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Autore: Root    15/10/2014    0 recensioni
La prima volta che Lag dimostrò di essere speciale, nella vita di Zazie, fu quando si incontrarono, quando Zazie lo colpì senza riflettere e poi venne assalito dal senso di colpa, quando sentì il bisogno di scusarsi con lui, ma non ebbe il coraggio sufficiente per farlo di persona.
Quella fu anche la prima volta -ma senza dubbio non l'ultima- che Lag lo fece sentire immensamente stupido.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lag Seeing, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: All These First Times
Personaggi/Paring: Lag Seeing, Zazie; Zazie/Lag
Avvertimenti: Shounen'ai; Intrspettivo; Fluff
Desclaimers: Zazie, Lag e Letter Bee appartengono unicamente Hiryuki Asada-sensei.
Note: Era un po' che non scrivevo in questo fandom, ma avevo promesso che sarei tornata, ed ora eccomi qui :D Sushi, mia cara, anche se è solo una sciocchezza, questa è per te (diciamo che è per il tuo compleanno, anche se è stato più di un mese fa *coffcoff*). Quindi spero possa piacere a te, e a chiunque altro leggerà :DDD




 

La prima volta in cui Zazie aveva pensato che Lag fosse carino, era quando questi si trovava nelle vesti di Lala, nel tentativo di infiltrarsi nell'abbazia Veritably. Zazie si era ritrovato a fissarlo, spiazzato, perché – e forse avrebbe dovuto aspettarselo- quei vestiti gli stavano bene, gli stavano davvero bene.
É perché è vestito da ragazza, lo sto pensando solo per questo, si disse.
Quando poi avrebbe rivisto Lag con indosso la divisa, tutti questi strani pensieri avrebbero liberato la sua mente.
Invece, il primo pensiero che attraversò la sua mente fu che Lag era carino anche semplicemente come se stesso; anzi, lo era anche di più. Il giovane Bee non aveva alcun bisogno di vestirsi da ragazza per essere incredibilmente e maledettamente carino.
Zazie si ritrovò a osservare tutto di lui, il modo in cui la divisa gli calzava a pennello, i capelli candidi racchiusi nel cappello, le sue dita strette attorno alla pistola sparacuore, l'unico occhio visibile, nel quale si riflettevano tutte le sue emozioni e che, troppo spesso, era bagnato dalle lacrime.
Si chiese come avesse potuto non accorgersene prima; era un po' come se avesse finalmente aperto gli occhi, e stesse guardando Lag per la prima volta. E, di nuovo, pensò che era carino, davvero, davvero carino. La consapevolezza di ciò lo colpì all'improvviso, ma non lo abbandonò più.
Non c'erano molte cose, a parte i gatti, che fossero in grado di attirare e trattenere a lungo l'attenzione di Zazie; eppure, da quel momento, il giovane ragazzo- gatto si ritrovò spesso a guardare il più piccolo, incapace di distogliere lo sguardo.

