Metodo Scientifico
- 13 -
Ultima fase: Eroe
“Per arrivare all'alba,
non c'è altra via che la notte”
K. Gibran
Lascio scivolare il piede sulla sabbia e poi mi perdo nell’infinito.
Il cielo è limpido, il caldo del sole del primo mattino mi accarezza la pelle.
Inspiro a fondo e l’odore della salsedine mi brucia le narici.
Pochi passi e i piedi toccano l’acqua. Rabbrividisco, ma basta poco e
mi abituo alla temperatura. Che posto meraviglioso. Respiro a
fondo godendo a pieno di questa pace.
- Ehi, - Le sue braccia mi circondano. – Ti sei svegliata presto
stamattina. – Oliver mi bacia la tempia e poi appoggia il mento sulla mia
spalla.
Sorrido, non faccio altro in questi giorni e mi basta questo per
lenire il male che c'è dentro di me.
- Se qualcuno russa è un po’ difficile dormire. – Mi stacco
leggermente da lui.
Oliver mi guarda sconvolto. – Io non russo, caso mai, quella sei
tu.
Cosa? – Non è vero!
Ci guardiamo senza dire niente. Un gioco di sguardi, chi cede per
primo pagherà pegno. Nessuno molla. Ci incontriamo a metà strada. Lui verso di
me, io verso di lui e le nostre labbra si sfiorano.
- Ti amo. – sussurra Oliver sulle labbra.
Sorrido. – Comunque tu russi!
Mi sciolgo dal suo abbraccio e scappo via.
- Ehi!
Ad Oliver
basta poco, mi acciuffa per la vita e cadiamo a terra. Ci rotoliamo sulla
sabbia. I suoi occhi imprigionano i miei ed io non respiro più. Delicatamente
mi toglie i capelli dal viso e mi osserva immobile. Ogni volta è la stessa
emozione di sempre.
- Dimmi che non è un sogno… - sussurro piano con la paura che
quell’attimo possa svanire.
- No, non lo è. È tutto vero. Tu ed io.
- Per quanto ancora?
- Per tutto il tempo che vorrai, Felicity.
- Ma… - Oliver mi azzittisce con l’indice
sulle labbra.
- Tu ed io, il resto non conta.
Afferro il suo viso tra le mani e lo porto vicino al mio. – Ti
amo.
- Oliver… - A Felicity il tono della sua voce sembrò spettrale.
La stretta della mano di Oliver non si fece attendere. - Ben tornata
da me. – Si alzò in piedi e le baciò la fronte. –
Non osare mai più farmi uno scherzo del genere.
Felicity sorrise ma anche quel semplice gesto le sembrò un’impresa. Si
sentiva debole ed esausta.
- Dove sono?
- In una camera dell’area privata dello Starling
Memorial Hospital. Le tue condizioni sono peggiorate
all’improvviso e il Dottor Wolfar ha deciso di
ricoverarti per seguirti meglio.
Felicity inspirò piano, chiuse brevemente le palpebre, per poi aprirle
di scatto al ricordo.
- Oliver, Andrew è tutto intero, vero? Stava solo scherzando.
Lui non ebbe il tempo di rispondere che Andrew entrò nella stanza.
- Ben tornata, bella addormentata. – Si avvicinò a Felicity e
appoggiò l’indice sul suo polso per controllare le pulsazioni. - Signor Queen,
sono sorpreso di trovarla ancora qua.
- Perché, dove dovrei essere, Dottor Wolfar?
A Felicity non sfuggì il tono acido di quello scambio di battute.
- Se le tue condizioni migliorano, presto potrai tornare a casa. -
Andrew le accarezzò la guancia, soddisfatto, ignorando la domanda di Oliver,
che si schiarì la gola infastidito per quel gesto. - Vado a trasmettere i dati
che ho preso, torno più tardi.
Il silenzio calò tra loro. Oliver si avvicinò alla finestra dandole le
spalle. Felicity chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal suo respiro.
- Felicity… - Iniziò piano Oliver. Lei rispose con un mugolio senza
aprire gli occhi. – Che ne diresti se appena ti dimettono partissimo?
A quella domanda lei aprì gli occhi, sorpresa. - Per dove? –
Domandò frastornata.
- Per qualsiasi posto. Una bella e lunga vacanza, tu ed io e nessun
altro, in fondo ce lo meritiamo, non ti pare? –
Si voltò a guardarla.
Felicity non rispose. L’osservò a lungo indecisa.
- McKenna? – Obiettò, triste.
Oliver inspirò a fondo voltandosi un’altra volta verso la finestra.
- È tutto a posto, come in fondo. – Confermò serio. – Ora,
può procedere anche da sola. Lei non ha più bisogno né di Arrow, né di Oliver
Queen.
- … mentre io, sì?
Oliver si voltò a guardarla preso in contropiede dalla domanda.
– Beh… - Si mosse di qualche passo verso di lei. – Spero proprio…-
Si chinò vicino al suo viso. – Che tu avrai sempre bisogno di me. –
Le sfiorò le labbra con le sue. – In ogni momento della giornata, ora e
in futuro. – Accolse il viso di Felicity tra le mani e dolcemente lo
condusse a sé per baciarla.
- Ti amo.
- Buongiorno, Signor Queen.
- Buongiorno anche a te, Sofia.
Mi affaccio dalla camera e assisto all’ennesima scena svenevole della
cameriera.
Oliver sorride, nel classico stile Queen. Te la faccio passare io la
voglia di sorridere.
- Le ho portato la colazione.
- Appoggiala pure sul tavolo, grazie.
L’attende
vicino alla porta. Quando gli è accanto, le porge la mancia e sorride.
Appena la porta si chiude, paleso la mia
presenza.
- Non ne puoi fare a meno, vero? – Afferro un lampone e me lo
porto alle labbra succhiandolo.
