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Autore: Nat_Matryoshka    14/10/2014    1 recensioni
Dal testo;
"Fin dalla prima volta in cui l’aveva incontrata, Lyanna era sempre stata una ragazza forte, una guerriera più che una lady del Nord. Vinceva tornei (sotto mentite spoglie, è vero, ma un torneo l’aveva vinto), si batteva come un ragazzo, cavalcava, tirava con l’arco… non aveva mai visto né incertezza né paura tenderle i lineamenti, anzi sembrava non esserci posto per quei sentimenti in lei, almeno quando erano insieme. Era la sua lady di Ghiaccio: forte, pura, indomabile.
Fino a quando non aveva scoperto di essere incinta del suo terzo erede."

[What if: e se la Battaglia del Tridente avesse avuto un esito completamente diverso? Se Rhaegar e Lyanna fossero sopravvissuti e avessero avuto la possibilità di incontrarsi di nuovo, insieme ad Aegon e a Jon?]
Storia completamente revisionata!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XVI
 
 



“And promise me this:
you’ll wait for me only,
scared of the lonely arms.”
[Ben Howard – Promise]
 
 
 
 



Quella mattina ci volle un po’prima che Jorah Mormont si rendesse conto del luogo in cui si trovava.

Aveva sognato sua moglie, bella come la ricordava: Lynesse Hightower era seduta nel parco del suo castello, sorridente, col grembo coperto di rose e la gioia che irradiava da ogni parte di lei, con tanta forza da rendere felice anche lui. Le si era avvicinato e aveva preso posto al suo fianco, guardandola intrecciare una collana di fiori e cantare una melodia che non ricordava, lieta, quasi infantile nella sua spensieratezza… finché non gli aveva porto una rosa che, con suo grande orrore, si era trasformata in un mucchio di carne sanguinolenta nelle sue mani. Le aveva osservate spaventato e mentre sua moglie iniziava a sparire in un turbinio confuso di voci concitate si era svegliato dal sonno, madido di sudore e decisamente scosso.

Sapeva benissimo cosa stava cercando di spiegargli la sua coscienza, ma non intendeva darle retta: non era stato l’amore che provava per Lynesse a condannarlo, era stata la sua stupidità. O forse entrambe le cose, e lui non voleva rendersene conto.
Le cose non cambiavano comunque: sua moglie se n’era andata, era tornata nelle terre degli Hightower una volta che gli uomini degli Stark avevano decretato l’inizio della prigionia di suo marito, senza curarsi troppo della sua salute o di quello che sarebbe potuto succedere… sembrava addirittura sollevata, come se qualunque soluzione fosse preferibile al restarsene ancora all’Isola dell’Orso, circondata dal nulla e attaccata dagli spifferi e dall’umidità. Anche se quella soluzione implicava la condanna di un uomo finito nei guai solo per assecondare i suoi capricci.
Strinse un pugno, digrignando i denti e sentendosi completamente sveglio. La sua giornata era iniziata.
Un rumore di passi nel corridoio adiacente alla cella lo fece voltare, per quanto si fosse abituato all’andirivieni di uomini e guardie. L’incedere era decisamente più leggero di quello del solito carceriere che gli portava acqua e cibo, in qualche modo più nobile: non gli ci volle molto per capire che apparteneva a qualcuno degli abitanti della fortezza. Una figura che aveva aperto silenziosamente la porta e si era stagliato contro la luce fioca che proveniva dalla porta, alta e maestosa, impossibile da ignorare.
Jorah Mormont alzò la testa e incontrò lo sguardo color ossidiana di un uomo che non aveva mai visto, ma al quale riusciva istintivamente a collegare un nome: Rhaegar Targaryen, il giovane principe figlio del loro re precedente.

“Lord Mormont… ho una proposta da farvi. Siete disposto ad ascoltarla?”
 

 


***
 
 


Le sale di Approdo del Re non erano un posto tranquillo. Non più, almeno.

Jaime Lannister ormai le conosceva bene, una per una, come se fossero sempre state casa sua. Non lo avrebbe ammesso neppure a se stesso, ma si era abituato a girare in quegli interni, tanto che si sarebbe sentito a disagio se suo padre avesse deciso, di punto in bianco, di spedirlo a Castel Granito per onorare il nome della famiglia e portare avanti la discendenza dei Lannister… ma non poteva più farlo, suo figlio era un membro della Guardia Reale, non avrebbe avuto né moglie, né figli.

