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Autore: Soraya Ghilen    12/10/2014    2 recensioni
One shot che non necessariamente tiene conto degli eventi di Un anno a Forlì e come il colore dell'oceano anche se ritroviamo gli stetti protagonisti.
Arturo e Riccardo sono cresciuti e sono degli attraenti sedicenni che non badano molto a quello che accade loro intorno.
A sconvolgere il loro equilibrio è la nascita di una sorellina e strane domande da parte del conte Girolamo Riario, loro temuto padre.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: Incest
- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Il risveglio di Arturo fu pieno di urla e rumore di passi.
Capì subito che qualcosa non andava e così si mise in allerta.
“Riccardo” sussurrò in direzione del fratello, disteso seminudo di fianco a lui “Riccardo, senti questo rumore?” l’altro lo baciò su una spalla, restando con gli occhi chiusi.
“No, Arturo, non c’è nessun rumore” lo baciò sulle labbra “Torna a dormire, adesso”
“E se fosse la mamma?” mentre poneva questa domanda, qualcuno bussò alla porta “Chi è?”
“Vostre grazie, il conte Riario richiede la vostra presenza, subito” la voce del valletto fece saltare Riccardo fuori dal letto per entrare nel proprio “Volete che faccia venire i vostri servitori?”
“Si, grazie, Massimo” rispose Arturo, mentre sia lui che il fratello si  infilavano le camicie da notte. 
Erano amanti da tempi immemori, probabilmente da sempre, e nessuno, per nessun motivo, doveva né scoprirlo né saperlo.
Avevano sedici anni ma continuavano a dormire nella stessa stanza, e come scusa usavano quella che, a causa della partenza dei loro genitori nella loro fanciullezza, non volevano restare soli durante la notte.
“Mi secca che qualcuno ci interrompa” sbuffò Riccardo.
“Nostro padre non è qualcuno”
“Lui sarebbe il primo a mettersi tra noi!”
“Siamo due incestuosi sodomiti, è Dio che si mette tra noi non Girolamo Riario”
“Diciamo, allora, che mi è comodo ritenere nostro padre la matrice della nostra infelicità e comunque hai ragione, credo sia la mamma il motivo per cui papà ci ha mandati a chiamare” si guardarono per un attimo per poi giungere alla stessa conclusione. Stava per accadere.
Si prepararono in tutta fretta, quasi a rotta di collo, per poi volare verso la camera dei loro genitori, dalla quale provenivano urla strazianti.