- Di fare cosa? – Sì, fai pure l’ingenuo.
- Non saprei… sorrisi, sguardo profondo, carezze delicate e innocenti,
mosse da gentiluomo… cose così.
- Cos’è questa punta d’ironia, Felicity? Non dirmi che sei gelosa!
Figuriamoci! Afferro il secondo lampone e lo mangio, seguito subito da
un altro.
- Penso proprio che Wanda avesse ragione.
Oliver mi acciuffa per la vita e mi costringe a guardarlo negli occhi.
- In merito a cosa?
Sorrido. Non ti darò questa soddisfazione. -
Opinioni di donne.
- Su di me?
Felicity osservò attentamente la scritta sul monitor dall'autobus:
Gotham City. Inspirò a fondo, era pronta per andare incontro al suo destino.
Che cosa emozionante, pensò soddisfatta salendo sull'autobus. Passò in rassegna
uno ad uno i vari posti vuoti valutando dove sedersi.
Evitò il posto accanto al ragazzo tatuato e pieno di piercing che la osservava
attentamente, con i suoi occhi ambrati simili a quelli di un gatto che già
pregustava la sua prossima preda. Passò oltre alla famigliola felice. Bambini
urlanti che volevano giocare non erano i migliori compagni di viaggio verso la
sua nuova vita. Basta baby-sitter, si era detta l'ultima volta, dopo aver
lasciato George, il figlio piagnucolone e viziato dei Kindmon.
Arrivò all'ultimo posto vuoto. Osservò di sottecchi la ragazza che era
seduta vicino al finestrino, dalla chioma fluente rossa e dagli occhiali
eccentrici, che era tutta intenta a leggere una rivista di gossip.
- Posso? - Chiese timidamente. Gli occhi della ragazza parvero
passarla ai raggi x. La sua bocca di un rosso sgargiante si allargò
all'improvviso, stirando le labbra in una lunga linea sottile.
- Accomodati pure, cara.
L'autobus avviò la sua corsa. Felicity chiuse gli occhi per un
istante. Andrà tutto bene, si ripeté come un mantra per tenere a bada l'ansia
da nuovo inizio.
- Quanto è bello! - Esclamò la ragazza tutta soddisfatta. - Che brutta
fine che ha fatto! Un ragazzo così... - Lasciò che fosse il silenzio a
sottolineare il concetto. - Non ti pare che fosse un gran bel vedere?
Felicity diresse lo sguardo sulla foto del giovane. Ah però! - Oliver
Queen, - Lesse la didascalia della foto a bassa voce, poi lo sguardo scivolò
sul titolo dell'articolo che troneggiava sulle due pagine: Oliver Queen e il
suo triste destino di re mancato.
- Era un principe? - Chiese incredula.
La ragazza si fece una grassa risata e poi scosse la testa. - No, era il figlio di Robert e Moira Queen, l’erede di una delle
famiglie più in vista di Starling City. È scomparso
insieme al padre qualche anno fa durante la loro vacanza in barca, proprio in
questo periodo dovrebbe ricorrere la scomparsa. Ora le riviste gli dedicano
solo qualche articolo ogni tanto, prima erano zeppe di sue foto, delle sue
conquiste amorose, delle sue bravate insieme al suo amico Tommy Merlyn. -
Sospirò estasiata. - Una volta, poco prima della sua scomparsa, mi sono
imbattuta accidentalmente in lui. Beh, ero dall'altra parte della strada ma è
stato comunque sempre un bel vedere. - Sorrise compiaciuta. - Ah, se non fossi
stata impegnata con il mio Carlos, non avrebbe avuto scampo. - Le fece
l'occhiolino. - Non so se mi capisci.
Felicity sorrise imbarazzata. Che tipa!
- Bada, tesoro, a quello che ti dico: da uomini così bisogna stare ben
lontani, altrimenti ti cambiano la vita!
Felicity rise di gusto. Non c'era pericolo, i
tipi come Oliver Queen non le interessavano minimamente. Persone piene di sé,
boriose, con l’unico interesse di divertirsi da mattina a sera, e poi quei
personaggi di certo non correvano dietro a una nerd
come lei.
La ragazza mise da parte il giornale e le porse la mano. - Piacere,
Wanda, tu come ti chiami, gioia?
Felicity si fissò sul colore acceso delle unghie e poi spostò
l'attenzione su quegli occhi curiosi che attendevano una sua mossa.
- Felicity. - Le strinse la mano.
- Cosa vieni a fare di bello a Starling City? - Chiese dopo un po' Wanda.
Il capo di Felicity scattò in automatico verso la donna. - Cosa? No,
aspetti. Gotham City, vorrà dire.
La ragazza le fece di no con la testa.
- Invece sì, questo autobus va a Gotham City.
Ho selezionato le industrie Wayne dopo un'attenta
analisi di svariati mesi. Ho puntato su Bruce Wayne.
Io lavorerò per lui! Beh, ancora non lo sanno, anzi non conosco neanche il
signor Wayne, però il loro reparto di tecnologia
informatica è uno dei migliori del paese, io devo far parte di quella squadra,
io sono nata per essere una di loro!
- Ehi, - Wanda le appoggiò una mano sul braccio per farla calmare. -
Su, ora fai un bel respiro. Ecco, così, brava. Ti sei solo confusa. Questo autobus veniva da Gotham, devi aver letto la
destinazione prima che la cambiassero con la nuova.
- Devo scendere subito! - Realizzò Felicity.
- Non essere sciocca, ormai siamo quasi arrivati, e poi se sei finita su questo
autobus, gioia, un motivo ci sarà! Il destino ti vuole a Starling
City. - Le fece l'occhiolino.
Felicity si appoggiò al sedile incredula.
La sua nuova vita era già un disastro. Come farò? Si chiese affranta.
- Dai, non ti preoccupare, puoi stare da
me per un paio di giorni. Vedrai, Starling
City ti riserverà mille sorprese.