~

La prima volta che Zazie aveva avuto il coraggio di dare un nome ai sentimenti che provava per Lag, a quel nodo allo stomaco che gli faceva visita ogniqualvolta il più piccolo gli era vicino, fu principalmente grazie a Connor.
-Allora, Zazie, quando hai intenzione di dichiararti?- lo disse con una naturalezza tale che a Zazie ci vollero alcuni secondi prima di capire cosa Connor stesse effettivamente cercando di comunicargli. Dovette seguire il suo sguardo e incontrare con gli occhi una piccola figura vestita di blu, con i capelli candidi e un solo occhio visibile. Una figura che Zazie conosceva molto bene e che, fin troppo spesso, si soffermava ad osservare più di quanto fosse necessario.
Quando il messaggio delle parole del suo amico lo raggiunse, ebbe bisogno di un'altra manciata di istanti per riuscire a convincere il proprio cervello a funzionare e a formare una frase di senso compiuto -senza tanto successo.
-C-cosa?!- disse, e la sua voce suonava strana e sull'orlo dell'isteria anche alle sue stesse orecchie; era esattamente la voce di qualcuno che si ostina a negare qualcosa che è chiaramente evidente al resto del mondo.
Connor lo guardò con gli occhi tondi bene aperti, increduli, che sembravano dirgli: “ non dirmi che non hai ancora realizzato di avere una cotta stratosferica per Lag Seeing”; e Zazie non seppe davvero cosa rispondere.
Non era come se non se ne fosse mai accorto; ma ogniqualvolta una piccola vocina nella sua testa gli faceva notare che i sentimenti che nutriva nei confronti del piccolo albino non erano in alcun modo confondibili per semplice amicizia, lui si limitava ad ignorarla. Era molto più facile così, piuttosto che ammettere a se stesso che era assolutamente, irrimediabilmente, innamorato di Lag Seeing.
Però non era altrettanto facile ignorare il modo in cui si sentiva ogni volta che Lag era vicino a lui, o come si sentisse felice, stupidamente felice, quando erano insieme. Non poteva assolutamente ignorare il calore delle mani di Lag strette attorno alle sue, mentre gli diceva che  non aveva bisogno di combattere da solo contro Laphroaig; né poteva ignorare il desiderio di vederlo sorridere e di togliere dalle sue spalle il peso del mondo che il più piccolo sembrava portare sempre con sé.
Non disse nulla di tutto ciò a Connor, limitandosi a tenere la bocca chiusa, perché non sapeva cosa avrebbe potuto dire se l'avesse aperta.
Ma quella sera, mentre se ne stava steso sul suo letto, con Wasiolka acciambellata accanto a lui, non riusciva a smettere di pensarci, e la consapevolezza di essere irrimediabilmente innamorato di Lag lo colpì all'improvviso, e Zazie non riuscì a capire se si sentiva semplicemente stupido, o stupidamente contento. 

 

~

Zazie non ricordava esattamente la prima volta in cui si era sentito geloso, ma ricordava la ragione che aveva causato in lui questo sentimento e ricordava anche di essersi sentito molto stupido, subito dopo. Perché non c'era cosa più stupida della gelosia e, soprattutto, non c'era cosa più stupida che essere geloso di Lag a causa di Goos.
Sin da quando si erano incontrati, Zazie aveva capito l'importanza che Goos aveva nella vita di Lag; non era una cosa difficile da comprendere e, di certo, Lag non si sforzava di tenere nascosto tutto l'affetto che provava nei suoi confronti.
Zazie sapeva che l'espressione malinconica che era spesso dipinta sul viso del più piccolo era dovuta al pensiero di aver perduto una persona importante per lui.
Zazie sapeva anche che, sebbene Goos -no, Noir- fosse ormai tornato dalla loro parte e, nonostante Lag si sforzasse di nasconderlo, quella stessa malinconia si faceva spesso nuovamente strada nel suo cuore e si rifletteva nel suo occhio, perso a fissare il vuoto.
Zazie sapeva tutto ciò e lo comprendeva perfettamente.
Strinse i pugni e continuò a ripetersi che era da stupidi, eppure nulla impedì a quel fastidioso sentimento di insinuarsi dentro di lui, nulla impedì al suo stomaco di attorcigliarsi in una morsa quasi dolorosa.
Non essere stupido, non essere stupido, non essere stupido.
Perché Lag non era suo, non era di nessuno, e Zazie non aveva alcun diritto di volerlo tutto per sé, non aveva alcun diritto di essere geloso.
Ma non era solo gelosia, quella che provava; era la consapevolezza che il pensiero di Goos stava facendo soffrire Lag, erano la tristezza e il malumore che nascevano in lui al vedere il più piccolo in quello stato e che gli facevano digrignare i denti come un gattino pronto ad attaccare. Era il desiderio prepotente di stringere Lag tra le braccia e di non lasciarlo mai più, di difenderlo da qualunque cosa o persona avrebbe potuto ferirlo.
A questo pensiero sentì il sangue che affluiva al suo viso e le guance e le orecchie farsi sempre più calde; e, ancora una volta, si sentì immensamente stupido.

