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Autore: DonatellaR    09/10/2014    2 recensioni
Squillo di un cellulare.
- Si può sapere dove cazzo sei?
Morgan, suo fratello, deve essersi svegliato da poco. E non l’ha trovata a letto.
- Sono per strada.
Uno sbuffo.
Sa che si sta tirando indietro i capelli con la mano destra. Reagisce sempre così quando qualcosa non gli va bene.
- Che significa per strada? Dove?
Amanda chiude gli occhi ferma sul ciglio del marciapiede. La luce dei pedoni davanti a lei si illumina di verde.
- Non serve tu venga a prendermi.
- Come sei vestita? – parlare con un sordo è uguale.
- Mor, non sono affari tuoi. Non vado in giro nuda.
Ha bisogno di un frappuccino di Starbucks. Certe conversazioni sono indigeribili ad una certa ora del mattino.
- Non ti preoccupare, fratellino. – chiude la chiamata senza attendere replica. Si passa due dita ai lati dell’attaccatura del naso.
Le sarà mai concessa una mente sgombra?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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4.
Il Party


 
 
 
Boyle non ha toccato cibo per l’intera giornata.
L’obitorio non è il suo posto preferito.
La pelle gli diventa color bile avvicinandosi ai frigoriferi d’acciaio.
E Fogarty non è stato un bel morto. I delitti da arma da fuoco sono roba soft.
I testicoli erano completamente assenti, come staccati, e il pene scarnificato all’osso. Un ubriaco non avrebbe la presenza mentale di strappare lembi di pelle, un drogato sì.
A quanto ne sa, la Santeria non prevede omicidi rituali, quindi non suppone sia da considerare come elemento scatenante del delitto.
E’ carente nei crimini occulti. Un ulteriore ragione per odiare il caso.
Per sentito dire e voci di corridoio, Palo Mayombe e Satanismo sono i culti più sospettabili per operazioni di questo tipo.  Anche se sono trascorsi ventiquattro anni i vecchi in centrale ricordano ancora Richard Ramirez, il Night Stalker. Venti attacchi. Violazione di domicilio, stupro, tortura, costrizione della vittima a dichiarare il suo amore per Satana, omicidio. Ma lui era un criminale.
Ispezionando la casa di Michael Fogarty, finalmente libera dalla consorte, Daniel ha la sensazione di non avere a che fare con un assassino di professione.
Alza il tagliere della cucina per guardarci sotto. Nota il segno complesso con la coda dell’occhio.
Cazzo. Non basta la Santeria, pure il Voodoo.
Lo conosce perché è stato in viaggio di nozze a Haiti con la sua ex moglie. Quel simbolo era disegnato col gesso bianco al suolo.
- Bart, prendi una busta di plastica e infilacelo dentro. – il compagno annuisce.
E’ il segno dello spirito che apre la comunicazione con le divinità, Papa Legba.
Tira fuori una sigaretta d’istinto e se la infila nella tasca della giacca. La fumerà dopo. E’ convinto che gli elementi strani non siano finiti.
La cucina non è stata considerata come scena del delitto, quindi è stata ripulita. E’ un caso abbiano ritrovato qualcosa. Probabile il quadrato di legno sia compromesso da parecchie impronte digitali.
Organizzare un rituale indica l’aver subito un torto in particolare. Una persona piena di vizi come il defunto produttore cinematografico doveva avere numerosi scheletri nell’armadio. Una vendetta? Un regolamento di conti? Magari si trattava sul serio di un individuo religioso.
Ok, sta premendo troppo l’acceleratore.
Alla scuola del crimine avevano sempre giudicato come un difetto il fantasticare se non basato su prove evidenti. Assume sia stata una persona sola a perfomare il rito ma non è da escludere ci siano stati più complici dietro.
Spolvera il tavolo con una mano pensieroso.
Lo scopo non poteva che essere la morte, pur se delle parti del corpo, i testicoli, erano spariti. Acquisizione postuma per…? Leva il lato destro della bocca in una smorfia di assoluto disgusto. Crosby mangerà da solo a pranzo.
Si avvicina alla finestra, la punta del piede fa rotolare qualcosa. Mette a fuoco chinandosi. Scorza di lime secco.
- Grant? Manda una squadra della scientifica al 37 di Bedford Drive. Ci è sfuggita una stanza.
 
 
Amanda non gli aveva risposto la sera prima. Se ne era andata a dormire indossando il muso come se fosse stato Morgan a causargli un torto.
Più ci pensa più gli uccide il cervello. Rimugina. Troppo. Inutilmente.
Qualcuno direbbe che il suo pensiero è ossessivo. Forse la sua psicanalista non aveva torto. L’unica cosa che ha compreso è che occuparsi dei problemi degli altri non gli fa districare i suoi. Li tampona rimandandoli sempre finché la sua voragine cresce e ogni volta che si ritrova con se stesso la voragine aumenta.
E lui non sa da dove cominciare. Il solo rimedio è rituffarsi nelle vecchie abitudini. In un infinito circolo vizioso.
Non risolvere i suoi problemi é la logorante soluzione.
Tre gocce d’Havana nel caffè. E’ mezzogiorno e si sente intontito.
Per fortuna deve tornare nel pomeriggio a ultimare i preparativi per il concerto.
Nota una copia stropicciata del Los Angeles Times sul divano della sala. E’ ripiegato sulla pagina della cronaca nera. Posa il bicchiere. Affonda nella pelle lucida.