Per fortuna.

Per quanto la considerasse casa sua, sapeva quali stanze evitare e in quali rifugiarsi: la sala del Trono, ad esempio, era troppo piena di brutti ricordi che era meglio lasciare seppelliti lì dentro, colma com’era di sangue e orrori, con il Trono di Spade che ancora rifletteva i raggi del sole e li restituiva affilati, crudeli come nel giorno in cui il mondo era crollato a pezzi. Suo cognato Robert Baratheon sedeva su quell’ammasso di lame e di dolore, fingendo di amministrare un regno per il quale, probabilmente, non provava interesse. Sua sorella viveva una vita che non la rendeva felice, sposata ad un uomo che non amava (e che non la ricambiava) e circondata dai figli, la sua unica gioia. E lui? Cosa stava facendo della sua vita?

Nulla, era quella la verità. Per quanto lo riguardava, avrebbe preferito annullarsi del tutto.

Il suo giuramento di Guardia Reale gli imponeva di non prendere moglie né di avere figli, ma nessuno si preoccupava dei figli illegittimi: quelli non contavano mai, in ogni caso. La gente li chiamava “bastardi”, dava loro cognomi che riprendevano le caratteristiche del luogo nel quale erano nati e si limitava ad ignorarli, quando non li trattava come inferiori. I bastardi dei piccoli nobili a volte venivano riconosciuti e investiti di cariche prestigiose, alcuni avevano anche fatto carriera… si raccontava anche di bastardi di re diventati personaggi importanti, anche se i casi erano decisamente più ridotti. La sua fortuna era che nessuno pareva essersi accorto della somiglianza tra lui e i figli di Cersei, i suoi nipoti: in caso contrario, tutti avrebbero capito cosa c’era dietro. E Robert Baratheon, da bravo marito fedifrago più entusiasta delle sue amanti che di sua moglie, non sembrava prestare grande attenzione alle caratteristiche fisiche di quelli che considerava i suoi bambini.
Ma anche se re Robert si fosse svegliato dal suo sonno come un orso a primavera, rifletteva il giovane Lannister, sprezzante, nessuno avrebbe fatto nulla. Certo, il popolo poteva nutrirsi di malelingue e tenerle a mente nel momento in cui uno dei loro nemici avesse deciso di rovesciarli, ma non era già forse scontento di Robert e del suo regno di bagordi e irresponsabilità?

Fece vagare lo sguardo sui corridoi nei quali camminava, trascinandosi avanti come se non sapesse bene quale direzione prendere, come se fossero solo e soltanto le sue gambe a guidarlo senza meta. Fino a poco tempo prima non avrebbe mai creduto di poter diventare quello che era in quel momento: uno spergiuro, un falso, un traditore… un assassino di re, quello che in fondo sei da anni, no? gli aveva suggerito la sua mente, perfida. Non avrebbe mai pensato di poter fingere fino a quel punto, accarezzando le testoline bionde dei bambini che gli correvano accanto – Joffrey con la sua spada, la piccola Myrcella, Tommen che non aveva ancora cinque anni – e lasciando che lo chiamassero zio, che sciamassero verso il re loro padre che non li degnava di grandi sguardi, a parte qualche carezza distratta. Eppure era lì e custodiva dentro di sé segreti troppo grandi per poterli esternare, troppo gravi da essere raccontati a chiunque, come se niente fosse.
Cersei aveva sempre insistito per tenerselo accanto: ad ogni nuovo incontro non voleva mai lasciarlo andare, lo stringeva tra le braccia e lo rassicurava di come nessuno avrebbe potuto separarli, di come le cose sarebbero andate bene da quel momento in poi. Robert non la amava e lei non amava lui, voleva restare con suo fratello e nessun altro, avrebbero aspettato il momento opportuno per ribaltare la situazione a loro favore e prendersi il Trono, e in fondo a chi importava davvero di quello che avrebbe detto il Lord loro padre? La cosa più spaventosa era che Cersei credeva davvero in quei sogni folli, ci si aggrappava come un naufrago ai resti della sua nave e li usava per sostenersi, finendo per confonderlo ancora di più. Da parte sua, Jaime si lasciava trascinare dagli eventi, senza opporvi resistenza: si era reso conto da tempo che, più che amare lei, amava l’idea di poter tornare al passato, di azzerare il corso del tempo e riportarlo all’inizio, quando era un giovane cavaliere e non doveva preoccuparsi di nulla che non fosse il suo giuramento.

