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Autore: aki_penn    13/10/2014    2 recensioni
[Camping!AU]
Nico aveva sentito dire che la signora Atena fosse assolutamente contro il sesso prima del matrimonio e lui non vedeva niente di male nel fatto che sua figlia fosse di tutt’altra idea. Sarebbe stato piuttosto carino però se lei e Percy gli avessero chiesto se stesse dormendo, invece che darlo per scontato, prima di darsi alla pazza gioia nel materasso accanto al suo.
Si voltò dall’altra parte fingendo di russare il più rumorosamente possibile, cercando di ignorare mugolii e paroline dolci. Una giornata iniziata male riusciva a finire soltanto peggio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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La Naturale Convivenza
Capitolo Tre
 
Appena Nico iniziò a sentire Annabeth sussurrare qualche cosa nell’orecchio di Percy, si affrettò a schiarirsi la gola nel modo più rumoroso possibile.
“Oh, Nico, sei sveglio?” chiese Annabeth con voce dolce.
“Già” commentò il ragazzino, rimanendo girato di spalle. Scrollò il polso e guardò il quadrante dell’orologio che la sera prima non si era tolto. “E sono le…” mosse di nuovo il polso per vedere meglio le lancette “sei meno cinque. Tra meno di un quarto d’ora il coach farà la sua prima ronda. Ti conviene tornare in tenda subito, se non vuoi che ti becchi in giro”  consigliò, apatico, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla stoffa della tenda.
Annabeth aggrottò le sopracciglia “Hai ragione! Grazie Nico, sei un tesoro!” esclamò. Diede un bacio a stampo a Percy e poi si sporse sull’altro ragazzo e diede un bacio sui capelli pure a lui. Nico si sentì percorrere da un brivido, non si aspettava quella reazione e non era troppo abituato a ricevere baci. Si rannicchiò ancora di più e aspettò che Annabeth se ne fosse andata, prima di girarsi.
Percy era mezzo scoperto e indossava una maglietta bianca e i boxer della sera prima. Gli rivolse un sorriso un po’ ebete. “Buongiorno” salutò, con un filo di voce. Per qualche motivo Nico sentì lo stomaco contrarsi. I capelli di Percy erano arruffati dal sonno e dalle mani di Annabeth, ma quelli di Nico erano anche peggio.
“Come sta la lingua?” domandò il ragazzo. L’amico fece un rumore scocciato con le labbra “Come al solito” biascicò.
Percy si stiracchiò e poi si mise sdraiato su un fianco e gli sorrise ancora, in modo furbo. Nico capì che la domanda sulla lingua era solo di circostanza, non vedeva l’ora di dire altro.
Nico alzò un sopracciglio. 
“Ieri sera è venuta Annabeth” cominciò “e mi ha fatto…” non fece in tempo a finire la frase perché l’amico alzò la mano per interromperlo “C’ero anche io. Già lo so” disse, serio, di certo non voleva un riassunto di ciò a cui gli era toccato assistere.
Percy aggrottò le sopracciglia e strinse le labbra. “Eri sveglio?” domandò contrito. Nico annuì stancamente e Percy strizzò gli occhi e digrignò i denti nascondendo la faccia nel cuscino.
“Sveglio, ero sveglio” biascicò Nico. Quella mattina gli sembrava di avere ancora più difficoltà del solito a parlare.
“Scusami!” esclamò e lo guardò sottecchi aprendo un occhio solo, ancora mezzo affondato nel cuscino. Fece un sorrisino che impediva a Nico di capire se fosse più divertito o dispiaciuto.
“Avresti dovuto dirci qualche cosa”
“Era un po’ imbarazzante” ammise, poi aggiunse “comunque non ho visto niente”. Non era del tutto vero, ma gli sembrava un po’ brutto ammettere di aver visto le tette di Annabeth.
Percy si morsicò il labbro, riemergendo dal cuscino “Comunque è stato bello” continuò. Era evidente che l’imbarazzo non uccidesse la voglia di parlarne.
