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Autore: Barby_Ettelenie_91    08/10/2014    6 recensioni
[Post The Winter Soldier]
Era ormai passato un mese dagli scontri di Washington.
Steve voleva andare alla ricerca di Bucky ma da solo non sapeva come fare.
Il Soldato d’Inverno voleva ritrovare la sua Missione, Steve, per scoprire la verità sul suo passato ma non sapeva dove poterlo trovare.
Forse una ragazza che si troverà per caso nel posto giusto al momento giusto riuscirà a farli ritrovare …
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai passato un mese dagli scontri sugli elicarrier.
 
Da qualunque lato però Steve analizzasse la situazione, era a un punto morto.
 
In quel momento che cosa avrebbe potuto fare?
 
Lo S.H.I.E.L.D. era caduto, Natasha, non avendo più coperture, aveva deciso di andare all’estero mentre il redivivo Nick Fury era partito per l’Europa a caccia delle ultime cellule superstiti dell’HYDRA. Di Bucky (chiamarlo Soldato d’Inverno gli faceva troppo male) infine si era persa ogni traccia.
 
Dopo lo scontro, quando l’elicarrier su cui si trovavano era stato colpito, Capitan America e il Soldato d’Inverno erano precipitati nel fiume sottostante e Steve, prima di perdere i sensi, era sicuro che Bucky l’avesse salvato da morte certa, per poi dileguarsi nel nulla. Quando però si era risvegliato all’ospedale, nessuno aveva dato molto credito alla sua storia, certi che lo stato in cui si trovava e l’antica amicizia che lo legava a lui, gli avessero giocato un brutto scherzo.
 
L’unica idea che pareva sensata in quel momento era mettersi alla ricerca di Bucky, ma da solo, senza nessuno di cui potersi fidare, sembrava una partita persa in partenza.
 
Frustrato e demoralizzato, Steve decise che una passeggia forse era quello che ci voleva per schiarirsi un po’ le idee. Vestiti anonimi e berretto calcato in testa per non farsi riconoscere, il parco a due passi da casa lo stava aspettando.
 

*
 

 
Alice si stava finendo di truccare quando il suono di un sms in arrivo sul suo cellulare la distrasse. Imprecando contro l’eye-liner che era diventato un’informe macchia nera sull’occhio, andò a rispondere allo scocciatore. Il suo ragazzo, mezz’ora prima del loro appuntamento, aveva avuto un impegno imprevisto e non poteva più andare con lei in centro.
 
“E ti pareva strano …” borbottò infastidita.
Il tiepido sole che batteva dalla sua finestra però la convinse a lasciar perdere. Nel giro di pochi minuti si risistemò e, borsa in spalla e cuffie nelle orecchie, uscì da casa.
 
 

*
 
Il Soldato d’Inverno era sempre più confuso.
 
Nella sua lunga vita aveva sempre e solo ricevuto ordini, l’unica cosa cui gli era concesso pensare erano gli obiettivi delle sue missioni.
 
Un paio di volte aveva avuto degli sprazzi di lucidità, in cui aveva visto degli indistinti ricordi lontani, ma erano stati subito messi dolorosamente a tacere dagli scienziati che lo sottoponevano alle terapie.
Durante le sue ultime missioni però qualcosa era cambiato.
 
Quel ragazzo biondo che doveva uccidere l’aveva guardato sgomento e l’aveva chiamato Bucky, prima di difendersi dai suoi attacchi.
 
Ma chi diavolo era questo Bucky? Lui non lo conosceva! O forse non lo ricordava … e il ragazzo biondo, Steve, erano forse stati amici in passato?
Da quando si erano scontrati la prima volta, i sogni del Soldato avevano cominciato a popolarsi di immagini, di ricordi. Una battaglia in mezzo alla neve, una ferrovia, l’aria gelida dell’inverno che gli bruciava i polmoni mentre un oscuro crepaccio si apriva sotto i suoi piedi, inghiottendolo, e poi il sempre più lontano urlo di Steve “BUCKY NOOOO!!!”
 
