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Autore: Kosoala    14/10/2014    1 recensioni
Il mio vero sogno di oggi pomeriggio, niente di inventato o cambiato. Ve l'ho messo qui, così com'è. Perché? Per sfogarmi, forse. Perché Freud mi ha influenzata, forse. Perché per la prossima settimana devo analizzare il sogno di un'amica e lei deve analizzare il mio per la prof di psicologia, forse. Ormai è qui.
Niente di sensato per voi, probabilmente. Cambi di scena improvvisi e descrizioni sommarie di ciò che ho intorno. Sogni strani con strani pensieri.
Dio se era brutta. Quella ragazza, che in tutta la mia vita avevo sempre considerato molto bella, anche se dal naso appena adunco, la pelle chiara, gli occhi grandi e azzurri. Quella ragazza che mi stava di fronte e mi parlava di cose di cui non capivo il senso o non mi importava, il trucco che soleva portare era mutato completamente, lasciando il posto a qualcosa di ancora più esagerato, che non le stava per niente bene. Ma era davvero lei?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Mera Me'
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Sogno di un pomeriggio di metà ottobre

Dio se era brutta. Quella ragazza, che in tutta la mia vita avevo sempre considerato molto bella, anche se dal naso appena adunco, la pelle chiara, gli occhi grandi e azzurri. Quella ragazza che mi stava di fronte e mi parlava di cose di cui non capivo il senso o non mi importava, il trucco che soleva portare era mutato completamente, lasciando il posto a qualcosa di ancora più esagerato, che non le stava per niente bene. Ma era davvero lei? Gli occhi erano quasi a palla, di un marrone chiaro, contornati da enormi strisce di eyeliner, il meno era stretto, a punta e il naso pareva essersi ingrandito; dov'erano i piercing? I capelli sembravano essere diventati una massa gonfia e informe, finalmente nera dopo tutti i colori che aveva cambiato. No, i piercing c'erano ma quasi non si vedevano, non erano importanti. Aveva le gambe accavallate, un paio di calze nere che non le avevo mai visto con dei jeans corti. Forse gli anfibi, forse no. Scollata ma non le vedevo il seno, non importava. Parlava, parlava, parlava... parlava e parlava di cose in cui io non c'entravo nulla, non parlavamo mai di me, con lei. Sempre e solo di lei. Lei era importante. Lei aveva dei problemi e quindi doveva essere ascoltata. Come sempre. Forse stava parlando di trucchi o di un ragazzo ma non riuscivo a sentirla. Ero seduta su quella panchina, in un parco mai visto, con lei di fronte. Immensamente sfigurata ma era lei. Lo sapevo.
Ripensavo a tutto ciò che era successo tra noi e mi chiedevo come potevamo essere lì a parlare normalmente, o almeno lei parlava. Sembrava che non le importasse di nulla, alla fine ero io quella rimasta ferita, ero io che dovevo accettare i suoi comportamenti perché aveva dei problemi. Tutto il male che mi aveva fatto me lo sentivo passare dentro la testa, rivedevo quei momenti ma non mi toccavano per nulla, come se mi fossi completamente estraniata da me stessa. Arrivò quel ragazzo, da dietro. Arrivò il ragazzo che aveva lasciato. Lui era normale e sorrise ad entrambe. I capelli biondastri e l'accenno di barba incolta da diciassettenne. Disse qualcosa, voleva parlare con lei. Mi chiamò un attimo da parte e mi diede dieci centesimi, dicendo di andarci a prendere un caffè credo. Con dieci centesimi? Glieli ridiedi, rispondendo che tanto stavo per andare a prendere qualcosa da mangiare per conto mio. Li lasciai soli, pensando che fosse strano. Lui era stato male per lei, da una parte non la voleva vedere mentre dall'altro sperava che tornasse ma come quella di un tempo, non cambiata in quel modo. In più ci stava provando con un'altra ragazza, la mia compagna di banco. Cosa stava combinando?
Avevo riconosciuto il posto, ero a Sirolo, nel parco, dietro verso la strada per andare in spiaggia. Iniziai a scendere per salire. Volevo arrivare in paese, che era più in alto, ma io scendevo. Scendevo giù ed arrivai velocemente in spiaggia, troppo velocemente. Ma non era Sassi Neri, era Mezzavalle. Io sapevo che era Mezzavalle ma, in una qualche maniera, era diversa anche lei. La spiaggia stretta e sabbiosa, l'acqua mi arrivava su un paio di scarpe da ginnastica bianche, intonse, mai comprate. Tentavo di evitarla e tornai indietro, correndo per la salita, stancandomi forse. Rividi entrambi, si stavano toccando le mani, sembrava un'atmosfera dolce ma lei... lei era sempre diversa, sempre strana. Non mi videro.
Ero in paese, ero in un bagno di un bar. Non era più Sirolo ma sempre un posto che conoscevo ma non avevo mai visto. Il bagno si riempiva d'acqua ed io ridevo, ridevo a più non posso, facendomi mancare l'aria. Avevo visuali diverse, dietro di me, la mia faccia, le mie gambe. Saltavo dall'una all'altra causandomi un senso di vertigine. Si riempiva, l'acqua scendeva da qualche parte e non si fermava. L'avevo alle caviglie.
Non ero più nel bagno. Fuori. Nella piazza del paese, con una fontana. Un vento fortissimo che mi strappava dal terreno, non mi faceva camminare. Mi attaccavo alla fontana, a volte mi chiudevo in un cappotto nero. Mai comprato. Qualcuno mi inseguiva e io correvo. Qualcuno sparava, forse mirava a me. Scivolai sotto qualcosa, i proiettili di fermarono, ficcandosi dentro la pietra di quella cosa. C'erano vecchie macchine, quelle con la manovella. Era tutto grigio e marrone, pioveva, correvo, non c'era più vento.
Stavano tentando di uccidermi ma andava bene. C'erano altri giocatori, non ero l'unica a scappare. Era una specie di videogioco in vita reale. Non ero sicura mi piacesse, era come se non mi provocasse nessuna emozione. Chi mi aveva spiegato del gioco? Quando era iniziato?
Dall'inizio della mia vita è tutto un gioco. Tutti i problemi che ci facciamo sono inutili, il tempo che usiamo per andare dietro a regole sociali che non sentiamo nostre.
Un sogno per sfogare ansie, paure, desideri? Quale di queste?
Irene, la mia ex-migliore amica fino a quest'estate. Il suo ex-ragazzo, nonché amico e compagno di classe Bongi, cosa rappresentavano? Forse solo la mia mente ancorata a cose vecchie, ormai cambiate, in meglio. Non vedo desideri in tutta questa situazione. Non vedo ansie e non vedo paure. Vode memorie rimescolate, cambiamenti mentali ridotti a fisici e me.
Io. Io che finalmente riesco a cavarmela da sola.

   
 
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