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Autore: strangeronmars    13/10/2014    0 recensioni
Dopo quelle due meravigliose settimane passate con Shannon a ridere, scherzare, andare in giro per la città, cucinare, suonare, fare l’amore ogni notte ed essersi sentita viva come mai mi sono sentita prima, ci siamo salutati con la promessa che un giorno ci saremo rivisti. Sfortunatamente o fortunatamente sapevo benissimo che per Shannon sono solo stata un piacevole sfizio nella sua vacanza londinese e che la promessa di rivederci sia stata solo una bellissima bugia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma
Ennesima giornata inutile e senza senso”.
Questo é ciò che penso tutte le mattine. Mi alzo, raccolgo i capelli castani in una crocchia disordinata, scendo giù in cucina e preparo la colazione. Ho 27 anni, sono laureata in lettere e filosofia ma lavoro al Bed&Breakfast dei miei zii che, essendo sempre in viaggio perché troppo impegnati ad ostentare la loro ricchezza, hanno lasciato a me l'incarico di occuparmi del B&B: uno dei tanti. Questo si trova poco distante da Londra, in un vicolo tranquillo e appartato ma che al tempo stesso permette in breve di raggiungere la città. Dopo aver spiluccato un muffin e preso il tè, gironzolo nella hall del B&B, con le cuffiette nelle orecchie, con la musica al giusto volume per permettermi di avere la giusta carica per affrontare la giornata, ben consapevole che anche quel giorno ci sarebbe stata la solita noia e nessun cliente. Quella specie di alberghetto purtroppo non aveva una buona reputazione a causa dei miei zii, odiosi e acidi e con qualche problema di autocontrollo, soprattutto mia zia che aveva litigato con mezza Londra perché aveva la capacità di discutere su tutto e su tutti in modo da diventare antipatica anche agli occhi della persona più buona sulla faccia della terra e troncare i rapporti con tutti e far avere una cattiva nominata alla mia famiglia e di conseguenza al B&B.
 
 
Shannon
Londra, una città che ha sempre affascinato chiunque, anche me.
Ho deciso di trasferirmi qualche settimana nella capitale inglese per prendermi il meritato riposo dopo la fine del tour. Londra é una città che mi ha sempre affascinato, ma a causa del continuo cambiare più città nel corso di una settimana non ho mai avuto il tempo reale per visitare Londra nei suoi meandri più profondi, attraverso i suoni, i colori, i profumi e le persone che caratterizzano questa città. E così, dopo aver pagato il taxi che mi ha accompagnato dall’aeroporto al cuore della città, mi ritrovo solo e senza aver prenotato un albergo e senza sapere dove andare. Avevo così bisogno di scaricare la stanchezza dovuta al tour ed era così forte il bisogno di riposarmi che non ho nemmeno pensato a dove poter dormire. Poco male, ci penserò più tardi, magari camminando avrei trovato qualcosa al mio caso.
 
Emma
Sempre con le mie fedeli cuffiette, dopo aver accennato a qualche passo di danza e rischiato di slogarmi una caviglia a causa del mio essere sbadata e maldestra, cerco di mettere in ordine la hall e le poche stanze di quest’alberghetto, più per fare qualcosa e passare il tempo che per un vero bisogno, e soprattutto con la vana speranza che se qualcuno- per caso- si fosse avventurato in questo vicolo in cerca di un posto dove dormire, almeno sarebbe stato tutte al proprio posto.
 