Quando poi l’aveva affrontato di nuovo per impedirgli di fermare l’elicarrier ed erano caduti nel fiume, non sa perché, ma gli era venuto istintivo salvarlo.
 
Sapeva di aver disubbidito agli ordini, ma ormai che importanza aveva? Con il fallimento del Progetto Insight anche l’HIDRA, che era uscita allo scoperto, era crollata.
 
A questo punto non gli restava che scappare e cercare di rimettere insieme i pezzi, per quanto possibile, della sua tragica vita per cercare di ricominciare da capo.
 
Solo che in quel momento non sapeva da che parte iniziare. L’unica idea che pareva avere senso era ritrovare la sua Missione, il suo amico? Steve … Solo che non aveva la più pallida idea di dove poterlo trovare.
 
Forse mimetizzarsi dopo tanto tempo tra i civili e guardarsi intorno, magari poteva essere d’aiuto.
 


*
 
Alice si guardò intorno annoiata. Nonostante il bel tempo, andare a fare shopping da sola non era il massimo del divertimento.
 
Un manifesto però attirò la sua attenzione. La mostra su Capitan America era stata prolungata e, visto che lei non c’era ancora stata (una dei pochissimi in tutta Washington a dirla tutta, dopo i fatti di cronaca dell’ultimo periodo), perché non andarci? Tanto lo Smithsonian era a due passi da lì, e lei non aveva niente di meglio da fare.
 
L’ultima volta che Alice aveva messo piede al museo aveva solo 8 anni, era passata una vita, non lo ricordava così grande!
 
Osservò uno ad uno i ritratti degli Howling Commandos, immaginandosi le loro vite piene di onore e coraggio, ma anche grandissime sofferenze. “Chissà cosa avrebbero detto se avessero visto quello che è successo al Capitano Rogers neanche un mese fa!” si disse sospirando.
 
Arrivata alla foto del Sergente James ‘Bucky’ Barnes, si fermò. Lei di certo non era una ragazza che credeva ai complotti o alle leggende metropolitane, ma da tempo circolavano strane voci sul migliore amico di Capitan America morto in guerra. Dopo i recenti avvenimenti, poi, la fantasia dei giornalisti si era sbizzarrita.
 
Se in quel momento si fosse trovata davanti il fantasma del Sergente Barnes venuto dall’oltretomba, non ne sarebbe rimasta sorpresa. Avevano avuto la prova che esistevano i supereroi, gli alieni e pure gli dèi norreni … perché non potevano esistere anche i fantasmi?
 
La voce metallica dell’altoparlante la riscosse dai suoi pensieri. Stavano per trasmettere un esclusivo filmato dei tempi di guerra e della fondazione dello S.H.I.E.L.D. nella sala accanto, e di certo non voleva perderselo.
 
“Peggy Carter era davvero una gran donna. Nonostante la morte del suo uomo, non si era lasciata abbattere, era andata avanti per la sua strada, aveva continuato a credere nei suoi ideali fino ad arrivare alla fondazione dello S.H.I.E.L.D. Magari al giorno d’oggi ci fossero donne così! Sì, bè c’è sempre Michelle Obama, ma dovrebbero essercene di più di donne come lei, come loro … “
 
Con tutti questi pensieri che gli frullavano in testa, Alice si accorse a malapena che il filmato era finito.
 
Non si erano nemmeno riaccese le luci in sala, che il suo cellulare iniziò a suonare con insistenza, facendole guadagnare diverse occhiatacce da parte della gente circostante.
 
Imbarazzata, uscì velocemente dalla sala per rispondere.
“Ma’ cosa vuoi? Sto al museo … sì, va bene, non faccio tardi! Sì, ok … Ciao!” chiuse la chiamata sbuffando.
 