 
 
ASSASSINIO A BEVERLY HILLS


 
 
Nel trafiletto sotto al titolo spicca il nome di Michael Fogarty.
Aguzza gli occhi. Lo ha udito nominare dalla bocca di Amanda.
Bestemmia alzando gli occhi al cielo. C’entra qualcosa.
Ha il pollice appiccicoso. Marmellata di arance sulla pagina. In genere la sorella lascia ditate di colazione quando è distratta dai pensieri. E’ preoccupata.
E’ pervaso dal disagio. “Zombie”, quel timbro da disco pub che non se ne va deve essere la connessione a ciò che non sa.
Scommette che era stata al party in quella villa. Si ostina a seguire la strada dell’attrice senza averne l’attitudine. Davanti all’obiettivo è imbattibile, una drama queen, ma recitare è una questione differente. Ci vogliono preparazione, esercizi, consapevolezza di sé. Amanda è cosciente della sua bella figura, però non dell’interezza delle sue espressioni. Vero che a Los Angeles non c’è bisogno di una mostruosa arte recitatoria. Le bionde sono soprattutto ingaggiate per la loro avvenenza, dagli anni Cinquanta i criteri dell’industria non sono cambiati di una virgola.
Posa il giornale sul tavolo continuando a leggere mentre estrae un elastico dalla tasca posteriore dei jeans per legarsi i capelli.
Evirazione? Scarnificazione? Macabro rito di punizione? Il giornalista si sbizzarrisce in ipotesi sulla modalità e il movente del delitto.
In che diavolo di pasticcio si è ficcata sua sorella?
Controlla l’ora sul suo I-phone. E’ in tempo per fare un salto da Normandie Patisserie, il caffè dove Amanda va spesso a fare il brunch. Da quando è a LA non riesce a svegliarsi ad un’ora decente. Vive dall’ora di pranzo a notte fonda.
Sale sul suo 4Runner, quasi a corto di diesel. Spera possa reggere il suo ritorno. Stare in quella città è un continuo spreco di soldi con una metropolitana che porta ovunque e da nessuna parte.
Amanda è nel bel mezzo di un ricco pasto, il cerotto fucsia che sbuca vistoso dal bordo della maglia. Appena lo avvista rotea gli occhi addentando il suo french toast vaniglia e cannella.
Morgan afferra la sedia davanti a lei, la gira e si siede a gambe divaricate appoggiandosi allo schienale col braccio sinistro. Le butta il giornale vicino al piatto.
Lei dischiude la bocca, lo identifica rapida, abbassa le palpebre con indifferenza e torna al suo cibo.
- Che cazzo è?
- Nulla che ti riguardi.
Le stringe il braccio repentino dal lato della ferita.
- Chi è che te l’ha medicata?
Amanda si libera con uno scatto. Vorrebbe continuare in santa pace la sua colazione ma è chiaro che è pretendere troppo.
- Sì, ero al party. No, non c’entro nulla. – tenta di prevenire le sue domande.
- Più verosimile tu non ricorda nulla. – taglia corto piegandosi indietro con un gran sospiro.
La ragazza non risponde. Mentire a suo fratello è impossibile.
Morgan assottiglia la voce avvicinandosi con gomiti sul tavolo.
- Non fraintendermi, non vorrei trovarmi con la polizia appiccicata al culo per un delitto che non ti riguarda.  – la sua fantasia viaggia alle bustine di Molly[1]  nascoste tra le mattonelle del bagno.
- Non ero l’unica invitata alla festa.
- Ciononostante il tatuaggio ti irrita. Svarioni come se ti fossi fatta un camion di met.
- Quello è il mio carattere. – dà una forchettata ad un pomodoro sfuggito alla sua omelette francese.
- Siamo autoironici?
- Che vuoi che ti dica? – posa le posate sul piatto, aderisce allo schienale a braccia conserte.
- Niente. Prima o poi ti ricorderai. Soltanto non venire a piangere da me quando lo farai, potrei non essere così magnanimo come lo sono stato ieri sera. – di tanto in tanto gli piace sentenziare. Peccato che non mantenga mai ciò che stabilisce in tono perentorio.
Si alza, lasciandole il quotidiano.
Amanda lo osserva andarsene dal locale.
Le è rinvenuto qualche frammento di memoria.
Un sapore metallico e dolciastro tra i denti. Grida di un uomo. Una cantilena. Succo di ananas e albicocca.
Non si è mai fatta di acidi e metanfetamine. Una pasticca sciolta in un cocktail è una storia vecchia quanto il mondo.
Ha provato a ricostruire l’accaduto. La sua mente incespica dopo il terzo Bellini. Non può fare affidamento sulla sua compagna di festa, Betsy dal Wyoming. L’aveva persa di vista nel salone un’ora prima arrampicata su un tizio.
La sensazione è di non essere estranea ai fatti, in quale maniera le rimane oscuro.
 
[1] Metanfetamina in gergo.
   
 
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