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Autore: Gelidha Oleron    15/10/2014    3 recensioni
"Sai, Alison, la gente che viene qui spesso vuole solo essere confortata. Possono essere affetti dalla malattia più grave del mondo, ma ti basterà prendergli una mano e sussurrargli che va tutto bene e loro saranno felici.
Buffa la natura umana, vero? Perennemente in cerca di illusioni, possono tirare a campare anni interi dietro quelle che sembrano promesse di salvezza, nonostante abbiano la morte davanti agli occhi.
Il fatto è che diventano ciechi. Non riescono più a distinguere la realtà. E allora sperano, sperano di guarire anche quando sono spacciati, vorrebbero farcela anche quando hanno già esalato l'ultimo respiro, anche quando ormai gli effetti del disastro nucleare di St. Paul sono ormai intrinsechi nel loro DNA.
Ma sai che ti dico, piccola? Io sono uno di loro. Pur essendo un medico e conoscendo le conseguenze di certi tragici avvenimenti, anch'io spero che un giorno tutte le vittime delle calamità, tutti gli ammalati e i sofferenti, per tutti loro possa esserci un bellissimo e roseo miracolo dei ciliegi"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Hiluluk, Kureha, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"Volevo fare tante cose..."
"Le farai... solo che le farai con me"

(Amore e altri rimedi, 2011)
 


"Brillante discorso, dottor Law!" si complimentò Crocus, una volta usciti dalla conferenza "Siamo rimasti tutti strabiliati... beh, forse tutti meno Hogback!" fece spallucce.
Law gli strinse la mano "Grazie per tutto l'aiuto che mi ha dato, dottor Crocus. Ma credo che una persona in particolare le sarà molto riconoscente... " si avvicinarono a me.
"Allora?" chiesi, nervosa, scrutando in viso entrambi.
Law si aprì in un largo sorriso "Non si fa"
"Non si fa?" sgranai gli occhi, incredula.
"Non si fa!" scoppiò a ridere Crocus, mettendomi una mano sulla spalla "Strano a dirsi, ma lei è sana come un pesce, signorina Smith! Il suo caso non smetterà mai di sorprenderci!"
Mi portai le mani alla bocca, emozionata "Non è possibile..."
"Beh, sì, invece!" esclamò ancora il dottore più importante di Londra "Se ne torni a casa, lei non ha più nulla da spartire qui! E soprattutto, ringrazi questo dottore che ha i suoi stessi occhi!" lanciò un'altra occhiata affettuosa a Trafalgar Law, occhiata che egli rivolse a me, carica di gioia, e fu come se il tempo si fosse fermato.
Non seppi dire quante persone furono contente della decisione finale, ma avrei giurato di vedere molti visi compiaciuti, all'uscita della sala, persino il receptionist mi strinse la mano, felice.
"Devo chiamare subito gli altri, alla clinica!" dissi, entusiasta, ma Law mi precedette.
"L'ho già fatto io. Sanno che sta bene e non vedono l'ora di riabbracciarla"
I miei occhi si fecero lucidi: avrei voluto stringerlo, in quell'istante, baciarlo, abbracciarlo, mostrargli a pieno la mia gratitudine: per l'ennesima volta, Trafalgar Law mi aveva salvato la vita.
Lui era per me la vita, la salvezza: speranza di un futuro che avevo temuto di non poter conoscere, il mezzo con il quale avrei affrontato l'avvenire, non già perché lo supponevo ricco della sua presenza, ma semplicemente perché aveva fatto in modo che ne esistesse uno.
Quella sera ci fu offerta una grande cena, bevemmo e ci divertimmo, dopodiché salutammo tutti gli illustri medici presenti, augurandoci di rivederli al più presto, e salimmo nelle nostre rispettive camere.
"Allora... buonanotte" sussurrai, sull'uscio della mia stanza "E grazie di tutto"
"Buonanotte a lei, signorina Smith" mi fece un occhiolino malizioso il dottor Law "Ci vediamo domattina"
Mi richiusi la porta alle spalle e mi accasciai sul pavimento: ancora una volta, lacrime di gioia; era salata, quella riconoscenza, era fortuna, quella di poter provare emozioni, di poter toccare quel pavimento e poter guardarmi allo specchio, felice, rinata, senza più dovermi contare i giorni.
Ah, Brook, quanto avevi ragione! L'essere umano resta perpetuamente insoddisfatto della sua vita per tanti, troppi anni, poi improvvisamente accade qualcosa che lo cambia totalmente: si apre una finestra, entrano i raggi del sole, e allora niente, assolutamente niente diventa meraviglioso come il dono della vita stessa, che continua, continua inesorabile e ogni giorno, ogni minuto, si trasformano in un'entità miracolosa.

