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Autore: ranyare    11/10/2014    7 recensioni
La pioggia londinese picchietta allegramente i vetri della portafinestra, ed io mi perdo ad osservare i disegni astratti e delicati che le gocce dipingono sulla superficie fredda.
Amo la pioggia, fin da quando ero bambina... amo l'odore che si spande nell'aria, che porta via con sé ogni brutto ricordo e lascia l'aria fredda, pulita, che arrossa le guance e promette il profumo delle caldarroste e della cioccolata calda in un buio pomeriggio costellato di temporali.

[Ben/Ray]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Wicked & Humorous Tales'
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family life 1


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La pioggia londinese picchietta allegramente i vetri della portafinestra, ed io mi perdo ad osservare i disegni astratti e delicati che le gocce dipingono sulla superficie fredda. Amo la pioggia, fin da quando ero bambina... amo l'odore che si spande nell'aria, che porta via con sé ogni brutto ricordo e lascia l'aria fredda, pulita, che arrossa le guance e promette il profumo delle caldarroste e della cioccolata calda in un buio pomeriggio costellato di temporali.

Sinéad compirà un anno fra pochi giorni.

È stato proprio l'autunno a portarmi la mia bambina, in una tempestosa mattina di fine ottobre sferzata dal vento freddo dell'inverno imminente, fra i vivaci colori della vicina, suggestiva notte di Ognissanti di un anno fa.

Durante questo lungo, bellissimo anno, Ben ha cercato di fuggire dai set dei film in cui ha recentemente recitato pur di tornare a casa per vedere Sinéad almeno un paio d'ore alla settimana; alla fine, preoccupata per lo stress di quei continui voli in aereo ed esasperata almeno quanto quella santa di Anna, che mi sopporta da un sacco di tempo, ho deciso di cogliere al volo l'offerta dei registi di The Words e Sin ha ottenuto il suo primo cammeo da guest star fra le braccia del suo entusiasta ed adorante papà.

Ora, in attesa che gli ultimi film di Ben escano nelle sale, posso finalmente godermi qualche settimana in compagnia di mio marito e di mia figlia, in casa nostra, nella città che ho imparato ad amare come mia: Londra.

Londra, che in autunno si riempie dell'odore delle foglie secche e della pioggia incessante.

Sorrido appena, accoccolandomi meglio sotto le coperte e sprofondando la testa nel cuscino di piume, serena come non penso di essermi mai sentita prima della nascita di Sinéad.

L'abbiamo chiamata così perché il suo arrivo è stato davvero un dono degli dei: insperato, inatteso, ma da subito amato come se non avessimo aspettato altro per tutta la nostra esistenza.

Tuttavia, non è per l'arrivo imprevisto di Sinéad che Ben ed io ci siamo sposati. È successo prima, prima che quella creaturina con i miei stessi occhi decidesse di essere pronta per piombare nelle nostre vite – è successo in autunno, come tutte le cose belle della mia vita.

A volte ancora non mi sembra vero, ancora fatico a credere di essere proprio io la donna realizzata, serena e sicura di sé che scorgo nello specchio quando mi spazzolo i capelli, al mattino, con il sapore del caffè sulla lingua impastata di sonno e gli occhi limpidi come non credo siano mai stati. Non avrei mai nemmeno osato sperare, fino a pochi anni fa, di potermi sentire tanto felice.

Sorrido, stiracchiandomi morbidamente sotto le coperte e cercando istintivamente, con il pollice, la fede nuziale; non ho mai portato anelli prima di questo piccolo cerchietto d'oro, ma ora credo che non potrei più farne a meno non tanto per l'oggetto in sé, ma per il legame profondo e sincero che lega me e la persona che ho deciso, accettato e desiderato sposare.

Come se si fosse sentito chiamato in causa, Ben appare sulla soglia della nostra camera da letto con un sorriso stanco ma soddisfatto sulle belle labbra piene.