- State tutti bene?
- Oliver sospira. – Avete scoperto qualcosa su di lui? Assolutamente
no. Ha bisogno di riposo, ora più che mai. – Resta in ascolto del
resoconto che molto probabilmente Diggle gli sta facendo. - Anche se ci ha
aiutato, fin quando non capiamo quali siano le sue
vere intenzioni, non possiamo
fidarci completamente di lui. Ok.
Termina la telefonata prima che riesca a
carpire qualche informazione in più.
Mi fermo a poca distanza da lui. Non si è
accorto della mia presenza. Stringe forte tra le mani il bordo della ringhiera,
il capo leggermente chino mi fa intravedere la sua espressione corrucciata.
Appoggio la mano sul petto. Non ora, cuore, non è il momento giusto.
- Vacanza senza tecnologia, eh?
Oliver si volta sorpreso verso di me, mi
osserva attentamente e leggo nei suoi occhi le mie condizioni. Lo so già da me,
ma constatarlo da lui peggiora il tutto. –
Evidentemente il divieto era solo per me.
- Felicity! Sei diventata una ninja. – Sorride divertito. - Non ho neanche
avvertito la tua presenza. - Scherza, indossando come ormai fa già da tempo la sua maschera da “va tutto bene”. -
Dovrò fare i complimenti a Diggle. - Si avvicina e mi riporta la ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
Sto per ribattere ma lui, con una mossa
improvvisa, mi prende in braccio.
- Oliver! Che fai? Dai, mettimi giù.
- Assolutamente no. Mi è venuta un'idea.
- Mi strizza l'occhio.
Oddio, la vasca idromassaggio! - Non oserai,
vero?
Sogghigna, la mette in funzione. - Sei
pronta?
- Ma sono
vestita!
- Non importa, ci penso io a spogliarti.
- Ghigna e senza attendere una mia replica entriamo
insieme nella vasca.
L'acqua calda ci avvolge. Resto
aggrappata a lui. Chiudo gli occhi e mi abbandono. Il massaggio della sua mano
insieme alle bolle dell'acqua allentano la tensione
del mio corpo e alleviano i dolori.
- Oh, sì. - Sospiro estasiata vicino al
suo collo. - Vorrei rimanere qui per sempre.
Oliver si ferma un
attimo, probabilmente mi sta fissando e poi, lentamente, mi spoglia.
A occhi chiusi seguo la sua mano che
esplora ogni singolo lembo della mia pelle. Il suo tocco è così
delicato che rabbrividisco al suo passaggio. Non mi
abituerò mai alle sensazioni che mi fa provare ogni volta, come se fosse la
prima. Sembra quasi che stia memorizzando con i polpastrelli ogni centimetro di
me.
Le sue labbra abbandonano la mie e
scivolano lentamente, in una scia di baci, dalla bocca
al collo, lungo la clavicola, giù alla spalla.
Mi distendo piano nell'acqua
guidata dalle sue mani, che seguono il mio corpo dalle spalle
alle braccia fino a intrecciarsi con le mie. Sono completamente sua, in
balia delle attenzioni che mi sta dando. Sorrido quando avverto le sue labbra
sulla pelle, e il pizzico della barba mi solletica. Trattengo il respiro a ogni
suo bacio, che con bramosia raggiunge velocemente la mia bocca, tirandomi poi a
sé.
Mi appoggio con la schiena al bordo della
piscina e lui mi viene incontro. I suoi occhi non abbandonano mai i miei. Sono
una preda in potere del carnefice.
- Ti voglio, - sussurra sul mio viso.
- Io di più.
Ci amiamo e tutto il mondo scompare.
Sfiniti, ci godiamo il momento. Il cielo
buio è puntellato di stelle. La pace regna sovrana intorno a
noi, infranta solamente dai deboli suoni della natura circostante.
- È bellissimo qui. - Inspiro
profondamente.
Lo sento sorridere tra miei capelli.
- Oliver, - Intreccio la mia mano con la
sua. - Cos'è che mi nascondi?
In risposta mi stringe forte a sé.
- Dovevo aspettarmelo che neanche
seducendoti avresti lasciato correre. - Risponde ironico.
Mi volto verso di lui. Fisso i miei occhi
nei suoi. Mossa da un impeto improvviso, lo bacio tanto
profondamente da
lasciare entrambi storditi.
- Anche se il sesso... - Mi guarda
storto. - Del buon sesso, - preciso. - Non mi dispiace e amo stare con te, in
questo posto, solo tu ed io …
- Felicity, - Oliver m’interrompe prima
che possa continuare afferrando il mio viso - Va tutto bene.
Inspiro profondamente. - Lo sai, vero,
che il tuo “va tutto bene” è uguale al mio “niente”!
- Va tutto bene. - Ripete deciso.
Quando la capirà che non è bravo a
mentire?
- Mi fido di te, Oliver.
- Wanda! - Felicity irruppe nella stanza
facendo sobbalzare sulla poltrona la ragazza appisolata davanti alla
televisione.
- Tesoro! Quante volte ti ho detto che
non mi devi far prendere colpi di questo genere, potrei restarci!
- Ho trovato lavoro alla Queen Consolitaded! - L'abbracciò forte. - Grazie, grazie e grazie.
Se non fosse stata per la tua amica a quest'ora starei
facendo ancora la cameriera in quella puzzolente tavola calda. Non è grandioso?
- Iniziò a saltellare per tutta la stanza. - In più, il signor Covansky mi ha detto che alla fine della settimana si libera
l'appartamento di fronte al tuo, così finalmente potrò vivere in santa
pace per conto mio... - Felicity si bloccò notando l’occhiataccia di Wanda. - Con questo non
voglio dire che mi sono trovata male a vivere con te, anzi, non ti ringrazierò mai abbastanza per il tuo aiuto, ma sai
com'è, la
privacy non è il tuo forte, nel senso che sei una persona...
