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Autore: LarryForevah_98    08/10/2014    0 recensioni
"Torniamo a casa" mi urlò dalla sua auto. Lo ignorai,mi voltai e cominciai nuovamente a camminare. Fortunatamente era buio e pioveva, così non avrebbe potuto vedere le mie lacrime, così non avrebbe potuto vedere quanto in realtà fossi debole.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E c'era quella luce in lontananza, un lampione. La lampadina si accendeva e spegneva rapidamente, finché si spense per l'ultima volta facendo piombare il buio nella strada.
La pioggia era davvero forte, picchiava veloce sulla mia pelle facendomi quasi male. Poi un lampo squarciò il cielo. "Conta fino a dieci e non ti farà più paura", mi diceva sempre mia madre. Dieci secondi e un tuono mostruosamente forte echeggiò nella strada deserta, quasi come se il cielo stesse per crollarmi addosso. "Adesso a cosa stai pensando?" mi chiedeva una voce nella mia testa. A cosa stavo pensando? Mi mancava terribilmente, ma era giusto così. Lo amavo, ma era giusto così. Volevo passare con lui il resto del mia inutile e miserabile vita, ma era giusto così. La pioggia aumentava sempre di più, e quasi sentivo la sua voce premurosa e preoccupata dirmi "vai a casa e fatti un bagno caldo, altrimenti ti ammalerai". Ma potevo anche morire adesso, perché senza di lui la mia vita non aveva più senso. E la pioggia era sempre più potente, sembravano infiniti aghi che mi penetravano nella pelle, ed il vento era sempre più forte, ed i lampi più frequenti, e i tuoni più rumorosi. Poi delle luci illuminarono la strada, venivano da dietro di me. Mi voltai, erano due fari. E a quel punto che senso aveva vivere? Rimasi fermo, in mezzo alla strada. La macchina si avvicinava sempre di più, ed io ero fermo. La macchina accelerava, e io aprii le braccia quasi a sfidarla quella macchina, quasi a dirle "prendimi! Sono qui, avanti. Tanto non mi importa, senza lui niente ha senso". E poi successe. La macchina sterzò per non prendermi. Ne uscii un ragazzo in lacrime. Era quel ragazzo. Il mio mondo. Il mio destino. La mia unica ragione di vita. Era quel ragazzo. Era il MIO ragazzo.
"Torniamo a casa" mi urlò dalla sua auto. Lo ignorai,mi voltai e cominciai nuovamente a camminare. Fortunatamente era buio e pioveva, così non avrebbe potuto vedere le mie lacrime, così non avrebbe potuto vedere quanto in realtà fossi debole. "Lo sai che non è la soluzione" urlò ancora. La voce fragile, interrotta da singhiozzi. Lui non aveva paura di mostrare la sua debolezza. "Io ti amo" urlò. Mi fermai. Sapevo che mi amava, ma era sbagliato, non potevamo amarci. "Vieni a casa, supereremo questa storia, insieme" diceva. Sentii i suoi passi che si avvicinavano sempre di più, quasi riuscivo a vedere la sua camminata un po' sbilenca. Avrei dovuto correre a quel punto, scappare da lui, rendergli la vita più facile, ma era come sei miei piedi fossero incollati all'asfalto bagnata. Poi arrivò dietro di me, appoggiò le mani sui miei fianchi e fece aderire il suo petto alla mia schiena. Non mi mossi, quasi ad aver paura di fare un movimento sbagliato. Baciò dolcemente il mio collo, poi si avvicinò al mio orecchio "niente di tutto questo è sbagliato Louis. Tu non sei sbagliato, il nostro amore non è sbagliato. Il nostro è probabilmente l'amore più vero che esista" sussurrò con dolcezza. Potevo davvero mandare all'aria la storia più importante della mia vita? Prima ero così sicuro, ora non più. Avrei potuto seguirlo ed essere per sempre felice, al suo fianco. Oppure, potevo abbandonarlo ed essere infelice per il resto dei miei giorni. La testa cominciò a girarmi vorticosamente e, forse per la pioggia troppo forte, o per la sua vicinanza, o perché pensavo troppo, persi i sensi.