Girolamo Riario e Zoroastro camminavano avanti e indietro davanti alla porta, come due anime in pena. 
“Padre” esalò Arturo, guardandolo con gli occhi blu colmi di preoccupazione “Nostra madre?”
“Sta…lei…è dentro con Giulia da quasi un’ora….sta partorendo” l’uomo era molto agitato. Era uno spettacolo che i ragazzi non erano abituati a vedere. In genere lui era sempre così controllato, austero, quasi severo e inespressivo.
“Come sta andando?” chiese Riccardo, preoccupato.
Più Arturo guardava il suo gemello più si convinceva che aveva molti più tratti in comune  col padre il suo gemello che non lui a cominciare dal colore degli occhi. Blu come il colore dell’oceano. Blu in contrasto col castano ambra del padre e del fratello.
“Non so dirlo, ma le urla mi preoccupano” in quel momento tutto cessò. L’aria divenne immobile, quasi cristallizzata. Poi un pianto squarciò il silenzio e tutti  tirarono un sospiro di sollievo.
La porta si aprì e ne uscì Giulia, col vestito bianco sporco di sangue, sudata, mentre stringeva un fagotto tra le braccia e con un sorriso che le illuminava il bel viso.
“Conte, è una femmina” e i gemelli videro qualcosa che avevano creduto leggenda: il padre ridere di pura gioia. E Arturo sentì una stretta morsa attanagliargli le viscere. La gelosia.
Il conte entrò nella stanza senza degnare i gemelli di uno sguardo, come ipnotizzato. I due rimasero fermi sulla soglia.
“Ha pianto” disse loro Giulia in un orecchio.
“Cosa?” domandò Riccardo.
“Quando siete nati voi ha pianto di gioia”  Zoroastro diede loro due pacche sulle spalle e li spinse nella stanza, prendendoli per la collottola “Zoroastro, gli fai male, lasciali!” Giulia urlava loro dietro, con Zoroastro che rideva senza mollare la presa.
Cristina era stesa nelle lenzuola fresche, appena cambiate, e sorrideva, guardando il marito e la figlia ma il suo viso si illuminò ancora di più quando vide i ragazzi.
Arturo pensò che sua madre era la donna più bella del mondo e dal carattere dolce e gentile. Per lui continuava a restare un mistero il perché avesse deciso di sposare il Conte Riario.
“Bambini miei, venite qui” i due si arrampicarono sul grande letto dei genitori, come quando erano bambini e loro erano appena tornati dopo tanti anni di viaggio per nessuno sa dove.
A gambe incrociate guardarono la madre con gli occhi pieni di lacrime, specialmente Arturo, al quale queste bagnavano le guance.
“Bambino mio, che succede?” non ce la fece più a resistere e si raggomitolò vicino al ventre della madre, ancora gonfio a causa della gravidanza. Cristina gli accarezzava i capelli e lui si sentì in pace anche se solo per poco. Vicino a sua madre era il posto che più amava nel mondo. Non si sarebbe mai staccato da lei.
Voleva credere che l’amore fosse così.
Quello che aveva con Riccardo non aveva quella purezza, qual candore e non regalava quella sensazione di pace assoluta.
“Nulla, madre, sono solo felice per voi” sentì una mano accarezzargli le spalle. Credeva fosse Riccardo ma non riusciva a spiegarsi come mai quelle mani che fino a quella notte lo avevano accarezzato ora gli sembravano così diverse.
Alzò lo sguardo e vide che a toccarlo era suo padre “Arturo, vieni, devo conferire con te” lui annuì e si alzò,  insieme al suo gemello “Solo con te” e Riccardo si sentì gelare sul posto. Mai una volta gli era capitato di essere separato, per nessun motivo, da Arturo e questo lo turbava.
Si guardarono un attimo, mentre venivano separati, privati della loro forza di affrontare il mondo e in quel momento, mentre Arturo gli dava le spalle, Riccardo capì che nella vita lui sarebbe sempre stato l’ombra di suo fratello.
Lo studio di suo padre era l’ambiente più inquietante del palazzo di Forlì.
Era cupo , freddo e formale. Rispecchiava la personalità dell’uomo che lo abitava. Era l’unico luogo in cui la mano di Cristina non era riuscita a giungere e a portare colore.
“Siediti” obbedì come una marionetta. Prese posto di fronte a quell’uomo che metteva tanto timore a tutti coloro che incontrava sul suo cammino.
Si chiese chi fosse davvero suo padre. Il nipote del Papa, il carceriere della donna che aveva sposato, il cospiratore che mirava al Libro delle Lamine o l’uomo che si commoveva davanti al miracolo della vita? Potevano convivere tutte quelle personalità in un corpo solo?
Guardò suo padre e si sentì colpevole di non essere uguale a lui come Riccardo. Non sapeva perché i suoi occhi fossero di quel colore, ma da quello che aveva sentito dire nelle cucine del palazzo aveva capito che molti credevano non fosse figlio di suo padre e, per esenzione, pensavano lo stesso del suo gemello.
“Arturo, figlio mio” sembrava in difficoltà. Quanti aspetti di suo padre non conosceva?
Una volta sua madre gli disse che suo padre era un uomo di cuore. Non le aveva creduto, ma forse si sbagliava.
“Padre, cosa volevate dirmi?”
“So che girano delle voci su te e tuo fratello”
“Da sedici anni ,padre” le sue risposte stavano per arrivare ma non era sicuro di volerle sapere senza Riccardo.
“C’era un tempo in cui non facevo parte della vita di tua madre e lei era molto felice” parlava con amarezza, tenendo le mani congiunte in grembo “C’era Zoroastro, con la sua grande voglia di vivere e di sapere tutto anche se quello che gli serviva lo sapeva già” sospirò “C’era l’Artista che guardava la vita e il sapere e poteva giudicare tutto e tutti, senza avere paura dei potenti” rise in modo lieve “C’era Giulia e le sue idee anticonformiste”  alzò lo sguardo sul suo viso “ E poi c’era Nicolò Macchiavelli”
“Nicolò Macchiavelli?” era un nome che aveva già sentito da qualche parte.
“Si, tua madre va a portargli i fiori tutti i giorni” sembrava quasi gelosia quella che colorava le parole di suo padre “Lui è il grande amore di mia moglie, quello che avrebbe voluto sposare” molte domande abitavano la mente del giovane conte ma non aveva il coraggio di dare voce a nessuna “C’era la minaccia di un conflitto tra lo Stato della Chiesa e la Repubblica di Firenze così, più per capriccio che per amore della pace, chiesi a mio zio, il Papa, di poter avere come ostaggi Da Vinci, Giuliano De’ Medici , e i membri della compagnia dell’Artista: Zoroastro, Cristina, Nico e Vanessa”
“Chi è Vanessa?”
“Dovresti dire chi era” Arturo  poteva dirlo : Girolamo Riario era in difficoltà “Era una spia che ha tradito la sua famiglia per il proprio tornaconto e ha fatto la fine che meritano tutti i traditori”
“Padre, cosa state cercando di dirmi?”
“Nel corso della loro permanenza qui, feci molte pressioni  sia per il libro delle Lamine che per avere tua madre” gli occhi di Arturo si spalancarono in preda all’orrore “Così lei, per farmi dispetto, prima di giacere con me, lo fece col giovane Nico” sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi “E i suoi occhi erano dello stesso colore dell’oceano” e, in quel momento, avrebbe solo voluto picchiare a sangue l’uomo che aveva davanti. Aveva sempre creduto che lui e Riccardo fossero frutto di un attimo d’amore invece erano solo il risultato di minacce e ricatti.
“Perché dirlo adesso?”
“Perché sei abbastanza grande da sopportare la verità”
“Io non la voglio la vostra verità, preferivo vivere per sempre nell’ignoranza facendo strane congetture sulla natura del blu dei miei occhi” si alzò di scatto, andando verso la porta.
“Siete la cosa più bella che sia mai capitata a mia madre e a me, valete più di qualsiasi libro delle Lamine, Arturo”
“Mi dispiace, padre, se non sono come voi volete”
“Sei un uomo forte e di polso ma anche buono e di cuore, Arturo, e non potrei desiderare un figlio migliore come mio erede”
“E Riccardo?”
“Non potete ereditare Forlì entrambi” non poteva crederci “Siete i maggiori ed entrambi meritate una proprietà e Riccardo avrà Imola”
“Devo andare, padre, spero mi comprendiate” 
“Certo, torna pure al tuo porto sicuro” e, per un attimo, Arturo si chiese se suo padre non sapesse molto più di quanto non volesse dare a vedere.