~

Quando Zazie, per la prima volta, confessò i suoi sentimenti, pensava che l'esito fosse scontato, che Lag lo avrebbe guardato con il suo splendido occhio spalancato per lo stupore, che sarebbe rimasto a corto di parole per qualche istante, e che, poi, con la delicatezza e l'attenzione che lo caratterizzavano, gli avrebbe detto che lui lo voleva bene, ma che era solo un amico, e nulla di più.
Zazie era certo che sarebbe finita così, aveva avuto la scena dipinta nella mente dal momento in cui aveva pensato di dichiararsi. Non per una mancanza di fiducia in se stesso, perché pensasse che Lag non avrebbe mai potuto voler stare con qualcuno come lui; semplicemente, loro due erano amici e non credeva che Lag lo avrebbe mai visto come qualcosa in più.
Non era il rifiuto a fargli paura, quanto il fatto che, dopo, il loro rapporto avrebbe finito con l'incrinarsi e, poi, per rompersi del tutto. La sua parte razionale continuava a ripetergli che si trattava di un'idea assurda, che lui e Lag si conoscevano da troppo tempo perché una cosa del genere potesse allontanarli; ma il solo pensiero gli faceva stringere i denti finché i canini appuntiti non gli facevano uscire il sangue dalle labbra.
Ma Zazie non voleva che le cose restassero semplicemente così, rifiutandosi di fare qualcosa, quando ogni volta che lo vedeva, sentiva la gola farsi secca e il suo cuore accelerare. Lui non era mai stato un tipo da fermarsi a riflettere, da continuare a rimuginare per troppo tempo sullo stesso problema; Zazie era un tipo che agiva e, quindi, agire era quel che avrebbe fatto anche stavolta.
Decidere di agire era, però, più facile che agire di fatto.
Mentre cercava di organizzare, nella sua testa, un discorso di senso compiuto, si disse che, probabilmente, i sentimenti che provava per Lag erano talmente evidenti che tutti, nell'intera Amberground se ne erano già accorti. Una piccola, vigliacca, parte di lui, gli disse allora che, forse, non era davvero necessario dare voce a quel groviglio insensato di sensazioni e sentimenti che aveva dentro, perché Lag doveva già esserne a conoscenza.
Un'altra parte di lui gli suggerì di farsi colpire da Akabari perché mostrare il suo cuore a Lag sarebbe senza alcun dubbio stato più facile che cercare di esprimerlo a parole.
E anche perché dichiararsi a qualcuno, non solo era decisamente umiliante ma anche, e soprattutto, molto, molto, difficile.
Zazie cercò per diverso tempo il momento giusto, anche se neanche lui sapeva bene quale fosse. Ci provava ogni volta che si trovava da solo con Lag, apriva la bocca per parlare e la richiudeva senza aver emesso neanche un suono.
Furono probabilmente la frustrazione causata dai tanti tentativi falliti, e la fatica di una giornata trascorsa a sconfiggere Gaichu e a consegnare lettere che, alla fine, lo spinsero ad abbracciare Lag senza preoccuparsi delle conseguenze e di tutte le preoccupazioni che aveva avuto fino a quel momento. Zazie non si ricordava esattamente cosa gli avesse sussurrato all'orecchio -e, in realtà, preferiva non cercare di riportarlo alla memoria- ma ricordava perfettamente l'imbarazzo che aveva provato quando si era reso conto di quel che aveva detto e ricordava anche che, quando si era allontanato dal piccolo albino, aveva visto lo stesso imbarazzo riflesso sul suo viso completamente rosso.
Non si erano più parlati finché non erano tornati al Bee Hive e, a dirla tutta, durante il tragitto non avevano neanche avuto il coraggio di guardarsi negli occhi direttamente.
Zazie non si era aspettato una reazione del genere da parte di Lag. Aveva messo in conto da subito che sarebbe stato respinto, ma non si era aspettato un rifiuto silenzioso il che, doveva ammetterlo, faceva decisamente più male.
Se non avesse cercato in ogni modo di evitare di guardare il suo compagno, avrebbe di certo notato i suoi continui tentativi di dire qualcosa, come se neanche lui sapesse esattamente cosa voleva dire e come farlo.
Fu solo quando giunse il momento di separarsi, che Lag gli si avvicinò e, alzandosi sulle punte dei piedi, gli poggiò delicatamente le labbra sulla guancia, balbettando solo poche parole che furono in grado di far fare le capriole al cuore di Zazie e di renderlo, ancora una volta, stupidamente felice.

