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Autore: NayaAirwair    09/10/2014    0 recensioni
Sarah ha diciassette anni e la sua vita gira attorno alle moto, alle gare illegali e ai casini con gli amici.
Ma in una maledetta notte tutto ciò che ama le viene portato via.
Dovrà andarsene e cambiare vita e cercherà in tutti i modi di dimenticare gli orrori che l' hanno segnata.
Ormai però non è più la stessa ragazza di prima, ormai non crede più di poter essere felice.
Quando un ragazzo incontrato all' improvviso, con la sua dolcezza ed il suo aiuto, le farà capire che l' amore può superare ogni ostacolo, anche i più terribili.
Ma i guai per Sarah non sono finiti e dovrà lottare con tutta se stessa per salvare le poche cose che le sono rimaste da amare.
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Questa storia l' avevo già scritta ma ho dovuto interromperla (problemi con la mail), Spero che chi non l'ha ancora letta lo faccia e mi faccia sapere cosa ne pensa! E chi l'ha già letta la segua di nuovo e mi dica se questa "nuova versione" vi piace. Tranquilli, trama e personaggi sono sempre quelli! Dico solo che ho aggiunto molti dettagli in più e che mi stò impegnando a scrivere meglio!
Buona lettura!
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Angolo_Autrice
Mi scuso, capitolo corto e troppo tempo che non aggiorno, lo sò, tenterò di essere più costante lo giuro!
Ora ringrazio quelle poche anime pie che ancora mi seguono e spero che vi piaccia!Devo scappare alla prossima, un bacio!!
(Alla fine c'è anche un POV di Dylan, se vi piace fatemelo sapere così magari ne metto altri (;  )

Odio e amore non sono poi così diversi.
Ciò che odiamo, col tempo, può cambiare.
E, senza che cene rendiamo conto, quel piccolo cambiamento, lentamente, si insinua dentro di noi e si trasforma in amore.


Il giorno dopo riuscii ad arrivare al mio armadietto senza incidenti di percorso.
Ci infilai dentro la giacca il casco e qualche quaderno inutile e quando richiusi lo sportello mi venne un colpo.
Dylan Avery mi guardava tutto raggiante e sorridente, indossava una camicia a scacchi verdi e azzurri aperta sopra una maglietta bianca, le maniche erano arrotolate e i jeans scuri gli stavano un po' larghi.
 Non mi ero nemmeno accorta che era arrivato.
-Buongiorno-, mi disse, la sua voce era fin troppo allegra di prima mattina, per me era come se fosse ancora notte fonda e non avevo per niente voglia di mettermi a fare conversazione, specialmente con lui.
Mi ripresi un secondo dallo spavento e poi gli risposi: -Che vuoi?-.
Lui alzò le spalle e sorrise ancora, -Solo salutarti-, disse tranquillamente.
Sollevai un soppracciglio e sospirai appoggiandomi con la spalla al mio armadietto.
-Bene, ora che l' hai fatto puoi anche andartene, no?-, gli dissi.
Lui si mise nella mia stessa posizione e incrociò le braccia sul petto.
-Veramente non mi va di andarmene, vorrei stare ancora un po' in tua compagnia, sei particolarmente simpatica la mattina-, ironizzò di rimando.
Io socchiusi gli occhi, potevamo farlo in due quel gioco.
-Tu invece sei estremamente affascinante quando stendi le ragazze con le porte degli armadietti-, dissi senza ridere.
Lui strinse le labbra e si sfregò il mento con una mano.
-Mmm... Ricordo di averti chiesto scusa... Ma che tu non hai voluto perdonarmi...Giusto?-
-Già e non ho intenzione di farlo-, incrociai le braccia e feci per andarmente tra la calca di studenti ma lui mi  seguì, chissà perchè, melo aspettavo.
Lui non parlava, si limitava a camminarmi accanto, lo guardai sospettosa per un paio di volte prima di decidermi a parlare.
-Perchè mi segui?-
-Come? La botta di ieri ti ha fatto dimenticare che siamo nello stesso corso?-, giusto, mi toccava subirmelo per ben due ore.
