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Autore: Shewrites220898    16/10/2014    0 recensioni
Giulia è una ragazza come tutte, che divide le sue giornate tra scuola, casa, famiglia e amici. Tutto cominciò la sera della vigilia di Natale, quando ricevette dai genitori un regalo inaspettato che cambierà per sempre la sua vita ...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte 1.1

Ancora non ci posso credere che i miei genitori si siano degnati di regalarmi qualcosa di decente per Natale. Solitamente mi ritrovo sotto l’albero la classica carrellata di pigiami, servizi di tazzine da caffè (e io non bevo caffè) e, soprattutto, ciò che odio di più in assoluto: i calzini. Ora, io sono sempre stata una che tiene molto all’igiene e non mi è mai piaciuto sporcarmi, tuttavia, quando giro per casa a piedi nudi anche d’inverno, seguo tutto un altro criterio. Il fatto è che, mentre ascolto la musica, quando passo le ore al telefono con le amiche, e a volte anche mentre studio, mi viene spontaneo mettermi a camminare da una stanza all’altra dell’appartamento, e i calzini mi danno un senso di prigionia, di antilibertà dei piedi (lo ammetto, è un ragionamento malato e filosofico allo stesso tempo, ma la mia mente è capace di produrre soprattutto queste cose).
-Oh! Mio! Dio!- Scandivo bene le parole come fossi in trance, poi mi risvegliai e cominciai a sorridere: la mia bocca assunse una forma alquanto strana, per non dire sadica e inquietante. Dopotutto, è il mio metodo per esternare la gioia. Dovevo solo rendermi conto di avere davanti a me un autentico Mac (il famoso portatile della Apple che, a detta di molti, costa “i milioni”). Subito ho ringraziato mamma con un bacio sulla guancia e papà con un forte abbraccio. E mia sorella? Naah, di lei non mi importa. Ora ho un Mac tutto per me, quindi il resto può aspettare (sembro la pubblicità di una macchina di cui ora non ricordo il nome). Subito mi avviai in camera tutta pimpante col computer in mano, canticchiando e saltellando come una ragazzina euforica (o, per rendere meglio l’idea, come un canguro accaldato). Posai il mio “tesoro” sulla scrivania, togliendo di mezzo tutto quello che c’era sopra, compresa la macchina fotografica, che, fino a quel momento, era stata la mia “life companion” (=compagna di vita, ogni tanto mi prendono gli inglesismi). Delicatamente sollevai il monitor e, proprio mentre mi immaginavo la melodia di “2001: Odissea nello spazio”, questo si accese. Stavo sudando freddo, nonostante stesse addirittura grandinando.  Mi prenderete per una pazza computeromane (termine coniato direttamente dal mio vocabolario), ma fu un’esperienza sensoriale emotivamente forte, soprattutto per una come me, che si è messa a piangere vedendo le scene finali di “Star wars: la vendetta dei Sith”. A parte il quadro sentimentale legato all’accensione dell’apparecchio, dal punto di vista tecnologico, comparve su di esso una serie di numeri e una scritta, in inglese, color giallognolo: “Press f1 key”. Senza esitare premetti il tasto f1, non senza un po’ di fatica che impiegai per trovarlo, nel bel mezzo di quella tastiera piatta e omogenea. Subito dopo lo sfondo diventò azzurrino e comparve il simbolo del loading (caricamento, altro inglesismo). Quanto odio aspettare. Sono un tipo alquanto impaziente, in tutte le situazioni preferisco sempre scegliere la via più breve, senza dover stare lì a ciondolare e ad attendere qualcosa che, secondo me, non arriva mai (pessimismo leopardiano al culmine della sua applicazione). Mentre aspettavo, appunto, che il portatile si caricasse, decisi di mandare un video alla mia migliore amica, per annunciarle la “bella notizia” e, già che c’ero, per farle salire anche un po’ d’invidia.
-Chià, mi senti? Guarda un po’ qua! Hihihi, scommetto che stai rosicando come non mai! Beh, allora che dire? Buon Natale e scusa se ti ho disturbato. Attendo con ansia una tua risposta; mi raccomando, se ti regalano qualche maglietta sai già cosa fare, no? Nel caso non lo sapessi te lo consiglio io: prestarmela. Allora, adesso devo salutarti davvero, la piccola Macy mi aspetta! (Sottovoce) so che è da pazzi svitati dare un nome a un computer, ma ricordati, ogni volta che mi comporto in modo strano pensa all’episodio della parrucca, eheh! Ancora buon Natale, un bacio, e sappi che ti voglio taaaaanto bene! Ciau amore, muah!-
Dopo aver baciato la fotocamera del mio cellulare, premetti il tasto invio. Chiara non impiegò molto a rispondere, dopotutto, lei risponde sempre ai miei messaggi, soprattutto quando si tratta di messaggi vocali e video, perché dice che la mia voce la fa ridere (cosa ci trova di buffo, lo sa solo lei).