Poi un giorno di nove anni prima Cersei gli aveva detto di essere incinta, e qualcosa in lui si era incrinato.

Aveva continuato con la solita vita, covando quella bugia come un tesoro prezioso, portandola con sé ovunque andava: aveva tenuto compagnia alla sorella come poteva, l’aveva assistita durante il parto, aveva recitato la parte del fratello affettuoso e devoto… ma quando gli avevano porto Joffrey perché lo tenesse un po’ in braccio, non si era sentito orgoglioso né felice per quel bambino che era anche suo. Si sentiva fuori posto, come se i confini della bugia che aveva costruito avessero iniziato ad andargli stretti.
Eppure, non era riuscito a ritirarsi da quella farsa così ben orchestrata, il bisogno di approvazione era più forte e lo spingeva avanti come se non possedesse una propria volontà. Dopo Joffrey era nata Myrcella, poi il piccolo Tommen: i suoi figli, ma che allo stesso tempo non lo erano. E la sua sensazione di essere un estraneo che si lasciava trascinare dalla corrente continuava, inesorabile.

Spesso si era chiesto cosa avrebbe pensato di lui il principe Rhaegar, se lo avesse saputo, ma ora quell’idea non lo coglieva più nemmeno lontanamente. Il principe era morto da anni e di certo non avrebbe speso parole gentili per un traditore come lui.

 
 


***
 
 

“Sareste disposto a scambiare la vostra condizione di prigioniero con una missione che potrebbe ridarvi la libertà, Lord Mormont?”

Tra le qualità di Rhaegar Targaryen – erano tante, impossibile negarlo, non a caso il principe era stato molto amato, quando la sua famiglia era al potere – una di quelle che venivano lodate maggiormente era l’eloquenza, mista alla forza di persuasione: non si poteva non prenderlo sul serio, qualunque parola fosse uscita dalle sue labbra. La fortuna voleva che le sue parole fossero anche sagge e ponderate nella gran parte dei casi, per cui i suoi interlocutori non trovavano difficile affidarsi completamente a lui.

Jorah Mormont non era mai stato così a stretto contatto con il principe prima di allora, ma si rendeva bene conto di come tutti potessero parlare con ammirazione di quell’uomo, il figlio primogenito del loro re precedente, diverso anni luce dal genitore come il sole lo era dal cielo notturno. Lo aveva messo subito a suo agio, nonostante sapesse bene di trovarsi al cospetto di un criminale, sedendosi di fronte a lui quasi fosse un suo pari e spiegandogli ciò che aveva in mente, un progetto che gli avrebbe risparmiato la morte per decapitazione e che, al contempo, lo avrebbe riabilitato agli occhi di tutti.

“Sarò breve: si tratta di partire e allontanarsi dal Continente Occidentale per raggiungere le Città Libere, senza alcuna comodità né sicurezza: una volta che arriverete lì, sarete solo con voi stesso e dovrete cavarvela autonomamente… almeno fino a che non riuscirete a stabilire un contatto con i miei fratelli, il principe Viserys e la principessa Daenerys. La vostra missione è quella di proteggerli e di vegliare su di loro perché non accada nulla di male a nessuno dei due, insieme ad un altro dei miei alleati più fidati che ho provveduto ad indirizzare verso di loro, almeno finché Dany non sarà abbastanza grande per riunirsi a me e riprendere il Trono. Ovviamente non dovrete raccontare loro la verità, ne far sapere nulla di me: potrebbero esserci nostri nemici ovunque. Dovrete cercare Lord Barristan Selmy, ex Cavaliere della Guardia Reale, e attendere assieme a lui altre mie istruzioni. Pensate di esserne in grado?”

Jorah Mormont lo fissò, sbigottito, come se non avesse capito bene: era la richiesta più strana che avesse ricevuto fino a quel momento. Sembrava che l’uomo – il principe ereditario, non un nobile qualsiasi – gli stesse mettendo una parte della sua vita tra le mani, affidandola ad un perfetto sconosciuto come se si fidasse ciecamente di lui e sapesse che non poteva fallire. Come era possibile?