-Sinéad dorme.- annuncia in un sussurro orgoglioso e divertito: far addormentare nostra figlia è quanto di più arduo io possa immaginare... ha ereditato i problemi d'insonnia da sua madre, purtroppo. Ma, sempre come sua madre, esiste un ottimo metodo per permetterle di sprofondare nel mondo dei sogni che solo gli innocenti possono toccare: le braccia di suo padre.

Ben sorride, stanco, e si sfila la felpa. Non riesco proprio ad evitare di apprezzare lo scorcio dei muscoli affusolati e definiti delle braccia che si flettono, il torace snello ma scolpito che si contrae, le vene che guizzano appena sotto la sua carnagione chiara: ha messo su muscoli, Ben, ed io non posso far altro che esserne soddisfatta.

-Vieni qui, biondina.- mi chiama, infilandosi sotto il piumone. Scatto verso di lui e gli rivolgo un'occhiataccia, mordendogli il polso della mano che ha incautamente avvicinato al mio viso per accarezzarmi una guancia.

-Chiamami “biondina” un’altra volta e ti ritroverai un’istanza di divorzio sul comodino entro un giorno, mister Barnes.- lo minaccio, soffiando come un gatto arrabbiato, ma Ben scoppia a ridere non mi prende mai sul serio e abbassa la testa per appoggiarla sulla mia spalla, strappandomi un sospiro esasperato e fa bene.

Gli arruffo i capelli, sospirando di piacere quando li sento morbidi e folti fra le mie dita: non li ha più fatti crescere, non come li aveva quando ci siamo conosciuti, ma sono abbastanza lunghi perché io possa divertirmi a spettinarlo come e quando mi pare.

È bello, il mio Ben.

Finalmente sta cominciando a dimostrare qualche primavera in più della scarsa ventina che gli veniva affibbiata fino a qualche tempo fa – maledetto, lo odio profondamente per questo, ha dieci anni più di me e tutt’ora sembriamo coetanei –, il suo volto si è fatto più maturo e lievemente scavato: ha passato gli ultimi trent'anni ad assomigliare ad un ragazzino troppo cresciuto ma, ora, si è finalmente fatto uomo. Il mio.

-Non vorrei mai scatenare le sue ire, miss Barnes.- mormora, perfettamente consapevole di quanto la sua voce sia in grado di scatenare almeno un paio di terremoti, fisici e psicologici, nella sottoscritta.

Miagolo qualcosa di indefinito quando mi sfiora il collo con la punta del naso, respirando sulla mia pelle che, all'istante, si riempie di brividi e di pelle d'oca non vale, non è giusto, tutto questo non è affatto corretto io non sfrutto mai questo genere di armi improprie per rabbonirlo__ beh, dai, un paio di volte potrà anche essere capitato, ma di sicuro non ne ero consapevole quanto lui__ ehm.

Ben ride di nuovo e io lo spingo via, piccata, arrotolandomi nelle coperte e fissandolo da sotto il piumone con un'espressione serissima e profondamente offesa. Si stende sul fianco e mi guarda, pensieroso, con un mezzo sorriso enigmatico sulle labbra e l'espressione intensa che ho imparato ad associare al suo cervellino in movimento perché dai, Ben che sviluppa un pensiero coerente è quasi un miracolo mi strozzerebbe, credo, se sapesse quanto lo prendo in giro persino nei miei pensieri.

-È passato Jack, oggi. Ti saluta.- mormora, dopo aver passato almeno un minuto ad osservarmi mentre mi rannicchio in quello che ho sempre definito "il mio microclima", ossia l'ambiente perfetto perché io possa sentirmi a mio agio senza sudare o tremare dal freddo: indosso una camicia da notte relativamente leggera, ma sono infagottata in due coperte pesanti e, come Ben sa bene, i miei immancabili calzettoni antiscivolo sono al loro posto a scaldarmi i piedi, sempre freddi.

Sono il massimo del glamour, lo so. Ma Ben mi ama anche per questo spero.