E miracolosi erano i miei pensieri ancora vividi quando, passata qualche ora, non riuscivo ancora a prendere sonno. M'infilai una vestaglia e decisi di uscire a prendere una boccata d'aria, erano le due di notte ormai.
Ma non appena in corridoio, non potei evitare di indugiare di fronte alla porta della camera di Trafalgar Law. Accostai l'orecchio, in ascolto di qualche segno, ma regnava il silenzio più assoluto.
Alzai la mano per bussare, ma la ritirai immediatamente, gesto troppo sconsiderato. Allora decisi di fare dietrofront, camminando in punta di piedi e cercando di non fare troppo rumore.
Ma, improvvisamente, udii quella porta aprirsi "Ancora sveglia a quest'ora, signorina Smith?" m'inchiodò con lo sguardo, appoggiando il braccio destro contro il pilastro: era ancora perfettamente vestito "C'è qualche problema?" era, ovviamente, serissimo.
"Ecco... io... " farfugliai, riavvicinandomi. Ma non riuscii ad aggiungere altro, abbassando lo sguardo.
Poi alzai gli occhi verso lui, come al solito i nostri sguardi così simili, ed osai accarezzargli il volto: probabilmente  se l'aspettava, perché un sorrisetto furbo gli increspò le labbra, labbra che baciai delicatamente.
Non fu pronunciata una parola da nessuno dei due. Semplicemente, il dottor Law si spostò dall'uscio della porta e mi lasciò entrare, non interrompendo il contatto visivo.
Mi chiedevo cosa sarebbe successo ma, in un istante, mi ritrovai distesa sul suo letto in diagonale, lui sopra di me, ansante, senza darmi il tempo nemmeno di sentirmi fortunata per quell'accondiscendenza che non mi aveva mai più mostrato così apertamente.
I nostri occhi sprigionavano energia e desiderio, eravamo entrambi visibilmente felici ed eccitati.
Il dottor Law, sempre silenzioso, cominciò a farsi strada con le labbra lungo il mio collo fino ad arrivare a baciarmi il lobo dell'orecchio; io, d'altra parte, questa volta avevo le mani libere e potevo spogliarlo come non avevo fatto la volta precedente.
Così, lo liberai del tutto della camicia: aveva un torace tatuato e muscoloso, la sua carnagione così scura faceva da contrasto ai suoi occhi d'argento.
Attraversai i suoi tatuaggi con le dita: strani vocaboli in spagnolo, immagini di cuori e motivi curvi adornavano il suo petto, sentivo il suo respiro addosso.
Questa è vita ancora più potente, è energia allo stato puro, creazione, modellamento, sudore: mai il ciclo umano si realizza pienamente come nell'unione carnale, questa passione che ci scorre dentro e che trova la sua compiutezza nell'amore che non è eterno, ma che eternizza ogni momento fugace.
Trafalgar Law mi liberò della vestaglia, sotto cui ero completamente nuda, e si passò la lingua sulle labbra quando ammirò il mio corpo; per tutta risposta lo attirai a me, lo strinsi e lo baciai con foga "Mi baci dappertutto... mi baci dappertutto... " ripetevo, convulsamente.
Sentii le sue labbra morbide ancora sul mio collo, poi le sentii spostarsi in basso e inumidirmi un capezzolo, dopodiché arrivò all'interno delle mie gambe e, da lì, presi a gemere più che mai.
Trafalgar Law era bellissimo: adesso era nudo, sudato, aveva i capelli corvini incollati alla fronte e ansimava ma, soprattutto, era mio.
Riuscii a dare me stessa molto più della volta precedente, dopotutto non avevo tubi che mi entravano nelle vene e ci trovavamo su un letto d'albergo e non d'ospedale, così mi posizionai sopra di lui e gememmo entrambi, all'apice del piacere: vedere espressioni d'estasi sul suo volto tremendamente bello mi eccitava non poco, eccitazione che raddoppiava anche la sua.
Fu una notte meravigliosa: ci addormentammo insieme, abbracciati, nel calore delle coperte e nel freddo londinese.
Una notte che nessuno di noi due avrebbe mai dimenticato.