-Hei, pazzerella mia! Ma quanto mi manchi? E quanto ti manco io? Domande retoriche, ovviamente ahah. Allora? Che mi racconti? Ho appena visto il tuo video e, devo ammetterlo, mi girano. Eh sì, perché, a parte la piccola “Macy” e tutto ciò che si porta dietro, finora non ho ricevuto nulla di decente: solo una vestaglia morbidosa che già ho, un paio di ciabatte rosa, ma proprio ROSA, e tu sai quanto io odio le tonalità del rosa, e, per finire in bellezza, mia nonna ha avuto la bellissima idea di regalarmi uno stupidissimo, grassissimo, rompissimo, rumorosissimo criceto (Nota: Chiara non è esattamente un’amante degli animali, specie quelli piccoli e pulciosi, come ad esempio i criceti, i gatti e i porcellini d’India, dice che le danno fastidio e che sono pieni di germi). Ora puoi immaginare la mia felicità quando ho visto quel mostriciattolo fare capolino da dentro il pacco regalo. Scherzi a parte, ora vado a convincere mia madre a sbarazzarsi della bestia entro una settimana massimo, e all’oscuro di nonna. Ti saluto tanto tanto e ti auguro a mia volta un buonissimo Natale! Tivubì, muah!-
Non riuscii a trattenere una risata, non appena finii di vedere il video. Riesce sempre a farmi ridere, anche quando non è il momento migliore per farlo. Feci appena in tempo a vedere il video, che subito mi accorsi che finalmente Macy aveva deciso di funzionare. Mi misi a fare un balletto in mezzo alla stanza buia, e iniziai a cantare dalla felicità : -Because I’m happyyyyyyyyyy!-
Cantavo così forte che persino gli inquilini del quartiere vicino sarebbero stati capaci di sentire le mie urla isteriche. Tant’è vero che mia madre subito accorse, pensando che mi fossi fatta male (lei e le sue teorie catastrofiche).
-Niente mà, tutto a posto!
-Va bene amore, tra poco vieni di là con noi, apriamo il pandoro?
-Hai detto pandoro?! Dammi due minuti e sono subito da voi!
Dovete sapere che io sono una ragazza mooolto golosa e, modestamente, buongustaia, anche se sono molti i cibi che non amo, come ad esempio, strano ma vero, la pasta al sugo. Ma ora lasciamo perdere le mie abitudini alimentari, che sono del tutto irrilevanti davanti alla potenza emotiva e tecnologica di Macy. Il suo sfondo era azzurro chiaro, proprio come quello del caricamento, e le icone erano disposte in ordine, per file orizzontali, ognuna con il nome di ciò che conteneva. Beh, è il caso di dirlo, meglio di così non poteva andare. Rimasi a fissare il desktop per non so quanti minuti, quando sentii la voce irritata di mamma e i suoi passi da elefante che si dirigevano verso la mia camera.
-Vengo subito! Aspettatemi per il pandoro!-
Purtroppo per me, però, tre quarti del pandoro erano già “andati”. Che sfiga, proprio nel momento in cui avevo abbandonato Macy! Mi sono toccati gli avanzi. Tanto per cambiare, non appena finii di mangiare, mamma e papà mi levarono il piatto da sotto il naso e, subito dopo, presero la tovaglia e la sbatterono fuori al terrazzo. Il momento era giunto. Nonna e nonno si diressero verso la cucina a controllare la situazione e a pulire un po’ per terra, mia sorella ne approfittò per sfogliare il nuovo libro che le aveva regalato il suo ragazzo (eh sì, è stata più fortunata di me in amore). Lei ama e ha sempre amato la  lettura, e soprattutto la scrittura: tutti i santi giorni viene da me, da mamma o da papà (soprattutto da papà, che è laureato in lettere e di mestiere fa il direttore di biblioteca) e ci assilla con le sue idee per l’immediato futuro. Infatti, Bea sta all’ultimo anno di liceo e da grande vorrebbe tanto fare la scrittrice. Ora dico: va bene che tu abbia una passione, un sogno nel cassetto, quello che ti pare, ma perché devi venire a rompere a me? Okay, forse sembrerò un po’ esagerata, ma se la conosceste bene come me vi rendereste conto di con chi avete a che fare. Chiusa questa parentesi, torniamo a noi: nonna e nonno si sono messi sul balcone a farsi le coccole, mamy e papy sono andati giù nello scantinato a prendere l’occorrente, mia sorella è la solita imbambolata che sta lì a non far nulla, e io mi guardo intorno con aria rassegnata. In effetti, è sempre stata una tradizione di famiglia, ma io non l’ho mai veramente mandata giù, non fino in fondo almeno.
