Silenzio.
Mentre il mondo intorno a lui stava
bruciando, collassando nel caos, nella sua mente risuonava solo un
fragoroso silenzio.
Non un suono, non un lamento.
L'angoscia, la
disperazione, il
dolore... tutto sgocciolava lentamente via dal suo corpo straziato.
Non aveva la forza di muoversi, e non
aveva neanche la voglia di farlo.
Sarebbe rimasto lì immobile, finché
Lei non sarebbe venuto a prenderlo.
Finché non avrebbe trovato finalmente
un po' di pace.
Nel corso di quegli anni,
ci aveva
pensato parecchio.
Voleva davvero vivere in un mondo dove
si viene discriminati perché diversi?
No.
La risposta che riusciva a
darsi era
sempre la stessa. No.
Eppure lui aveva avuto paura. Paura di
lasciarsi questo mondo alle spalle.
Paura di morire.
Anche così,
preso di mira da tutti,
marchiato a fuoco per le sue "inclinazioni", picchiato da
chi
avrebbe dovuto in realtà, solo amarlo; non aveva avuto il
coraggio di spingere la lama più in fondo
di quanto era solito già
fare.
Si era rassegnato a vivere.
Perso nell'oscurità, invischiato nel
baratro della vita, non aveva fatto altro che portarsi dietro
gli
strascichi bui di quella esistenza bieca e crudele.
Ma poi, all'apice del suo
dolore, aveva
incontrato una luce.
Così tremendamente calda.
Si erano scontrati per caso
e lui era
rimasto sorpreso di essersi scottato nell'impatto.
Non avrebbe mai immaginato di essere in
grado di provare qualcos'altro che non fosse quel freddo glaciale.
Adesso la sua esistenza non
era più
vuota.
Non aveva più la necessità di
incidere il suo dolore sulla sua pelle.
Erano altri i segni di cui adesso aveva
bisogno.
Non poteva dire di essere
felice. Ma
qualcosa stava germogliando in lui, qualcosa di nuovo, qualcosa che
non riusciva a capire.
Non gli sembrava così tanto doloroso
respirare adesso.
La portarono via.
Gli stessi che lo costringevano a
vivere nell'oscurità, la portarono via.
Quella luce così bella e folgorante,
da sembrare un sole, si spense.
Uccisa. Soffocata.
Lo aveva protetto fino alla
fine.
L'ultimo barlume si era spento tra le
sue braccia.
E il suo corpo tornò ad essere freddo,
ancora più gelido di prima.
Di più, sempre di più.
Finché non aveva deciso di averne abbastanza.
Senza paura.
Perché si era prefissato un
obiettivo.
L'avrebbe raggiunto. Il suo sole.
La sua luce.
L'avrebbe raggiunto.
Così mentre il
mondo intorno a lui
stava bruciando, collassando nel caos, l'aveva fatto.
Si era lasciato cadere.
Aveva raggiunto il cielo più alto che
poteva raggiungere e sorridendo
Si era buttato.
A.d. A.
Ehi ehi.. qui è
la vostra Eiryna che
vi scrive.
Oggi avevo voglia di scrivere qualcosa
di malinconicamente triste e anche un po' romantica
ç_ç
Un omicidio e un suicidio.
Eiry, dovresti davvero farti vedere da un medico. Uno bravo però.