Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: check_for_double_meanings    13/10/2014    6 recensioni
Ipotetico seguito di "Say 'yes'", dove Jean e Marco (OMG MARCO FOTOGRAFO DI MODA) sono vivi e vegeti e prossimi al matrimonio, e Jean si ritrova a fare i conti con la sua futura suocera. Spero vi allieti la giornata (*˘︶˘*)
-“Tu non mi piaci.” Disse la signora Bodt guardando Jean dritto negli occhi.
“Non mi dica.” Rispose lui sarcastico.-
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note pre testo: AU in cui Marco è un fotografo di moda perchè, dio mio, non mi trattengo dal ridere a pensare di vederlo lavorare tra modelle splendide senza battere ciglio, e poi sono malata di America's next top model. Mi vedo troppo la madre di Marco come una madre iperprotettiva, una di quelle suocere tremende delle barzellette, e nulla mi divertiva vederla maltrattare Jean. Bene, buona lettura 
(*˘︶˘*)

LA SUOCERA ❤️


Marco sorrise quando sentì le braccia di Jean cingergli la vita e il suo mento appoggiarglisi sulla spalla, appena dopo che un bacio gli fu depositato su una guancia.

“Buonasera raggio di sole.” Jean gli sussurrò all’orecchio, scaldandogli il collo con il suo respiro caldo.

Tornava a casa dal lavoro sempre più tardi di lui, quindi di norma trovava Marco già ai fornelli che preparava la cena, ed era abitudine che lo abbracciasse da dietro e lo salutasse con un sussurro gentile. Spesso si sedeva su uno degli sgabelli alti davanti all’isola su cui stavano i fornelli e lo guardava assorto cucinare mentre si faceva raccontare la sua giornata.

Marco sapeva che Jean non era assolutamente come lo descrivevano gli altri… o sua madre. Era molto gentile, lo aiutava sempre in cucina quando serviva - anche se non faceva altro che orrori immangiabili -, era dolce da parte sua sedersi ed ascoltare i resoconti delle sue giornate a lavoro con i suoi colleghi fuori di testa. Oramai conosceva i nomi dei suoi colleghi - anche di quello strano che indossava sempre dei foulard a stampe improbabili convinto di avere un’aria vintage -, il suo capo super esigente che sbagliava regolarmente il suo cognome, l’anziana signora della caffetteria che si ostinava a chiedergli di sua moglie.

Rideva sempre quando sentiva la storia dell’ennesima modella che a fine servizio gli proponeva di andare a prendere un caffè o insisteva nel lasciargli il numero di telefono - il che accadeva piuttosto spesso -, e che rimaneva di sasso nel sentire che era gay, felicemente fidanzato e che stava per sposarsi. Non se la sentiva di dirlo anche all’anziana signora della caffetteria, meglio evitare infarti a quell’età.

Non capiva il perché di tutte le cattiverie su Jean. Insomma, si, aveva un carattere abbastanza aggressivo, forse un po’ egocentrico, era sarcastico e molto autoritario, però Marco sapeva che aveva un cuore buono e se voleva poteva essere l’uomo più cortese e premuroso del mondo. Con lui, almeno, lo era.

Lo trattava come l’oggetto più prezioso, la creatura più delicata. Lo ricopriva di attenzioni, di coccole, di regali, al suo compleanno gli faceva sempre delle sorprese splendide. Lo aiutava nelle faccende domestiche, di recente aveva anche imparato come si usa una lavatrice, il che era un bene per i suoi costosissimi abiti. Lo chiamava almeno una volta al giorno - di solito quando si trovava su un set fotografico, magari nel bel mezzo di un servizio - per dirgli quanto lo amava e quanto gli mancava e altre cose dolci e imbarazzanti che lo facevano sorridere e arrossire come una liceale al primo amore.

Secondo Marco Jean era l’uomo che ogni donna - e uomo? - desidera.

Purtroppo c’era una donna che non la pensava assolutamente così.

Il telefono squillò all’improvviso, e Jean andò a rispondere per non far scomodare Marco. Tornò in cucina mentre premeva il tasto per rispondere. Ma appena sentì a chi apparteneva la voce dall’altra parte della cornetta raggelò.

Marco lo vide impallidire e bloccarsi sul posto. Per i primi cinque secondi pensò a cosa potesse essere accaduto, poi si ricordò delle altre volte che Jean aveva avuto quella reazione e ne comprese la motivazione.