“Sì, ho potuto immaginarlo dal sonoro” commentò lui, apatico, sperando di smorzare l’entusiasmo. Non voleva iniziare la giornata a sentirsi raccontare di come il santo Graal si trovasse nelle mutande di Annabeth.
Percy però non sembrava per nulla imbarazzato “Non posso davvero credere che non riusciremo a fare sesso nemmeno in campeggio”
Nico lasciò cadere di nuovo la testa sul materasso gonfiabile, arreso. “Ma perché le sorelle di Silena hanno fatto tutto questo caos?” domandò il ragazzino, ormai obbligato a continuare quella conversazione.
Percy si sdraiò sulla pancia e sbuffò, intristito dalla questione. Mosse le gambe, come per stirare anche quei muscoli, dopo essere stato tutta la notte con il corpo di un’altra persona addosso. Nico guardò la civetta che aveva sul polpaccio allungarsi un po’ e poi tornare alle sue dimensioni normali.
“Oh, cosa ne so. Sono una specie di club della castità o qualche cosa del genere. Secondo me, il loro capo è Atena che vuole boicottare me e Annabeth” disse, abbacchiato. Nico sorrise, vagamente divertito, poi si fece di nuovo serio come solito e gattonò fino all’uscita dalla tenda, ancora in pigiama, lasciando Percy ai suoi sospiri d’amore.
Nonostante l’ora, al campo c’era una certa vita. Luke, che aveva montato la propria tenda su un albero dicendo semplicemente  “Mi piacciono gli alberi”, stava stendendo il bucato poco più in là. Percy, noto pettegolo, aveva detto a Nico che, secondo lui, Luke e sua cugina Talia se la intendevano. A Nico non interessava granché, bastava che non venissero a intendersela nudi nella sua tenda, poi potevano fare quello che volevano.
Si sedette sul tronco dove la sera prima lui, Percy e Annabeth avevano gustato la cena (lui, più che gustarsela l’aveva sofferta), il falò era spento e il sole era sorto da poco. Talia girava tra le tende con aria vispa, come se fosse già sveglia da un po’. Lui si sentiva ancora un po’ intorpidito e non aveva voglia di togliersi il pigiama. Se l’era messo deliberatamente al contrario per non far vedere il disegno di Pluto che c’era stampato sopra, con tanto di scritta ‘W Pluto’. Ovviamente era un acquisto di Persefone e Nico lo odiava. In quel modo era solo una macchia arancione su una maglietta bianca, con un’etichetta dalla parte sbagliata.
Mentre allungava le gambe per stiracchiarsi, Leo, per poco, non gli finì addosso inciampando, mentre correva come un matto da una parte all’altra del campo. Quel ragazzo era il più iperattivo che avesse mai visto. Di prima mattina era già sporco di carbonella e indossava una maglia rossa con su scritto ‘Sexy barbecue’.
“Pancetta e uova, questa mattina? Ho già la padella sul fornello. Beckendorf sta srotolando le salsicce alla finocchina, se ti piacciono” disse, mettendosi davanti a lui con le mano sui fianchi e le gambe divaricate, in attesa di responso.
Nico sbatté le palpebre, preso alla sprovvista. Solo a sentir parlare di quella roba, la lingua gli prese fuoco. “Non avete lo yogurt?” domandò incerto, un po’ spaventato da quell’entusiasmo culinario.
“Ma come, amico, una bella fetta di pancetta sarà ben meglio di uno yogurt!” esclamò Leo, deluso, mettendosi le mani sulle ginocchia e piegandosi un po’ in avanti per avere il naso alla stessa altezza di quello di Nico, che stava seduto. 
“Yogurt, preferisco lo yogurt” continuò Nico, aggrottando le sopracciglia. Leo fece una smorfia poi, di malavoglia, annuì. “E va bene, la ragazza che, in cambusa, tiene dietro al frigo è molto carina… ma sei sicuro di non volere una bistecca? Hai una pessima cera, hai dormito, ‘sta notte?” domandò raddrizzandosi e accennando ad andarsene. Nico scosse la testa “Poco e male. Percy e Annabeth si sono dati alla pazza gioia, ieri sera” spiegò, un po’ scocciato, dando un’altra occhiata al sole che si alzava. Non gli capitava spesso di vedere il cielo di mattina presto, amava dormire e stare al buio, la maggior parte del proprio tempo.