Sbuffai non sapendo che altro fare e lui ridacchiò.
Entrammo in classe qualche minuto prima che suonasse la campana quindi la Prof non c' era ancora.
Io andai direttamente all' ultimo banco e nell' attesa mi infilai le cuffie dell' I-pod e cercai qualche canzone.
Guardai la classe, era quasi vuota eccetto che per me, Dylan e due ragazze che stavano parlando con lui, erano entrambe bionde e gli sorridevano come delle idiote, ad un certo punto una tirò fuori il cellulare e gli chiese di farsi una foto insieme da mettere nell' annuario, lui cercò di rifiutare ma loro lo strinsero in un abbraccio e gli fecero delle foto a tradimento mentre lo baciavano sulle guancie.
Ridacchiai vedendolo in quello stato, era uno spettacolo davvero ridicolo, quasi mi dispiaceva per lui.
A quanto pareva avevo riso più forte di quanto volessi perchè le due ragazze mi guardarono male e si staccarono da Dylan andandosi a sedere ai primi banchi.
Anche lui mi guardò ma non male come le due ragazze, sorrise per un attimo, poi semplicemente mi guardò.
Io distolsi gli occhi e li riabbassai sull' I-pod, alzai la musica al massimo e quando notai che lui mi guardava ancora alzai il cappuccio della felpa e abbassai la testa.
Mi accorsi che la campana era suonata solo perchè vidi diversi studenti entrare in classe, tolsi le cuffie e rinfilai l' I-pod nella borsa.
Riconobbi un ragazzo che mi avevano presentato Linda e Beth a pranzo, mi pareva che si chiamasse Gary. Quando entrò mi fece un sorriso e un gesto di saluto con la mano, io ricambiai con un cenno della testa.
Gary si andò a sedere dietro a Dylan dandogli delle pacche sulla spalla e sporgendosi per dirgli qualcosa.
Mi ricordai del giorno prima, quando li avevo visti salutarsi sempre in quella classe e mi resi conto che erano molto amici.
Dopo qualche minuto arrivò la professoressa e la lezione iniziò.

Tirai un sospiro di sollievo quando la campana decretò la fine dell' ora.
Per la maggior parte del tempo avevo avuto gli occhi di Avery puntati addosso.
Sembrava un fottuto maniaco e iniziavo a preoccuparmi seriamente.
Non che mi avesse fissato senza battere ciglio o cose del genere ma riuscivo comunque a vedere che ogni cinque minuti si voltava dalla mia parte. Ed era una cosa piuttosto inquietante da vedere.
Raccolsi le mie cose e uscii in corridoio diretta alla prossima lezione.
Volevo parlare con quel pazzo per dirgli una volta per tutte di lascirami in pace e decisi di farlo a storia, visto che, sfortunatamente eravamo seduti allo stesso banco.
Entrai in classe a passo di carica e mi stupii di me stessa quando mi resi conto che avevo trovato le classi e il mio armadietto senza l' aiuto di nessuno.
Il professor Roth era già in piedi e stava scrivendo qualcosa sulla lavagna bianca, ero la prima ad entrare e lui mi salutò con un gran sorriso.
-Secondo giorno in perfetto orario, signorina Frey. Stai cercando di "accoccolarti" il professore?-, mi chiese.
-Cos...? No!-, rimasi per un attimo in difficoltà perchè non avevo idea di cosa dire ma lui si mise a ridere.
-Stavo solo scherzando, non preoccuparti-, disse continuando a ridacchiare.
Mi rilassai e tentai una risata anch' io, ma mi uscì piuttosto un colpo di tosse. Lui sembrò non farci caso, continuò a scrivere ed io andai a sedermi.
Poco dopo arrivò anche il maniaco.
Salutò il professore e venne verso di me.
Si sistemò accanto a me e non disse niente, io lo guardai male finchè non si decise a guardarmi anche lui.
-Qualcosa non va?-, mi chiese con un finto tono innocente.
-Non fare il finto tonto con me, lo sai benissimo che c'è qualcosa che non va-, sibilai per non farmi sentire dal prof.