-Mi dispiace averlo mancato, mi avrebbe fatto piacere vederlo.- rispondo, sinceramente dispiaciuta di aver mancato la visita di mio cognato: Jack è un ragazzo simpatico, sempre allegro e dedito al lavoro almeno quanto suo fratello maggiore... è solo un filo meno vanitoso, e decisamente più affine ai tempi moderni di quanto Ben sia mai stato e, probabilmente, mai sarà.

In fondo, però, Ben è unico anche per questo suo intenso sguardo d'altri tempi, per questo suo aspetto da gentleman ottocentesco, da dandy, da libertino.

-Jack sa che mia moglie fa un lavoro estremamente impegnativo, non se l’è presa.- mi rassicura, avvicinandosi un poco per lasciarmi un bacio sulla fronte, unico lembo di pelle non imbacuccato in strati e strati di panni e pannetti. Gli rivolgo un indistinto mugolio d'approvazione, socchiudendo gli occhi ed accennando un sorriso.

-Faccio il poliziotto, Ben, non l’agente segreto.- gli faccio notare, inarcando un sopracciglio in risposta alla sua espressione scettica: Ben è ansioso come nemmeno una nonna vecchio stampo potrebbe essere ma, nonostante si preoccupi per me ogni volta che mi vede uscire per l'ennesimo, massacrante turno senza orari, sa che entrare in polizia giudiziaria è stato, per me, il coronamento di un sogno che serbo nel cuore fin da bambina.

Ben rispetta, come ha sempre fatto, le mie scelte di più: è stato proprio lui a spronarmi a studiare per l'ammissione in questo particolare ramo di Scotland Yard e a spingermi a ricercare, in me stessa, la determinazione che avevo dimenticato di possedere per realizzare quel desiderio che bruciava in me ormai da più di vent'anni.

-Oh, e il supereroe come hobby personale, ovviamente.- aggiungo, alludendo non proprio velatamente a ciò che lui mi ha ripetuto spesso, sin da quando ci siamo conosciuti: "hai la mania di fare l'eroe, piccola Ray".

Sussulto, però, quando Ben parte all'attacco senza il minimo preavviso e m'infila le mani congelate sotto il cotone soffice della camicia da notte, stringendomi i fianchi e facendomi fare un salto degno di un gatto isterico in preda ad un attacco di scurrilità fulminante.

-Un supereroe freddoloso, pulcino?- scoppia a ridere, divertito, tirandomi contro di sé nonostante io stia cercando in tutti i modi di rompergli in mille pezzi quella faccia da schiaffi per cui tanti produttori hanno pagato fior di quattrini.

-Pulcino a chi!?- sbotto, indignata, scattando come l'infida serpe che sono sempre stata e rotolando pesantemente su di lui, liberandomi dalla slealissima stretta sui miei sensibilissimi fianchi e bloccandogli entrambi i polsi sul cuscino, approfittandone per dargli un morso non proprio gentile sulla guancia.

Sospira, sfiorandomi il volto col suo respiro caldo e gradevole, e ridacchio quando lo sento irrigidirsi appena fra le mie cosce.

-Quanto siamo violente, miss Barnes.- sussurra, accostando le labbra alle mie ed osservandomi con quegli occhi neri che mai smetteranno di sembrarmi tanto caldi, sensuali e pieni di sicurezza e di vita.

Sogghigno, soddisfatta, avvicinandomi ancor di più.

-Potrei esserlo molto, molto più di così.-

La mia però non sembra proprio una minaccia quando, con un gemito soddisfatto che mi sale spontaneamente in gola, bacio quest'uomo impossibile e meraviglioso che posso chiamare marito con la stessa, giocosa irruenza che Ben è sempre riuscito a scatenare dentro di me  esattamente come tutto il meglio che sono in grado di dare.

Non mi solletica più quando, con una carezza tanto delicata quanto sensuale, risale lungo il mio corpo in punta di dita, trascinando con sé la stoffa della camicia da notte e disegnando complicati arabeschi sulla mia pelle, sempre un poco più pallida della sua. Sorrido, con il cuore che scoppia di gioia e di emozione come se fosse ancora la prima volta, aggrappandomi alle sue spalle e lasciandomi sprofondare di nuovo in questa soffice alcova fatta di coperte e di Ben, stringendomi al corpo snello che mi sovrasta e baciandolo con desiderio, con amore.