"Alison!" mi accolse la grande famiglia della clinica Rogers, nel giardino interno che tanto mi piaceva addobbato a festa solo per il mio ritorno "Oddio, sei ancora più bella!" mi abbracciò forte Nami.
"Bentornata, amica mia" mi salutò calorosamente Nico Robin "Come stai?"
"Yohoho, è tornata la nostra vincitrice!" mi corse incontro Brook "Abbiamo fatto il tifo per te fino alla fine e siamo molto contenti che tu ce l'abbia fatta!"
"Sei stata molto coraggiosa, Alison!" si avvicinò anche il dottor Chopper "Ti ammiro molto per questo!"
"Vi ringrazio, ragazzi" arrossii, lusingata "Ma io non ho fatto proprio niente. Sarebbe stato tutto inutile, se non ci fosse stato il dottor Law"
"Ah, quel ragazzino presuntuoso!" storse il naso Hiluluk.
"E tu sei un vecchiaccio ubriacone!" lo riprese prontamente Kureha "Ma dicci, piccola... ora cosa farai?"
"Già, cosa farai?" le fece eco Chopper.
Mille occhi puntati su di me. La domanda della Doctrine mi gettò nel panico "Beh, veramente... non ci avevo ancora pensato, io... "
"Che ne diresti di restare qui?" sbucò improvvisamente Sanji, unendo le mani e pregandomi quasi "Ti cucinerei i miei manicaretti tutti i giorni!"
Nami gli tirò un orecchio "Se Alison decidesse di restare, di certo non lo farebbe per te!"
"Non sarebbe una cattiva idea, in effetti... " m'illuminai, tutt'a un tratto "Potrei leggere per i malati o qualcosa del genere... "
"Non sarebbe niente male" mi sorrise Robin.
"Yohoho e scommetto che vorranno ascoltare tutti, una bella ragazza come te! Peccato che il dottor Law se ne debba andare!"
Tutti smisero di ridere. Silenzio.
"Che cosa?" balbettai, ancora una volta infastidita di aver saputo sue notizie da Brook.
Il musicista si portò le mani alla bocca "Ops! Perdonami, forse avrebbe voluto dirtelo lui stesso!"
Mi guardai attorno: tutti abbassarono lo sguardo, sapevano, e fulminarono Brook con lo sguardo.
"E va bene, diciamoglielo, no?" sbottò Kureha.
"Neanche per sogno!" cercò di fermarla Hiluluk "E se lui volesse comunicarglielo di persona?"
"Oh, andiamo, smettetela di fare i misteriosi!" si arrabbiò Nami "Il dottor Law ha ottenuto un posto in un ospedale importante in Irlanda!"
"In Irlanda?" ripetei, confusa, ma sempre più indignata.
Strinsi i pugni, furibonda, avviandomi verso l'uscita per gridargli quanto l'amavo e quanto lui continuava a respingermi "Alison!" cercarono di fermarmi i miei amici "Alison, aspetta!"
"Magari te l'avrebbe detto questa sera!" cercò di giustificarlo Nami, sentivo la sua voce dietro di me.
"Non arrabbiarti con lui, ha fatto tanto per te!" si mise anche Chopper.
Scesi le scale velocissimamente, corsi all'ingresso della clinica, non lo trovai, uscii fuori, andai sul prato, cominciavo ad avere l'affanno quando, d'improvviso, eccolo lì di fronte a me: Trafalgar Law sembrava tranquillo, quasi divertito ad osservarmi, con le braccia conserte e la sua classica espressione che sembrava dire "Ne so una più di te".
Che anche questa volta avesse previsto tutto?
Mi avvicinai a lui a passi svelti, arrabbiata, delusa e in cerca di spiegazioni. Ma lui fu più veloce di me "Spero che Dublino ti piaccia più di Londra, Alison" mi diede per la prima volta del tu.
Lì per lì, non capii "Cosa?" sgranai gli occhi, fermandomi di colpo, ma mi bastò un altro suo sorriso per farmi intendere perfettamente le sue parole "Cosa?" sbottai ancora, ma questa volta con sorpresa e gioia.
"Se per te non è un problema, gradirei fare prima tappa a Manchester per presentarti mia madre" mi spiegò, senza scomporsi "Poi potremo stabilirci in Irlanda, c'è una bella facoltà di letteratura, lì... se lo vuoi, ovviamente"
"Io... " il cuore mi batteva all'impazzata "Io... ma certo che lo voglio, Trafalgar!" gli saltai tra le braccia, baciandolo appassionatamente sotto gli occhi dei nostri amici accorsi per calmarmi.
Ancora una volta, mi sentivo piena di Trafalgar Law: non era Carbonio 14, non era eredità di St. Paul, ero malata soltanto di lui, solo la sua presenza era in me più forte che mai, era lui a riempirmi i polmoni, a scorrermi nelle vene e a farmi da linfa vitale.
Trafalgar Law era il Carbonio 14 dentro me: era un carbonio con una pessima reputazione, provocava morte agli altri pazienti, eppure con me era stato terribilmente diverso. Ero un caso su mille, un'eccezione. Malgrado la perdita dei miei genitori, malgrado l'intenzione di trasferirmi a Londra, malgrado questi repentini cambi di programma e di ostacoli che la vita metteva sul mio cammino, io mi sentivo, accanto a lui, felice.