“Sì? Ero convinto che il club dell’Amore avesse fatto piazza pulita di tutto ciò che si trovava nel campeggio” fece Leo.
Nico fece un gesto piuttosto volgare che chiarì immediatamente la situazione, cosa che gli provocò anche piuttosto dolore alla lingua, tanto che dovette mettersi le mani sulla bocca e strizzare gli occhi, mentre Leo si sganasciava. Non avrebbe più mosso la lingua se non fosse stato strettamente necessario.
“Beata questa gente che si diverte, io al massimo mi devo dare al sesso-fai-da-te” disse, con un sospiro.
“Spero non nella mia tenda, mentre ci dormo io!” tuonò Beckendorf da poco distante, trascinando a braccia sei chili di salsiccia.
“Era per dire! E non riferire alla ragazza della cambusa quello che ho detto!” esclamò il ragazzino, sobbalzando e correndo in direzione della tenda che ospitava la dispensa e i fornelli.
Nico sperò di riuscire a ottenere uno yogurt e non una salsiccia alla finocchina, ma temeva davvero sarebbe stato complicato.
*
Reyna guardò Jason. Sembrava un Jason impagliato: era nella stessa posizione in cui era andato a letto, con la mascherina di Sailor Jupiter, il tocco di classe. Reyna non riusciva nemmeno a immaginare dove si potesse recuperare un articolo così trash. Lo fissò ancora per qualche secondo, completamente vestita, a gambe incrociate sul proprio sacco a pelo, poi si alzò in piedi con uno slancio e, sbuffando, uscì dalla tenda a passo di marcia.
“Risveglio muscolare!” urlò “Ragazzi, sono le sei e mezza, è ora di alzarvi!”
Una serie di ragazzini assonnati, intenti a stropicciarsi gli occhi, emerse dalle tende, l’unico fin troppo sveglio era, purtroppo, Octavian, intenzionato a rompere le scatole fin dal primo mattino.
“Reyna!” chiamò. La ragazza si voltò deliberatamente dall’altra parte, ignorandolo, anche se era impossibile che non l’avesse sentito.
“Reyna, il mio oroscopo dice che pioverà” esclamò, correndole dietro e rischiando di inciampare su un sasso. Per poco con caracollò per terra, ma continuò a correrle dietro, mentre lei aggirava il bagno chimico, dove il signor Termine e la sua nipotina Julia stavano lambiccando con dei picchetti e un cartello di plastica gialla con si scritto ‘Pavimento bagnato’.
“Octavian, per il meteo chiederemo al padre di Jason, come al solito, fa il metereologo, mi pare la persona più adatta a cui chiedere queste cose, ne abbiamo già parlato” dichiarò Reyna, senza nemmeno girarsi e procedendo a passo di marcia. Quella rivalità sul meteo andava avanti dall’inizio della vacanza e stava diventando insopportabile. Leggere gli oroscopi non avrebbe portato Octavian ad avere la carica di rappresentante d’istituto, una volta che fossero tornati a scuola, ma questo non pareva chiaro all’interessato.
Octavian le corse dietro, sorpassando distrattamente il cartello ‘Pavimento bagnato’, errore che gli fu fatale dato che, in un secondo, il signor Termine apparve accanto a lui, come se fosse stato sempre lì, e lo colpì con forza inaudita alla caviglia, con uno dei suoi paletti per la delimitazione, facendolo caracollare per terra.
“Non si sorpassa il cartello ‘Pavimento bagnato’, cosa credi che lo puliamo a fare il bagno chimico, io e Julia!? Julia, tiragli un pugno, io ho le mani impegnate!” ordinò poi, sventolando i picchetti per la delimitazione.
Julia gli tirò un calcio nelle costole che tolse il fiato alla sua vittima, già per terra dolorante. “Avevo detto un pugno, ma va bene lo stesso”. Il signor Termine ci pensò, poi gli tirò un calcio pure lui.