- Va bene. - La interruppe. - Ti sei
spiegata. Hai bisogno dei tuoi spazi, lo capisco, ma io ti
terrò sempre d'occhio, ragazzina! - Confermò Wanda soddisfatta.
Passarono i mesi e la vita di Felicity
trascorreva tranquillamente tra lavoro, casa e qualche uscita con dei colleghi,
fino al giorno in cui Wanda piombò nel suo appartamento tutta
trafelata.
- Felicity! È vivo! - Le sventolò la
rivista davanti alla faccia. - Oliver Queen è tornato ed è vivo e vegeto.
- O-k. - Si
sforzò di entusiasmarsi anche lei. - Sono felice per lui. - Felicity si sedette
sullo sgabello continuando pacificamente a sorseggiare il suo caffè, mentre Wanda
proseguiva con il suo monologo di contentezza per quella notizia grandiosa.
- Ehi, Felicity, tutto bene? - Le chiese
Wanda sul pianerottolo. - Hai una faccia...
- Oliver Queen è venuto da me.
Wanda aprì la bocca esterrefatta ma non
riuscì a dire una singola parola.
- Nel senso che quando ha un problema da
risolvere ora viene da me. Lui. Mi. Chiede. Aiuto. – Non credeva neanche
lei alle sue parole. Confessarlo a voce alta rendeva il tutto molto più reale.
La mascella di Wanda aumentò la distanza.
- Era da un bel po' di tempo che non lo
vedevo in giro. Non che mi dispiaceva soddisfare le sue richieste strane, ma
credevo che fosse una cosa così, senza importanza, eppure ...
Wanda si appoggiò allo stipite della
porta.
- Hanno un non so che di divertente le
sue frottole. Mi piace fargli credere che me le bevo tutte e a lui piace che io
non faccio domande.
- Forse... si fida di te. - Buttò Wanda poco
convinta. - Quindi… tu e Oliver Queen siete amici? -
Chiese impicciona. Questa era meglio di una puntata della sua telenovela
preferita.
Felicity bloccò i suoi pensieri a quella
domanda. Non credo, lui è sempre il mio capo, rispose tra sé.
- Perché quella faccia? Dovresti essere
contenta e non sembrare una alla quale è morto il gatto. – King, il gatto
che Felicity aveva raccolto per strada qualche giorno prima, uscì
dall’appartamento e soffiò verso la donna, infastidito. – Non ti sarai
mica resa conto di amare Oliver Queen? - Wanda era allibita e già gongolava
all’ulteriore gossip.
- Cosa? No, no! - Scosse la testa
agitando le mani imbarazzata per quell’insinuazione. Innamorarsi di Oliver
Queen, che assurdità, pensò Felicity, inorridita da quella prospettiva. Inspirò
a fondo e decise di confidarsi. - Il signor Steele è
scomparso. Non si hanno più sue notizie.
- Oh, mi dispiace. Da quello che mi hai
raccontato, era una brava persona.
- È una brava persona, la migliore che io
abbia incontrato fino ad ora! - Si chiuse la porta del suo appartamento dietro
di sé con un tonfo. Il signor Steele era vivo, di
questo n’era più che sicura, e lei doveva fare qualcosa per ritrovarlo.
Quella sera, sola sul suo divano, in una
mano il libricino che Walter le aveva lasciato e nell'altra il telefonino,
Felicity rimuginava sul da farsi.
Compose il numero. Inspirò profondamente
prima di avviare la chiamata. Attese qualche secondo e poi udì la sua voce
calda.
- Sì, ciao. Sono Felicity. Felicity Smoak. Eh già, proprio io. Ti disturbo? In effetti è un po' tardi, non è molto consueto che chiami un semi sconosciuto a quest'ora, specialmente se è il mio capo, non lo faccio spesso, anzi mai. - Respirò a fondo al richiamo di calmarsi. - Sì, scusami, quando sono agitata, parlo a raffica e il mio cervello non ha più freni. No, non sono agitata perché sto parlando con te, figuriamoci, tu sei solo Oliver Queen. - Si batté il telefono sulla fronte. - Sì, sono qui. Volevo chiederti se-ci-possiamo-vedere-un-momento-alla-tavola-calda-perchè-avrei-bisogno-di-parlati-di-una-cosa-importantissima-e-no-non-mi-va-di-venire-a-casa-tua. - Disse tutto d'un fiato e poi rimase in attesa della risposta. - Oliver? - Controllò che la chiamata fosse attiva. - Fra un'ora? Ok, ci sarò.
- Felicity! - Oliver mi guarda sorpreso.
Il suo sguardo rimbalza da me alle valigie.
- Torniamo a casa.
- Disfa le valige. - Il suo tono mi fa
rabbrividire. - Noi restiamo qui.
- Oliver, - Mi avvicino a lui. Gli
appoggio la mano sul petto. - Sto meglio... - Blocco il suo tentativo
d’intervento. - Non possiamo continuare a vivere come se il resto del mondo non
esistesse. È stata una bella pausa. Ce ne prenderemo altre, te lo prometto, ma
ora è tempo che torniamo a casa.
Lo abbraccio forte. Oliver appoggia il
suo capo al mio. - Torniamo a casa.
Riprendo a respirare normalmente. Per un
momento ho creduto che non ce l’avrei fatta a
convincerlo, quando Oliver vuole, è proprio un bel testone, soprattutto se ha
deciso di negarsi al mondo.
- Dammi il tempo di organizzare il
rientro e in giornata partiamo.
Sorrido. Resto ferma davanti a lui a
braccia conserte. Suvvia, tesoro, dovresti saperlo. Lo guardo divertita.
- Che c’è? – Poi realizza e in
automatico porta la mano alla tasca.