 
Shannon
Comincio a gironzolare in questa città cosmopolita fin quando non mi addentro in un vicolo poiché scorgo un’insegna che indica un alberghetto che sembra promettere bene e soprattutto è abbastanza riparato da evitare di essere riconosciuto e inseguito da qualche Echelon. In quel momento passa un vecchietto e fermandolo chiedo se l’albergo sia un posto affidabile.
«se vuole addentrarsi in quella casa di pazzi, faccia pure...»
Basito dalla risposta, ma convinto delle mie idee, raggiungo il luogo. Io sono Shannon Leto e quando decido qualcosa, quella è! Arrivato di fronte al B&B, decido che-almeno all’esterno- non é male: ben fatto ma con un gusto semplice. Giungo nella hall ma non vedo nessuno se non una ragazza, molto più giovane di me, che sonnecchia rannicchiata su una vecchia poltrona con un libro tra le mani. Mi guardo attorno per scorgere altre persone, magari il concierge o qualche cameriere ma non vedo né sento nessuno. L’unica soluzione è svegliare la ragazza: bene, come svegliarla senza farle prendere un infarto? Provo prima con colpi di tosse, poi facendo rumore con il campanellino sul bancone della hall ma senza raggiungere risultati soddisfacenti. Dopo aver osservato la ragazza, mi dispiaceva anche un po' svegliarla: ha un'aria che mette serenità a chi la guarda.
È snella ma non troppo, le labbra proporzionate al resto del viso, è semplice: indossa dei leggins e un maglione fin troppo grande per lei. Dopo aver posato lo sguardo sulla ragazza forse per qualche secondo di troppo, mi avvicino con cautela, m’inginocchio all’altezza del divano e comincio a scuoterla con delicatezza poggiando le mani sulle gambe.
 
Emma
Sento scuotermi per le gambe. Oddio i ladri! Chi é? Comincio a urlare e per difendermi tiro al ladro o al violentatore o chiunque questo sia l'unica cosa che ho tra le mani: il libro che stavo leggendo. Ho ancora gli occhi chiusi per la paura ma credo di averlo colpito perché sento dei lamenti. Apro gli occhi lentamente, accertandomi che il tipo non ha armi o cattive intenzioni. Ha una mano sulla fronte, evidentemente dove l'ho colpito con il libro. È vestito in modo alquanto stravagante e sto per scoppiargli a ridere in faccia ma cerco di trattenermi... É ancora lì per terra, dolorante
«oddio, scusa non volevo farti del male, ma mi hai spaventato»
«scusami tu, dovevo trovare un altro modo per svegliarti, mi dispiace davvero» dice in modo piuttosto imbarazzato.
 
 
 
Shannon
Dopo quel piccolo scambio di battute vedo la ragazza alzarsi e andarsene. Ecco ora chiamerà la polizia, avrà pensato che sono un ladro o che ho avuto cattive intenzioni. Cerco di alzarmi e mi siedo sulla poltrona, dove fino a poco fa, la ragazza dormiva. Chiudo gli occhi per cercare di calmarmi e di placare il dolore alla fronte quando sento qualcosa di freddo.
É la ragazza, è andata a prendere del ghiaccio.
«va un po' meglio?» mi chiede gentilmente.
 «sì, grazie» le rispondo.
Dopo qualche minuto di silenzio in cui entrambi siamo troppo imbarazzati perché parlino, é lei a rompere il silenzio.
 «mi dispiace davvero per averti colpito, ma mi sono davvero spaventata. Di solito qui non ci viene nessuno... Però potevi cercare di svegliarmi in qualche altra maniera!» dice scocciata.
 «ci ho provato ma evidentemente hai il sonno pesante».
Okay, magari l’ho detto in maniera un po’ troppo scorbutica. Infatti, sento il suo sguardo fisso su di me: ora mi uccide! Avrei dovuto ascoltare quel vecchietto.
 «io non ho il sonno pesante, e tu non hai fatto abbastanza da svegliarmi in maniera decente, evidentemente».
No, non ci credo, l’ha detto davvero! Però, quante confidenze che si prende questa ragazzina.
«ehi ragazzina, porta rispetto! Parli con gente più grande... Bene, ora grazie per il ghiaccio, sto meglio e credo sia ora di andare. Scusa ancora per il disturbo»
Prendo il borsone e vado via.
Che ragazza ingrata!
Cerco di non pensarci ed entro in un bar attratto dal profumo di caffè.
 
 
Emma
Oddio Emma cosa hai combinato? Hai lasciato andare via l'unico possibile cliente! Sempre se lo era, un cliente.
Spinta da non una forza estranea esco fuori e cerco di scorgerlo tra le poche persone che popolano questo vicolo.
Eccolo, beccato! Sta entrando nel caffè poco più avanti. Non ci penso due secondi in più che appendo il cartello con su scritto "torno subito" e raggiungo il caffè. Eccolo, seduto da solo a un tavolino con una tazza di caffè e una fetta di torta al cioccolato. Però, buon gustaio il tipo! Mi avvicino al tavolo e mi siedo di fronte a lui.
 
