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Autore: eos75    11/10/2014    7 recensioni
Un'occhiata severa e analitica scandagliò l'immagine riflessa nello specchio: gambe lunghe, cosce sode ma non troppo muscolose che s'armonizzavano perfettamente con la curva sinuosa e tonda dei glutei. Due deliziose fossette sui reni affiancavano la linea della spina dorsale, che saliva attraversando con disegno fine la pelle serica della schiena.
Dita laccate alla francese scivolarono dal ventre piatto fino ai seni sodi e alti.
Sulle labbra tinte d'un rosa delicato apparve finalmente un sorriso soddisfatto e la mano che fino ad allora aveva trattenuto la lunga chioma scura dietro la nuca, lasciò la presa con gesto teatrale. Una soffice cascata corvina ricadde a coprire la schiena fino alla vita “Questa volta, non hai scampo!”
Scritta almeno in secolo fa per il compleanno di Berlinene.
Trattasi soprattutto di uno scherzo tragicomico tra noi, di un'interpretazione *particolare* del rapporto tra due personaggi che amiamo e per questo bistrattiamo^^
Attenzione agli avvisi, sono fondamentali per non restare scottate...
Genere: Malinconico, Romantico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amava la primavera in Giappone. La fioritura dei ciliegi era forse la cosa che gli era mancata di più della sua adorata patria da quando s'era trasferito in Germania.
Camminava a passo lento nel parco, lasciando che le delicate lacrime rosa gli si posassero addosso, per poi venir soffiate via dalla brezza leggera che spirava dal mare.
Per un istante dimenticò il motivo per cui si trovava in quel luogo e si abbandonò semplicemente alla pace che gli trasmetteva ed ai ricordi di bambino. 
Una figura sottile comparve all'improvviso in quella eterea atmosfera da favola, avanzando leggera ma sicura verso di lui.
Un qualcosa, come un senso di déjà vu lo colse, costringendolo a fermarsi mentre la donna gli si faceva incontro con un sorriso aperto sul viso dalla pelle chiara. Lunghi capelli nerissimi, sciolti sulle spalle, ondeggiavano al vento, legandosi a tratti coi petali di ciliegio. Le movenze della sconosciuta erano sinuose ed ipnotiche come quelle di una danzatrice del ventre, studiate appositamente per dare risalto alle forme perfette e sensuali di un corpo da favola.
Genzo s'immobilizzò, incantato da tanta bellezza, e non poté non notare il lampo soddisfatto che illuminò lo sguardo scuro e delicatamente truccato della giovane, la quale si fermò a sua volta a pochi passi da lui.
“Wakabayashi-san” lo salutò, guardandolo dritto negli occhi. 
Non lo sorprese che la donna sapesse il suo nome, ovviamente, quanto il fatto che lo pronunciò quasi come se si conoscessero da una vita. Il tono di quella voce, poi, basso, caldo e vellutato, gli diede nuovamente una strana sensazione di già visto e vissuto, ma sul momento non riuscì a trovare nulla nella sua memoria che lo ricollegasse a quella esotica bellezza.
“Buon giorno” rispose, senza distogliere a sua volta lo sguardo “ci conosciamo, per caso?”
Lei sorrise, inclinò un poco il capo e socchiuse le ciglia lunghe. Un soffio di vento gli portò il suo profumo, che era dolce ed amaro al contempo. Per un istante aveva creduto che quelle labbra tinte di rosa si sarebbero posate sulle sue, ed un miscuglio di desiderio e rifiuto gli aveva bloccato il respiro in gola, riempiendogli la bocca del gusto speziato di quell'essenza particolare.
“Tu cosa credi, Wakabayashi Genzo? Ci conosciamo?” Non aveva fatto un passo, ma lo teneva legato stretto con quegli occhi scuri e ammaliatori, ed ogni secondo che passava, stringeva la catena, tirandolo a sé un poco di più.
Genzo deglutì, inspirando, riempiendosi nuovamente le narici del profumo di lei misto a quello delicato dei sakura, la mente che scandagliava ogni angolo di passato, ogni volto conosciuto, con la sensazione che fosse lì, vicino, come una parola sulla punta della lingua che non ha intenzione d'essere pronunciata.
“Non lo so... Forse sì...” azzardò, mormorando.