-Et voilà!-
Mia madre ricomparve dalla scalinata con in mano due bei mazzi di carte.
-Et voilà!-
Subito dopo comparve anche papà, con in mano una scatola grigia di plastica abbastanza ingombrante.
-Finalmente si comincia!-
-Yuppi ye- dissi io con flemma. Il mio entusiasmo e la mia voglia di giocare a mercante in fiera la sera della vigilia di Natale sono paragonabili a quando studio matematica in un pomeriggio di un sabato soleggiato. Con un abile gesto da marziale, mamma scaraventò le carte sul tavolo e si sedette a capotavola, dove, di solito, si siede il mercante. Papà si posizionò alla sua sinistra, e io, per non destare sospetti di distrazione, mi misi al capotavola opposto (anche se non era poi così lontano, mi permetteva comunque di dare ogni tanto un’occhiata al cellulare - o all’orologio per un rapido conto alla rovescia). Mamma cominciò a dare le carte e tirò fuori le fisches dalla scatola grigia. Dopo aver sistemato ognuno i propri mazzi e disposto le fisches al centro, a seconda dei premi, iniziammo il gioco. La singola partita durò (o almeno sembrò durare) circa una quarantina di minuti e alla fine, con la iella che mi ritrovo, non avevo neanche vinto. Decisi allora di consolarmi nel miglior modo possibile, ovvero andando a vedere come stava la mia Macy. Stava bene, in effetti, aveva messo il salvaschermo, non si era spenta e, una volta mosso il mouse, vidi che tutto era rimasto invariato. La prima cosa che faccio con un nuovo apparecchio elettronico, di solito, è tentare di connetterlo il prima possibile alla rete fissa. Mi ci volle una mezz’ora buona per portare a termine quest’operazione. In effetti, nonostante me la cavi abbastanza bene con il cellulare, io e i computer non andiamo molto d’accordo, per quanto riguarda il metodo di utilizzo (una volta ho provato a scaricare un programma per creare tabelle sul PC di casa e stavo quasi per mandare in cortocircuito l’intera rete elettrica del condominio). Comunque sia, dopo questa mission impossibile, mi misi a cercare qualcosina su Google, per vedere se il browser funzionava adeguatamente. Ero così eccitata del perfetto funzionamento di Macy, che quasi quasi mi mettevo a piangere. Poi andai su Youtube e provai a vedere qualche videoclip, per valutare la qualità dell’audio e dell’immagine: inutile dire che erano entrambe ottime. Feci un giro sui vari social network dove ho un profilo (Facebook, Ask, Instagram e qualcun altro) e mi divertii un po’ leggendo qualche post sul blog insegreto.it (una pagina web dove chi vuole può pubblicare un suo segreto, una sua confessione, una sua mania o semplicemente qualcosa di buffo o di strambo che gli è capitato). Infine, scaricai qualche gioco e qualche programma per musica e film, e mi divertii un po’ andando a curiosare tra i vari programmi già installati e tra quelli nuovi che avevo installato io. Dopo un bel po’ di giri di solitario, e dopo che miei occhi assunsero le sembianze di uno schermo, mi resi conto che avevo fatto le due e passa. Mia madre venne a chiamarmi arrabbiata e, dopo aver salutato i nonni, mi sgridò dicendo che avrei dovuto stare in compagnia, invece che farmi due occhiaie così davanti a quel monitor.
-Quel monitor? Quel monitor?!- Esclamai io, correndole dietro mentre si dirigeva in cucina per lavare i piatti.
-Quel monitor, mamma?!-
Mamma mi zittì con l’indice e mi mise nella mano destra una camomilla bollente, e nell’altra due o tre biscotti al cocco, i miei preferiti.
-Tieni, e ora non dire che ti toccano sempre gli avanzi-
Mi diede un bacio sulla guancia e mi augurò la buonanotte. Ricambiai e me ne tornai in camera, felice della “sorpresina” che mamma mi aveva riservato.
-Buonanotte Macy, a domani- Dissi spegnendo il Mac. Stranamente si spense con un colpo secco, e non gradualmente come tutti gli altri computer che ho sempre avuto. Dopo essermi fatta scappare una faccia perplessa riguardo a questo, mi infilai il pigiama, spensi il telefono, aprii il letto e mi distesi. Ah, finalmente il meritato risposo! Pian piano cominciai ad avere sonno e, nel giro di pochi minuti, mi addormentai profondamente.
   
 
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