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Autore: telesette    16/10/2014    2 recensioni
Vi è mai capitato di fare sesso con un perfetto estraneo sul luogo di lavoro, magari proprio in ascensore?
E come reagirebbero le persone, i colleghi, dinanzi al desiderio erotico incontenibile di Fabrizio e Monica?
La verità?
Non gliene frega niente a nessuno...
Genere: Comico, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Amore che sale... Amore che scende
immagini tratte da internet

Carina!

Quando Fabrizio la vide entrare, nell'attimo in cui le porte dell'ascensore si aprirono, rimase subito piacevolmente colpito dai lineamenti delicati e sottili di quel volto incorniciato da soffici capelli lisci.
Monica aveva davvero un bel personale. Era una ragazza slanciata, sui venticinque anni appena, non molto prosperosa ma con un fisico sottile e le forme sviluppate in modo evidente ed armonioso. Costei gli rivolse un sorriso, chinando imbarazzata lo sguardo, e si sistemò compostamente al suo fianco.
Anche Fabrizio era un gran bel ragazzo, più o meno della sua età, molto robusto di spalle e con un lieve accenno di barba ben curata sulla pelle abbronzata del volto dal quale spiccavano un magnifico paio di occhi celesti.
Monica aveva un debole per gli uomini con gli occhi di quel colore. Le piacevano soprattutto perché, nelle riviste di moda e sui rotocalchi, era affascinata dai riflessi cangianti di quelle iridi così chiare e limpide come l'acqua.
Lui bruno con gli occhi celesti.
Lei bionda con gli occhi verdi.
Tutti e due insieme, per caso, nello stesso ascensore e nello stesso momento...
Quando si dice il caso ( Eh sì, certo, come no! ).

- Sale? - domandò Fabrizio, cercando di non puntare troppo insistentemente gli occhi sul nero tailleur di Monica che, generosamente aperto sul davanti, lasciava intravedere quel tanto che bastava.

Monica annuì goffamente.
Nel passarle davanti per premere il bottone, Fabrizio cercò di scorgere qualcosa di più con la coda dell'occhio. Dal canto suo, invece, Monica percepì chiaramente quel buon profumo di dopobarba misto ad aromi e spezie.
Anche dopo aver premuto il bottone, Fabrizio non riuscì proprio a staccarle gli occhi di dosso. Era abituato a vedere simili giacche indosso alle sue colleghe; donne anonime, poco truccate, oppure truccate pesantemente ma prive di quel fascino naturale in grado di valorizzare sia l'acconciatura più glamour che il ritrovato più costoso di make-up sul mercato...
Monica, invece, non era niente di tutto questo.
Il suo era il tipico aspetto della ragazza acqua e sapone, per nulla volgare. La sua giacca da ufficio si sposava perfettamente con la minigonna adeguatamente lunga in tinta unita e la camicetta semitrasparente color panna, le sue gambe affusolate avvolte nei collant trasparenti, e le scarpe che indossava avevano un tacco talmente basso che sembravano poco più che dei sandali.
Pur dovendo vestirsi in modo conforme all'ambiente lavorativo, Fabrizio non indossava mai alcuna cravatta. Odiava quel cappio colorato attorno al collo, specialmente d'estate, e a volte addirittura era solito lasciare aperti i primi tre o quattro bottoni della camicia. Monica trattenne a stento un fischio di ammirazione, nello scorgere la linea evidente dei suoi pettorali scolpiti, e di riflesso si passò appena un palmo di lingua sulle labbra.

- Che figo - pensò.

Fabrizio finse di urtarla accidentalmente.
In realtà, voleva solo constatare quanto l'avvenente signorina fosse sensibile o meno al suo fascino. Rischiare una denuncia, per molestie ingiustificate sul luogo di lavoro, non lo allettava proprio. Certo, se lei ci fosse stata, cosa poteva esserci di meglio che intrattenersi in piacevole compagnia di una sventola del genere?
Monica intuì perfettamente il significato recondito del suo puerile tentativo di approccio e, dal momento che questi mostrava un interesse così spudorato per lei, si limitò ad accarezzargli il dorso della mano con fare lascìvo.
Fabrizio comprese.

- Che strafiga - pensò.

La schiena di lei premuta contro la parete dell'ascensore, subito le sollevò piano il mento con le dita e la baciò dolcemente sulle labbra. Monica gli passò istintivamente il braccio attorno al collo, nel vano tentativo di cingere la sua spalla tonica e muscolosa, allorché lui la baciò ancora.
E ancora.
La passione morbida e sensuale, così carica di desiderio reciproco ed avvolgente, e in un attimo entrambi parevano essersi completamente dimenticati dell'ascensore in movimento e di tutto il resto.
Monica gli avvolse la gamba attorno al ginocchio, per quanto la stretta gonna attillata potesse permetterglielo, abbandonandosi all'iniziativa con cui Fabrizio la stava baciando quasi senza concederle un minimo di respiro.
In quel momento l'ascensore si fermò al piano.
Le porte si aprirono sui due amanti, stretti l'uno all'altra in atteggiamento più che inequivocabile, e ciò non fece che suscitare un mucchio di risatine ironiche tra i colleghi dell'ufficio che pure comprendevano benissimo la situazione. Ognuno dei presenti si allontanò in buon'ordine, un po' per non disturbare la coppia e un po' perché dovevano ritornare ciascuno alle proprie occupazioni. Tuttavia Giovanni, le braccia ingombre da un enorme scatolone di pratiche, non se la sentiva proprio di fare le scale fin giù in archivio.

