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Autore: DANIELAmnr    13/10/2014    2 recensioni
Avete mai percepito o vi siete mai fatti spazio tra i pensieri di una Directioner dopo il concerto?
Puoi vederla da fuori, ma non tutti sanno che ogni respiro, gesto, espressione è in realtà frutto di una lunga lotta interiore.
Considerato solo un fandom, non una lotta per la sopravvivenza
L'amore più vero che esista.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La vedete una Directioner dopo il giorno del concerto?
Cammina a testa bassa, viso rivolto all'asfalto o al cielo sopra di lei nella speranza che qualcuno di reale importanza nel suo cuore stia facendo lo stesso in quel preciso istante.
Occhi lucidi, un po' stanchi, vuoti e tristi.
Lasciano poco all'immaginazione.
Sorriso leggermente accennato, di circostanza per chi le passa a fianco o le rivolge domande.
Labbro inferiore incastrato fra i denti, essi aumentano la pressione fino a farlo diventare bianco, poi lo lasciano e l'operazione si ripete.
Da capo.
Dita di una mano che si intrecciano fra di loro quasi a cercare un incastro perfetto che però, non trovano.
Nell'altra il cellulare, l'unico strumento che fino a prima di quel giorno aveva un ruolo fondamentale ma di cui ora lei non ha più nemmeno il coraggio di sbloccarne lo schermo e guardarne qualche social.
Non ne ha più voglia, non per il momento.
Se guardate la pelle delle braccia essa è ancora imbrattata dalle scritte un po' sfumate e scrostate fatte con l'indelebile, di cui lei non vuole realmente liberarsi; anzi, probabilmente, ogni sera le ripassa, malsanamente pensando che prima o poi verranno assorbite e faranno parte di lei e delle sue braccia per sempre.
Con la stessa velocità con cui gli occhi le si accendono per un istante le si rispengono. 
Respira dal naso, non dalla bocca.
Torna a casa e si ferma davanti all'armadio, lo apre e tra le tante magliette scorge quella in cima alle altre; QUELLA maglietta la prende e la alza davanti ai suoi occhi, la scruta attentamente.
Strofina il tessuto tra le dita quasi per convincersi che realmente esiste.
La guarda con tristezza, la stringe al petto e la annusa.
Sa ancora di quello stadio, sa ancora di loro.
La ripiega accuratamente, come un oggetto prezioso sul punto di rompersi, la ripone in quell'angolo un po' appartato del cassetto con la certezza che da lì nessuno potrà vederla, prenderla e lavarla; tranne lei.
Sblocca il cellulare, va nel rullino foto e scorre una per una le ultime immagini che compaiono e che per un po' rimarranno tali.
Le canzoni della sua playlist preferita non sono ancora ripartite, le cuffiette che tanto ama sono ancora aggrovigliate nella tasca dello zaino che aveva con sé QUEL giorno.
Non ne ha il coraggio, non può si ripete, perché non avrebbero più senso in confronto a quello che le sue orecchie hanno avuto l'opportunità di ascoltare dal vivo. 
Non vuole fare finta che sia tutto tornato alla normalità perché non è così, almeno per lei. 
Non vuole scrivere stati tristi da qualche parte perché tanto non hanno importanza, ed anche se lo farà lo stesso, è qualcosa che vuole ancora tenersi egoisticamente per se.
Non ha bisogno di altri pareri, lei ha il suo e le basta. 
Si distrae, fa tutt'altro per non pensare, perché non vuole ascoltare i pensieri che litigano nella sua testa. 
Si stende nel letto, stanca morta, anche se in realtà non ha fatto niente quel giorno.
Chiude gli occhi, stringe fra le mani quel ciondolo o fascetta che le ricorda che lei c'è stata e se lo porta al cuore.
Lo tiene gelosamente stretto al petto come qualcosa da proteggere.
Poi si addormenta perché sa che solo il tempo che passa potrà aiutarla, non a dimenticare ma ad anestetizzare tutto quello che prova; fa più male di una pugnalata in pieno petto.
Le notti che passano la aiuteranno a pensare, i giorni con il sole a tornare a sorridere e chissà, anche a diminuire la distanza che la separa al giorno in cui tutto rincomincerà da capo.
Un nuovo concerto, un nuovo sogno.

 
  
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