Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: AliF    10/10/2014    2 recensioni
-Ti penti mai di avermi trascinato fuori dall’Inferno?-
La domanda gli sfugge dalla gola prima che possa rendersene conto. Gli occhi abbandonano la pira diventata cenere e si posano su Castiel, l’unico che non è tornato alla sua baracca, ma è rimasto lì.
[end!verse]
[Ad Alley]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione, Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In un’altra vita

Siamo qui alla fine del mondo
 
 
 











Ad Alley,
la Dean del mio cuor,
che è la compagna di sclero perfetto
su Supernatural e sulla Destiel.
Grazie amica mia.
 
 

















 
The world we knew
Won’t come back
The time we’ve lost
Can’t get back
The life we had
Won’t be ours again

[Never too late-Three Days Grace]
 
 
 
 
 
 




L'ultimo cadavere rotola giù nella fossa, insieme ad un'altra decina di compagni caduti. Brava gente che prima di qualche anno fa non aveva mai imbracciato un'arma, gente che non aveva mai creduto all'esistenza dei mostri -gli unici mostri che conosceva erano gli umani e i fantasmi e i demoni erano solo un racconto dell'orrore. Brava gente che aveva una vita un tempo e una casa e una famiglia e la speranza di invecchiare circondata da nipotini. Gente che quella vita l'aveva persa quando le persone avevano cominciato ad impazzire e il mondo giungere alla sua fine. Gente che adesso è solo un concentrato di disperazione, disillusione e orrore che si trascina verso un domani senza speranza.
Il Sole tramonta dietro la collina e tinge di rosso -rosso sangue- il campo di sopravvissuti. Tutti si sono ritirati nelle proprie baracche, la notte avanza e segna l'inizio di un nuovo turno di guardia ai cancelli. Si sentono i passi delle persone sulla ghiaia mentre i cadaveri bruciano, ma non ci sono voci, nemmeno i bambini, i pochi rimasti, scherzano o ridono tra loro. Tutto è silenzioso perchè gli uomini hanno smesso di parlare da molto ed è come se fossero già un po' morti.
Dean guarda impassibile i suoi compagni diventare cenere per un lungo per tanto tempo -non ha fretta e nessuno lo attende. In un'altra vita probabilmente avrebbe pianto qualche lacrima per quelle vite spezzate e quelle morti ingiuste, maledicendo quel Dio che li aveva creati e poi abbandonati, ma adesso i suoi occhi sono aridi come il suo cuore e sa che qualunque luogo dopo la morte è migliore di quella landa desolata. Si ritrova ad invidiarli -invidiare i caduti, davvero meschino se ci riflettesse solo un secondo di più- ad invidiare quella pace che la morte regala a tutti. Ha pensato anche lui al suicidio qualche volta, quando tutte le speranze erano crollate, ma sarebbe stato troppo semplice e lui deve soffrire ancora un po’. Deve guardare con i suoi occhi il mondo andare in pezzi e distruggersi e pensare “Sono io che ho fatto tutto questo” e torturarsi a lungo.
La luce delle ultime fiamme gioca sul suo volto segnato da occhiaie profonde che non andranno più via, testimoni di notti passate in bianco quando gli incubi minacciano di farlo impazzire. Danzano e a Dean ricordano le fiamme dell’Inferno, le fiamme che l’hanno reso prigioniero per quaranta lunghi anni e che l’hanno trasformato in un mostro. Dean ricorda bene quel periodo, dopotutto è in quella voragine di fiamme, urla e disperazione che è iniziata l’Apocalisse e doveva capirlo in quel momento che lui non sarebbe mai stato in grado di fermare la fine del mondo. Non era la persona forte che gli angeli credevano e forse, adesso che ci pensa, alla luce di tutto quello che ha causato, avrebbe preferito che nessun messaggero celeste fosse stato in grado di strapparlo a quell’orrore. Forse avrebbe preferito rimanere laggiù in quell’antro oscuro.
-Ti penti mai di avermi trascinato fuori dall’Inferno?-
La domanda gli sfugge dalla gola prima che possa rendersene conto. Gli occhi abbandonano la pira diventata ormai cenere e si posano su Castiel, l’unico che non è tornato alla sua baracca, ma è rimasto lì. Non lo guarda, fissa il cielo assorto. Un tempo, in un’altra vita, Dean ricorda di aver visto le profondità dell’universo riflesse nello sguardo di Castiel e di aver amato il blu scuro di quegli occhi e ogni istante passato a fissarli. Ricorda di essersi sentito nudo di fronte a quello sguardo velato dalla Grazia, di aver capito che l’arroganza e la sicurezza dietro cui si nascondeva erano inutili di fronte a quel blu che pareva volesse indagare la sua anima. Ma era stato molto tempo prima, quando quegli occhi lo guardavano come se fosse la persona più importante al mondo. Quando ancora lo guardavano.
