Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: S i l v e r    14/10/2014    1 recensioni
Mi ero innamorato non appena i miei occhi si erano posati su di lui; su quella piccola figura dalla pelle candida come la neve e tutto il resto completamente di un brillante e caldo rosso rubino.
Ricordo ancora quel giorno, vestito con quella maglietta bianca, larga e lunga su cui era stata attaccata la scritta “Let it set your heart on fire. Let it set you free”
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando non ho più blu, metto del rosso.
- Picasso



 

Occhi rossi. Capelli rossi. Tutto di lui era rosso.

Lui era fuoco. Lui era sangue. Lui era come il dolce gusto delle fragole.

Mi ero innamorato non appena i miei occhi si erano posati su di lui; su quella piccola figura dalla pelle candida come la neve e tutto il resto completamente di un brillante e caldo rosso rubino.

Ricordo ancora quel giorno, vestito con quella maglietta bianca, larga e lunga su cui era stata attaccata la scritta “Let it set your heart on fire. Let it set you free”, i leggings stracciati sul davanti e un maglioncino bianco, come la maglietta, che gli copriva le braccia fino ai gomiti e poi scendeva morbido a oncia fino a toccare il retro delle sue ginocchia.

Tremava come una foglia che danzava trasportata dal vento, come un gatto abbandonato e che non sa dove rifugiarsi ed ha paura di ogni cosa; quel giorno ricordo bene la sensazione di quel sorriso che mi era sporto spontaneo e per niente falso sul mio volto, la dolcezza che mi era nata da dentro e che mi aveva fatto guardare quel ragazzino come se fosse una sorta di rosa molto fragile, che era nata con delle spine che mai avrebbero potuto far del male, perché lui sarebbe solo fuggito se lo avessi avvicinato commettendo un solo passo falso.

Quella notte, però non mi sarei aspettato di trovare la mia rosa rossa sul tetto dell'edificio del nostro dormitorio, a piangere da solo sul bordo del parapetto, con le gambe portate al petto, le braccia che non lasciavano andare i suoi arti inferiori, che gli comprimevano la cassa toracica e che per lui dovevano essere una sorta di scudo.

Dietro di lui si stagliavano le brillanti luci della città, che lo rendevano ancora più bello ed etereo di quanto già non fosse.

Era così bello, anche nel suo dolore; così delicato anche nel suo dissapore. Era semplicemente un angelo senza ali nato dal sangue, una rosa bianca intinta nel rosso e un ragazzo come tanti altri che portava la propria croce, che soffriva, che provava emozioni a dispetto di tutto ciò che gli altri pensavano.

Mi avvicinai a lui con cautela, il vento freddo che soffiava e che giocava con i miei capelli, portandomeli davanti al volto.

-Len.- lo chiamai dolce, in un sussurro lieve mentre mi sedevo accanto a lui e lo abbracciavo forte, mentre lui iniziò subito a dimenarsi spaventato. Sapevo quanto odiasse essere toccato, quanto gli facesse paura essere anche solo sfiorato da qualcuno che non fosse se stesso e tutto per una brutta esperienza che avrei voluto cancellare dalla sua memoria, dal suo passato, anche se sapevo che era impossibile.

-Dammi il tuo dolore.- sussurrai al suo orecchio, tenendolo saldo tra le mie braccia, per paura che scappasse via o che cadesse nel vuoto, come un angelo che vuole vedere testare il potenziale delle sue ali, che tuttavia, non ha.

-Lasciami!- squittì spaventato, mentre tirava calci e pugni e io subivo, lasciando che mi colpisse con tutta la forza che aveva, incurante del fatto che mi avrebbe fatto male, che mi avrebbe lasciato segni sul corpo e che dopo si sarebbe sentito ancora più in colpa.

Volevo solo portargli via quel dolore che da sempre albergava nei suoi occhi; volevo che iniziasse ad apprezzare quelle iridi di fuoco con cui era nato e che non erano segno di alcuna maledizione, come gli avevano da sempre fatto credere; desideravo che la smettesse di tagliarsi i suoi bellissimi capelli rossi e che lui vedeva come una cascata di sangue e che io amavo come tutto il resto di lui.

-Lasciami Chris!- mi implorò, smettendo di combattere e scoppiando a piangere contro il mio petto, bagnandomi la maglietta e singhiozzando fragorosamente, iniziando a far fatica a respirare.

Dalla tasca dei pantaloni presi l'inalatore che mi portavo sempre appresso e lo scostai con gentilezza, costringendolo ad inalare il suo contenuto; lasciando così che il respiro tornasse regolare e il suo asma scemasse e rimanesse solo quel pianto liberatorio.

-Va tutto bene, Len.- lo rassicurai, baciandolo sulla fronte e accarezzandogli i capelli, continuando a tenere un braccio dietro la sua schiena. -Passami il dolore, dallo a me.-.

Sapevo quanto la mia richiesta fosse sciocca e impossibile, ma io volevo davvero portargli via quel peso che si celava nel suo petto, all'interno di quel cuore che era pieno di crepe e che faticava a battere sin da quando era bambino, anche se io non avrei dovuto saperlo, ma vedere i frammenti del passato delle persone era la mia peculiarità, il mio potere per quanto difficile da credere e da sopportare, ma non mi importava ormai più da molto tempo.

