise alla strega e lei ricambiò.
«Allora andiamo, lo sposo ti sta aspettando!» esclamò Elena ammiccando. Liza annuì, poi raggiunse la porta e percorse il corridoio, seguita dalle due ragazze. Damon l'attendeva sul ciglio della scalinata di villa Mikaelson, pronto ad accompagnarla all'altare.

La grande sala era stata addobbata per l'occasione in maniera impeccabile. La luce dei lampadari di cristallo illuminava i fiori, le eleganti sedie, l'orchestra, ogni particolare.
Mentre le note della marcia nuziale si libravano nell'aria, Liza cominciò a percorrere i metri che la separavano dal suo futuro marito stretta al braccio del maggiore dei suoi fratelli.
Ad attenderla c'era lui, Klaus, con accanto Elijah, e il resto degli invitati. C'era Stefan, c'era Caroline in compagnia di Tyler, c'erano lo sceriffo, Rebekah, Matt e Jeremy. Tutte le persone che, nel bene e nel male, avevano fatto parte della sua vita fino a quel momento erano lì, strette intorno a lei e alla sua felicità, una felicità che desiderava tanto ritrovare.
Incontrò lo sguardo di ognuno di loro e sorrise, poi fu davanti a lui, l'uomo che in tutti quei mesi le era stato accanto, che l'aveva sorretta e consolata, che l'aveva amata e aiutata a voltare pagina. Klaus prese le mani di Liza nelle sue e le baciò la fronte.
La ragazza piantò i suoi occhi castani in quelli di lui e un brivido le percorse la schiena. Quell'unione avrebbe sancito un nuovo inizio, ne era certa. Ed era certa che, da quel momento in poi, sarebbe stata di nuovo felice. Se lo ripeteva da mesi, probabilmente ci sperava anche, ma era così difficile credere che le cose sarebbero andate proprio così.
Klaus l'avrebbe aiutata ancora, lo sapeva bene, lui ci sarebbe sempre stato per lei. Eppure...
Anche lo sguardo dell'ibrido celava in sé qualcosa di oscuro. Era diverso dal solito, sembrava felice e triste al tempo stesso. Liza se ne rese conto, soprattutto quando avvertì le mani di lui stringere le sue un po' più forte.
«Vieni con me!»
Non ebbe il tempo di ribattere, dato che Klaus la portò via con sé, senza lasciare andare la sua mano, sotto lo sguardo attonito dei presenti.
Quando furono in giardino, l'ibrido arrestò la sua corsa e Liza gli si parò davanti visibilmente agitata.
«Che succede? Che hai?»
Klaus sentì i suoi occhi inumidirsi. Sfiorò il volto della ragazza con due dita, teneramente, come aveva fatto tante volte in quei mesi bui. Dopo la fine della storia con Caroline, si erano ritrovati a condividere il dolore della perdita ed era stato fin troppo semplice veder riaffiorare l'amore che aveva per lei, per Liza. Perché, in fondo, non se ne era mai andato.
«Lui è qui. Kol è tornato.»
Lo disse d'un fiato, con il cuore che tremava. Liza, a quelle parole, ebbe un sussulto.
«Che stai dicendo... non è possibile!»
«E' così. E io non posso sposarti, anche se lo desidero, perché so che tu lo ami ancora. Devi andare da lui, prima che sia troppo tardi!»Liza vide una lacrima rigare il volto di Klaus per la prima volta da quando lo conosceva, mentre anche i suoi occhi si riempivano di lacrime. Non riusciva a parlare né a muoversi. Era sconvolta.
«Va', ti prego. Lui è alla casa abbandonata... ma non ci resterà per molto.»
La ragazza annuì, poi, senza dire una parola, sollevò l'ampia gonna del suo vestito bianco e cominciò a correre, sempre più veloce.
Varcò la soglia dell'edificio abbandonato quasi buttando giù la porta. Intorno a lei c'era silenzio, troppo, rallentò quindi il passo, avanzando lungo il corridoio con il corpo scosso da mille fremiti. Raggiunse il salone e tutto era come lo ricordava, tutto aveva il sapore di Kol e dell'amore che provava per lui. Ma lui non c'era. Che fosse arrivata tardi?
Mosse alcuni passi per la stanza, mentre le lacrime le bagnavano il viso, osservando le candele, i libri, le bottiglie vuote e annusando l'aria. Kol era stato lì, almeno fino a poco tempo prima.