Rimangono a lungo in silenzio e Dean non si stupisce di non aver ricevuto alcuna risposta, dubita che l’abbia ascoltato –ormai è abituato, è da un po’ che Castiel sente Dean ma non lo ascolta mai sul serio- ma Castiel questa volta ha sentito tutto benissimo, perché è in uno di quei rari momenti di lucidità. Non sa nemmeno perché se li conceda, forse per vedere davvero i contorni e i colori del mondo e non solo la loro versione sfocata, ma ogni volta è sempre peggio e si pente di non aver abbastanza alcool in corpo per dimenticare l’orrore. Si pente anche in quel momento di non essere ubriaco o strafatto, di esser così lucido e non avere una giustificazione per la risposta che sfugge anche a lui dalle labbra e che sa esser terribile come una pugnalata.
-- sussurra -Me ne pento-
Non ha bisogno di voltarsi per sapere che sul viso di Dean è comparsa un’espressione delusa -sa di aver fallito ancora una volta, di non aver ripagato chi aveva riposto in lui la proprio fiducia- e sparire altrettanto velocemente. Si ricorda di averla già vista in un’altra vita, quando lui e Sam e Bobby avevano impedito a quell’incosciente di diventare il tramite di Michele. Dio, l’aveva massacrato in un vicolo perché si era sentito tradito, perché era stato assalito dalla paura di perdere l’uomo per cui aveva sacrificato tutta la sua esistenza. E adesso gli viene da ridere a da maledirsi e darsi dello stupido per averlo fatto, per averlo picchiato così forte perché “Chissà come sarebbe stato se avesse detto sì”.
Non si volta nemmeno quando Dean sospira appena se ne va. Non ha bisogno di vedere ancora il rottame d’uomo che è diventato, lo spettro della persona che in un’altra vita aveva amato così intensamente. Dopotutto l’aveva visto trasformarsi sotto il suo sguardo, arrendersi a quel destino crudele che il Signore -suo Padre- ha riservato loro. Ha visto i suoi occhi verdi -quanto aveva amato quegli occhi- un tempo così vivi, capaci di emozionarsi, lo specchio di un’anima luminosa tanto bella e splendente da folgorarlo, spegnersi giorno dopo giorno. Ha visto le sue spalle incurvarsi sotto il peso di responsabilità che non ha mai voluto per lui, un semplice cacciatore, un semplice uomo finito in quella storia troppo grande, sotto il peso delle colpe che aveva deciso di sopportare da solo, senza dividerle con nessuno, allontanando chiunque volesse aiutarlo perché “E’ la mia battaglia, sono io la causa di tutto questo”.
E Castiel si maledice per quello che ha appena detto, si pente per aver caricato Dean di un’altra delusione, si sente ingiusto perché la colpa di tutto quello era anche sua. Se avesse ancora la forza, o la voglia, avrebbe già raggiunto l’uomo e l’avrebbe fermato, costringendolo a guardarlo negli occhi. Gli avrebbe confessato che no, non si pente di averlo strappato dalle fiamme dell’Inferno, di averlo picchiato in quel vicolo, di essersi ribellato al Paradiso, di essersi sentito finalmente libero e vivo al suo fianco e se gli concedessero la possibilità di tornare indietro, lui non cambierebbe nulla, sceglierebbe di vivere ancora quel destino crudele e ritrovarsi ancora lì alla fine del mondo. Sceglierebbe di amarlo ancora e ancora e ancora, perché era stato lui a volerlo.
Ma Castiel adesso è un uomo, è un uomo che non crede più, è un uomo stanco che non ha voglia di correre dietro ai fantasmi di un passato che ha amato, ma che è perduto per sempre. L’anima di Dean è andata in frantumi molto tempo fa e lui ricorda di averla sentita distruggersi. Da allora ha smesso di guardarlo negli occhi, di leggervi una muta richiesta d’aiuto rimanere inascoltata dietro le iridi verdi -non era più la persona forte che l’aveva afferrato e salvato e non poteva risanarlo- di guardare Dean e riconoscere lo stesso dolore, la stessa delusione e colpa che regnano nel suo cuore.
Ha smesso di guardare i suoi occhi per non vedere più la sua immagine riflessa, quella di un vecchio angelo stanco ormai umano, le spalle curve e l’anima a pezzi.


Castiel rimane immobile alla fine del mondo a ricordare un’altra vita, prima che diventasse cenere.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: AliF