Avrei vissuto il passato di Len mille volte se fosse stato necessario a condividere il suo dolore, anche se io non avrei dovuto vedere, anche se non avrei dovuto farlo senza il suo permesso.

-Chris, vattene via! Morirai se mi starai vicino!- urlò tremando, guardandomi con quegli occhi gonfi e rossi di quel pianto che non accennava a interrompersi, nemmeno per un attimo.

-Len, di che colore è la mia aurea ora?- chiesi, ignorando quella sua volontà che non avrei mai rispettato.

Lo amavo più di me stesso, lo amavo come non avevo amato mai nessuno prima di allora. Lui era l'unico che avessi mai voluto al mio fianco, l'unico di cui avevo voluto vederne il passato.

Lui spalancò gli occhi a quella domanda e arrossì, distogliendo lo sguardo, rimanendo zitto e io sorrisi, prendendogli il mento e costringendolo a guardarmi negli occhi, affogando in quel mare rosso che era la mia vita.

-Tu sai cosa provo.- dissi, senza muovere il mio volto; rimanendo immobile, anche se avevo una voglia folle di appropriarmi di quelle labbra rosse, come tutto di lui, e che scommettevo erano dolci e succose come le fragole mature di cui non potevi fare a meno una volta dopo che avevi dato loro il primo morso.

Lui scosse la testa energicamente, strizzando gli occhi e tentando di allontanarsi da me e fuggire. Non glielo avrei mai permesso. Ero stanco di essere solo un amico, di rimanere nell'ombra e rimanere stoico di fronte a lui, che volevo come non mai nel mio cuore, nel mio letto e tra le mie braccia come amante e non come un semplice ragazzo di cui poi mi sarei scordato il mattino dopo.

-Tu non puoi... morirai.- soffiò così piano che feci fatica ad udirlo.

Una nuova ondata di ricordi mi si riversò davanti agli occhi, rendendomi cieco per un momento, allontanandomi dal presente, mentre vedevo di nuovo quell'enorme lago di sangue e il mio piccolo Len completamente nudo e sporco a piangere su quel corpo freddo, esanime, che lo avevano protetto fino alla fine da quella furia che doveva essere rivolta a lui.

Inconsciamente, versai una lacrima e sorrisi triste, ma grato a quella persona. Ne presi il testimone invisibile ed immaginario e guardai quel gatto spaventato che mi stava guardando con paura e curiosità allo stesso tempo.

Avrei tanto voluto mostrargli ciò che io vedevo: amore e vita; non morte e disperazione.

-Ti amo, da sempre.- mi confessai, aprendogli il mio cuore. Questo lo avrebbe fatto scappare via, ma io lo avrei rincorso, placcato e fatto mio prigioniero; non gli avrei mai più permesso di allontanarsi da me, di lasciarmi.

Lui si portò le mani alle orecchie, tappandosele e iniziò a scuotere la testa energicamente, facendo finta di non sentire, ma io non mi sarei fermato esattamente come non mi sarei mai arreso.

Gli presi i polsi e gli scostai le mani. Mi avrebbe udito che lo volesse o meno.

-Len, sei il mio angelo, la mia rosa e la vita. Sei l'unico che mi abbia donato un sorriso, l'unico di cui mi importa davvero. Voglio baciarti, voglio donare a te ciò che tu hai regalato a me; voglio abbracciarti, coccolarti e farti mio tutte le notti, desidero baciarti quando lo desidero, desidero entrare nel tuo cuore e guarirlo; bramo pettinare i tuoi capelli rossi con le mie dita, affogare nelle tue iridi di fuoco e se il mio destino sarà morire, sebbene lo dubito, allora morirò per tua mano, mentre mi baci, mi dai fuoco da dentro e mi ami come io amo te.-.

Non ero il tipo da cose smielate o dolci dichiarazioni, ma per lui mi sarei trasformato anche in questo, pur di averlo al mio fianco; pur di dargli ciò di cui più aveva bisogno: sicurezza.

-Smettila! Smettila! Smettila!- urlò e io non ebbi più la forza di resistere e lo baciai.

Quante volte avevo baciato un persona? Quanti sapori diversi avevo assaporato? Quanto avevo aspettato questo momento?

Quel bacio sapeva di fragola, come mi ero immaginato, ma anche di mille altri indescrivibili sensazioni e gusti, che sarebbero per sempre rimasti dentro di me.

Lacrime, fiori, amore, speranze, vita, sogni, miele, acqua, sale, stelle, luna, inchiostro, aria, fuoco, fragole, ciliegie, sole, sabbia, cioccolato e cannella.

Ecco ciò che percepii mentre le nostre lingue danzavano e le nostre labbra si suggevano e lui smetteva di combattermi.

Sapevo che lui mi amava esattamente come io amavo lui; dovevo solo rinchiuderlo nella mia gabbia e farglielo ammettere e liberarlo, forse, se mai ci fossi riuscito e non fossi stato tanto egoista, quando avrebbe smesso di fuggire da me.

-Ti amo.- sussurrai ancora sulle sue labbra e baciandolo un altro milione di volte quella notte.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Grazie per aver letto, speriamo in una anche piccola recensione

S i l v e r

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: S i l v e r