Lanciò un’occhiata all’orologio al polso e si accorse che, in effetti, non era tanto presto. Se non si sbrigava, tenendo anche conto del traffico della sera, sarebbe arrivata a casa veramente tardissimo.
 
Alice affrettò il passo dando un’ultima occhiata in giro, quando scontrò per sbaglio una persona.
 
“Mi scusi!” borbottò distratta.
 
Mentre si allontanava, però incrociò casualmente lo sguardo del ragazzo che aveva di fronte e rimase paralizzata dallo stupore.
 
“Ma tu sei … il Sergente Barnes?!” esclamò sbalordita.
 
Fu un attimo. Un lampo metallico e si ritrovò il polso serrato in una fredda morsa d’acciaio.
 
“Prova a dire un’altra parola, ragazzina, e te ne farò pentire!” fu la fredda e rabbiosa risposta che ricevette.
 
Alice, terrorizzata, era sull’orlo delle lacrime.
 
“No, ti prego, Sergente … Bucky … non lo fare!” lo supplicò con voce rotta.
 
A quelle parole il Soldato d’Inverno lasciò la presa come se si fosse scottato.
 
“Io non conosco nessuno con quel nome! Chi diavolo è Bucky?!”
 
Ancora sotto shock, Alice indicò con mano tremante un cartellone che si trovava a pochi metri da loro.
Il Soldato la fissò un attimo prima di andare a vedere l’immagine che gli era stata indicata.
Osservò la foto del Sergente Barnes e ne lesse velocemente la biografia, prima di allontanarsi e dileguarsi in mezzo alla gente.
 


*
 
Migliori amici sin dall’infanzia, Bucky Barnes e Steve Rogers erano inseparabili sia nel cortile di scuola che sul campo di battaglia. Barnes è l’unico degli Howling Commandos che ha perso la vita servendo il suo Paese.
 
Il Soldato d’Inverno davanti a quella rivelazione rimase sconvolto. I sogni che ultimamente lo perseguitavano cominciavano ad acquisire un senso e piano piano ricordi lontani cominciarono a riemergere dalla sua memoria, mandandolo nella confusione più totale.
 
Iniziò a visitare il museo, in un misto di eccitazione e sgomento.
Ogni foto che vedeva, ogni notizia che leggeva, gli era familiare. Quando poi vide un breve filmato in cui si rivedeva a parlare con Steve Rogers, fu scosso da un brivido. Lui ricordava quel momento!
Era tutto così strano … Ora però cosa avrebbe potuto fare? Non si sentiva più il Soldato d’Inverno ingaggiato come arma letale dall’HYDRA, ma nemmeno il Sergente Bucky Barnes, migliore amico di Capitan America ed eroe di guerra.  
Perché doveva essere tutto così maledettamente difficile?!


*
 
Appena vide sparire il resuscitato Bucky (un fantasma di certo non poteva avere una simile stretta!), Alice cominciò a correre, quasi alla cieca, alla ricerca della più vicina uscita. Istintivamente, voleva frapporre più distanza possibile tra lei e quel pazzo psicopatico.
 
Con il cuore che le martellava nel petto e le lacrime che ormai le rigavano le guance finalmente trovò il grande portone che conduceva all’esterno, ma non si fermò. Continuò a correre lungo il viale alberato che portava alla strada principale, quando all’improvviso andò a sbattere contro una persona che passeggiava. Il ragazzo, dal fisico alquanto atletico, non si fece nulla, mentre Alice volò per terra.
 
“Signorina, si è fatta male?”
 
Quando la giovane si rialzò e guardò il suo interlocutore, rimase allibita nel riconoscere chi aveva di fronte. Non sapeva se ridere o rimettersi a piangere per l’assurdità della situazione.
 
“No, non mi sono fatta niente! E’ solo che … non lo so, è troppo assurdo per essere vero, ma … “ esitò.
 
“Ma?” la incalzò il ragazzo preoccupato dal volto sconvolto della giovane.
 
Alice mostrò un polso livido e continuò. 
 