“Lo sa, Riccardo” era preso dal panico. Non ne era sicuro ma era probabile che suo padre avesse capito ma la probabilità era molto alta.
“Sa di noi?” la stessa preoccupazione la lesse anche sul volto di suo fratello “Ne sei sicuro, Arturo?”
“Abbastanza”
“Credi farà qualcosa?” era in ansia “Credi ci separerà?”
“Fare qualcosa significherebbe ammettere davanti a nostra madre che c’è un problema ed è l’ultima cosa che nostro padre vuole” si guardarono e Arturo si perse negli occhi di Riccardo, così belli e limpidi “Ci sono molti segreti che gravano sulle sue spalle, non credo che uno in più faccia molta differenza e poi questa è una cosa che non vuole ammettere neppure a se stesso!” l’altro sorrise, per poi posare dolcemente le labbra sulle sue. Le mani del primo finirono tra i capelli del secondo mentre si divoravano le bocche a vicenda, sentendosi liberi e spensierati.
“Ti amo tanto, Arturo” gli accarezzò il viso, sul quale cresceva un accenno di barba “Sei il mio re di Camelot, lo sarai per sempre”
“Sei tutta la mia vita, Riccardo, ora e per sempre” si sorrisero, per poi stringersi in un abbraccio che trasmetteva molte cose, ma nulla di casto.
“Hai visto la bimba?”
“Certo, la nostra piccola Francesca” era un bel nome, Francesca “Sai, è molto bella”
“Diciamo che è di famiglia” risero di gusto entrambi.
“Mi piacerebbe essere padre” non capì perché se ne uscì con quella frase e poi si rese conto che avrebbe fatto meglio a mordersi la lingua “Scusami, non intendevo ferirti” il volto di Riccardo di era incupito di botto. Metteva quasi lo stesso timore di Girolamo Riario.
“Non hai detto nulla di sbagliato, amor mio, prima o poi accadrà, ma adesso non pensiamoci, Arturo, te ne prego”
Riccardo aveva proprio ragione, era meglio non pensarci a quello che sarebbe accaduto. Era troppo presto per pensare a matrimoni, figli e patrimoni.
Ora l’unica cosa di cui c’era bisogno di preoccuparsi era mantenere il segreto e decidere cosa indossare al battesimo della piccola Francesca.

Angolo dell’Autrice: Piccolo sprazzo di vita che non necessariamente verrà collegato a come il colore dell’oceano, anche se i protagonisti sono gli stessi.
Vorrei sapere cosa ne pensate di questo incest e se Arturo e Riccardo vi piacciono come coppia.
Bene, aspetto con ansia i vostri pareri.
Un bacio, a presto
Sol

 

  
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