Dylan socchiuse gli occhi e si avvicinò a me, -Non sò proprio di cosa stai parlando-
Sbuffai.
-Ok, allora telo dico in modo che tu capisca bene: smettila di fissarmi, sei insopportabile e sembri un fottuto stolker-.
-Io ti fisso?-, chiese col tono di uno che cade dalle nuvole.
Lo incenerii con lo sguardo, -Sì! E mi piacerebbe molto che la smettessi-.
-Tu... Scherzi, vero?-, aggrottò la fronte e mi guardò come se fossi io la pazza, notò la mia espressione e scosse la testa.
-Io ti guardavo perchè eri tu a farlo-.
-A fare che?-, chiesi stupita.
-A guardare me-.
Restai per un secondo con la bocca aperta, -Io non ti guardavo!-, esclamai un po' troppo forte.
-Sì, invece! E mi stavo appunto chiedendo perchè continuassi a farlo-, stava ridendo, lui stava ridendo!
Avrei voluto dargli un pugno.
Ma si rendeva conto di quello che diceva almeno?
-Ogni tre secondi ti giravi dalla mia parte!-
-Sì, per vedere se tu mi guardavi ancora-
Ancora una volta restai a bocca aperta, sbuffai innervosita e guardai davanti a me desiderando di sprofondare nella sedia, il prof Roth ci guardava sorridendo con le braccia incrociate.
-Beh, la mia conclusione è che.... Mmm, direi che è stato... Sì, un semplicissimo malinteso-.
Non credevo che ci avesse sentiti nè tantomeno che potesse "intervenire" nella nostra discussione.
A quanto pareva, mi sbagliavo.
Ci guardava con un' espressione divertita e dopo un secondo si mise a ridere insieme a Dylan.
Io ero di tutt' altro umore, non trovavo per niente la cosa divertente, anzi, mi sembrava umiliante e stupida.
Stavamo litigando perchè ci eravamo guardati?
Mi sentivo una vera idiota ad aver sollevato tanti problemi per una cazzata simile e solo in quel momento mene resi conto.
Era tutta colpa di quel ragazzo, pensai. Mi mandava in confusione e non riuscivo a non innervosirmi con lui, era davvero, davvero esasperante.
Dopo qualche secondo entrò Beth e mi corse incontro abbracciandomi, restai per un momento immobile, non mi aspettavo niente del genere.
-Com' è il secondo giorno, Sarah? Oh, buongiorno Dylan!-, disse guardando prima me e poi il maniaco, Dylan le sorrise con affetto.
-Buongiorno Betty, quanto zucchero hai messo nel caffè stamattina?-, le chiese ridendo, rise anche Beth.
-Oh, solo tre o quattrocento zollette!-, esclamò.
Dio, ma come facevano ad essere così pieni di energie a quell' ora?!?
Mi appoggiai allo schienale della sedia e chiusi gli occhi.
-Sarah?-, Beth mi scosse una spalla.
-Eeeh?-
-Hai sonno? Come stà andando il secondo giorno?-, chiese quando riaprii gli occhi per incontrare i suoi grandi e verdi.
Io sospirai mentre rispondevo: -Uno schifo, come il primo-, dissi e lei si mise a ridere.
-Hai un senso dell' umorismo fantastico, giuro!-.
Aggrottai la fronte, a dire la verità stavo parlando seriamente.
Feci per dirglielo ma la lezione iniziò e lei andò a sedersi in fondo alla classe, non mi ero nemmeno accorta che gli altri erano entrati.
-Ehi...-, Dylan mi diede una leggera gomitata, lo guardai, era serio. -Che c' è?-, gli chiesi.
-Non trattarla male, capito? Magari è un po' troppo euforica ma vuole solo esserti amica-.
Oh... Questo non melo aspettavo.
-Io non la tratto male-, tentai di difendermi. Non la trattavo male, no?
Lui mi guardò dubbioso, non mi piaceva quel modo che aveva di... rimproverarmi?
Scossi la testa, -Ok, magari non ho fatto i salti di gioia quando è arrivata ma io non sono proprio abituata ad essere così "amica" di persone che conosco da solo un giorno-, mi giustificai.