"Non mi interessa mamma" una voce in lontananza. Aprii gli occhi, ero nella mia stanza, nella nostra stanza. Avevo una pezza bagnata sulla fronte ed ero solo in boxer. Mi era venuta la febbre, dopo tutta l'acqua che avevo preso non mi sorpresi molto. Mi sedetti piano e mi toccai la fronte. Non ero molto caldo, mi domandai quanto alta era la febbre quando Harry mi aveva riportato a casa. "Bene, vorrà dire che non ci vedremo più" Harry si sforzava di non urlare per non disturbarmi. Sicuramente stava litigando con qualcuno della sua famiglia, contrari al suo orientamento sessuale e alla scelta del ragazzo che voleva sposare. "Mi hai dato una scelta mamma, o lo lascio o non sarete più la mia famiglia. Io ho scelto" sospirò "siete la mia famiglia, dovreste appoggiarmi qualsiasi cosa io faccia" disse esasperato. Ormai erano tre anni che andava avanti questa storia, ossia da quando Harry aveva detto alla sua famiglia chi era davvero. E quello era il motivo per il quale volevo lasciarlo andare, non era giusto che si separasse dalle persone che l'hanno cresciuto solo per me. Non potete immaginare quanto mi sentissi in colpa. Sapevo che io infondo non avevo fatto niente, era stata di Harry la decisione di essere gay, ma mi sentivo un mostro, in parte era per me che aveva litigato con loro. "Chiamami quando avrete deciso di essere la mia famiglia" disse in fine, poi sentii che posò poco delicatamente il telefono sul tavolo. Presi il mio pigiama e lo indossai, mi alzai piano, essendo che mi girava la testa, e uscii dalla camera da letto. Entrai in sala e vidi Harry seduto sul divano, la schiena appoggiata al bracciolo e le ginocchia strette al petto. Sentì i miei passi e si voltò guardandomi. Si strofinò gli occhi e poi mi rivolse uno dei suoi sorrisi più belli. "Dovresti essere a letto" disse poi venendomi incontro "hai la febbre, devi riposarti" disse toccandomi la fronte e sfiorandomi una guancia. Gli sorrisi amaramente, odiavo quando fingeva di essere felice.
"Chi era al telefono?" chiesi. Sapevo benissimo chi era, ma non volevo partire subito con le domande, anche se sapevo perché avessero litigato.
"Mia madre" sbuffò "solita storia, stai tranquillo" disse baciandomi la fronte. La sua altezza lo agevolava in queste cose, essendo qualche centimetro più alto di me.
"Sai quale sarebbe la soluzione" sussurrai piano. Il sorriso scomparve dalle sue labbra perfette, e si sostituì ad una smorfia di dolore. Il solo pensiero lo faceva star male.
"Non mi interessa di loro, io ho te, mi basta questo" sorrise nuovamente. Mi fece l'occhiolino per sdrammatizzare, e subito cambiò discorso. "Non hai nemmeno cenato, ti preparo una minestra, così ti riprendi" disse andando in cucina "dopo tutto il freddo che hai preso ti ci vuole un bel pasto caldo" ridacchiò senza un apparente motivo. Sospirai piano mentre seguivo i suoi movimenti con lo sguardo. Lo lasciai fare senza dire nient'altro, per quella sera bastava, dopo tutto quello che era successo. Mi sedetti in cucina mentre guardavo Harry preparare una minestra tagliuzzando le varie verdure, a molte persone non piace il minestrone ma, gente, dovreste assaggiare quello di Harry, vi perdete una cosa eccezionale.
Passò mezz'oretta ed Harry mi servì il piatto, lo ringraziai con un bacio leggero ed un sorriso, uno di quelli sinceri, che vengono dal cuore, perché quando una persona speciale si preoccupa per te non puoi fare altro che essere felice di averla accanto. 
"Ma che ore sono?" chiesi mentre mangiavo.
"Saranno le nove e mezza più o meno" disse lavando i piatti.
"Tu hai cenato?" Chiesi, ero uscito alle sei da casa, lasciando Harry da solo. Fuori ancora c'era il temporale. Mi domandai quando sarebbe finito, anche se amavo quando c'erano i temporali ed io ero a casa, al caldo, con Harry.
"Si tranquillo" disse. Poi starnutì. Harry quando starnutiva era davvero strano, faceva una faccia buffa, dei movimenti strani con la bocca ed il naso e dopo cinque minuti starnutiva. È strano da dire, ma era tenero quando lo faceva.
"Credo che anche tu ti stia ammalando" dissi preoccupato finendo a forza la minestra, è impossibile mangiare con la febbre, ti si chiude lo stomaco e non riesci a mangiare niente.
"Solo un po' di raffreddore, niente di grave" si girò sorridente. Prese il piatto vuoto e lavò anche quello.
"Che dici se andiamo a guardare un film diabetico in camera?" Chiesi abbracciandolo da dietro, appoggiai l'orecchio sulla sua schiena e mi beai del ritmo calmo del suo cuore.
"Ovviamente" sorrise felice. Mi prese per mano, andammo in camera e mise Colpa delle stelle, era innamorato di quel film. Io odiavo i film romantici e drammatici, ma lui li amava ed era sempre felice quando gli proponevo un film di quei generi, e l'unica cosa che volevo era vederlo felice, sempre. Il film partì e, dalla scena in cui i due protagonisti vanno ad Amsterdam e lui dice alla ragazza che sta per morire, cominciò a piangere e non smise fino alla fine del film. A volte mi sorprendeva il modo in cui Harry fosse sensibile, all'apparenza sembra un tipo duro, uno di cui hai paura, uno a cui hai paura di avvicinarti, uno senza sentimenti, ed invece è un cucciolo, il classico gigante buono. Lo guardai sorridendogli dolcemente e gli asciugai una lacrima. "Che stupido, sarà la millesima volta che lo vedo ed ho sempre la stessa reazione" rise imbarazzato.
"Secondo me sei dolce, e a me piaci così, pronto a dare e ricevere amore, senza paura di mostrare chi sei veramente" gli sorrisi. Lo baciai profondamente, mi coricai e lui appoggiò la testa sul mio petto. Ci addormentammo intorno alla mezzanotte tra risate e sospiri. Così, tranquilli, come è giusto che sia, senza paure e pensieri. 