“Buona sera signora Bodt.”

La madre di Marco non poteva sopportare Jean. Non era un segreto per nessuno, tantomeno per Jean, che si vedeva rimproverato - e diciamo anche insultato - da lei ogni volta che avevano la (s)fortuna di vedersi.

“Stasera dice?” guardò Marco con uno sguardo di puro odio. “No, no purtroppo non lo sapevo.” Fece un sorriso irritato cui vide rispondersi con una smorfia colpevole. Ad un certo punto le sue labbra s’incresparono e le sue narici si allargarono. “No, signora Bodt, sono sicuro che me ne sarei ricordato se fossi stato avvisato. Non è colpa della mia pessima memoria né della mia incapacità di ascoltare.” Chiuse gli occhi e sospirò snervato. “Certo signora Bodt, non si preoccupi.” Aprì gli occhi di scatto con un sorriso inquietante sulle labbra. “A stasera signora Bodt.”

Jean terminò la telefonata senza degnare d’attenzione il telefono, tenendo lo sguardo fisso sul viso divertito di Marco.

“Sorpresa?” improvvisò Marco.

“Quando avevi intenzione di dirmelo? Almeno lei ha avuto il garbo di ricordarlo.”

Marco rise e si avvicinò a lui, e Jean notò che indossava il grembiule da cucina nero con il barboncino bianco comprato da Harrods qualche mese prima. Non poteva arrabbiarsi con lui. Si avvicinò a sua volta e poggiò il viso sulla spalla di Marco con un lamento, facendosi avvolgere dalle sue braccia per farsi consolare. Dopo poco la sua voce ovattata raggiunse le orecchie di Marco “Perché l’hai invitata senza dirmelo? Non sono pronto, lei mi odia.”

Marco avrebbe potuto rispondere di no, sua madre era solo un po’ troppo schietta, ma con il tempo si stava convincendo anche lui che lei odiasse Jean. Gli accarezzò il collo e gli baciò la fronte. “Hei, tu devi stare con me, non con mia madre. Purtroppo le convenzioni sociali ti obbligano a vederla di tanto in tanto, quindi per una sera fingi di sorridere, puoi?”

Jean alzò il viso disperato. “Ma lei si accorge di tutto! Sono quasi sicuro che senta l’odore della mia paura.” E abbracciò la vita di Marco, che lo rassicurò con un bacio su una guancia. “Allora falle vedere che non hai paura di lei. Dimostrale che non ha ragioni per disprezzarti.”

Una parola proprio.

Marco lo scostò da sé, lo guardò negli occhi e gli sorrise rassicurante. “Tu vai a prepararti, io intanto finisco di preparare.”

 

Sotto la doccia pensò a cosa avrebbe potuto fare per far bella figura con la madre di Marco. Era davvero un quesito senza risposte.

Aveva provato a fare il ragazzo gentile e servizievole, ma ‘Marco è certamente capace di fare ciò che deve, non ha bisogno di qualcuno che lo faccia al posto suo, non è ritardato o altro”. Aveva provato a fare il ragazzo dolce e premuroso, ma ‘Sembri una cozza, staccati da mio figlio, tutto ciò è quasi disgustoso”. E lo stesso era accaduto facendo il ragazzo serio, quello divertente, distaccato, eccetera eccetera.

Si rassegnò e uscì dalla doccia, pronto ad affrontare la battaglia.

 

Quando la signora Bodt bussò alla porta, si vide aprire dal suo splendido e adoratissimo figlio con appiccicato accanto il suo fastidioso fidanzato. “Non è necessario fare la scena della coppietta felice.”

Jean ingoiò un’imprecazione e forzò un sorriso. “Buonasera signora. È un piacere rivederla.” Non era appiccicato a Marco, aveva semplicemente poggiato una mano sulla sua schiena ed era accanto a lui perché era arrivato di corsa e si era quasi schiantato contro Marco per fermarsi, solo per non farsi riprendere per non essere un buon padrone di casa perché incapace di accogliere gli ospiti.

Non si fece intimidire e le prese sciarpa e cappotto per appenderle all’attaccapanni, e lei lo ringraziò con una smorfia. Sempre meglio di niente.