 
 
 
Shannon
Sento qualcuno che sposta la sedia e si mette di fronte a me. La buona educazione, insomma. Però rimango piuttosto stupito quando vedo che chi si é seduto di fronte a me è proprio la ragazza di poco fa.
«qual buon vento» chiedo sorseggiando lentamente il  caffè come se fosse nettare degli dèi.
«il vento di un'offerta di pace e di scuse per il piccolo inconveniente» annuncia fissandomi negli occhi con fare deciso ma dolce al tempo stesso. Sostiene il mio sguardo: ha dei begli occhi castani e profondi, sembrano scrutarmi dentro. «sentiamo cosa offre questa ragazzina» dico sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi.
«Emma, la ragazzina si chiama Emma, cioè io. E offro una cena. Una cena di pace» dice tutto di un fiato.
«piacere Emma, io sono Shannon» mi presento porgendole la mano, ma nemmeno finisco di parlare che Emma scoppia a ridere. Che cosa ho detto di strano?
« scusami, ma che nome è! Davvero hai un nome strano. É un nome femminile, che io sappia, e poi in Irlanda c'é un fiume che si chiama come te» dice sfoggiando la sua cultura.
«Vedo che sei acculturata! Grazie per l'informazione, ma lo sapevo già, e smettila di ridere altrimenti potrei rifiutare la tua offerta di pace...» annuncio serio, ma non poi così tanto per non scoppiare a ridere in una risata, seguito a ruota da Emma.
«Bene dove mi porti a mangiare?» rispondo già felice all’idea di mangiare qualcosa.
 «Da me, cucino io!» dice tutta sorridente
«dovrei fidarmi? Non é che mi avveleni
«non ti preoccupare, ti do la mia parola»
«bene e dove sarebbe da te?»
«dove sei venuto prima, é lì che abito...» dice un tantino imbarazzata
«abiti lì? Tutta sola? Può essere pericoloso, considerato quello che é successo oggi e che la prossima volta può essere davvero qualcuno di pericoloso» spiego come se m’importasse qualcosa di lei... Forse m’importa davvero, alla fine questa ragazza sembra decisa e forte ma sembra anche qualcuno che ha bisogno di essere protetta. Chi ha detto che devo essere proprio io a doverla proteggere?
«va bene papà, la prossima volta mi munisco di spray al peperoncino e mazza chiodata»  dice prendendosi gioco di me.
«ehi ragazzina, ti prendi gioco di me? Attenta che potrei vendicarmi!».
 

 
Emma
Ha appena detto che potrebbe vendicarsi. E lo ha detto con quel sorriso malizioso e quello sguardo che potrebbe sciogliere anche un iceberg. Bene, iniziamo proprio bene! Dopo essermi ripresa perché rimasta imbambolata a guardare i suoi occhi dal taglio felino e dal colore indecifrabile, mi ricordo anche a quella domanda che mi ronza in testa già da un po'.
«perchè mi hai svegliato? Cosa ci facevi nella hall? Non dirmi che ti hanno mandato i miei zii per vedere come stavo perchè se é così puoi tornartene così come sei venuto»
 «Tuoi zii, eh? Cosa c'entrano?» chiede confuso
 « I miei zii di solito mandano qualcuno a "controllarmi", nemmeno fossi una bambina» spiego sbuffando
« e perchè mandano qualcuno a controllarti?» curioso, Shannon é un po' troppo curioso...
«lunga storia» svio il discorso
«e comunque non hai ancora risposto alla mia domanda»
«come tu non hai risposto alla mia...» Shannon 1; Emma 0
«Touché! Sei un tipo troppo curioso per i miei gusti» snocciolo con sicurezza
« non sei la prima che me lo dice. Facciamo così: io ti dico cosa ci facevo lì se tu mi racconti cosa c'entrano i tuoi zii» ribatte con ghigno malefico
«okay, va bene. Però te lo dico stasera a cena»
«così va meglio. Comunque io sono in vacanza qui a Londra per un paio di settimane e cercavo un posto per dormire, qualcosa di appartato ma non troppo e il tuo albergo mi sembrava abbastanza buono. Cercavo qualcuno ma non ho visto nessuno se non te che dormivi. Certo però che se il resto della mia vacanza é come l' accoglienza credo cercherò un' altro posto dove poter dormire»
 Ah ecco, Shannon era lì per dormire e l'unico possibile cliente lo avevo preso a librate in faccia. Complimenti Emma per aver vinto il premio come "peggior accoglienza”.
 