"Harry dove hai messo i miei pantaloni?" Urlai al riccio sotto la doccia.
"Dovrebbero essere nel mio armadio" urlo in risposta. Andai nel luogo indicato dal mio ragazzo e trovai i miei jeans neri.
Erano passati tre mesi da quella sera, ora eravamo a fine giugno, le giornate erano più calde, ma ancora non ero pronto a staccarmi dai miei adorati jeans neri. Quello, inoltre, era un giorno importante, quindi dovevo vestirmi decentemente. Qualche giorno prima la madre di Harry l'aveva chiamato e aveva invitato sia lui che me a casa loro. Finalmente, forse, erano pronti ad accettare il figlio per ciò che era realmente, dopo tre anni era anche l'ora.
Harry uscì dalla doccia ed entrò nella nostra stanza con un asciugamano in vita, decisamente troppo piccolo per lui, mente io ero in boxer e avevo i jeans in mano. Rimasi a fissarlo mentre andava al suo comodino, dandomi le spalle, e cercava dei boxer da mettersi. Andai da lui abbracciandolo da dietro, cominciai ad accarezzagli il petto liscio e nudo e lasciandogli leggeri baci sul collo e la schiena. "Forse i tuoi genitori possono aspettare, infondo noi abbiamo aspettato tre anni" dissi tra un bacio e l'altro.
"Smettila Louis" rise il ragazzo "finalmente è arrivato il fatidico giorno, e tu vuoi arrivare in ritardo?" Si voltò baciandomi "quando torniamo festeggiamo" ammiccò.
"Ci conto, lo sai che non dimentico niente" risi. Ci vestimmo in fretta e partimmo verso la vecchia casa di Harry, ci aspettava un lungo viaggio.
Quando tre anni fa Harry disse hai suoi di me e lui aveva solo diciotto anni, ed io quasi ventuno e già abitavo da solo. Quando i suoi disapprovarono le sue scelte io ed Harry ci trasferimmo a Londra. Da allora non siamo più andati ad Holmes Chapel, la città natale del riccio. Ad ogni festa andavamo dai miei, a Doncaster, e da me ormai tutti lo consideravano parte della mia famiglia, cosa che fece migliorare notevolmente l'umore di Harry e la sua autostima (quasi inesistente dal rifiuto dei suoi).