~

La prima volta che si baciarono, nessuno dei due sapeva esattamente cosa fare. Le loro labbra si incontrarono, goffe, leggermente tremanti quelle di Lag. Fu improvviso e impacciato, e tanto veloce che per un attimo entrambi si chiesero se fosse accaduto sul serio. Quel bacio lasciò Zazie con il forte desiderio di provare per davvero il sapore delle labbra di Lag con le proprie e si rassicurò quando fu certo di scorgere quello stesso desiderio nell'occhio di Lag, puntato su di lui.
Zazie si chinò di nuovo verso il più piccolo, con il suono dei battiti del suo cuore che gli rimbombava nelle orecchie.
La seconda volta fu senza alcun dubbio migliore della prima. L'imbarazzo era ancora lì ad avvolgerli e Zazie, all'inizio, poteva ancora sentire le labbra di Lag incerte e tremanti contro le proprie. Ma il loro secondo bacio duro più del primo e se, non fosse stato per la necessità di riprendere aria, nessuno dei due si sarebbe separato dall'altro.
Zazie sentiva le mani di Lag, strette attorno alla camicia della sua divisa, tirarlo leggermente verso il basso nel tentativo di avvicinarlo di più. Le braccia del più grande si strinsero ancora più forte attorno alla vita di Lag, tenendolo stretto in un gesto affettuoso e possessivo.
Le labbra di Lag erano morbide, leggermente dischiuse; Zazie poteva sentire i suoi capelli solleticargli la guancia, e pensò che avrebbe potuto passare il resto della sua vita a fare solo quello: stringere Lag tra le braccia e baciarlo fino a che entrambi non fossero rimasti senza aria nei polmoni.
Per un istante si chiese perché non lo avessero mai fatto prima, sebbene stessero insieme ormai da qualche tempo, ma il pensiero venne immediatamente cancellato, e Zazie tornò a concentrarsi solo sul momento presente.
Quando si separarono, Zazie si ritrovò a fissare la figura che stringeva tra le braccia, con le labbra socchiuse e gli occhi ancora chiusi e il viso completamente rosso per l'imbarazzo, nelle stesse condizioni in cui doveva trovarsi il suo.
Il bisogno di parlare, di dire a Lag quanto fosse importante per lui, si fece improvvisamente forte, e Zazie sentì le parole, due importanti parole, premere per uscire; invece, si morse la lingua e le ricacciò indietro, decidendo che, almeno per il momento, avrebbe mostrato i suoi sentimenti tramite le azioni. Abbracciò Lag ancora più forte e, dopo essersi fissati per un altro istante, si baciarono di nuovo.

~

La prima volta che gli disse che lo amava, Lag lo fissò per una terribile manciata di secondi che nella testa di Zazie durarono come una piccola eternità. Un piccola eternità durante la quale si disse diverse volte di aver fatto una cosa stupida, che non era quello il momento adatto.
Si diede di nuovo dello stupido, questa volta con ancora più fervore, per aver pensato una cosa tanto sciocca, nel momento in cui vide chiaramente un enorme sorriso farsi spazio sulle labbra del più piccolo e il suo occhio diventare lacrimoso. Quando Lag gli gettò le braccia al collo, premendo il volto nell'incavo della sua spalla e facendogli quasi perdere l'equilibrio, Zazie si rese conto che qualunque momento sarebbe stato adatto.
-Ti amo anch'io, Zazie!- gli disse Lag -il suo Lag.

~

La prima volta che Lag dimostrò di essere speciale, nella vita di Zazie, fu quando si incontrarono, quando Zazie lo colpì senza riflettere e poi venne assalito dal senso di colpa, quando sentì il bisogno di scusarsi con lui, ma non ebbe il coraggio sufficiente per farlo di persona.
Quella fu anche la prima volta -ma senza dubbio non l'ultima- che Lag lo fece sentire immensamente stupido.

  
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