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Autore: CainxAbel    10/10/2014    6 recensioni
"Certo che il Foam e il Legno stanno bene per costruire le armi".
"Li shippiamo?"
Fu così che nacque questa storia... i materiali in una veste umana ehehhehehe
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Certe storie iniziano con un “ c’era una volta” ma questa comincerà con un “ c’era”. Il soggetto in questione era un ragazzo di nome Foam. Era basso e molto timido e il suo più grande desiderio era rendersi invisibile. Non c’era giorno che trascorresse senza che qualcuno gli facesse passare l’inferno. Era deriso e escluso da tutti e lui si chiudeva ancora di più in se stesso. Rendersi invisibile sarebbe stato meglio per tutti: lui sarebbe stato ignorato e gli altri avrebbero trovato una nuova vittima. Per quanto lo desiderasse, Foam non riusciva a passare inosservato. Aveva i capelli che oscillavano tra il bianco e l’argento con punte variopinte che formavano un arcobaleno. Anche i suoi occhi, di solito color nocciola, sembravano cambiare alla luce del sole e il suo abbigliamento era molto variopinto. Il bianco sembrava predominare rispetto agli altri colori, in particolare quello di un paio di anfibi che di solito indossava. Di Foam sparlavano tutti e tutti lo evitavano come un’orribile malattia da non contrarre. I peggiori, pensò amaramente quella sera, erano Gold e Silver, due giovani spacconi e arroganti  che si arrogavano ogni diritto, compreso quello di trattarlo come una pezza sporca sotto i loro piedi. L’avevano voluto costringere a indossare un vestito da cameriera, con tanto di fiocchi, merletti, grembiulino rosa e calze e dopo un suo secco rifiuto, era stato gettato come spazzatura. Gold e Silver l’avevano sollevato ( non che fosse un’impresa considerando quanto fosse minuto) e lui… non voleva pensarci. Aveva le lacrime agli occhi e poteva solo imprecare mentalmente la solita sfortuna che si avvinghiava a lui come un’amante spietata.
Quella stessa sera un ragazzo passeggiava nei pressi della stazione, preda dell’inquietudine. Il suo nome era Legno. Alto e piazzato, era un tipo contro cui non conveniva scontrarsi. Non era difficile che attaccasse briga con qualcuno, specie se quel qualcuno faceva il prepotente. Legno odiava le ingiustizie e due erano i colori che lo rappresentavano: il marrone quando era calmo ( cosa che avveniva molto raramente) e il rosso quando era furioso ( la consuetudine).
Era agitato per molteplici ragioni, compresa di dover tornare a sopportare un tormento chiamato scuola, ma un altro motivo del suo turbamento era il pensiero che con Forex e Worbla , i suoi acerrimi nemici ( non gli unici) , sarebbero ricominciati gli scontri. Spesso riusciva ad assestare qualche buon colpo, ma altrettanto spesso li subiva e finiva con lividi e occhi pesti. Una volta gli era uscito così tanto sangue dal labbro da sentirsene turbato, ma Legno non temeva né il sangue, né le botte e nemmeno i prepotenti. Quella sera, preso da quei pensieri, si accorse quasi per caso di alcuni mugolii. Provenivano da un cassonetto della spazzatura.
“Maledetti bastardi” pensò, temendo che si trattasse di un cucciolo abbandonato.
 Il cuore gli batteva furiosamente nel petto di fronte a quell’ingiustizia, l’ennesima a cui gli toccava assistere. Quei versi che gli facevano così pena si fecero sempre più forti. Udì il rumore di qualcosa che batteva tra le pareti del cassonetto. Legno si affrettò in quella direzione e l’aprì. La sua sorpresa fu grande nel rendersi conto che non si trattava di un gatto o di un cagnolino, ma aveva comunque gli occhi da cucciolo. Foam implorò con lo sguardo di liberarlo, poi emise una specie di sospiro rassegnato. Forse quel ragazzo era come gli altri, avrebbe semplicemente chiuso il cassonetto e se ne sarebbe andato, abbandonandolo.
Forse per un bizzarro scherzo del destino che voleva prendersi gioco delle sue aspettative, Legno non solo non chiuse il cassonetto, ma si sporse per afferrare Foam, come se fosse un gattino. Quest’ultimo fu talmente sorpreso da quel gesto che non riuscì a emettere un suono. Quando Legno lo posò a terra, si ricordò di respirare e trasse un grande sospiro di sollievo quando gli fu tolto il bavaglio, con una delicatezza che non si aspettava da una persona così robusta e con uno sguardo così truce. Gli occhi dalle iridi rosse del suo salvatore lo scrutarono, come per rassicurarsi che stesse bene.
“G-grazie mille” balbettò Foam “ senza il tuo aiuto forse sarei persino morto in quel cassonetto”.
“ Chi ti ha buttato lì?”
La domanda suonava strana persino a Legno che l’aveva formulata, ma la sua espressione si mantenne seria.
“ Gold e Silver” farfugliò Foam che presto si mise una mano sulla bocca, pentito di aver nominato i colpevoli.
“ Lo  immaginavo, stronzi come sono” commentò seccamente Legno “ li conosco meglio di chiunque altro”
Foam rimase stupito da quelle parole, ma non fece nemmeno domande. Doveva accettare dogmaticamente una momentanea interruzione della sua cattiva sorte. Rimase in piedi davanti a Legno, ma distolse rapidamente lo sguardo da lui.
“ Ancora grazie per non aver chiuso quel cassonetto. Per te e per chiunque altro sarebbe stato più semplice”.
Foam tenne lo sguardo basso fisso sui suoi anfibi. Doveva avere un aspetto orribile con i capelli scarmigliati e sporchi e gli abiti macchiati. Avrebbe voluto seppellirsi sotto terra per la vergogna.
“Gold e Silver sono la vera spazzatura”.
Dopo aver pronunciato quelle parole, Legno non disse altro. Foam avvertì una certa tensione e voleva solo scappare. Le gambe erano tese, pronte a scattare e il suo sguardo era smarrito, gli occhi gli si fecero grande, mentre assumeva un’espressione tale da suscitare pietà.
“Non farti mettere i piedi in testa da quei due e lo stesso vale per gli altri” disse Legno “ Cosa aspetti a tornare a casa? I tuoi ti stanno aspettando”.
“Eh, sì”.
Foam si accorse di battere troppo spesso le palpebre, come se avesse bevuto troppo caffè. Si strinse al petto il borsone con quel poco che aveva e con un timido cenno della mano salutò il suo salvatore, ringraziandolo sommessamente.
Lungo la strada di casa si trovò a pensare che all’infuori della sua famiglia, solo la presenza di quel ragazzo gli aveva trasmesso un po’ di sicurezza. Forse, almeno per una volta, la sfortuna capricciosa avrebbe potuto aspettare.



Note di quella pazza dell'autrice: è nato tutto da una serie di deliri durante il Romics 2014. Mentre si impersonano le malattie come Ebola-chan preferisco impegnarmi sui materiali, che siano impiegati per il cosplay o meno. Povero Foam, come sempre tratto male i miei personaggi: che aspirante scrittrice cattiva che sono! Recensite, please, anche dicendo che sono pazza, lo accetterò. 
 
 
   
 
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