- Scusate - domandò sottovoce, giacché Monica e Fabrizio erano fermi a baciarsi proprio davanti ai bottoni dell'ascensore. - Potete premere S-1, per cortesia?

Senza staccare le proprie labbra da quelle calde e sensuali di Monica, Fabrizio cercò a tentoni il bottone da premere.

- Un po' più a destra - suggerì piano Giovanni, in modo da orientargli la mano sul pulsante giusto. - Più in alto... leggermente più sotto... Ecco, è quello!

L'ascensore scese otto piani più in basso, raggiungendo i sotterranei della ditta, allorché Giovanni uscì tranquillo con il suo scatolone di pratiche da archiviare e lasciò i due amanti alla loro ( quasi ) beata intimità.
Sfortunatamente per loro, infatti, l'ascensore fu richiamato subito al pianterreno.
Giorgio e Luciano, entrambi appassionati di calcio fino al midollo, erano appena tornati dal bar e dalla pausa-caffé. Tanto erano impegnati in animata conversazione che, quando le porte dell'ascensore si aprirono con Monica e Fabrizio sempre in atteggiamento eros, rimasero a discutere del loro argomento come se niente fosse.

- Ma allora tu si propio de coccio - fece Luciano, guardando Giorgio con aria di sufficienza. - Vo' mettere quello sbarbatello de Messi co' Maradona?
- A Lucià, e mo' hai rotto co 'sta storia - ribatté Giorgio. - Tu sei rimasto di molto ma di molto indietro: "Maradona de qui", "Maradona de là"... Che palle, oh!
- Zitto, 'nfedele, Diego Armando un se tocca!
- Ma va, va...

Incuranti della presenza dei due calciòmani, Fabrizio e Monica si spinsero un po' più audacemente. Monica insinuò la mano sotto la camicia dell'altro, accarezzandogli il petto e la tartaruga scolpita dell'addome. Fabrizio invece, dopo averle sbottonato il tailleur e la camicetta, già stava armeggiando nel tentativo di sganciarle il famigerato gancetto del reggiseno dietro le spalle.

- Glielo dica anche lei, giovanotto - esclamò Luciano, dando con noncuranza una lieve pacca sulla schiena di un arrapato Fabrizio. - Ma, secondo lei, Messi che la po' valere n'unghia di Maradona?
- Mmmphhh - gemette Fabrizio, troppo impegnato a baciarsi con Monica anche solo per rendersi conto di cosa l'altro gli avesse appena chiesto.
- Oh, visto, icché te dicevo - tagliò corto Luciano, tornando lo sguardo all'amico Giorgio. - E' tutta n'artra cosa, un c'è paragone!

Le mani di Fabrizio, insinuandosi un attimo sotto la gonna, fecero scivolare via lungo le gambe le bianche mutandine di Monica. La donna reclinò il capo all'indietro, il senso di eccitazione misto alla vergogna, mentre con la mano cercò istintivamente di riappropriarsi dell'indumento che Fabrizio le aveva appena tolto.

Etciù - starnutì Giorgio. - 'Sta maledetta allergia... Scusi, signorina, permette?

Scambiando le mutandine di Monica per un fazzoletto, Giorgio vi si soffiò energicamente il naso e le appallottolò prima di gettarle nel vano portacicche lì accanto.
Giunti al piano selezionato, Giorgio e Luciano uscirono dunque dall'ascensore, imprecando senza tregua sulla questione Messi VS Maradona.
Nel momento in cui Monica ebbe calato i pantaloni a Fabrizio, indugiando particolarmente sui glutei di quest'ultimo attraverso la stoffa ruvida dei boxer, l'anziana signorina Cinguetti, dell'ufficio reclami, entrò recando con sé un bel mucchio di fascicoli da revisionare. Gli occhiali spessi sul naso adunco, tipico della classica perbenista che era, la donna guardò con evidente disprezzo allo sconcio spettacolo che le si presentava davanti. Ciononostante, dicendosi "superiore" a certe cose, volse lo sguardo contro le porte dell'ascensore e rimase così fin quando non arrivò al suo piano.

- Almeno fatelo in macchina - bofonchiò sprezzante, quasi rischiando di urtare il tecnico elettricista che stava sistemando il quadro luci di fianco all'ascensore.
- Attenta a dove vai, befana - strillò l'operaio, ignorando il gesto inequivocabile che la Cinguetti gli rivolse con il dito medio sollevato verso l'alto.

Subito Fabrizio affacciò la testa fuori dell'ascensore, il volto paonazzo e la presenza di vari succhiotti sulle labbra.

- Scusa - mormorò, chinando lo sguardo verso il tecnico. - Non è che ce l'avresti un...
- Aaamm - fece Monica, artigliandolo avidamente per costringerlo a sé.

Senza commentare alcunché, l'uomo chino sul pavimento tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un condom nuovo di zecca e lo passò a Fabrizio con una strizzatina d'occhio.

- Serve altro, Mister?
- Eh, magari, grazie... Puoi mettere il cartello che l'ascensore è Fuori Servizio?
- E tu puoi mettere cinquecento euro nella mia borsa?
- Tieni - tagliò corto Fabrizio, incapace di contenere oltre il desiderio di Monica.

Lasciando cadere la banconota richiesta nella borsa aperta del tecnico, il quale trasse fuori l'apposito cartello da appendere fuori delle porte, Fabrizio spinse dunque il bottone del "blocco" automatico e si concentrò solo sulla sua bella ed insaziabile collega.

FINE

   
 
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