Reyna li ignorò e tirò dritto verso lo spiazzo dove i campeggiatori facevano il loro allenamento mattutino.
Poco più in là, i Lari (un’associazione culturale no profit che solitamente si occupava di organizzare toga party e rivisitazioni storiche), che si erano resi volontari per aiutare il campo, si premuravano di preparare la colazione.
Reyna aveva avuto quattro o cinque ragazzi in vita sua, uno era stato Percy Jackson, ma si erano solo baciati, nessuno di questi però era mai stato davvero serio, lei li considerava come una pausa piacevole dai propri impegni scolastici e sportivi. L’ultimo era stato Jason, qualche mese prima. Lei e Jason si erano piaciuti subito, lei lo trovava educato e intelligente, una bella persona con cui passare del tempo. Già al primo anno si erano meritati il posto di rappresentanti e poi avevano continuano a gestire l’istituto e il comitato studentesco come se fosse stata la loro missione, nonostante Octavian cercasse di mettersi in mezzo organizzando aste di peluche e altre stupidaggini simili.
Se lei e Jason funzionavano così tanto collaborando come rappresentanti scolastici e come amici non c’era motivo che non funzionassero anche come qualcos’altro. Non c’era nulla che non le piacesse di Jason, le piaceva stare con lui e a lui piaceva stare con lei. A un tratto era stato chiaro a entrambi che tra loro due mancasse qualche cosa e alla fine si erano chiusi nel deposito della palestra della scuola. Probabilmente, fare sesso in un ambiante scolastico era stata la prima e l’ultima infrazione di Jason, anche perché non avevano più avuto incontri così intimi.
Con Jason era stato diverso rispetto agli altri, Reyna era davvero sicura che con lui avrebbe voluto continuare con qualche cosa che andasse oltre al deposito dei palloni in palestra, ma Jason si era sempre più distaccato, fino a fingersi morto con una stupida mascherina, nella sua tenda.
Poteva accettare che tra loro non funzionasse, ma avrebbe almeno voluto una spiegazione, lei non gli piaceva? Aveva trovato un’altra ragazza? Era gay? Voleva entrare in seminario? Non aveva problemi ad accettare nessuna delle opzioni, solo, avrebbe voluto sapere cosa fosse cambiato, ma Reyna non era tipo che faceva piagnistei  e quindi se n’era rimasta zitta, se fosse venuto fuori il discorso ne avrebbero parlato, ma era improbabile se Jason continuava a nascondersi dietro una mascherina di strass.
In un attimo tutto il campo si radunò davanti a lei, compreso Jason, vestito di tutto punto e fresco come una rosa. Una rosa seria e compita. Reyna non era tipo che perdesse la pazienza, ma lo avrebbe volentieri spinto oltre il cartello ‘Pavimento bagnato’ del signor Termine.
*
Nico era stato tra i primi ad alzarsi ma, per qualche motivo, si era ritrovato nella fila per il lavandino dietro a un sacco di gente, tra cui Talia Grace, che lo precedeva di un solo posto.
In realtà, il lavandino non era un vero lavandino, ma un secchio appoggiato per terra con un ragazzo che, con una bottiglia in mano, versava acqua sugli spazzolini da denti.
Dietro di lui nella fila, Leo Valdez sfoggiava uno spazzolino con una grossa spruzzata di dentifricio rosso, che gli colava sulla mano.
Nico lo guardò preoccupato “È piccante, quella roba?” domandò. Leo scosse la testa “Nah, è dentifricio alla fragola. Vuoi un po’?” offrì, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni l’intero tubetto. Nico scosse la testa declinando l’invito, un po’ preoccupato.
“No, grazie, ho già il colluttorio per gengive sensibili” biascicò, alzando un poco la bottiglia di liquido verde per mostrarlo al suo interlocutore. Era ancora tremendamente a disagio per il fatto di non riuscire a parlare decentemente.
 “Come va la lingua, Nico?” domandò Talia, alla quale mancava un turno per potersi lavare i denti. Il ragazzino scrollò la testa “Normale, piuttosto, cos’è questo Acchiappa la coda a cui dobbiamo giocare con quelli dell’altro campo?” domandò, guardandosi in giro.