Gli mostro vittoriosa il suo cellulare. -
Già fatto. – Come amo sorprendere quest’uomo. – Lo sai che il mondo
di internet non ha segreti per me.
Mi avvicino a lui con passo deciso. Mi
alzo sulle punte dei piedi e lo bacio brevemente. Qualcuno suona alla porta.
– Tempismo perfetto! - Apro la porta. - Le valige sono vicino al
divano. – Accolgo Matthew. – Andiamo, c’è un aereo che ci aspetta.
Oliver si avvicina minaccioso verso di
me. Mi fissa per un istante e con un rapido gesto mi ruba il cellulare dalla
mano. – Questo torna a me, piccola doppiogiochista!
Mi afferra la mano e mi trascina verso la
macchina.
Dopo il terremoto a The Glades e
soprattutto dopo la morte di Tommy, Oliver era totalmente scomparso. All’inizio,
Felicity e Diggle avevano creduto che si fosse preso
una pausa per elaborare il lutto, ma questa convinzione, con i passare
dei giorni, era svanita insieme alla speranza di un suo ritorno.
- Grazie, Dig.
Fai attenzione, i miei bambini sono fragili, puoi appoggiare gli scatoloni in
quell’angolo! Li sistemerò io
più tardi.
Diggle sospirò per l’ennesima volta.
Felicity si era messa in testa di ripristinare il covo e con una delle sue
magie informatiche aveva provveduto a potenziare il
reparto informatico e a dare un aspetto migliore all’Arrow Cave.
Avevano trascorso serate intere a riordinare, sempre con la speranza
nel cuore di vedere Oliver scendere le scale da un momento all’altro.
- Abbiamo finito. – Decretò
soddisfatta Felicity guardando con orgoglio il loro lavoro.
- Ora dobbiamo solo trovarlo.
Solo, pensarono entrambi amareggiati.
- Da dove partiamo? – Chiese
Felicity a Diggle. – Dammi un’idea.
- Se vogliamo ritrovare Oliver dobbiamo dividerci. Io indagherò con le mie fonti e
tu cercherai nel cyber spazio. Nessuno scompare
totalmente senza lasciare una traccia dietro di sé.
Felicity si accomodò alla sua nuova
postazione. Si scrocchiò le mani e si tuffò nel suo mondo alla ricerca di
Oliver Queen.
Oh, ma guarda. Allora non scherzava quando
diceva che è stato buttato fuori da un sacco di college. Guarda che razza di
voti! Avrà mai aperto un libro? Sgranò gli occhi leggendo una a una le lettere di espulsione.
- Incredibile, - Disse ad alta voce,
esterrefatta, quando lesse l’ultima motivazione: …per aver girato nudo nei
dormitori femminili a seguito di una scommessa mancata con il club del football
come dimostrano le innumerevoli prove fotografiche sequestrate agli studenti.
Chissà se le hanno archiviate? Si chiese
curiosa. Entrò nel server universitario e dopo un’ora riuscì a trovarle. Con un
energico doppio click del mouse aprì la cartellina incriminata e
davanti ai suoi occhi balenò immediatamente il
meglio di Oliver
Queen.
Felicity smise di respirare. Oh. Mio. Dio! Guardava il monitor ipnotizzata.
- Felicity, - La chiamò Diggle scendendo
le scale. – Hai trovato qualcosa?
Felicity scattò in piedi chiudendo
velocemente le prove del reato. - Chi? Io? – Si voltò terrorizzata verso
di lui.
- Stai bene? Sei tutta rossa, non ti
starai ammalando! – Diggle le appoggiò una mano
sulla fronte.
- Sto bene. – Sprofondò sulla
sedia. – No, ancora niente.
- Forse ho un indizio, ma voglio esserne prima
sicuro. Mi assenterò un paio di giorni, ti posso
lasciare da sola?
- Vai pure, me la caverò.
Felicity aspettò che Diggle se ne fosse
andato per continuare la sua indagine. Resta concentrata, si ripeté
mentalmente, cancellando quella cartellina tentatrice.
- Felicity, - Avverto in lontananza la
voce di Oliver. Sono così stanca. Sento il suo dito che mi toglie dolcemente i
capelli dal viso. Sbatto le palpebre, un paio di volte, per mettere a fuoco e
incontro il suo sorriso. – Ben tornata da me. – Mi bacia la fronte. - Siamo
quasi arrivati.
Mi stiracchio lentamente. Il formicolio
si è impadronito di ogni parte del mio corpo. Più allungo i muscoli e più il
dolore cresce.
- Ahia! – Mi volto terrorizzata
verso Oliver che indirizza lo sguardo su di me. – Sto bene. – Lo
rassicuro prontamente. Mi alzo piano e mi muovo verso di lui ma una
perturbazione mi fa perdere l’equilibrio.
Oliver mi acciuffa prima che cada a
terra. – Sei il mio eroe. – Divertita, lo tiro per la cravatta e lo
bacio.
Ci accomodiamo uno di fronte all’altro.
Lo osservo attentamente mentre lui assorto guarda fuori dal finestrino. Lo so
che è combattuto in questo momento, una parte di lui
non vede l’ora di essere a Starling City, l’altra invece non
avrebbe mai voluto abbandonare la nostra isola felice. Inspiro profondamente.
- Quindi, -
inizio titubante per attirare la sua attenzione. – Arrow ha un nuovo
alleato nella sua guerra contro il crimine.
Oliver mi osserva corrucciato. - Va bene,
lo ammetto, ho dato una sbirciatina, anche se in quel poco tempo non ho trovato
nulla, ma dammi cinque minuti e vedrai che riuscirò a scoprire chi è questo
nuovo eroe che si aggira per Starling City. –
Allungo la mano verso di lui per farmi dare il tablet.
- No. – Oliver si alza di scatto
innervosito e si versa uno scotch. – Continuerai a stare tranquilla.
