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Autore: Persychan    14/10/2008    2 recensioni
85# Lei: "L'aveva amata, l'aveva amata follemente più i quanto fosse giusto eppure ora il suo pensiero non faceva che farlo soffrire"
Raccolta di drabble e flashfic ispirate alla Bdm e alla Mtm.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seiichiro Tatsumi, Yutaka Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I vari capitoli a meno che non sia scritto sono slegati tra loro e non disposti cronologicamente, quindi non stupitevi se nel capitolo prima li trovate intenti in camera da letto ( o in qualunque altro luogo mi ispiri XD) e in quello dopo a malapena si conoscono. Sono scritti per la BdT e la MtM (per saperne di più qui e qui)

La storia è dedicata alla mia Beta Chris senza la quale tutto ciò sarebbe una cosa immonda e alla Barbar grazie alla quale tutto è iniziato.

85# Lei

L'aveva amata, l'aveva amata follemente più di quanto era giusto eppure il suo pensiero non faceva che farlo soffrire.

Di lei ricordava lo sguardo triste velato di lacrime, puntato verso qualcosa di più lontano delle pareti di quella casa modesta, tanto diversa dalle stanze trapuntate di tessuti colorati e pieni di ninnoli delicati a cui era stata abituata.

Era così distante dalla realtà che la circondava: “non è quello il mio posto” la sentiva mormorare, quando pensava di non essere udita, che talvolta Tatsumi aveva paura che fosse solo una mera illusione e che non si trovasse veramente lì vicino a lui, in quella stessa stanza, in un luogo in cui poteva proteggerla.

Lei era nata per muoversi con eleganza, avvolta in sete ricamate, su lisci pavimenti di legno, per camminare tra pareti di carta dipinte di magnifici colori immersa nel profumo dei fiori.

Invece era stretta tra quelle mura anguste e soffocanti come in una crisalide, ma lei non sarebbe mai uscita come splendida farfalla, avrebbe continuato a dibattersi in quelle stanze minuscole mentre le sue ali si ferivano poco a poco cadendo in pezzi come frammenti di specchi rotti.

Di lei ricordava il muoversi goffa tra le pile di piatti con le maniche tirate oltre i gomiti mentre tentava con fatica, bagnandosi gli abiti, di lavarli. Tatsumi sapeva, era sempre stato un ragazzino sveglio, che il suo sguardo, se avesse solo potuto vederlo, sarebbe stato liquido di lacrime, ma sapeva anche che non appena fosse entrato, non appena lei lo avesse visto, avrebbe cancellato i segni del pianto sorridendogli quieta.

Di lei ricordava le mani dalla pelle di seta, rosse per lo sfregare dei panni o graffiate nel cercare di eliminare il bruciato dal fondo delle pentole, eppure sempre delicate e prive di difetti.

Lo faceva raramente, ma quando ripensava a lei, a sua madre, non poteva fare a meno di sentirsi in colpa.

 

Invece, quando sente le dita callose di Watari, distratto appena dal suo arrivo concentrato su chissà quale diavoler ia estremamente costosa – la sua nota spese è seconda solo a quella di Tsuzuki e questo è tutto un dire –, sfiorargli il dorso della mano, mentre si volta sorridendogli per un rapido saluto, non può fare a meno di sentirsi felice.

 

   
 
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