In questo preciso istante, però, un tuono più forte dei precedenti scoppia in cielo e trema nei vetri della portafinestra, facendo sobbalzare King nella sua cuccia ai piedi del letto e, dopo una manciata di secondi in cui sia io che Ben siamo rimasti immobili come statue di cera, scatenando il prevedibile pianto disperato di una bambina che richiede a gran voce l'intervento della sua mamma e del suo papà.

Ben, con una prontezza di riflessi ammirevole, mi inchioda qui dove sono, sedando sul nascere la naturale reazione di una madre al pianto della propria creatura e bloccandomi sul letto, impedendomi di correre dalla mia bambina  mi dice sempre che sono troppo ansiosa e forse ha ragione, ma non ho la minima intenzione di calmarmi.

King corre accanto al letto e mi rivolge un'occhiata disperata, prima di lanciarsi verso la camera di Sinéad per poi far ritorno qualche attimo più tardi. La sua espressione severa sembra dirmi: "Screanzati! Vi pare il momento di comportarvi così quando la bambina piange!?"

Ben, per fortuna, riesce a mascherare meglio di me il senso di colpa che questo cane incredibilmente furbo riesce a scatenare in due genitori apprensivi come noi; mi bacia sulla punta del naso, scostandosi un poco da me.

-Non ti muovere. Non cambiare assolutamente idea. Ti voglio nuda, al mio ritorno.- mi sussurra sulle labbra, con un che di ironico e disperato al tempo stesso negli occhi scuri, ed io non riesco a trattenermi: scoppio a ridere, tirandolo contro di me per baciarlo in fretta ma con ardore, stringendolo forte prima di sciogliere la stretta e permettergli di correre da Sinéad, sicuramente disperata perché il suo adorato papà non è ancora andato da lei per cullarla dopo quel brutto rumore.

Torno ad accucciarmi fra le coperte, avendo cura di coprirmi per bene: l'idea dell'espressione che farà Ben, tornando e trovandomi tutta imbacuccata nel mio microclima,  è abbastanza divertente per farmi sorridere nel cuscino.

Amo questa famiglia più di quanto io stessa avrei mai potuto immaginare, più d'ogni limite che pensavo l'amore avrebbe potuto avere nella mia anima: Ben, Sinéad, King... tutto ciò che voglio dalla mia vita è questo, niente di più. Il mio cane, mio marito, mia figlia.

E l'autunno, che ha il sapore di tutto ciò che, per me, sa di felicità.

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My space:

Insomma, chi non muore si rivede, no?

Come si è notato... è arrivato l'autunno! E io non vedevo l'ora di completare questa one-shot, che ho in cantiere da ALMENO un anno, e di pubblicarla nel periodo più consono - d'autunno, per l'appunto, la stagione che più amo in assoluto, proprio come Ray.

Spero che vi possa piacere questa storiella, senza pretese e serena come credo di non averne scritte molte. Ray e Ben sono una delle coppie su cui amo scrivere di più e devo dire che in questi anni, in cui altri progetti e diversi problemi personali mi hanno tenuta lontana da loro, mi sono mancati. Tanto.

Ho un'altra idea per loro, ma non so quando arriverò a completarla e pubblicarla (anzi, a dire la verità sono due o tre, ma soprassediamo). In una di queste ci sarà anche il mio adorato, unico ed inimitabile William! Come possono esistere Ray e Ben senza quell'adorabile cazzone biondo?

E niente, direi di aver sparato stupidaggini a sufficienza anche per stavolta. Come al solito, vi aspetto sulla pagina che gestisco su Facebook, R a y, e sulla pagina dedicata alla saga di Narnia's R!

Fra l'altro, facciamo anche tutti insieme gli auguri a Claudia, che shippa questi due forse anche più di me xD Avanti, tutte su le manine, da brave! BUON COMPLEANNO! ^___^

   
 
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