Shannon
Dopo aver raccontato a Emma il motivo per cui mi trovo lì, lei prende il viso tra le sue mani cominciando a borbottare cose sconnesse.
 «scusa, davvero. Mi dispiace... L'unico cliente e lo prendo a botte. Davvero mi dispiace» continua questa litania di "scusa" e "mi dispiace" fin quando le prende le mani e le ordino di calmarsi.
«Non ti preoccupare, ti ho già perdonato. Poi non é del tutto colpa tua: devo ammettere che un po' é stata anche mia, potevo ripassare o essere più delicato, forse... però se cucini bene, allora sarai perdonata e dimenticherò l'accaduto» cerco di essere divertente e farla sentire meno in colpa anche se non sono poi tanto sicuro di esserci riuscito.
«okay, allora vieni da me»
Solo poco dopo si accorge che la frase poteva essere ambigua, infatti, diventa rossa dall’imbarazzo.
«cioè, scusa... Intendevo "da me" nel senso che posso affittarti una camera, non nel senso che... Beh, hai capito no?» cerca di formare una frase di senso compiuto senza essere ridicola.
 
Emma
Shannon chiama il cameriere per farsi portare il conto e dopo aver lasciato una lauda mancia, si alza e ritorniamo all’albergo.
Prendo le chiavi della sua camera e lo accompagno nella sua camera, poco distante dalla mia, in caso avesse avuto bisogno di qualcosa.
«questa é la tua camera. Qui c'é l'armadio, il bagno è di là e poco più avanti c’è la mia camera».
Dovevo proprio dirlo che la mia camera si trova poco distante? Sento che sto prendendo fuoco!
«nel caso avessi bisogno di qualcosa, ecco» mi affretto a spiegare ma vedo chiaramente che Shannon sta facendo il possibile per non ridere. Perché ho l'impressione che si diverta a vedermi in difficoltà?
«credo sia tutto, se hai bisogno di qualcosa, mi trovi in cucina a preparare per stasera.» ed esco in fretta e furia con una voglia immane di sprofondare nelle viscere della terra.
«Emma» sento chiamarmi.
Mi volto e vedo Shannon avvicinarsi «grazie mill

 
Shannon
Quella ragazza é strana forte, prima m’invita a cena -okay per un’offerta di pace- e poi fa la timida e s’ingarbuglia con le parole penso, mentre friziono i capelli con un telo, dopo essermi rilassato sotto il getto caldo dell'acqua ed essermi ripreso dal fuso orario. Tra la doccia, la telefonata a mio fratello e mia madre e averli assicurati di essere arrivato sano e salvo e dopo aver disfatto la valigia si é fatto orario di cena e decido di scendere giù in cucina e controllare che Emma sia ancora giù.
 
Emma
Mentre controllo che tutto sia al suo posto, analizzo la situazione sentendomi una stupida. In fondo ho invitato a cena un perfetto sconosciuto. Okay, lo avevo colpito, non avevo dato il meglio di me e soprattutto alloggiavo nel “mio” albergo, ma in fondo restava sempre uno sconosciuto. Io sono una di quelle ragazzine timide, un po' sulle mie, una di quelle che preferisce un buon libro o film a una serata all’insegna della bella vita. Non ho molte amiche e quelle che ho si possono contare sulle dita di una mano. É strano il modo in cui mi sento, non ho ancora capito dove ho trovato la forza per fermare Shannon e sembrare quasi normale, non la solita timida Emma.
«mmm che buon profumino» i miei pensieri sono interrotti dall’entrata in scena di Shannon. É vestito con una strana canotta aperta ai lati che permette di vedere il suo torace ben definito ma non troppo muscoloso e poi un paio di jeans stracciati ad arte che fasciano le sue gambe. Forse lo analizzo un po' troppo, ma spera che Shannon non se ne sia accorto.
«tutto bene, perché non parli e perché mi fissi?» ecco, appunto.
 «tutto bene... Non senti freddo con quella maglia? Siamo pur sempre a novembre»
«no, non ti preoccupare. Sono un tipo piuttosto focoso» ammicca verso di me che distolgo lo sguardo.
Maledetto Shannon! Perché deve sempre dire cose così?
«cosa mangiamo? Dal profumo sembra buono»
«mmm vieni, sediamoci così possiamo cenare»