Inutile dire che ci volle almeno mezz'ora per far calmare Harry e convincerlo a scendere dalla macchina. Era così agitato che gli stava per venire l'asma, non potete immaginare che che ansia mi stava trasmettendo quel ragazzo. Ma dovevo stare calmo, se ci fossimo agitati entrambi sarebbe finita male, Harry aveva bisogno di un sostegno.
Quando finalmente suonammo il campanello, ed Harry era ormai bianco come un lenzuolo, la madre di Harry ci venne subito ad aprire. "Ciao" sussurrò Harry spaventato. La madre lo guardò attentamente per almeno cinque minuti, i suoi occhi diventarono rossi e lucidi, poi abbracciò di slancio il ragazzo scoppiando in un pianto liberatorio, mentre il povero Harry sembrava un tronco e non sapeva esattamente come comportarsi. Presi le braccia di Harry e le avvolsi attorno alla vita della madre, il mio ragazzo mi guardò quasi spaventato ma poi chiuse gli occhi e strinse la badare beandosi di quel l'abbraccio. Cinque secondi dopo, mentre mi godevo quell'adorabile scena, la sorella ed il padre di Harry si aggiunsero all'abbraccio ed io sorrisi felice per lui, aveva ritrovato la sua famiglia.
Gemma, la sorella di Harry, fu la prima a sciogliersi dall'abbraccio, convincendo anche i genitori a lasciarlo respirare, poi prese per mano me ed Harry e ci condusse fino alla sala da pranzo, dove ci fece sedere vicini. Pochi minuti dopo entrarono anche la madre ed il padre di Harry con il pranzo in mano.
"Come stai Harry?" Chiese Anne, la madre, una volta che cominciammo a pranzare. Sembrava che nessuno, eccetto Gemma, si fosse accorto della mia presenza.
"Tutto bene" sorrise imbarazzato.
"Cosa fai a Londra?" Chiese il Robin, il padre.
"Sto scrivendo un romanzo" disse timidamente.
"Davvero? Sarò la sorella di un famoso scrittore" disse Gemma allegra.
"In realtà non sono così bravo, ho fatto dei corsi e sto provando a mettere in pratica ciò che ho imparato, tutto qui" rispose.
"Dai non fare il modesto" gli diedi una gomitata "ho letto alcune pagine e vi assicuro che è davvero uno scrittore fantastico" dissi esaltato. Poi vidi il modo in cui mi squadrava Anne, allora arrossii, abbassai il capo e sussurrai un lieve "scusate" schiarendomi la gola.
"E di cosa figliolo?" Sorrise gentile Robin "tu che fai nella vita?"
"Ehm...io...veramente io..." Balbettai. Dio che situazione, la prima domanda che mi facevano non ero nemmeno in grado di rispondere, avrei voluto sotterrarmi.
"Lui canta" disse Harry al mio posto. Mise una mano sulla mia gamba, come a dire che lui era accanto a me e di non aver paura di dire qualcosa, qualsiasi cosa.
"Davvero? Che genere di musica?" Chiese Gemma.
"Pop-dance" dissi rilassandomi.
"Hai successo?" Chiese Anne.
"Ho appena iniziato, in realtà, ma a Londra ho discreto successo, guadagno abbastanza da riuscire a mantenere entrambi" dissi voltandomi e sorridendo ad Harry.
"Quindi...come vi trovate a Londra?" Chiese ancora.
"Molto bene" rispose Harry "lì la vita è un po' costosa, ma grazie a Louis riusciamo a sopravvivere e a svagarci con lo shopping o passando una sera ogni tanto nel nostro ristorante italiano preferito" sorrise.
"Quindi guadagni più di quanto vuoi farci credere" disse Robin "sono contento che mio figlio abbia trovato una persona in gamba come te" mi sorrise.
"Grazie signore" dissi un po' imbarazzato.
"Oh ti prego, chiamami Robin" sorrise gentile.
E quelle parole bastarono a farmi ambientare del tutto in casa Styles. Passammo la giornata a raccontare delle nostre giornate a Londra, del lavoro mio e di Harry, di come abbiamo faticato molto ad arrivare dov'eravamo ora. I genitori e la sorella di Harry sembrarono molto interessati alla nostra vita, e sembrava che i tre anni passati tra urla e litigate non fossero mai  esistiti. Finalmente il mio ragazzo aveva di nuovo una famiglia che lo amava e lo rispettava per ciò che era, e questo fece rallegrare notevolmente sia me che Harry. E la sua allegria la dimostrò quella stessa sera a letto, quando tornammo a casa. Ovviamente vi risparmio tutti i dettagli della nostra nottata di sesso, sappiate solo che non abbiamo mai scopato così tanto e così a lungo in tutti e tre i nostri anni di relazione.

