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Autore: Nejisfan    16/10/2014    1 recensioni
Teresa e Tommaso sono belli e fidanzatissimi, sono la coppia perfetta, le due metà di una stessa mela che si incontrano, tutto ciò che si può desiderare.
O almeno lo sembrano.
Monica è l'incasinata sorellina di Teresa, la passionale e arrabbiata ragazzina che si ribella, la mora dagli occhi scuri che scuotono, la giovane del fuoco.
Più ti avvicini e più il fuoco brucia.
Presto lo scopre anche Tommaso.
Due capitoli che partecipano al "Kink&Plot Contest" indetto da Im_a Panda
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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FUOCO DI CARTA.


Capitolo 1: L'ingresso.




 
Il momento è arrivato, finalmente, e gli occhi di tutti si posano sulla sposa che entra nella chiesa con i canonici quaranta minuti di ritardo.
Ha i capelli più biondi di sempre e gli occhi già lucidi, un abito bellissimo che qualcuno criticherà e un sorriso che non è contestabile.
La guardano tutti, o forse no.
Monica vorrebbe davvero fissare sua sorella con lo sguardo gioioso ed empatico di tutti gli altri, ma non ce la fa.
Non ce la fa, perché una forza a cui preferisce non dare un nome le impone di guardare lo sposo, di non smettere di farlo neanche per un secondo.
I suoi occhi sono appannati- che dolce, piange per la sorella!- mentre lo osserva, mentre memorizza per l'ennesima volta l'esatto punto di colore della sua cravatta e il modo perfetto in cui gli cade addosso la giacca.
La forza a cui non vuole dare un nome fa sì che anche lui la stia fissando da mezz'ora, e che tutto sia così sbagliato da far venire i brividi.
Devi gridare "Mi oppongo", ma poi finisce che taci.





Tommaso era entrato nella vita di Teresa cinque anni prima, erano compagni di università ed erano perfetti insieme: entrambi biondi, entrambi bellissimi, entrambi molto bravi a scuola.
Perfino i loro nomi suonavano bene insieme, le loro mani sembravano nate per stare intrecciate.
Teresa aveva detto a Monica di essersi innamorata un giovedì di agosto e sua sorella le aveva sorriso- ancora riusciva a essere sincera.





Tommaso era entrato anche nella vita di Monica cinque anni prima; era il fidanzato di sua sorella.
Andavano d'accordo, loro due, e Teresa ne era così felice!
"È turbolenta, la mia sorellina, da quando mamma non c'è più lei...si ribella" aveva confessato al suo ragazzo, un giorno, e lui aveva capito.
La vita di Monica non aveva bisogno di essere ulteriormente incasinata, e lui lo sapeva.
Lo sapevano tutti.
Solo che la forza a cui non si da un nome prima o poi un nome se lo prende, e magari è quello sbagliato: magari la chiamiamo attrazione fisica, o sbronza, o follia.
Magari la chiamiamo "Resto da un'amica, è stata lasciata e ha bisogno di me. Puoi fare compagnia a mia sorella?", e poi la compagnia diventano gemiti soffocati e baci di fuoco, diventano ricci scuri e capelli biondi su un divano, diventano parole sussurrate piano, parole difficili da scordare.
"Mi dispiace, non dovevo non..." e "Lo so. Neanche io".





Tommaso era sempre stato il ragazzo modello, non aveva mai avuto alcun tipo di problema, tutto era sempre andato bene per lui.
La vita, però, gioca brutti scherzi: può succedere, ad esempio, che la sorella minore della tua ragazza diventi un'ossessione per te, che i suoi ricci scomposti e la sua risata irruenta riempiano troppo spesso la tua mente.
Può succedere addirittura che il cuore batta così forte da assordarti, e può capitare che tu sia costretto, proprio costretto, a correre da lei nel mezzo della notte, stando ben attento a non svegliare Teresa.
E succede di sentirsi sporco, sporco da morire, ma di non poter fare a meno di quel calore, di quella passione, di quel sentimento, a cui nessuno dà un nome.
Ma che se lo avesse, si chiamerebbe amore.





Monica si ribellava, all'inizio; aveva vent'anni, sua madre se n'era andata troppo presto, suo padre non era riuscito bene a reagire, i suoi punti di riferimento si erano dissolti, avevano preso fuoco come prende fuoco la carta mentre lei aveva sempre creduto che fossero impermeabili al fuoco, impermeabili alla vita.
Monica si ribellava, e forse Tommaso c'entrava con quella ribellione, ma probabilmente no.
Perché voleva bene a Teresa, era l'unico punto rimasto fermo, e perché poi era cresciuta.
La prima volta che lei e Tommaso avevano trasgredito alle regole della decenza, la prima volta in cui si era sentita sporca anche lei di una sporcizia interna, difficile da mandare via, aveva ventun anni, lui ventisette.
 Sua sorella era fuori tranquilla; si fidava, l'aveva sempre fatto.
Voleva ripulirsi, Monica, e lo voleva davvero, ma non ci riusciva mai, non riusciva mai a voltare le spalle all'unico sentimento forte che aveva scosso la sua vita.
E poi lui... lui, un giorno, aveva detto quella cosa, e non la voleva dire, ma l'aveva fatto, ed era stato un momento bellissimo, ma già quello successivo era diventato un disastro.
Carta che prende fuoco.
E il fuoco non puoi controllarlo, neanche se sei tu che bruci,  se viene da dentro di te.






