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Autore: Cara Jaime    14/10/2014    0 recensioni
Un'altra storia ispirata al brano omonimo della rock band Halestorm.
"Brindiamo a noi, all'amore, alle volte che abbiamo incasinato tutto, a te, la mia Venere infernale."
Svolte imprevedibili della vita, cambi di direzione e amori che si spezzano per non ricomporsi mai più. La realtà della vita, il lato oscuro della luna.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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La ragazza sedeva stravaccata sulla seggiola del pub, i lunghi capelli rossi scendevano sulle spalle come le tende di un palcoscenico. Gli occhi verdi fissavano beffardi il suo compagno di bevute, che come lei reggeva nella mano grossa e callosa da operaio un bicchierone di birra bionda, sul procinto di esaurirsi. Gli occhi azzurri dell'uomo guizzarono di divertimento nell'incontrare quelli della sua ragazza. Parevano reduci da una giornata di merda.

"E ora?" domandò lui, la voce gracchiante come quella di un rocker.

"Potremmo andare a casa, oppure rimanere per ancora un drink," rispose lei per poi portare alla bocca la sigaretta, dare un brevissimo tiro e sbuffare il fumo dalle labbra.

"Allora," sospirò il ragazzo alzandosi e allungandosi sopra il bacone del pub per afferrare due bottiglie di birra, "prendiamo un'altra bottiglia," tornò a sedere al suo posto passandone una alla compagna, "e facciamoci ancora un drink." Incastrò il tappo di metallo sotto il bordo del tavolo e la stappò, fissando la ragazza dritto negli occhi. Lei tolse il tappo con i denti.

"No, dai! Devi dirmi come fai!" esclamò lui ridendo divertito. Era una vita che glielo vedeva fare e ancora non aveva capito il trucco.

"Sai bene che non te lo dirò," sorrise l'altra sbeffeggiante, schiacciando la cicca nel portacenere di vetro. Lui abbassò gli occhi sul suo fisico esile, due gambe lunghe e sottili fasciate da un paio di jeans scoloriti, simil-Converse ai piedi, maglietta nera e giacchetta di pelle. Sospirò rassegnato e sollevò la bottiglia, guardando la ragazza nuovamente negli occhi.

"Brindiamo a noi, all'amore, a tutte le volte che abbiamo incasinato tutto, a te, la mia Venere infernale," sorrise malinconico mentre lo sguardo tornava ad abbassarsi sul corpo della donna, questa volta sul ventre piatto.
"A noi. E se qualcuno ci rompesse il cazzo, gli diremo di andare a fanculo," rispose l'altra cozzando rudemente la propria bottiglia contro la sua.

Quanto tempo era non facevano l'amore? si domandava lui mentre portava il vetro alle labbra e ne beveva il nettare divino. Sospirò ancora, lo sguardo abbandonato sulle forme piane della ragazza.

"Come siamo sospirosi oggi," commentò lei squadrandolo. Forse qualcosa si era rotto tra loro due. Non lo sapeva con certezza. L'unica cosa certa era che non provava più quel calore al petto quando lo guardava. Prima adorava considerarlo il suo uomo, ma ora le sembrava solo un amico. Come era possibile che un sentimento come l'amore si trasformasse in una banale amicizia? Sempre se era stato davvero amore... O forse, il dolore che lui le aveva causato era talmente grande da spezzarle il cuore, e quel calore era fuoriuscito da esso per non farvi ritorno mai più. Si accorse di stare fissando Casey con occhio gelido, e non era da lei. Non importava. Da quel giorno nulla importava. Il lavoro al pub, che avevano messo su insieme, la band, di cui era la supporter, tutto ciò non significava più niente per lei. Era venuto il momento di cambiare aria, e vita, e quello era il motivo per cui si trovava lì quella sera. "Domani parto." Lo annunciò con noncuranza, quasi stesse dicendo che andava a farsi una pisciata al bagno. Le palpebre di lui sbatterono più volte e gli occhi, improvvisamente fattisi neri come la notte, si inumidirono, ma l'espressione tradiva che se lo aspettava.

"Mi domandavo quando me l'avresti detto," sospirò piegandosi in avanti per posare i gomiti sulle ginocchia e guardarla dal basso in alto, come se umiliarsi ora avrebbe potuto impedirle di portare avanti la propria decisione.
"Il più tardi possibile," ribattè l'altra, secca.

"Me lo merito," abbassò lo sguardo sul pavimento di legno.

"Per cosa?" si piego in avanti l'altra, mormorando con voce melliflua. "Per esserti scopato la mia migliore amica nel nostro letto? O per avermi lasciata a casa ad aspettare mentre ti scopavi pure le ragazzine che vi seguivano ovunque?" Lo sguardo che si ritrovò negli occhi Casey fu più tagliente di qualunque altra parola avesse appena pronunciato. Lo odiava. Era questo il fatto. Non sarebbe rimasta con lui nemmeno in un milione di anni. Addio, Anna.

La rossa si alzò in piedi. "Grazie per il drink. Addio, Casey," disse senza traccia di emozione nella voce e di diresse verso la porta del locale ancheggiando lievemente, con la sua andatura da giovane teppista. Spalancò la pesante apertura di legno e lasciò il locale, lasciandola richiudersi dietro alle proprie spalle.

Marciò verso la moto e vi salì alzando una gamba. Lanciata sulla Strada 93 in direzione sud-est  che da Currie portava a Hawthorne, dove lei abitava dopo l'accaduto, a casa di un'amica. L'indomani avrebbe preso il primo volo per Los Angeles dal Douglas County Airport di Reno. Le stelle che vedeva sopra di sé, gelide e silenziose, non sarebbero più state le stesse.
   
 
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