- Oliver, ti prego, non mi sono mai
annoiata così tanto come in questi giorni! – Lo
fronteggio. Oliver mi guarda
sconcertato. – Beh, no, non sempre. - Mi correggo subito. - Sì, i nostri
momenti, oh sì, le nostre ore di fuoco sono state … oh wow. – Oliver sorride
ed io inspiro profondamente per calmare il mio cuore ballerino. – Ma ho bisogno anche di altro, di sentirmi utile. –
Afferro le sue mani. - Non puoi allontanarmi dal tuo mondo adesso che mi
hai fatto provare l’ebrezza di farne parte. – Lo
guardo dritto negli occhi. – Come tu non puoi
fingere di non essere l’eroe che sei.
- Felicity, io… - Mi abbraccia forte.
– Non riuscirò a farti cambiare idea, vero?
- No.
Felicity era rannicchiata sul divano con indosso
la sua vestaglia di pile, ai piedi le ciabatte a forma di coniglio e in grembo una confezione maxi di gelato menta e cioccolato. Stava guardando uno
dei soliti film romantici che davano in televisione al sabato
sera.
Non erano trascorse neanche
ventiquattro ore dal loro rientro dalla Russia e già la situazione non era
delle migliori. In testa continuavano a ronzarle le parole di Oliver di quel
pomeriggio: considerando la vita che faccio, credo che sia preferibile non
stare con qualcuno a cui potrei davvero affezionarmi.
Infilò in bocca l’ennesimo cucchiaio di
gelato succhiando il residuo tra le labbra. Non poteva crederci che Oliver
fosse così vuoto. In quei mesi l’aveva visto cambiare, maturare, eppure la
sua indole da donnaiolo ritornava prepotentemente a farsi sentire.
È solo una maschera, Felicity. Lo giustificò nella mente.
… non
posso stare con qualcuno a cui potrei davvero
affezionarmi. Le sue
ultime parole l’avevano colpita.
Spense la televisione. Piombò
nell’oscurità della sera. Appoggiò la confezione di gelato sul tavolino e si
avvicinò alla finestra.
Osservò la strada distrattamente. King si
strusciò tra le sue gambe. Lo lasciò fare per qualche
secondo, poi
lo prese in braccio.
- Tu che ne pensi, King? Oliver capirà mai
che fare sesso con la persona amata è molto più gratificante che farlo solo per
soddisfare il proprio istinto?
Il gatto si leccò le labbra e sbadigliò.
Chinò il capo per leccarsi il resto del corpo.
- Perché lei e non me?
King alzò il capo di scatto.
- Lui merita di meglio.
Miao,
e poi le leccò la
faccia.
- No, non me. Non è proprio il mio tipo.
King si divincolò dalle sue braccia, come
infastidito da quella bugia, e si rifugiò nell'altra stanza.
- Non mi aspettavo di trovarti qui! Siete
ritornati da due settimane e non ti sei degnata neanche di farmelo sapere. Ho
dovuto leggerlo sui giornali di gossip. - Andrew mi osserva con disappunto
scendendo le scale del suo laboratorio con calma.
Mi volto con la sedia per osservarlo
meglio. – C’era bisogno di noi. – Mi alzo e gli vado incontro. - …
dopo il caos che è successo.
Andrew resta immobile. Mi osserva senza
dire niente. Poi, è un attimo, mi abbraccia forte. - Felicity… - Non riesce a
proseguire.
- Non dire niente. - Lo so, Andrew. Non va bene, lo so. - Per questo non sono
passata. Avevo bisogno di prendere coraggio. - Mi stacco da lui e lo guardo
dritto negli occhi. - Ci saranno giorni belli e altri bui. Giorno per giorno, giusto? – Gli faccio l’occhiolino.
Andrew mi fa accomodare e si appoggia al
tavolo di fronte a me.
- Devo dirti una cosa. – Gli faccio
segno di proseguire. – Ho avviato un programma sperimentale durante la
tua assenza, in collaborazione con le industrie Wayne
e ho ottenuto dei piccoli risultati. A breve mi trasferirò a Ghotam per proseguire la ricerca. Non voglio darti false
speranze, ma forse ...
- Oh.
Andrew evita il mio sguardo. Sospira e si
prepara a sganciare la bomba.
- Sarà un percorso difficile e incerto.
Le sostanze che entreranno in circolo nel tuo corpo avranno sicuramente degli
effetti collaterali. Potresti perdere l’uso degli arti inferiori, potrebbero causarti stati
di ansia, spossatezza e nausea e nella peggiore delle ipotesi il tuo corpo
potrebbe reagire all’antidoto accelerando l’aggravamento della malattia.
– Andrew si avvicina a me e afferra le mie mani. – Non sarà facile,
né per te né per chi sarà al tuo fianco.
Oliver, e nella mente mi si visualizza il
suo sguardo triste. - Capisco.
- Come sta McKenna Hall?
Stringo forte le mani a pugno sulle
gambe. - È fuori pericolo ma se l’è vista brutta.
- Dov’era Arrow? Perché lui non è
intervenuto? È scomparso nel nulla lasciando la città nel completo caos.
Era con me. Inspiro profondamente e poi
mi alzo. - Si è fatto tardi, è meglio che vada.
- Vuoi che ti accompagni a casa?
- No, non serve, grazie. Ne approfitterò per fare una bella passeggiata al chiaro di luna. Ho bisogno di aria fresca.
- Perché non mi hai detto
la verità su McKenna? – Felicity accese le luci dell’Arrow Cave rivelando
la sua presenza agli occhi di Oliver. – Mi hai mentito. – L’accusa
severa colpì Oliver in pieno volto, peggio di un forte
schiaffo.
Erano tornati da meno di dodici ore e la
realtà si era abbattuta su di loro.
Appoggiò l’arco sul tavolo e inspirò a
fondo. – Non volevo… - Ma si bloccò incapace di confessare le sue paure.