“Forse sì, SGGK.” Ripeté lei. Ma non fu solo il tono, né il modo in cui pronunciò sprezzante quell' “SGGK”. Fu la posa, il modo in cui portò le braccia al petto, schiacciando il seno morbido, comprimendolo in modo da sollevarlo e rendere ancor più appetibili le sue rotondità, il modo in cui inclinò il capo e socchiuse gli occhi, trafiggendolo con lo sguardo, e strinse le labbra, fin quasi a farle sparire.
Un'immagine si sovrappose a quella ed il cuore perse un battito mentre la fronte s'imperlava per un istante di sudore freddo.
“Ma no, non è possibile!” Si disse, ma la vocina dell'inconscio gli diceva che la risposta era quella, che non c'erano dubbi. Perché il suo istinto non sbagliava mai.
“Quante donne, Wakabayashi! Una diversa per ogni partita, una diversa per ogni rivista. Non durano più di due mesi, vero? Nessuna che ti sappia soddisfare, nessuna che sia alla tua altezza. O sbaglio?” Aveva cominciato a camminargli intorno, con quelle movenze feline incantatrici e Genzo poteva sentire quello sguardo vellutato correre ad accarezzare ogni parte del suo corpo con tocco maliziosamente sensuale.
Era strano, quel gioco, eccitante e perverso, sottile e intrigante. Come piaceva a lui.”E tu credi di essere all'altezza?” Le chiese quando gli si fermò nuovamente dinnanzi e gli sguardi s'intrecciarono ancora. Un sorriso sghembo apparve sulle labbra carnose del portiere, che invertì le parti, legando come in un bozzolo di ragno il corpo della donna nelle spire del suo fascino. 
Lei non si ritrasse né avanzò, lo lasciò fare, si lasciò guardare, consapevole della propria perfezione e di quel qualcosa in più che la rendeva speciale. Perché, lo sapeva ormai, lui aveva capito. “Lo sono, Wakabayashi. Lo sono sempre stata. Quello che non se n'è mai reso conto sei tu. E oggi sono qui per dimostrartelo...” Soffiò sulle sue labbra, avvicinando i loro corpi fino a che i calori si fusero nella fresca aria primaverile, senza toccarsi, solo sfiorandosi.
“Sul serio?” le chiese, posando piano la bocca sulla sua in un bacio delicato, assaporandone la morbidezza ed il tepore, sorridendo nell'avvertire il brivido che le aveva percorso la schiena.
Un sospiro gli accarezzò il viso quando affondò il suo nella massa corvina dei capelli di lei, li scostò piano e percorse leggero con la punta della lingua la gola candida che gli venne offerta con un gemito. Sorrise, di nuovo, cingendole la vita, mordicchiandole il lobo dell'orecchio per poi fermarsi ed annusare piano il suo profumo, solleticandole la pelle delicata con il respiro “Perché l'hai fatto?” mormorò.
Le ciglia truccate si aprirono appena, contemplando un istante il cielo tinto di rosa “Per averti.”
“Per dimostrarmi che sei alla mia altezza.”
“Esattamente.”
Il sorriso sghembo si trasformò in una risatina trattenuta e gli occhi della donna si spalancarono e poi serrarono dalla stizza. Fece per divincolarsi, ma la ferrea presa del SGGK non lasciava scampo alla fuga.
Un bacio violento s'impossessò delle sue labbra, un bacio che la lasciò senza fiato, intenso, violento e vorace. Come quelli che tormentavano le sue notti ed i suoi risvegli solitari. Sentì le gambe farsi molli ed il braccio forte attorno la sua schiena, sorreggerla e stringerla contro il corpo muscoloso di lui. Assaporò il suo gusto sulle labbra quando la liberò da quel bacio che li aveva lasciato entrambi ansanti, le fronte posata sulla spalla del portiere e le labbra di lui a pochi centimetri dalla sua tempia.
“Tutto questo... per me.” Lo udì sussurrare. Non rispose, limitandosi ad annuire.
“Sei uno sciocco, Wakashimazu. Il tuo orgoglio ti ha reso cieco una volta di più.”
Quelle poche parole, pronunciate con freddo distacco, affondarono nel cuore dell'ex portiere, straziandolo. Avvertì la mancanza del braccio di Genzo attorno alla sua vita, e con sforzo sovrumano sollevò lo sguardo in cerca del suo. 
“Ken...” L'udì per la prima volta chiamarlo per nome, ed il cuore si fermò nel petto. Non aveva mai visto quelle pozze d'alabastro nero tingersi di calore sincero come in quel momento, non aveva mai visto la maschera dura e sprezzante dell'SGGK svelare i suoi sentimenti più veri.
“Sono gay.”