 
Shannon
"Questa ragazza sa davvero cucinare" penso mentre spazzolo anche le ultime briciole del dessert.
«complimenti alla cuoca!» Emma arrossisce, anche se cerca di nasconderlo avvicinando il bicchiere alle labbra.
«Grazie, ma devi tutto a mia nonna. É grazie a lei se so cucinare così e quindi é grazie a lei se stasera ti sei leccato anche i baffi!».
Durante la cena abbiamo parlato del più e del meno, niente di davvero importante, non ci siamo sbilanciati poi tanto.
Però sono curioso come un gatto e quindi tasto il terreno per vedere fin dove posso spingermi e cosa posso chiedere. Poi mi ricordo della promessa fatta il pomeriggio al bar.
«non mi hai ancora risposto.» Emma lo guarda alzando gli occhi al cielo come se avesse sperato che mi fossi dimenticato quella parte dell’accordo.
«cosa vuoi che ti dica?» fa resistenza la ragazzina, eh?
«perché i tuoi zii ti controllano? Perché vivi sola e gestisci un albergo tutto da sola quando potresti viaggiare, lavorare o avere una famiglia?».
Okay, mi sono spinto un po' troppo e ho chiesto anche cose che non erano previste dell’accordo.

 
Emma
Terminata la lista delle domande che più lo incuriosiscono, sento il bisogno di rispondere. In fondo Shannon sembra una persona sincera a cui posso svelare particolari che a volte stesso io dimentico poiché relegati nella parte più profonda di me stessa.
«Wow, ti ho già detto che sei troppo curioso?
Ci spostiamo di là, ti va?».
 Shannon le fa un cenno con il capo e la segue nel salone. Per rispondere però ho bisogno di una buona dose di alcol così prendo una bottiglia di Bourbon e lo verso in due bicchieri, porgendone uno a Shannon. Ci sediamo sul grande divano che occupa la maggior parte del salone, prendo un grande respiro come per darmi coraggio e comincio: «i miei zii mi controllano poiché allo scoccare del mio trentesimo compleanno possono mettere mano sul mio conto in banca».
É più facile parlare di quanto avessi pensato. Shannon continua a bere il liquido ambrato, in silenzio, aspettando che continui il mio racconto.
«Mi controllano perché nel caso mi succedesse qualcosa, un incidente o cose del genere la loro parte sarebbe bloccata.»
« e perché loro hanno parte del tuo conto in banca?»
« e qui ti volevo! Quando ero bambina, i miei genitori ebbero un incidente d'auto ed entrambi non si salvarono. Io non sono inglese, ho origini australiane e gli unici parenti più vicini erano loro, i miei zii. Inizialmente non volevano tenermi con loro... Una ragazzina li avrebbe ostacolati, non avrebbero più potuto girare il mondo in lungo e largo e sperperare i loro soldi. Però quando vennero a sapere che il loro "aiuto" sarebbe stato ripagato con una cospicua somma di denaro, non ci pensarono due volte a firmare l’accordo e tenermi con loro. Ovviamente loro continuarono a viaggiare lasciando me con qualche tata, facendomi crescere in pratica sola, tanto cosa poteva mai fare una bambina di dodici anni che aveva appena perso entrambi i genitori e visto il suo mondo catapultato da un giorno all' altro? Per loro era importante tenermi a bada con qualche vestito costoso, scuole prestigiose e cose così... Come se fossi un giocattolo.» Finisco di parlare con un filo di voce, la testa che un po' gira e gli occhi lucidi, ma grata a Shannon per aver ascoltato senza interrompere.
 