Lui fece un mezzo sorriso e notai la fossetta sulla guancia.
-Sì, non hai tutti i torti, in fondo la conosci da poco... Però cerca di essere gentile con lei. E' una delle persone più buone di questo mondo-, disse guardando nella direzione di Beth, lei lo notò e fece un enorme sorriso, salutandolo con la mano.
Guardai Dylan, chiedendomi se non ci fosse qualcosa tra i due ma lui parlava di Beth come se fosse una sorellina più piccola da difendere e proteggere.
Mi ricordò Val e Tyson, quando avevano provato a picchiare Ryan, per difendermi da quello che mi aveva detto, quella sera.
Quella sera...
Chiusi gli occhi per un attimo, Matt, lo sparo...
Un colpo secco mi fece sussultare e saltare sulla sedia, mi resi condo che era solo il libro di qualcuno che era caduto a terra.
-Sarah, stai bene?-, mi voltai e incontrai gli occhi verdi-marroni di Dylan, ora sembrava preoccupato per me.
Respirai profondamente e chiusi i pugni sul banco annuendo lentamente.
-Sei pallida, sicura che è tutto ok? Non pensavo che dirti di Beth...-
-No, non c' entra lei... Cioè hai ragione, dovrei trattarla bene perchè selo merita ma non... Non pensavo a quello...-, balbettai e iniziai a riprendermi.
Erano settimante che non pensavo a quello che era successo, non di giorno almeno, non in mezzo alla gente.
Era stato quasi uno shok rivivere tutto in quel momento.
-Che c' è che non va?-, chiese, il suo tono era dolce e comprensivo e mentre parlava aveva allungato una mano a sfiorarmi il polso, come per confortarmi.
Mi ritrassi d' istinto e mi circondai il corpo con le braccia.
-Niente. Stò bene-, sussurrai guardando dritto davanti a me.
Ma anche se non lo vedevo, sentivo i suoi occhi puntati addosso.


La prima cosa che avevo notato di lei, a parte il naso sanguinante e le parole che mi aveva urlato contro, sono stati i suoi occhi.
Non avevo mai visto degli occhi così.
Erano grigi, grigi piombo ma erano spenti. Senza luce, senza una traccia di vitalità.
Sarebbero stati degli occhi bellissimi, se solo avessero espresso qualcosa.
Ma erano vuoti e profondamente tristi.
Quella è stata la prima cosa che ho notato di lei.
Era una ragazza forte, si vedeva subito, ma sembrava quasi che fosse stanca di esserlo.
La guardai, in quel momento sembrava persa in un mondo troppo lontano. Ma non era un mondo di sogni.
Teneva gli occhi puntati difronte a lei.
Sembrava indifferente ma notai che entrembe le sue mani erano strette a pugno sulle sue gambe, le sue labbra erano una linea dura e le spalle erano rigide.
Sembrava un soldato sull' attenti.
Mi chiesi cosa la tormentava.
La conoscevo da solo un giorno ma avevo capito bene che qualcosa non andava in lei.
Era diversa da ogni altra ragazza che avessi conosciuto.
Non era piena di vita e costantemente felice come Beth o una delle solite ragazze che pensano più all' aspetto che ad altro.
Era evidente che a lei non importava niente dell' aspetto.
I suoi capelli erano lunghi, molto lunghi e neri ma non perfettamente lisci e lucidi come quelli delle altre ragazze, li teneva in disordine e non si curava di sistemarli.
Aveva il viso pallido e le occhiaie che spiccavano sotto agli occhi. Non si truccava.
Non aveva niente di particolare, aveva il naso dritto e le labbra un poco carnose.
Era bassa e aveva i fianchi un po' larghi, insomma una ragazza come tante ma allo stesso tempo diversa.
Ma, cazzo, per me era bellissima.
Forse era per l' insieme, per quel fare da dura che in realtà a me dimostrava tutt' altro.
Avevo visto qualcosa in quella ragazza.
Qualcosa che mi preoccupava.
Qualcosa che mi aveva stregato.
Ed ero deciso fino in fondo a scoprire qual' era il mistero che avvolgeva Sarah Frey.

  
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