Sfiorò con un dito la copertina di un vecchio libro di poesie, prima di appoggiarsi al marmo del caminetto spento, in preda allo sconforto, cercando di restare in piedi. Quel dolore che aveva cercato in tutti i modi di ignorare, adesso stava riemergendo più vivo che mai.
«Non dovresti essere qui.»
Liza trasalì al suono di quella voce, la voce inconfondibile di Kol. Strinse forte il ripiano in granito del caminetto, prima di trovare la forza di voltarsi e incontrare gli occhi del ragazzo, quegli occhi scuri e intensi che le avevano scavato l'anima. Restò con le spalle contro il camino, come a cercare un sostegno, mentre Kol dimezzava la distanza che c'era tra loro. Aveva i capelli un po' più lunghi, ma sempre spettinati, indossava un paio di jeans scoloriti, maglia e giubbotto di pelle neri e sul viso portava un accenno di barba. Era il suo Kol, ma c'era qualcosa di diverso in lui.
«Nik non si è fatto gli affari suoi. Come sempre, d'altra parte!» rise obliquo, incrociando al petto le braccia, senza più muovere un passo.
Liza deglutì, poi prese un lungo respiro. «Tu... sei.. vivo... è...»
«Un miracolo? Sì, credo si possa definire tale. Ad ogni modo, anche tu non scherzi. Sei una sposa bellissima.»
Liza scosse la testa, poi si staccò dal muro e raggiunse Kol, stringendosi a lui. Il ragazzo respirò il suo profumo, prima di appoggiare una guancia sulla chioma castana di lei e cingerle la schiena con le mani.
«Se stringi un po' più forte, mi ammazzi. E non sto scherzando», ridacchiò.
Liza sollevò lo sguardo e lo piantò in quello di lui. «Sei tornato...»
«Beh... sì, più o meno.»
La vampira aggrottò la fronte, allontanandosi da Kol appena un po'. «Che intendi?»
«Samael, il nostro Sammy, mi ha concesso di tornare indietro per poterti dire addio. Ecco perché avevo chiesto a Nik di non dirti nulla. Volevo che tu fossi felice, che mi dimenticassi e... insomma, eri sulla buona strada per farlo, lui ti avrebbe aiutata e tu... tu stavi per sposarlo. Avresti dovuto farlo, sei ancora in tempo!»
«Io amo te!»
«Ma sono umano, adesso, e non vivrò ancora a lungo!»
«Sei... umano?»
Kol annuì. “C'è sempre un prezzo da pagare!”
Liza si prese il viso tra le mani. «Perdonami, ti prego, per non averti scelto...»
Lui le sorrise, poi l'attirò tra le sue braccia e la strinse a sé. «Non chiedermi scusa, so bene perché lo hai fatto. Samael mi ha mostrato il tuo dolore, era forte, straziante. So che mi ami, Liza, e questo mi basta», le disse, appoggiando le labbra su quelle di lei.
Liza chiuse gli occhi e lo baciò con trasporto, a lungo, perdendosi nel calore del suo abbraccio umano.
«Resterò con te, Kol, non me ne andrò e non ti lascerò andare via, mai più!» sussurrò tra le labbra del ragazzo. Lui sfiorò il naso di lei con il suo e sorrise.
«Immagino che non serva a niente oppormi a questa scelta.»
«No, quindi risparmia il fiato per i baci. Ti conviene», replicò Liza, con un filo di ironia, prima di abbandonarsi a una rista cristallina.
«Una volta mi hai detto che sono la cosa più giusta e più bella che ti sia mai capitata. Tu lo sei per me, Liza. Ti amerò fino all'ultimo giorno. E anche di più.»
Liza gli sorrise, poi cercò ancora le sue labbra calde e morbide.
In quel bacio ci fu tutto ciò che in quei mesi aveva provato: amore, rabbia, disperazione, dolore. Ma anche felicità. Non sapeva quanto ancora sarebbe durata, ma l'aveva ritrovata. Insieme a Kol.


 



 

E finalmente è arrivato l'atteso finale. Mi scuso per l'immenso ritardo, purtroppo ho avuto non pochi problemi ultimamente, ma ce l'ho fatta!
Ora spero che il capitolo vi piaccia e che vi emozioni, come ha fatto con me.
Ringrazio chi mi ha seguito fino a oggi, chi ha amato questa storia (e la precedente) come l'ho amata io, chi ha recensito e chi ha semplicemente letto e sognato.
Un grazie speciale va a Lay ed Elyforgotten <3 Baci e a presto!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Iris214