Durante la cena sembrò rilassarsi un po’, facendosi raccontare l’andamento delle carriere di suo figlio - Accidenti, è sorprendente quanto stai diventando importante nel mondo della moda tesoro! - e di Jean - Mh. - Naturalmente lui si innervosì perché insomma, si, la sua futura suocera aveva grugnito quando aveva parlato, ma si contenne. Si sorbì un sermone di mezz’ora sull’incompetenza della parrucchiera che le aveva fatto la piega quel pomeriggio e del tassista che teneva il suo taxi in condizioni pietose.

Finita la cena eccelsa che il figlio magnifico della signora Bodt aveva cucinato, Marco si alzò per iniziare a sparecchiare, e naturalmente sua madre sentenziò indignata. “Fai fare tutta la fatica a mio figlio? E lui che ha anche preparato la cena, che ingrato sei.”

Jean sentì il sangue arrivargli al cervello. Fece per alzarsi e fare una scenata alla signora Bodt, quando sentì le mani gentili di Marco sulle spalle per tenerlo seduto e buono. In questi momenti si sentiva come un cagnolino che veniva addestrato. Marco sospirò e con tono civile rispose a sua madre, mentre con le mani iniziava a massaggiare le spalle di Jean. “Mamma, non è un problema. Jean è tornato a casa dal lavoro meno di un’ora fa ed è stanco. Cerca di essere un po’ meno severa, per favore.”

La signora Bodt guardò con sguardo omicida Jean, che si faceva massaggiare con un sorrisetto compiaciuto. “Grazie Marco, sei un angelo.” Disse sincero, quando lui si girò per tornare a sparecchiare. Jean nel frattempo lanciava occhiatine divertite alla signora Bodt.

Ad un certo punto, contro ogni previsione, Jean venne invitato dalla madre di Marco a seguirla nella grande sala della casa per conversare. Jean la seguì, non prima di aver fatto un’espressione terrorizzata a Marco, che gli sorrise e annuì rassicurante.

“Tu non mi piaci.” Disse la signora Bodt guardando Jean dritto negli occhi.

“Non mi dica.” Rispose lui sarcastico.

“Il tuo sarcasmo è il primo di una lunga lista di difetti. Non sai come rivolgerti a qualcuno cui devi portare rispetto, tendi ad essere troppo aggressivo. Sei arrogante, hai un pessimo senso dell’umorismo e un pessimo senso del gusto in quanto ad abbigliamento, ed è strano perché vivi con mio figlio che di moda se ne intende.”

Jean si guardò ma non gli sembrò di essere messo tanto male, ma effettivamente non aveva il minimo gusto. Quando usciva era sempre Marco a scegliere cosa doveva indossare. Aveva smesso di provare a scegliere da solo dopo l’ennesima volta che lo rimproverava per aver abbinato due capi che ‘non stanno insieme né in cielo né in terra Jean, come ti è venuto in mente un abbinamento del genere?’.

“Non sei elegante, hai un portamento da animale. I tuoi complimenti sono scontati e i tuoi biglietti di auguri banali. Non hai la minima idea di come di pulisca una casa o come si faccia un letto o si stiri o altre faccende domestiche. Non sei particolarmente alto, né atletico, né bello. Per quanto mi sforzi non riesco proprio a capire cosa mio figlio ci trovi in te.”

Era sull’orlo di una crisi isterica. Era la madre del suo amatissimo Marco, una donna, più vecchia di lui, e va bene, ma se avesse continuato non sarebbe riuscito a trattenersi dal prenderla a calci.

Ma la signora Bodt lo sorprese. Allungò un braccio e prese una sua mano tra le proprie. Le sue labbra si piegarono in un sorriso che sembrò quasi dolce, e riuscì a cogliere una maggiore somiglianza tra lei e Marco. Lei sospirò e strinse la sua mano.

“Ma nonostante la tua faccia da cavallo mio figlio ti ama perdutamente. Ammetto di non comprenderne il motivo, ma non posso farci nulla, non è me che devi sposare.” Il suo sorriso si fece quasi malinconico.

“Vedo il modo in cui ti guarda, sembra che per lui esista solo tu. Mi ricordo quando era ancora al primo anno di liceo e lui mi parlava di questo ragazzo che era nella sua scuola ma non nella sua classe ‘altrimenti avrei detto classe mamma, magari fosse nella mia classe!’ che gli piaceva da impazzire. Io pensavo che a quell’età fosse solo una cottarella, strana perché era per un maschio, ma comunque una cotta. Mi ricordo quando mi ha detto di aver scoperto la sua classe e durante l’intervallo ci andava e parlava con i suoi amici che erano nella stessa classe per spiarlo di nascosto. Ho pensato che fosse un classico ma non gli ho dato troppo peso.”