“Capitano Rogers, io dentro al museo ho incontrato Bucky! L’ho riconosciuto e lui mi ha minacciata, prima di scappare via, quasi fosse lui quello terrorizzato!”
 
“Ma non poteva essere davvero lui … Il Sergente Barnes è morto in guerra!” troppo tardi realizzò quello che aveva detto.
 
“Oddio scusami! Non volevo dire … cioè … “ chiunque fosse quel pazzo, era pur sempre stato il migliore amico di Steve Rogers in passato!
 
“Non ti devi scusare! Era davvero lui … solo che non ricorda più, gli hanno fatto il lavaggio del cervello! E’ una lunga storia … Sai dirmi dov’è andato?”
 
“Non ne ho idea! Ero troppo sconvolta per prestarci attenzione! Magari è ancora dentro il museo … “
 
“Grazie mille!”
 
Steve salutò velocemente Alice per poi mettersi a correre verso il museo. Pochi secondi dopo era già sparito oltre l’ingresso.
 


*
 
Steve non sapeva nemmeno lui perché quel pomeriggio aveva deciso di andare al museo. Forse per tornare ad affogare nella malinconia, forse per trovare il tassello mancante del puzzle che gli avrebbe permesso di rintracciare Bucky … o forse entrambe le cose.
 
Solo, non si sarebbe mai aspettato che Bucky fosse lì, a due passi da lui, per puro caso. Appena l’ha scoperto ha iniziato a correre, mille pensieri per la testa, senza sapere dove andare, ma con l’irrazionale certezza che sarebbe riuscito a trovarlo.
 
Piombato nella sala principale, si era guardato intorno in modo spasmodico ma niente. Osservò la gente noncurante che guardava e commentava le sue, le loro, gesta di guerra, ma non vide nessuna faccia familiare.
Girò tutto il museo senza trovare alcuna traccia di Bucky. Sempre più demoralizzato, Steve si avviò verso l’uscita, certo ormai di aver fatto un buco nell’acqua. Una voce metallica però attirò la sua attenzione e lo convinse a tornare sui suoi passi. Nella sala video stavano per trasmettere di nuovo il filmato della guerra e la fondazione dello S.H.I.E.L.D., che lui aveva già visto qualche settimana prima.
 
Era l’unico posto dove non era andato ed era la sua ultima possibilità, sempre se il suo amico fosse stato ancora dentro l’edificio.
Quando Steve entrò in sala le luci si spensero, ma quell’attimo bastò per intravedere un riflesso metallico apparire un secondo dall’altra parte della stanza.
Con il cuore che batteva furiosamente, il Capitano scese lentamente le scale, si accostò a una fila di poltrone con aria casuale, per poi sedersi a fianco al vecchio amico finalmente ritrovato.
L’altro, preso dal video che stava iniziando, non parve farci caso.
 
Steve era indeciso sul da farsi. Era corso fin lì d’istinto, senza alcuna idea di come poterlo avvicinare, e ora aveva paura che se avesse fatto la cosa sbagliata, in un luogo pubblico come quello, molte persone avrebbero potuto essere messe in pericolo. Purtroppo settant’anni di manipolazioni della mente, di violenze e omicidi non si cancellano tanto facilmente.
 
Alla fine però il Capitano prese coraggio e decise di tentare il tutto per tutto.
Fece un respiro profondo e si decise a sfiorare la mano metallica del suo vicino.
“Bucky … ?“ sussurrò incerto.
Il ragazzo colto alla sprovvista sobbalzò, ma poi con una mossa fulminea gli prese il polso e lo strinse in una morsa d’acciaio.
“Chi diavolo sei? E cosa vuoi a me?” sputò rabbioso.
“Bucky, sono Steve. Steve Rogers … eravamo amici tanti anni fa!”
“Sé, vabbè, e io sono Iron man … ma volete un po’ tacere?!” l’acido commento di uno spettatore seduto dietro di loro li fece zittire, abbandonare i loro propositi bellicosi e riportare l’attenzione sul filmato che stavano trasmettendo. 