- Che cosa, Oliver? Non volevi
preoccuparmi? Non volevi lasciarmi? Mi. Hai. Mentito! – Felicity gli si riversò addosso con rabbia. – Per colpa mia non
hai potuto proteggere McKenna! Ha quasi rischiato di morire perché tu non eri
lì a vegliare su quella difficile situazione! Perché eri impegnato a occuparti
di me su quella maledetta isola!
Oliver si girò di scatto. – Questo
non lo devi pensare. Tu vieni prima di tutto. –
Le afferrò il viso tra le mani. – Il mio mondo sei tu. Senza di te io non
so cosa fare.
Felicity sorrise triste. – Non è vero, Oliver. Tu non sei
completo se rinneghi Arrow. – Chiuse gli occhi mentre
nella sua mente prendeva forma la verità. - Ci sono cose più importanti
di quello che vogliamo, di quello che amiamo.
- Cosa vuoi
dire? – Nei suoi occhi passò un lampo di rabbia.
- Hai un dono, non rinnegarlo. –
Gli strinse la mano per poi lasciarlo andare. – Vado a casa, ho bisogno
di riposare.
- Ti acc… - Felicity bloccò Oliver con un gesto della mano.
- Da sola.
Ho la mente completamente vuota, tutta
concentrata sul dolore alle gambe. All’improvviso la gamba sinistra
cede e sbatto contro il muro. Maledizione!
Perché queste dannate nuove medicine che
mi ha dato ora Andrew non fanno più effetto! Stringo i denti dal dolore. Le
lame affilate percuotono il mio corpo.
Giro nel vicolo, per la prima volta vorrei scomparire. Rovescio la rabbia che porto dentro sul
muro prendendolo a pugni. Perché? Perché!
Scivolo giù, mi rannicchio su me stessa.
Cedo al male. Non fare così, Felicity. La voce dentro di me ha ragione, ci sarà
una soluzione. Devo aggrapparmi a quella possibilità.
- Ma guarda chi
abbiamo qui stasera!
La voce sprezzante dell’uomo mi fa
rabbrividire. Scatto in piedi, appoggiandomi pesantemente al
muro. Non riesco a vederlo, è avvolto nell’oscurità.
- Che ci fai, bella
biondina, da queste parti?
- Nien-te.
Si avvicina a me e finalmente posso vederlo
in viso. La sua faccia è tagliata da un’enorme cicatrice e gli occhi sono
iniettati di sangue. Deve essere strafatto di chissà quale droga.
A passo lento il tipo si avvicina a me
fino a fronteggiarmi. – Sono proprio fortunato stasera, ho trovato con
chi spassarmela.
La sua mano viscida mi sfiora la guancia,
scosto il viso, inorridita. – Lasciami stare e
non ti accadrà nulla.
La risata dell’uomo infrange il silenzio
del vicolo. – Sentimi bene, biondina. – Mi
afferra per il mento e mi sbatte prepotentemente contro il muro. – Tu ed
io stasera ce la spassiamo, hai capito? – L’alito puzzolente del suo
fiato mi brucia le narici.
Non ho la forza per contrastarlo. Non ho
via di scampo. Il cellulare è a terra.
Oliver. La mia preghiera silenziosa
accompagna le lacrime che scorrono sul mio viso.
Chiudo gli occhi per evitare di vedere
l’inevitabile.
Silenzio. Non avverto più la presenza
dell’uomo su di me. Una folata di vento mi scompiglia i capelli. Apro d’istinto
gli occhi e vedo una sagoma nera che fionda sul malvivente e lo
fa volare dall’altra
parte del vicolo. Si avventa di nuovo sul tipo e lo lega vicino al palo della
luce. I miei occhi scivolano increduli su di lui, che un’istante
dopo si volta e mi osserva.
Si alza in piedi e si avvicina a me. Le
gambe mi cedono appena mi rendo conto che è tutto finito. Prontamente lui mi afferra e mi
solleva tra le sue braccia.
- Stai bene?
Il timbro di voce è caldo e severo nello
stesso momento. I suoi occhi tradiscono il suo tono: neri e profondi.
- Non lo so. – Sono completamente
senza fiato, ipnotizzata da quegli occhi. – Chi sei?
- Batman.
Con delicatezza mi mette giù. – Gra-zie.
Il cellulare prende a squillare. È
Oliver. – Aspetta, vorrei presentarti una persona.
Non faccio in tempo a raccogliere il
cellulare da terra che quando mi volto lui è scomparso.
Felicity uscì dal bagno asciugandosi i
capelli. Si avvicinò alla scrivania. Aprì il cassetto per prendere i vestiti e
si ritrovò tra le mani il libricino dell’esperimento.
Lesse il titolo ad alta voce: Io non amo Oliver Queen, confutazione con metodo
scientifico. Felicity Smoak.
Sorrise divertita. Che
stupida! Come ho potuto essere così falsa con me
stessa. Prese la penna e cancellò il titolo per scrivere quello nuovo: Come
innamorarsi perdutamente di Oliver Queen e non rendersene conto. Metodo scientifico testato e approvato da Felicity Smoak.
Strinse il libricino al petto. Si accomodò sul divano e iniziò a
completare le fasi mancanti, ricordando tutti i giorni felici che li avevano
portati al quel punto.
- Felicity, - La chiamò,
piano Oliver, svegliandola. Si era addormentata sul
divano, si rese conto.
– Che fai sul divano con indosso solo l’accappatoio?
Felicity aprì gli occhi e
incontrò il suo sguardo. – Ciao, - Lo abbracciò
forte.
Oliver sorrise tra i suoi
capelli. – Ehi.
Felicity l’osservò
attentamente. - Ti amo. – Lo baciò
profondamente.
- Sei tutta gelata.
– Oliver le strofinò le mani sulle braccia per darle un po’ di calore.