Il suo sguardo era perso in qualche ricordo e il suo sorriso non accennava a scomparire. “La prima volta che ti ha parlato non ha smesso di sorridere finché non si è addormentato. Ha iniziato ad uscire la sera perché eri in una compagnia in cui erano alcuni suoi amici, e quando andavate tutti al cinema lui tornava a casa euforico perché ‘era a due posti di distanza dal mio, è come se fossimo andati al cinema insieme!’. E intanto gli anni passavano ma lui continuava ad avere una cotta per questo ragazzo di cui aveva scoperto il nome, ‘Jean, è un nome francese perché lui è per metà francese, che cosa affascinante’. Piano piano avete iniziato a conoscervi e lui non poteva crederci, stava facendo amicizia con il bellissimo ragazzo mezzo francese che guardava nei corridoi. Ogni volta che parlava di te gli brillavano gli occhi.”

Alzò lo sguardo nei suoi occhi e prese ad accarezzare il dorso della sua mano. “Quando gli hai chiesto di uscire lui era al settimo cielo. Non pensava che sarebbe mai potuto accadere. Mi ha raccontato tutto, anche i dettagli di cui una madre non dovrebbe venire a conoscenza. Parlando seriamente, l’hai baciato per la prima volta sotto la pioggia? Siamo per caso in un romanzo rosa? Comunque lui era felicissimo, mentre io iniziavo a preoccuparmi. Non sapevo nemmeno chi fossi e avevi baciato il mio bambino, uscivate insieme la sera, non sapevo che intenzioni avessi né cosa faceste, è normale per una madre preoccuparsi per i propri figli. E quando per la prima volta ti sei presentato io pensavo che fosse uno scherzo. Non eri per niente bello come diceva Marco.”

“Potrebbe smetterla per favore? È la terza volta stasera che lo dice.”

“Non interrompermi caro.” Riprese lei leggermente spazientita. “Non eri nulla di ciò che mi aspettavo da ciò che avevo sentito per tutto quel tempo da Marco. Proprio non riuscivo a mandarti giù, eri un ragazzo mediocre e ti stavi prendendo il mio bambino.”

Trasse un gran respiro, come se ciò che stava per dire le costasse un grande sforzo. “La verità è che ero, e sono tuttora, assolutamente gelosa di te, mio caro. Sei molto fortunato ad aver incontrato Marco ed essere riuscito a farlo innamorare di te. Ti adora e non ha occhi che per te, non vede l’ora di passare la sua vita insieme a te.”

“Lo so.”

“Arrogante.” Ma questa volta sorrideva sinceramente serena. “So che anche tu sei molto innamorato, non mi hai mai dato ragione di pensare altrimenti, e Marco con te è più felice di quanto non sia mai stato. Vi auguro tutto il bene del mondo.” Un secondo dopo tornò fuori la mamma iperprotettiva. “E vedi di trattarlo bene, altrimenti sarò la suocera peggiore che si possa temere. Verrò a tormentarti nei sogni se sarà necessario.”

Jean poggiò la mano libera su quelle della signora Bodt ancora intorno alla sua, anche lui con le labbra tese in un sorriso. “Non sarà necessario. Mia madre può confermare che anche io ero completamente cotto, e nel mio diario parlavo di questo bellissimo ragazzo con le lentiggini così buono che era da sposare.”

“Avevi un diario?”

“La pregherei di non commentare oltre.”

Quando Marco arrivò in sala vide sua madre sorridere amorevolmente a Jean, che le teneva le mani. Era stupito, per non dire sconvolto, ma in modo positivo. Forse in quei pochi minuti era davvero cambiato qualcosa come sperava, forse non avrebbe dovuto tenere nascosta fino all’ultimo ogni visita di sua madre. Sorrise e andò a sedersi accanto a loro, finalmente in un’atmosfera di pace e amore da entrambi i fronti.

E Jean, mentre compiaciuto accarezzava la schiena di Marco sotto lo sguardo di fuoco di sua madre, pensò che non sarebbe stato così male, poi, averla come suocera.

 ❤️  ❤️

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: check_for_double_meanings