Ci sposammo il mese dopo, il 23 luglio, e ci furono davvero molte persone. Il mio successo in quel mese aumentò notevolmente, a settembre avrei cominciato un tour in Inghilterra e avrei reso felici delle persone a cui piaceva la mia musica. Il mio Twitter era sempre intasato di notifiche e in poco tempo arrivai ai milioni di seguaci. Era una cosa pazzesca, la tecnologia fa miracoli davvero. La cosa più bella è che molti dei miei fan erano davvero felici che io mi stessi per sposare con un ragazzo, tutti avevano preso il nuovo cantate gay come la novità del momento, e magari sarebbe stata una novità permanente ed il mio successo sarebbe durato più a lungo di quando sperassi. Al matrimonio c'erano telecamere e fotografi e, fuori dal comune dove si tenne la cerimonia, c'erano molte fan che non aspettavano altro che vedere il loro idolo finalmente felicemente sposato. Infatti, quando uscimmo, moltissime persone ci tirarono il riso, erano così tante che io ed Harry avevamo i capelli completamente bianchi e il riso sparso per tutti i vestiti. Il ricevimento fu la cosa più bella, io ed Harry facemmo il primo ballo da sposi, come vuole la tradizione, poi io ballai con Anne, mentre Harry ballava con mia madre. Fu davvero una serata bellissima piena di divertimento, e foto, e lacrime, e regali, e balli, e alcool e qualsiasi cosa vi passi per la testa. 

Ma le vere lacrime dovevano ancora arrivare.
Ora basta parlare del passato.
Parliamo del presente.

"Mi chiamo Louis Tomlinson e sono il marito di Harry" comincio a parlare cercando di tenere un tono calmo e fermo. "Cosa posso dire? Harry Styles è la persona più bella e brava di questo mondo. Mi ha regalato una vita piena di avventure, emozioni. Mi ha accompagnato negli svariati tour, io cantavo e lui scriveva il suo libro, davvero un capolavoro a mio parere" sorrido perdendomi un attimo nei ricordi. "Ci siamo conosciuti tramite amici, che oggi sono qui con noi" dico indicandoli "lui aveva diciassette anni, io quasi venti, e da quel momento la mia vita è cambiata, in meglio ovviamente. Siamo stati insieme quattro anni, ed intanto io facevo successo, e lui si occupava di me, quando stavo male, quando avevo bisogno di qualcuno, quando avevo semplicemente voglia di un bacio o un abbraccio. Lui è sempre stato pronto per me, di qualsiasi cosa avessi bisogno" a questo punto trattengo a stento le lacrime, mentre tutti i presenti sono già dei fiumi in piena. "Ci siamo sposati, abbiamo passato insieme sette bellissimi anni di matrimonio, ed io lo amo tutt'ora, e so che questo non cambierà mai" sorrido, ed ecco le lacrime accompagnare il mio falso sorriso, smascherandomi. "Harry Styles è la persona più fantastica di questo mondo, lui mi ama, ed io amo lui. Ci amiamo e ci ameremo per sempre, qualsiasi cosa succeda. Io ci sarò sempre per lui, e lui ci sarà sempre per me" tiro su col naso. Tutti i presenti mi guardano e piango ancora di più, mentre piano piano cerco di finire il mio discorso. "Non mi piace parlare al passato. Harry è il ragazzo più bello su questa terra, il più dolce, il più sincero. Non mi piace parlare al passato perché, anche se lui è morto e siamo tutti al suo funerale in questo momento, lui ancora vive. Vive dentro di noi, di ognuno di noi. Io amo Harry, e lo amerò per sempre" concludo il mio elogio funebre e torno al mio posto.