- Perché non mi riscaldi
tu? Sai come fare.
- Sei già qui. – Andrew si alza dai
gradini quando mi vede arrivare.
- Hai detto che era urgente ed eccomi
qui.
Resto in silenzio. Non riesco a guardarlo
in viso, al momento le punte delle mie scarpe sono più interessanti di tutto il
resto. Inspiro profondamente. Devo dirlo ad alta voce e tutto andrà meglio.
Coraggio!
- Va bene. – Confesso infine.
- Sei sicura? – Andrew mi afferra
la mano. Non credevi che avrei accettato, lo so, neanch'io. Mi sforzo di
sorridere. Sono giorni che ci penso, ora, non posso più rimandare.
- Sì, ma a una condizione.
- Felicity, non abbiamo più molto tempo.
Lo so, Andrew.
Lo so. Gli do le spalle e osservo il cielo. - Non hai voglia di una cioccolata
calda?
- Il tuo signor Queen non viene stasera a
trovarti?
- Ha un impegno di lavoro che lo
tratterrà per tutta la notte. Affari, che ci vuoi fare. Andiamo?
Apro la scatolina che ho
appena ritirato dal gioiellerie. Osservo attentamente
l’anello e la luce che s’infrange sulla pietra incastonata
proietta una miriadi di colori sulla parete. È perfetto,
penso soddisfatto.
L’appartamento è immerso
nel silenzio. Felicity sta ancora dormendo. Vado in cucina, mi
verso del caffè e mi siedo al tavolo. Che silenzio, constato
sorpreso. Sono stato fuori tutta la notte. L’ultima volta che ho sentito
Felicity era per darle la buonanotte. Era ancora fuori con Andrew. Quei due
passano fin troppo tempo insieme per i miei gusti. Chissà di cosa avranno tanto
da parlare? Meno male che i malviventi hanno deciso di concedermi una nottata
tranquilla.
Appoggio la scatolina sul
tavolo e la osservo. Non riesco a smettere di sorridere. Ho programmato tutto,
non ho lasciato nulla al caso. Sarà tutto perfetto.
Finisco di bere il caffè e
appoggio la tazza nel lavandino. E questo? Prendo il libricino abbandonato sul
mobiletto. Ma? Ha tagliato il titolo. Sorrido, leggendo quello nuovo.
Prendo a sfogliare le
pagine e leggo uno a uno i vari momenti che ci hanno
legato e portato ad oggi.
Ultima pagina. Ultime
parole: Oliver Queen, non privare mai il mondo dell’eroe che sei.
Sembra quasi l’ultimo
desiderio prima dell’addio. Sorrido a me stesso.
- Non lo
farò.
Avverto la sua presenza.
Chiudo il quaderno e nascondo nella tasca la scatolina.
Le sue braccia non tardano
ad arrivare, e mi bacia il capo. – Buongiorno.
La faccio scivolare su di
me per osservarla in viso. – Buongiorno. Sei già vestita. – Constato sorpreso.
- Ti amo. – Mi bacia
profondamente cogliendomi alla sprovvista.
- Io di più.
Si stacca da me, si versa
del caffè nella tazza d’asporto e si avvicina alla porta.
- Oliver… - Inizia piano.
Mi alzo e la raggiungo.
– Giornata impegnativa?
- Sì, - Evita il mio
sguardo, poi è un attimo. – Non mi aspettare. – La sua mano si
appoggia delicatamente sulla guancia. Esita vicino alla mia bocca, ma con uno
slancio mi bacia. – Ciao.
Sorrido e la osservo
andare via.
A stasera, futura signora
Queen.
Angoletto di Lights
Ohibò, siamo realmente
giunti alla fine. *passa fazzoletti*
Terminare storie come
Metodo Scientifico significa lasciare andare un pezzetto di sé.
Questa storia mi è
entrata nel cuore piano, piano, anche grazie voi.
Grazie, e lo dico con
il cuore, per l’affetto che avete dimostrato in queste settimane, capitolo dopo
capitolo.
Una nota d’onore e un enorme grazie, non riuscirò mai a sdebitarmi abbastanza
con te, va a vannagio,
che con pazienza ha limitato, betato e affiancato
lungo il cammino.
Un altro gigantesco
grazie va all’altra anima viva di Metodo Scientifico: jaybree, senza la quale sarebbe stato difficile affrontare tutte le paturnie che ogni tanto mi
portavo appresso. Ho adorato, e adoro, il tuo
entusiasmo che capitolo dopo capitolo cresceva sempre più.
Grazie ragazze, davvero
non sapete quanto voi siete preziosa per me.
Grazie anche a nes_sie che mi ha dato il permesso di inserire
nella storia il personaggio di Wanda e il gatto King. Se volete saperne di più
su di loro passate per le sue storie ;)
Vi starete chiedendo: E ora?
Metodo scientifico termina con un finale “buono” ma aperto. Questo
finale l’ho voluto appositamente così, perché i tono
quasi sempre feliciti e divertenti di questa storia restassero tali, ma lascia
anche tanti punti in sospeso.
Ci sarà una terza
storia. È ancora tutta da scrivere ma nella mia testa è già ben disegnata. Ci
vorrà un po’, perché preferisco portarmi avanti con il progetto che pubblicare
capitolo per capitolo, proprio per evitare blocchi di
scrittura.
La pubblicazione sarà
per gennaio, salvo imprevisti, o chissà, magari anche prima.
Un piccolo spoiler? Ok!
Ritroveremo Felicity, Oliver e Andrew, ma conosceremo anche dei nuovi
personaggi, uno dei quali ha già fatto la sua comparsa in questa storia. ;)
Per passare il tempo
magari potete passare per le altre mie storie in questo fandom: Undercover e Cappuccetto Rosso
Alla prossima!
EDIT 15/12/14: ho iniziato a pubblicare il proseguo di questa storia: Proiettili di ghiaccio