I petali di sakura volteggiavano, leggeri ed incuranti delle pene umane, danzando nell'aria il loro ultimo ballo, inghiottendo nel loro turbinio incessante l'alta figura del portiere della nazionale giapponese.
Solitaria, inginocchiata in mezzo al sentiero tinto di rosa, una giovane dai lunghi capelli scuri singhiozzava in silenzio, portandosi alle labbra le nocche delle dita insanguinate. Poco distante, il tronco d'un giovane ciliegio giaceva spezzato a metà da un preciso colpo di karate, sferrato con inaudita forza.
Genzo non si voltò, le mani affondate nelle tasche e lo sguardo dritto davanti a sé, il pensiero rivolto al motivo per cui si trovava quel pomeriggio nel parco.
“Ehi, capitano!” Si fermò a quel richiamo ed un sorriso sereno gli illuminò il viso. Izawa fece qualche passo di corsa e lo raggiunse. Non si scambiarono altro saluto che un lungo sguardo ed un sorriso.
Un movimento in fondo al sentiero attirò l'attenzione del giocatore dei Marinos. Mamoru osservò stupito una giovane donna rialzarsi da terra, scrollare via i petali che le si erano appiccicati alla gonna e quindi, con gesto teatrale, scostare i lunghi capelli corvini dal viso rigato dalle lacrime.
“Genzo” disse, osservando l'alta figura femminile svanire tra gli alberi “la conosci?”
Dopo alcuni secondi, non ricevendo risposta, si volse ad osservare il viso del compagno, che vide essere assorto in pensieri profondi.
“Capitano, che c'è?” 
Con un battito di ciglia, Genzo tornò alla realtà “Pensavo, Izawa, che spesso i sentimenti ci rendono talmente ciechi da farci commettere le pazzie più grandi. L'orgoglio è uno di questi.”
“L'orgoglio sì, è vero” annuì l'altro “O l'amore.” Sussurrò piano, intrecciando intanto le dita a quelle del suo capitano.

 

 

Note di chiusura:
Nota 1: dedicatissima a Nenuzza cara, che oggi diventa un po' più vecchia e chissà mai se pure più saggia :P Perché so che non mi ucciderà (ma anche sì)poiché ormai sparare sulla Croce R... ahem! su Ken è il mio sport preferito (ma anche no^^)
Nota 2: scritta per puro divertimentto, non perché ami infierire su Ken (ricordatevi: se l'ho fatto accoppiare con Genzo, non l'ho certo fatto per dispetto) ma perché giocare e scherzare con le kenniste è troppo divertente. Lo so che arriverà una risposta a 'sta bakata cosmica, e l'attendo sogghignando.
Si ringrazia Kara per il betaggio volante e per l'ispirazione della storia^^ Sì, 'sta cosa la devi pure a lei tessorah! Buon compleanno! XD
   
 
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