“A Lord Stark non siete molto più utile da morto che da vivo, ho parlato con lui fino a questa mattina… ma a me servono uomini in grado di mantenere il segreto e muoversi con cautela in un territorio straniero, e da quanto ne so voi siete abituato. Nelle vostre condizioni attuali dovrebbe essere l’alternativa migliore, o sbaglio?”
“Un esilio volontario, in pratica.”
“Esattamente.” Il principe sorrise, come a volersi complimentare per l’acume dell’uomo, giunto al punto della questione con una sola frase. “Siate sincero, non avreste tentato una fuga? Nemmeno per vedere vostra moglie un ultima volta?”
Jorah tacque: gli aveva praticamente letto nella mente. Il suo primo pensiero, una volta ricevuta la notizia che suo padre aveva chiesto di scortarlo alla Barriera invece di giustiziarlo, era stato di scappare: avrebbe seminato la scorta e rubato un cavallo per raggiungere le terre del Sud, dopodiché avrebbe salutato Lynesse e si sarebbe dato alla macchia. Iniziare la vita come un lord e finirla come un brigante qualunque non era certo la cosa migliore che potesse capitargli, ma era sempre meglio del freddo della Barriera, dei suoi pericoli e dello sguardo di riprovazione del padre. Ora che aveva un’alternativa, ne stava già valutando i pro e i contro… certo, darsi al brigantaggio nelle Città Libere aveva tutto un altro sapore rispetto al nascondersi tra i boschi del Continente Occidentale e assaltare qualche carovana diretta alla capitale.

Non avrebbe potuto riabbracciare Lynesse. Ma a sua moglie sarebbe davvero importato qualcosa?

Rhaegar Targaryen era lì, di fronte a lui, in attesa. In momenti come quello, le decisioni andavano prese rapidamente, senza lasciare che la mente vagasse troppo e un’obiezione, anche la più piccola, iniziasse a rodergli il cuore per farlo desistere. Solo una domanda gli restava incastrata in gola, pronta ad uscire prima che il loro patto venisse firmato.

“Altezza… perché scegliete me? Un uomo che ha venduto come schiavi degli uomini liberi, un criminale… siete davvero sicuro che sia la persona migliore a cui affidare questo compito?”
Il principe, inaspettatamente, sorrise. Un sorriso saggio, malinconico come quelli che era solito elargire.
“Perché proprio voi, dite? Perché posso capirvi, più di chiunque altro: avete agito per amore. E quando si agisce per amore, Lord Mormont, si possono anche dimenticare i rischi… ma si soffre comunque, forse anche più di chi agisce spinto da altri motivi.”
Il Lord dell’Isola dell’Orso si inchinò, un ginocchio a terra per esprimere rispetto al principe. Per la prima volta dopo giorni alzò gli occhi e sostenne lo sguardo dell’uomo, la vergogna che aveva provato che scompariva pian piano, inghiottita da un coraggio che non si sarebbe mai aspettato di provare.

“Sono ai vostri ordini, Altezza. Fate di me ciò che ritenete più opportuno.”
 
Rhaegar lo scortò fuori dalla cella, le guardie che facevano ala permettendo loro di uscire. Il passo successivo sarebbe stato quello di salpare da Porto Bianco verso le Terre dell’Estate, dove si sarebbe messo in contatto con Lord Varys, in servizio ad Approdo del Re ma ancora fedele ai Targaryen. Jorah Mormont lo ascoltava, e non poteva fare a meno di lasciar vagare la sua mente sulla prossima destinazione, su quello che lo aspettava una volta giunto a destinazione. I due principi Targaryen erano soltanto due immagini nebulose, prive di un volto preciso, ma erano una possibilità concreta. Una possibilità che non voleva abbandonare.
 
Viserys Targaryen, il piccolo drago. Daenerys Targaryen, la Nata dalla Tempesta.
Sarà un piacere conoscervi.

 
 
 






Noticine di Nat
Salve, gentile pubblico!
Questo capitolo fa parte di quelli “di passaggio” che cerco di limitare il più possibile per rendere la storia meno noiosa, ma mi serviva un “punto d’appoggio” per dipanare la storia di Jorah e lanciarlo negli eventi del what if… ed eccolo qui, pronto ad introdurre anche Dany e Viserys. Provo un amore particolare sia per gli Stark che per i Targaryen, per cui capirete come sia impaziente di muovere anche loro <3
Col prossimo capitolo arriverà una visita a Grande Inverno, per cui vi prometto decisamente più azione e nuovi sviluppi!
Intanto vi ringrazio col cuore per l’affetto che mi state dimostrando continuando a seguire la storia, recensendola e inserendola nei preferiti/nelle seguite, siete impagabili e spero davvero di non deludervi mai.
Alla prossima!
Nat
   
 
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