Shannon
La storia di Emma mi ha in pratica sconvolto. Non tanto per la storia in sé, perché anche io un’adolescenza facile non l'ho avuta. Sono sconvolto più che altro per lo schifo di persone che possono abitare, questo mondo e che soprattutto non pensano a niente e nessuno quando si tratta di soldi.
 «mi dispiace, forse non avrei dovuto fare queste domande» mi sento davvero stupido per la mia troppa curiosità e per non essermi stato zitto.
 
Emma
«non preoccuparti, non potevi sapere. E poi ogni tanto mi fa bene raccontare, é come se mi liberassi da un peso» rispondo con voce flebile.
«ma non hai mai provato a cambiare la condizione dell' accordo parlandone con un avvocato?»
 «oh, certo che ci ho provato! Ma quei bastardi avendo avuto una "buona condotta", comprandomi cose da ricchi e non avendo mai alzato le mani o cose così se ne escono con i soldi e la coscienza a posto.»
 «ehi vieni qua» sussurra Shannon aprendo le braccia e facendomi segno di accoccolarmi lì. Mi avvicino a Shannon piano, con cautela. Come avesse fatto Shannon a capire che quello di cui avevo bisogno fosse proprio un abbraccio rimane un mistero. All’ inizio sono un po' tesa ma sentendo il calore emanato da Shannon non posso far altro se non rilassarmi.
«grazie per avermi ascoltato e per non aver finto di annoiarti».
«guarda che non mi sono annoiato, sono sincero».
 «sì, però, ora tocca a me annoiarmi.»

 
Shannon
«sono Shannon, ho 44 anni e vivo a Los Angeles» Emma si scansa in modo brusco scrutandomi
«stai scherzando? Tu non puoi avere 44 anni: sembri un ragazzino!» mi ammonisce come se avessi commesso chi sa quale reato, ma dopo aver farfugliato ancora un po’, si ricompone e ritorna tra le mie braccia.
«smettila di sghignazzare, ti sento lo stesso!» termina lei ma feci l'esatto contrario: scoppio in una fragorosa risata alleggerendo l'atmosfera.
«scusa e quello sarebbe un complimento?»
«non lo so decidi tu» dice lei arrossendo
«okay allora lo prendo come un complimento
Nemmeno il tempo che ricomincio a parlare che vengo interrotto nuovamente da Emma.
«non é che sei uno di quegli ultra quarantenni che fanno di tutto per tenersi in forma e sembrare più giovani e magari ci prova pure con quelle più giovani di almeno venti anni?».
«ehi ragazzina, così mi offendi però! E comunque no, sono tutto al naturale, come mamma mi ha fatto. Per quanto riguarda la seconda parte non posso assicurarti niente» mi metto sulla difensiva.
«quindi te la fai con le ragazzine?» non rispondo perché sono in evidente imbarazzo e non so cosa dire. A volte mi è capitato di passare la notte con qualche ragazza più giovane e non me n’è mai importato nulla, era solo per divertirmi un po’, ora però il commento di Emma mo fa sentire sporco, come se fosse tutto sbagliato.
 «chi tace acconsente» decreta lei.
«ora puoi continuare»
«oh, grazie per l'onore» scherzo.
Mentre parlo, muovo pigramente la mano sui suoi capelli, in una specie di carezza. Cerco sommariamente di spiegarle cosa faccio per vivere e quando Emma capisce di essere accucciata tra le braccia di un batterista abbastanza famoso e di avere una band con la quale ha girato il mondo più volte, ha tipo creato il putiferio. Si è arrabbiata con me per non averle svelato prima la mia vera identità. Io però avevo voglia di essere me stesso e permettere alle persone di trattarmi in maniera normale e non con qualche specie di riverenza solo perché famoso, con i soldi o perché sono il fratello del vincitore agli Oscar come miglior attore non protagonista. Emma però é stata comprensiva e poco dopo smette di fare storie e si rituffa tra le mie braccia. Pian piano il respiro di Emma si fa più lento e cadenzato e poichè si é addormentata, proprio come una bimba il cui padre le racconta una storia per farla addormentare. La prendo in braccio trasportandola fin la sua stanza ma durante il percorso si sveglia, anche se continua a restare tra le sue braccia con la testa nell’incavo del collo con le sue braccia che mi stringono.
 