Quando vedo la bara scendere sempre più giù e poi essere ricoperta di terra, potrei cadere a terra e piangere. Ma non lo faccio, io devo essere forte per la famiglia di Harry, gli amici, i fan del suo libro. Il funerale è tutto in diretta, essendo sia io che lui molto famosi, non potevano far perdere il funerale di Harry a tutta l'Inghilterra. 
Se ne vanno tutti ed io rimango da solo, in piedi, davanti alla sua tomba. C'è quella foto che lo ritrae sorridente, felice. Lo era sempre. Ora che sono solo e che le telecamere sono spente, mi concedo di inginocchiarmi nel fango, sotto la pioggia e liberarmi in un pianto isterico. Posso farlo solo oggi, ho ripromesso a me stesso che avrei pianto solo oggi, e ho intenzione di mantenere la promessa.
Harry Styles è morto dopo sette anni di matrimonio, il 30 luglio. Tumore maligno, partito dai polmoni, poi si è diffuso in tutti gli organi. L'abbiamo scoperto quattro anni prima della sua morte, per caso, aveva fatto dei semplicissimi esami di routine, non ci saremmo mai aspettati una notizia del genere. Grazie alla chemio terapia è riuscito a sopravvivere per altri quattro lunghi anni. Poi il tumore si è diffuso ancora e ancora. Ha pubblicato il suo libro due anni prima della sua morte, libro bellissimo su una storia d'amore impossibile, davvero il suo genere, in fondo me lo aspettavo un libro così. 
Io continuerò i miei tour, ho riscosso parecchio successo in tutto il mondo, soprattutto in America ed Europa. Continuerò la mia vita, continuerò sapendo che lui c'è ed è sempre vicino a me, continuerò per lui, perché me lo ripeteva sempre durante la chemio "dopo la mia morte non ti azzardare ad abbandonare la tua carriera, altrimenti vengo dall'aldilà e ti prendo a calci per l'eternità" scherzava sempre. E allora non abbandonerò mai, non abbandonerò finché avrò successo, per lui, per il mio Harry. Harry che mi ha dato così tanto in undici anni che abbiamo passato insieme. Harry che rimarrà per tutta la vita il mio unico grande e vero amore. E mentre torno a casa, a piedi, sotto il temporale, ripeto nella mia testa, il libro di Harry, che ho letto talmente tante volte da impararlo a memoria, e credo che ci scriverò una canzone un giorno. 
Ricomincio a ripetere a mente il libro: "E c'era quella luce in lontananza, un lampione. La lampadina si accendeva e spegneva rapidamente, finché si spense per l'ultima volta facendo piombare il buio nella strada.
La pioggia era davvero forte, picchiava veloce sulla mia pelle facendomi quasi male. Poi un lampo squarciò il cielo. "Conta fino a dieci e non ti farà più paura", mi diceva sempre mia madre. Dieci secondi e un tuono mostruosamente forte echeggiò nella strada deserta, quasi come se il cielo stesse per crollarmi addosso. Adesso a cosa stai pensando?...Adesso a cosa stai pensando?........". 
Adesso a cosa sto pensando? Penso che sarà difficile continuare a vivere senza di te.

Così cita il The Sun:
Louis Tomlinson si è suicidato il trenta luglio, cinque anni dopo la morte del marito tanto amato. Non reggeva più l'assenza del suo ragazzo. Ha lasciato una lettera con scritto il suo ultimo desiderio: 
"....Desidero essere seppellito di fianco a mio marito così che, anche dopo la morte, potremmo stare insieme per sempre.
Scusa amore mio, non ho mantenuto la promessa.
Per sempre tuo, Louis."
Tutto il mondo si è fermato per la morte di Louis Tomlinson ed Harry Styles. Grande cantante, grande autore. Nessuno dimenticherà mai la loro storia d'amore, così avventurosa, emozionante ma, al tempo stesso, così triste.




SPAZIO AUTRICE: salve a tutti!! :) questa one shot era ormai abbandonata sui miei appunti, finalmente mi sono decisa a fare un account e a pubblicarla. Spero che qualcuno la legga altrimenti...beh, altrimenti cancello tutto...credo, non lo so ahahahah 
Penso che scriverò ancora, anche ff con più capitoli :) vi avviso che a me piacciono le storie drammatiche, ma cercherò di farne anche qualcuna in cui tutti sono felici e contenti ahahah 
Inutile dire che la maggior parte, anzi, tutte le mie ff parleranno dei Larry quindi: se odiate le Larry shipper e credete profondamente agli Eleonour (o come si scrive) vi prego di non commentare con insulti o cose del genere, potete evitarvelo perché non mi farà né caldo né freddo quello che direte. Voi risparmierete tempo e io mi risparmierò i dolori addominali per le troppe risate :)
Detto questo, spero che commenterete in molti, mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, grazie a tutti in anticipo!! :)

N xx








 
   
 
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