Leo alzò le spalle “Beh, il gioco lo conosci, vero? Noi abbiamo le code arancioni e loro hanno quelle viola, la squadra che torna al proprio campo base con più code, vince” spiegò il ragazzo.
Nico annuì, guardando l’erba ai suoi piedi, mentre Talia avanzava, al suo posto davanti al ragazzo-lavandino.
Il ragazzo si mordicchiò il labbro pensando che quello fosse il gioco più stupido di sempre e che doveva trovare un modo per non giocarci davvero, ma Leo ricominciò a parlare “Devi stare attento a Jason ed ad Octavian”
Nico si voltò di nuovo verso il ragazzo riccio e lo guardò dubbioso “Octavian? Non sapevo che fosse bravo in queste cose” si stupì. Aveva passato l’anno prima nella stessa scuola di Hazel, un istituto privato. Suo padre teneva particolarmente ad avere dei figli finemente istruiti, ma alla fine Nico l’aveva convinto a cambiare scuola e a mandarlo nello stesso istituto di Percy, anche se lui era molto più grande di Nico e quindi non sarebbero stati in classe insieme. In ogni modo, in un anno si era fatto una buona idea di chi fosse portato per gli sport e chi lo fosse meno, Octavian non lo era.
“Oh, infatti Octavian…” iniziò a dire Leo, per poi essere interrotto da un ruggito che veniva dal fondo della fila: “Octavian lo asfalto io! Non provate nemmeno a toccarlo!”
Ci fu un po’ di brusio e poi tutti si rimisero a chiacchierare come prima, mentre qualcuno rispondeva a tono, ma la conversazione si perdeva nel chiacchiericcio generale.
“Clarisse ci tiene a prendere a calci personalmente Octavian. È un po’ ingiusto, dato che tutti vogliono menare Octavian, ma cosa vuoi farci, se provi a rubarglielo poi finisci per andarci in mezzo anche tu. La settimana scorsa, lei e Percy si sono picchiati” raccontò, annuendo, poi aggiunse “I voglio tante code per far colpo sulla ragazza della cambusa”
“Khione?” domandò Nico, piattamente. Aveva intravisto la ragazza della cambusa, una tipa che stava seduta su una sedia pieghevole tra il frigo e il freezer con un ventilatore puntato addosso –in barba all’avvicinamento alla natura- e guardava tutti come se fossero pidocchi, non riusciva bene a capire cosa Leo ci trovasse in quella.
Leo si strinse nelle spalle “Non so se funziona, come metodo, però lo spero, se no dovrò di nuovo cercare di conquistarla con la pancetta alla griglia. Poi non c’è solo lei, c’è anche la ragazza di intercultura e la ragazza che si occupa del basilico e delle altre piantine” disse, pensieroso.
Nico assottigliò gli occhi cercando di ricordarsi le facce di quelle due “La ragazza di intercultura è quella che non parla la nostra lingua e ripete quello che dici?” domandò. Leo annuì “Eco sembra molto carina” disse, e Nico si immaginò le conversazioni interessati alle quali avrebbe potuto assistere. “E l’altra è Calipso” aggiunse, per chiarezza Leo.
Nico lo guardò sottecchi “Oh, quella che ha baciato Percy” constatò con una smorfia annoiata.
“Percy? Ma non sta con Annabeth?”
Nico si strinse nelle spalle “Sì, ma è successo anni fa. Annabeth non è mica l’unica ragazza che ha baciato. Ci sono anche lei, Reyna e Rachel. Anzi, Rachel gli ha fatto anche qualcos’altro” disse, contando sulle dita della mano il numero delle interessate. I due si guardarono di nuovo e Nico si domandò perché diamine gli toccasse essere così informato su certe cose. Realizzò così che Percy era stato un pettegolo da sempre.
Intanto dietro di loro, le urla si facevano più forti “Jason lo prendo io!” sbraitava Clarisse.
