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Autore: blackings    08/10/2014    3 recensioni
Dal capitolo 8:
«Scorpius, sconvolto dal racconto, non sapeva che fare: non aveva mai visto il padre così apparentemente fragile e impotente, e penava per lui come per le ragazze.
“Cosa possiamo fare?” chiese quando l’uomo si fu ripreso e, rindossata la sua maschera di padre autorevole e imperturbabile Malfoy, si andò a versare il terzo cicchetto di whisky.
“Non possiamo fare nulla, Scorpius”
“Ma ci dev’essere qualcosa che risolva tutto! Padre, dovete aiutarle! Dobbiamo aiutarle!” gridò scattando in piedi e afferrando il braccio del padre. Draco, sconvolto, gli tirò uno schiaffò in pieno viso, facendolo retrocedere. Il ragazzo stava quasi per barcollare e cadere a terra, quando il padre lo afferrò e lo strinse a sé. Che cosa stava facendo? Allontanava persino suo figlio, che gli chiedeva aiuto non per sé, ma per le sue sorelle? L’immagine di una Hermione Granger torturata gli attraversò la mente, e non riuscì a reprimere le lacrime. Reprimeva persino suo figlio, pur sapendo che presto gli sarebbe rimasto solo lui.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1: Le madri del destino.
 
Hermione Granger stava piegando dei maglioni di Grifondoro impilandoli nel baule della figlia maggiore Rose. Di tanto in tanto, mentre sistemava gli indumenti con ordine, alzava gli occhi dal suo lavoro e li volgeva alla figura della figlia, avvolta in un candido accappatoio bianco sul suo letto, una tazza di te in una mano e un romanzo romantico nell’altra. Hermione, che era sempre stata una persona imperturbabile e lucida, spesso rimaneva turbata davanti alla bellezza sconcertante della figlia. Lunghi capelli rossi alla Weasley mossi ma non crespi le ricadevano morbidi incorniciando un viso di un ovale perfetto illuminato da due fulgidi occhi di due colori diversi: il sinistro dorato, come i suoi, e il destro azzurro, come quelli di Ron. Il fisico snello, le gambe lunghe e affusolate e un generoso metro e settanta di altezza la facevano risultare una delle ragazze più belle della sua età. Lei, Hermione, non era mai stata la più bella di Hogwarts, e nemmeno tra le prime: c’era Ginny Weasley, decisamente più attraente, con la dentatura bianca e splendente (e i denti di una misura normale), i capelli rossi liscissimi e degli occhi nocciola penetranti e maliziosi. Anche Luna Lovegood era più bella di lei, nonostante fosse un po’ bassina e stravagante, i suoi capelli biondi e lunghissimi che svolazzavano profumando di violette a ogni movimento le creavano attorno un’aura di misticità che non aveva attratto solo Neville Paciock in quei sette anni di scuola. Parlando di bellezze più convenzionali non c’era da sottovalutare Pansy Parkinson, mora seduttrice di Serpeverde, né Calì Patil, eccitante dietro i suoi costumi e le sue movenze orientali. Lei era solo lei, Hermione Granger, secchiona, non brutta, certo, ma non bella da risultare desiderabile. Ma Rose, Rose era un’altra cosa…
 