 
Emma
Mi sento più leggera, non solo per aver raccontato qualcosa a conoscenza di pochi, mi sento più leggera perché sono stata bene questa sera passata a chiacchierare e ridere con Shannon. Mi sento più leggera anche un po' grazie al Bourbon, c'é da ammetterlo! Mi sveglio ritrovandomi tra le braccia forzute di Shannon, ma non
protesto, perché dovrei? Sento Shannon aprire la porta della mia camera e con delicatezza, mi poggia sul grande letto matrimoniale, mi toglie le scarpe, mi ricopre con le coperte e mi augura la buonanotte con un bacio sulla guancia
«grazie Shannon. Grazie per la bella serata e per avermi ascoltato» sussurro ancora tra veglia e sonno. Non sono nemmeno sicura che mi abbia sentita.

 
Shannon
Dopo essere stato ringraziato da Emma ed essermi assicurato che stia bene, sto per andarmene quando sento afferrarmi con delicatezza il braccio
«vuoi restare a dormire qui con me? Fuori piove ed io ho paura dei tuoni» dice tutto d’un fiato, con tutto il suo imbarazzo e le sue guance scarlatte per la troppa timidezza. Senza dire niente me ne vado raggiungendo la mia camera. Metto il pezzo di sotto di una vecchia tuta come pigiama, una canotta e lavo i denti ma tutto con calma, molta calma.
 
Emma
Dopo aver chiesto a Shannon di restare a dormire, mi sono insultata in tutti i modi possibili, in qualsiasi lingua conosco. Agli occhi di Shannon devo essere sembrata una mocciosa che nonostante la sua età ha ancora paura dei tuoni. Questo é ciò che si ottiene da una bimba cresciuta sola...
Infatti, Shannon se n’é andato senza nemmeno spiccicare parola e mi sono subito pentita di quello che gli ho chiesto. Che stupida che sono stata: ci conosciamo da nemmeno un giorno e già gli ho chiesto di dormire insieme! Però all’improvviso sento la porta della camera aprirsi e il materasso che si piega sotto il peso del batterista. Ho paura di voltarmi, non può essere davvero lui!
«ehi, non sono un mostro. Potresti anche girarti e ringraziarmi» dice Shannon bonariamente. Mi giro e Shannon é molto più vicino di quanto pensassi: siamo vicini, molto vicini.
«hai davvero paura dei tuoni o era una scusa?».
 «no, ho davvero paura. Ne ho sempre avuta sin da piccola» ammetto.
«Allora vieni qua» allarga le braccia per farmi stare più comoda e per farmi sentire al protetto e sicura così come ha fatto poco fa nel salone.
 
Shannon
Ho una strana sensazione, da animale quale sono, non ho mai davvero solo dormito con una ragazza, ma c'é sempre una prima volta. Ho i miei occhi fissi negli occhi di Emma che sostiene e ricambia il mio sguardo. Il buio della stanza è squarciato da un fulmine seguito subito dopo da un tuono che non passa inosservato a Emma che scatta come una molla avvicinandosi ancora di più a me.
 
Emma
«Shh, buona, non ti preoccupare, non succederà niente» ma rassicura Shannon e forse un po' funziona.
«comunque sei davvero un tipo focoso, sei quasi una torcia umana» cerco di smorzare quel silenzio imbarazzante che si è creato.
«devo prendere anche questo come complimento?» prende in giro lui.
«no, sto dicendo che per colpa tua ora sento caldo!» ribatto.
«se hai così caldo, puoi sempre togliere i vestiti» propone con quel suo sguardo malizioso.
«cos... Scordatelo! E smettila di guardarmi così...»
«scusa, stavo solo proponendo... Perché come ti guardo?» non rispondo. Perché non stoa mai zitta e parlo di sproposito senza pensare?
Intanto Shannon sta ancora aspettando una risposta che tarda ad arrivare.
«non rispondi? Bene, io parto all’attacco!» e comincia a torturarmi con il solletico fin quando, con le lacrime agli occhi, lo imploro di smettere.
«allora mi spieghi come ti guardo?»
«okay signor Leto! Lei ha uno sguardo che può far sciogliere anche una pietra, figurarsi una fanciulla dall' animo nobile»
«e la fanciulla dovrebbe essere lei?» continua a prendersi gioco di me, seguendo quello strano gioco che ci ha portati a darci del “lei”
«forse» divago
«no, perché vorrei ricordarle che lei è tutta tranne che nobile e non ha animo» afferma serio, indicando poi la fronte dove si può ancora scorgere il bernoccolo causato dal piccolo incidente di questo pomeriggio.
«? Ma se ho cucinato per lei e l’ho invitata a cena per farmi perdonare? Mi ritengo offesa, signor Leto. Le ordino di ritornare nelle sue camere» ribatto come una dama dell’ottocento ma non é credibile nemmeno alle mie orecchie poiché ci ritroviamo entrambi a ridere fino a perdere fiato. Shannon continua a ridere. È bello vederlo ridere: mette allegria. Resto ferma a guardare il soffitto rendendomi conto che Shannon ha avuto la capacità di farmi anche dimenticare che fuori c’è il diluvio e farmi distrarre.
 