*
 
Alice sedeva su una panchina, ancora sconvolta. Anche se cominciava ad essere tardi, in quelle condizioni non se la sentiva di tornare a casa. E poi cos’avrebbe raccontato ai suoi genitori? Sapete, ho incontrato l’amico di Capitan America che è resuscitato e mi ha minacciato, poi ho visto pure Steve Rogers che gli è corso dietro! L’avrebbero presa per matta …
 
“Mark, finalmente!” il suo ragazzo era andato a prenderla senza fare domande, ma moriva dalla voglia di sapere.
Alice minimizzò e si decise ad alzarsi, quando le voci di due ragazzi che discutevano animatamente attirarono la sua attenzione.
 
“No, Steve, tu non capisci! L’HYDRA … “
 
“L’HYDRA un bel niente, Bucky! Vieni con me, conosco un paio di persone che potrebbero aiutarti e …”
 
Steve s’interruppe per parare il colpo che il suo amico, spazientito, cercò di assestargli. In quel momento però incrociò anche lo sguardo di Alice.
 
“Capitano.” Sillabò la ragazza, accennando un saluto militare.
Il Capitano fece un mezzo sorriso, quasi di scuse, prima di allontanarsi, continuando a litigare con quel pazzo del suo amico.
 
Mark, perplesso, chiese spiegazioni.
Ricevette una risatina in risposta.
“Ehi gelosone ho solo salutato un amico! Ora accompagnami a casa, che è tardi!”
“Bah, valle a capire le donne …” borbottò mentre raggiungevano il suo scooter posteggiato.


*
 
Bucky sospirò rassegnato. Aveva provato in tutti i modi a convincere Steve a lasciarlo in pace, a concedergli almeno un po’ di tempo per riprendersi da tutte le sconvolgenti rivelazioni di quel giorno, ma non c’era stato niente da fare. La sua volontà era inattaccabile.
Come in passato … si ritrovò a pensare.
 
“Come mai sei così silenzioso?”
 
“Bè, ho provato a convincerti a lasciarmi in pace sia con le buone che con le cattive, ma non ha funzionato. A sto punto allora tanto vale darti ragione!”
 
Steve sorrise a quell’affermazione.
 
“James Barnes, se pensi di fregarmi in questo modo, ti dico già che non funziona!”
 
Subito dopo però tornò serio.
 
“Bucky ora ti sembrerò un rompi scatole, ma lo faccio per te. Non importa quanto sangue hai alle spalle, in fondo tutti i soldati lo hanno, ma è giusto che tutti abbiano una seconda possibilità.
Non puoi cancellare il passato, ma puoi vivere al meglio il presente per cercare scrivere un futuro migliore!
Una volta tu mi dicesti che per me ci saresti stato fino alla fine … bene, io ora sono qui per mantenere quella promessa!”
 
Il ricordo di quel giorno lontano tornò nitido alla mente di Bucky che si ritrovò per un attimo a sorridere malinconico.
 
“Io mantengo sempre la parola data!” rispose con tono di sfida l’ormai ex Soldato d’Inverno, prima di poggiare la mano metallica sulla spalla di Steve, in segno di resa e rinnovata amicizia.
 
Il passato non si poteva cancellare, il presente era difficile da vivere … ma il futuro in fondo era ancora tutto da scrivere!
 
 


 







Angolino dell’autrice

Buonasera a tutti! Eccomi qua, nuova nuova a scrivere in questa sezione … E’ da un po’ che leggo sugli Avengers e Capitan America ma non avevo ancora avuto il piacere di scrivere niente. Poi qualche giorno fa riguardando la scena post titoli di coda di TWS in cui c’è Bucky al museo è nata l’idea ed eccola qua. Spero di non essere andata troppo OOC … aspetto i vostri commenti!
A presto! Barby 
   
 
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