“Ah, allora possiamo mandare te da sola contro quelli dell’altra scuola? Tu occupati di Octavian, dato che ti piace tanto, a Jason ci penso io!” le stava rispondendo a tono Percy. Grazie al cielo c’erano trenta persone in fila a separarli, ma la conversazione si stava facendo sempre più accesa e Nico passò avanti ringraziando che fosse il tuo turno, mentre Talia si allontanava asciugandosi la faccia.
“Ciao Nico” salutò il ragazzo-lavandino, che teneva una bottiglia in mano, in corrispondenza di un secchio appoggiato per terra.
“Ciao Will” salutò lui, piattamente, lanciando un’altra occhiata preoccupata a Clarisse e Percy.
Allungò lo spazzolino e lui ci versò sopra un po’ d’acqua.
“È Pluto, quello?” domandò il ragazzo, accennando alla maglietta di Nico.
“No” rispose l’altro, perentorio, ficcandosi lo spazzolino in bocca.
“Sembrava Pluto” continuò Will, prima di voltarsi a sua volta a guardare i toni accesi dei due litiganti. Leo aveva perso la voglia di chiacchierare di Khione e stava osservando a sua volta la scaramuccia.
“Ah, due begli sbarbatelli che fanno rissa. Proprio un bello spettacolo sareste, voi due. Le ossa le spacco a te e poi a lui” ruggì Clarisse, brandendo lo spazzolino in aria come se fosse un’arma.
Chris, dietro di lei, non sapeva bene se e come intervenire per quietare gli animi.
“Come sei finito a fare il ragazzo-lavandino?” domandò poi Nico, distogliendo lo sguardo. Ne aveva abbastanza di quella roba imbarazzante. Percy stava rispondendo a tono dicendo di non accomunarlo a un perfettino come Jason.
Will fece un sospiro, forse grato di avere una distrazione “Ah, abbiamo tirato a sorte a inizio campo. C’è a chi è andata peggio, per esempio, il bagno chimico è di…”. Il ragazzo non fece in tempo a finire la frase perché venne interrotto da un urlo proveniente dalla fine della coda “Mi stai prendendo in giro perché a me è toccato il cesso?”
L’attenzione di Clarisse aveva trovato un altro centro, Percy era passato in secondo piano e tutti stavano guardando il ragazzo-lavandino quando, il poveretto, venne centrato in piena fronte da una mela lanciata da un’arrabbiatissima Clarisse.
Nico pensò che quell’avvicinamento della natura era un po’ troppo violento e repentino, sputò il dentifricio nel secchio e se ne andò via, i gargarismi col colluttorio per gengive sensibili li avrebbe fatti nascondendosi dietro la tenda della cambusa.
 
Aki_Penn parla a vanvera: Ed ecco il terzo capitolo! Dovevo pubblicarlo ieri ma, d’un tratto, mi sono sentita malissimo, quindi eccomi qui adesso (detta così sembra che mi sia sentita male per colpa della storia). Mi sono resa conto che, fondamentalmente, in questo capitolo non succede granché. In teoria avrebbe dovuto raccontare più cose ma, come di consueto, soffro di dissenteria verbale e allungo un sacco le cose che scrivo, così sono stata costretta a tagliare. Nonostante la trama non sia proprio ricca di colpi di scena, spero vivamente che abbiate trovato qualche cosa che vi abbia fatto sorridere, più che altro, l’intento di questa fic è quello.
Mi sono presa alcune libertà, sono consapevole che certe cose siano un pochino OOC, ma spero che non siano troppo disturbanti (la stizza di Reyna e Percy che risponde in quel modo a Clarisse non sono del tutto in linea coi personaggi di Riordan, spero che mi perdonerete).
Per quanto riguarda ‘Pluto’, beh, sto leggendo ‘La casa di Ade’ in inglese dove Plutone viene chiamato Pluto, appunto, e io sono una mente semplice che fa associazioni mentali semplici. Non ho potuto resistere. (Nico scusami)
Ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno letto, commentato e messo tra i preferiti/seguiti/ricordati, mi fate davvero tanto piacere. Grazie grazie grazie! 
   
 
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