Ginny Weasley stava seduta al tavolo della cucina sorseggiando del caffè forte mentre i suoi tre figli le passavano davanti servendosi la colazione. James, con il suo metro e ottanta, era un Casanova con centinaia di ragazze ai suoi piedi, ragazze che avevano continuato a cercarlo via gufo per tutta l’estate. Albus, bassino e introverso, sempre all’ombra del fratello maggiore, e Lily, con i lunghi capelli corvini fino alle spalle e gli occhi verdissimi di Harry. La quindicenne stava appollaiata su uno sgabello alto servendosi una fetta di crostata alle more e una tazza di caffelatte. Indossava la divisa di Grifondoro con la camicia con tre bottoni slacciati e il maglione con lo scollo a V legato sulle spalle. Ginny osservò la figlia, le sue gambe magre e la pancia piatta. Pensò a quanto fossero simili i loro fisici (a parte il seno, Lily aveva doppiato Ginny da tempo) e a quanto però Lily assomigliasse a Harry, nel carattere, nei colori, in tutto (un paio di volte l’avevano anche sentita parlare in serpentese). La giovane Potter si alzò e sistemata la camicetta dentro la gonna plissettata si infilò il maglione. Ginny continuava a guardarla senza farsi notare, gli occhi che correvano dalle sue gambe affusolate fasciate dai collant ai capelli neri, lucidi e sottili fermati da un fermaglio rosso sulla tempia sinistra. Si alzò in piedi e, avvicinandosi alla figlia, prendendo come scusa quella di aggiustarle la gonna, cominciò a farle domande prettamente da madre:
“Hai preso tutto? Libri? Vestiti?”
“Sì, mamma: devi solo aiutarmi a piegare delle camicette, per piacere”
“Bene: hai parlato con Rose? Quando passano a prenderci lei e zia Mione?”
“Tra circa mezz’ora: ah, ricorda a Al di prendere il libro di pozioni dell’anno scorso, serve a Hugo”
“Detto fatto”
“Mamma?” chiamò Lily alla figura della madre che si allontanava oltre la porta.
“Dimmi, Lil” rispose Ginny sorridendo.
“Papà non è tornato?” chiese la ragazzina preoccupata. Quando suo padre era in missione con gli Auror stava sempre in ansia.
“No, non è tornato, cara” rispose Ginny, poi sorridendo malinconica alla figlia le disse “Ehi, Lil, guarda che tuo padre è quello che ha sconfitto Voldemort quando aveva solo un anno! Sopravvivrà a un gruppo di neo-Mangiamorte, te lo assicuro!”
 
Astoria Greengrass in Malfoy sedeva insieme alla famiglia al tavolo nella sala da pranzo al Manor Malfoy. Di fronte a lei suo marito Draco leggeva La Gazzetta del Profeta, alla sua sinistra sua figlia Agnes sorseggiava elegantemente del caffè nero da una tazzina di ceramica sottile, alla sua destra suo figlio Scorpius tagliava con forchetta e coltello della frutta e se la accompagnava alla bocca, guardando di tanto in tanto di sottecchi il padre. Avevano litigato di nuovo, la notte precedente. Draco lo aveva beccato a scrivere una lettera a una Corvonero dal padre neo-Mangiamorte (una specie che era tornata alla ribalta dopo i processi e le stragi a danno dei seguaci di Voldemort) e, portatolo nella sala dove tante volte il padre aveva punito lui, lo aveva frustato fino a farlo sanguinare e lo aveva rimproverato finché Agnes non era scesa dabbasso per fermare il tentato omicidio del gemello. Il padre inizialmenre se l’era presa anche con lei, poi aveva lasciato perdere ed era risalito sbraitando nelle sue stanze. Draco Malfoy non era una persona cattiva, non lo era mai stata, era una persona resa cattiva dalle circostanze, dagli eventi, era una persona che non voleva che i suoi figli incorressero nei suoi stessi errori, era una persona che ancora si svegliava urlando nel cuore della notte sognando Albus Silente che moriva davanti ai suoi occhi. Draco era un uomo a pezzi, e Astoria lo sapeva.
La famiglia Malfoy era, come molte delle poche famiglie purosangue rimaste, una famiglia all’antica. Una famiglia che non era stata invasa dai congegni elettronici babbani, in cui i figli venivano puniti severamente per un cattivo voto, in cui si leggeva ancora fino a notte fonda davanti al fuoco, in cui si sedeva attorno al tavolo e si salutavano con fredda reverenza i genitori. Ma era anche una famiglia molto unita, e come tale si supportava nel momento del bisogno. Agnes Narcissa Malfoy e Scorpius Hyperion Malfoy, gemelli, si volevano un bene inenarrabile e non era solo il sangue ad accomunarli, ma anche un’eterea bellezza. Entrambi vantavano capelli lisci e biondo platino come il padre, ma gli occhi di Agnes erano verdi come quelli di Astoria, quelli di Scorpius azzurri come erano state le iridi di suo nonno Lucius prima di lui. La somiglianza fisica dei due ragazzi a Draco era sconcertante, e forse era questa la cosa che li rendeva diversi dagli altri studenti di Hogwarts: quando i due gemelli passavano nei corridoi, intorno a loro tutti si spostavano lasciando attorno a loro un’aura di muto timore e rispetto nei confronti di Scorpius, e di palpabile ammirazione per Agnes. La ragazza era davvero una delle ragazze più belle di tutta Hogwarts, ma troppo presa dal desiderio di soddisfare anche le più sciocche esigenze di un padre padrone e una famiglia millenaria per accorgersene. 
   
 
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