Così, salutati i ragazzi della Rogers, partimmo quella sera stessa per quella che sarebbe stata la nostra nuova vita: questa volta, però, il viaggio l'avremmo affrontato insieme. ©




Fine di "Carbonio 14" e grande dispiacere per me, che mi ci ero affezionata :') spero che il finale vi sia piaciuto e tutta la storia in generale!
Come sempre, faccio le solite precisazioni: ho cominciato con una citazione di un film che mi è sempre sembrato stupido all'apparenza, ma che in verità ha un significato molto bello, "Amore e altri rimedi" (se non l'avete ancora visto, guardatelo, innanzitutto perché c'è Jake Gyllenhaal (!) e poi perché si tratta di una storia d'amore travagliata molto toccante, a causa della malattia di lei).
Poi preciso che ho notato alcune incongruenze nei capitoli precedenti perché ho riletto tutta la storia: tipo una volta dico che il vestito che Nami regala ad Alison è azzurro e un'altra volta dico che è rosa (?) et similia; sono errori piccoli dovuti alla mancanza di tempo per la revisione e che, purtroppo, non posso correggere a causa dei codici html che diventano sempre più difficili per me (!!!).
Infine, la domanda che vi starete facendo tutti: perché Dublino e non Londra? Eheh... per quanto io possa adorare Londra, devo dire che Dublino mi è rimasta nel cuore ancora di più: è una città meravigliosa, abitata da persone meravigliose e in cui ho trascorso dei momenti meravigliosi! Posso sembrarvi eccessivamente romantica, ma mi sono anche innamorata a Dublino *arrossisce*, motivo in più per far trasferire i due protagonisti lì piuttosto che a Londra.
Penso di aver detto tutto... quindi passiamo ai ringraziamenti: grazie a namirami, ThatOneEyedFlamingo, Gipa, Soke, magicaemy! E ovviamente a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite o anche a chi ha semplicemente letto!
Spero di risentirvi tutti al più presto Emoji
  
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