Shannon
«A cosa stai pensando?» le chiedo.
«Penso al fatto che hai avuto la capacità di farmi dimenticare del temporale e dei tuoni».
«Ora voglio la ricompensa»
Ora siamo di nuovo vicini, possiamo osservare meglio ognuno il volto dell’altro e pian piano siamo sempre più vicini.
Possiamo sentire il respiro dell’altro, le labbra che si sfiorano, fino ad azzerare le distanze.
 Labbra su labbra.
Restaimao immobili per alcuni secondi, o minuti, ad assaggiare il sapore dell’altro e tastare la consistenza delle labbra dell’altro. Poi il contatto si fa più profondo terminando poi in una lenta danza dove la lingua dell’uno ricerca quella dell’altro. Ma è Emma a tagliare i ponti, a terminare quel contatto, anche se piacevole.
«scusa. Non dovevo» mi affretto a dire, senza nemmeno sapere il giusto motivo.
«perché ti scusi? È la tua ricompensa» si giustifica lei.
«se questa è la mia ricompensa, allora dovrò farti favori più spesso».
«Leto, non prenderci l’abitudine! »
«Ora che dici se dormiamo? Sono stanca perché un tipo mi ha fatto cucinare tutto il pomeriggio e ha anche avuto la bontà di dire che non ho animo» mi schernisce lei.
«Va bene signorina, allora dovrò vedermela con questo farabutto! Buonanotte»
 
Emma
 Mi sveglio e come tutte le mattine penso: “Questa sarà l’ennesima giornata inutile e senza senso”. Però, a differenza delle altre mattine, ho il sorriso sulle labbra e la sensazione di sentire ancora il suo sapore. Mi giro nel letto ma l’altra metà è vuota, intatta, come se nessuno ci avesse mai dormito questa notte. Resto immobile sotto le coperte a riflettere: è stato solo un sogno.
No, non può essere vero, ho sognato di nuovo la stessa identica cosa. Non posso sognare tutte le notti il primo incontro con Shannon, la cena le chiacchiere e tutto il resto…
Diventerò matta, me lo sento! Shannon Leto è tutta colpa tua.
Dopo quelle due meravigliose settimane passate con Shannon a ridere, scherzare, andare in giro per la città, cucinare, suonare, fare l’amore ogni notte ed essersi sentita viva come mai mi sono sentita prima, ci siamo salutati con la promessa che un giorno ci saremo rivisti. Sfortunatamente o fortunatamente sapevo benissimo che per Shannon sono solo stata un piacevole sfizio nella sua vacanza londinese e che la promessa di rivederci sia stata solo una bellissima bugia.
 
 
 
Salve a tutti!
È la prima volta che pubblico in questa sezione.
Questa pazzia è nata dal mio cervello bacato che invece di farmi dormire la notte, mi fa sognare Shannon facendomi diventare matta tanto da scriverci una OS…
Non ho assolutamente nessuna pretesa, sono consapevole di non essere particolarmente brava nella scrittura ma avevo voglia di rendervi partecipe di questa cosa assolutamente senza senso! Grazie mille per chi ha avuto il coraggio di leggerla :D
*Marshug*
Mary
  
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