Aveva detto "Ti amo" e lo aveva detto all'improvviso, sussurrandoglielo sul collo.
Non doveva dirlo a lei- Teresa lo aspettava da tantissimo, quel ti amo, ma lui le diceva che le parole non contano, contano i fatti.
Aveva detto "Ti amo" a Monica, e non era abituato a dire cose che non vanno dette.
Lei aveva pianto, lui avrebbe voluto cambiare versione, dire "no, dai, scherzavo", ma le parole, quella sera, non uscivano come voleva lui, forse perché lei era così bella che gli toglieva il fiato, forse perché tutta quella storia durava da troppo, forse perché i sentimenti li controlli fino a un certo punto anche sei sempre stato molto  bravo a farlo.
Aveva detto "Ti amo", lei aveva pianto, e lui aveva aggiunto "sposami" e lo aveva buttato lì, con gli occhi lucidi- piangere non è da uomini, lui non piangeva mai.
Lei aveva sgranato i suoi- scuri, pieni di vita, non banalmente bellissimi e azzurri come quelli di Teresa- e lui non era riuscito a frenare la sua lingua, o forse il suo cuore.
"Mi dispiace di incasinarti la vita, ma non posso continuare così e... io voglio te" aveva concluso.






I sentimenti di Tommaso avevano preso fuoco all'improvviso e ora l'incendio era alto.
Lui era quello coscienzioso, lo era sempre stato, ma ora guardava i ricci di Monica e salutava la sua parte razionale.
Monica era irruenta, ribelle e folle, ma in quell'istante, esattamente in quello, non piangeva solo per la sopresa: piangeva per la paura, per l'ironia della sorte e per l'abbandono.
In un mondo ideale, avrebbe sposato Tommaso e si sarebbero amati.
Nel mondo vero, perfino lei sapeva che doveva soffocare i sentimenti.
Spegnere l'incendio.
"Non dire cazzate" aveva sussurrato, tra le lacrime.
"Da domani parto, Tom. E tu sposerai Teresa e avrete bambini bellissimi e biondi" aveva aggiunto, ridendo con una risata amara e bagnata.
Poi lui le aveva ripetuto che l'amava, e lei si era presa un ultima notte per respirare.
Un'ultima notte prima di soffocare l'incendio.
Un'ultima notte per essere quella che si ribella.






Teresa aveva salutato Monica abbracciandola e aveva sospirato non appena sua sorella aveva voltato l'angolo: continuava a ribellarsi, a venticinque anni.
Tommaso aveva salutato Monica dandole due baci sulle guance- il secondo era un po' troppo vicino alla bocca, ed era un "ripensaci".
Monica non ci aveva ripensato, ed erano andati tutti avanti.





Fuori dall'Italia, lontana da tutto e da tutti, Monica aveva ricominciato a sentirsi fredda, aveva pian piano affievolito l'incendio che le scoppiettava dentro.
Alex lavorava nel suo stesso ristorante e studiava addirittura l'italiano, aveva un'espressione rassicurante e i capelli scuri, per fortuna.
Alex le aveva detto che la amava la prima volta che avevano fatto sesso, e probabilmente non era vero, ma lei aveva risposto "anche io", e sicuramente non era vero.





E poi...poi, l'invito.
Carta, non carta che brucia, proprio carta, in una buca per le lettere, e una bella grafia che invitava lei, in quanto testimone della sposa,  e "chiunque vuoi" al matrimonio del secolo.
Elegante, raffinato, bellissimo.
Sapeva come sarebbe stato prima ancora di andarci, e avrebbe voluto evitare di presentarsi, dire di avere la febbre, la nausea o l'Amore, che aveva capito essere la più potente delle malattie, ma sua sorella aveva bisogno di lei, e poi Alex l'aveva trovata con la busta in mano e le aveva chiesto "ti va se vengo?" in un modo così calmo e senza sospetti che l'aveva scossa.
È l'ultima prova, si era detta, l'ultima, e poi tornerò qui, e poi passerà del tempo, e poi respirerò davvero, a pieni polmoni, senza paura di dire all'uomo che amo che lo amo, dato che sarà l'uomo giusto, dato che il tempo cura tutte le ferite.







 
Per cui eccoci qui, 
al matrimonio.
Finalmente.
Entra la sposa, tutti si voltano, ma Monica fissa Tommaso.
Piange lei, piange lui, e nessuno capisce.
Il fuoco non si è ancora spento del tutto.
Si spegnerà mai?


 

////
Brevemente:
Come detto sopra, questa storia partecipa al "Kink&Plot Contest", c'è un altro capitolo più o meno lungo come questo e poi finisce.
Sono molto incasinata, ultimamente, proprio tanto tanto, e sono anche abbastanza cambiata.
Credo che questa sia "l'opera" (la cosa, forse è meglio dire così) con cui saluto EFP, almeno per un po'.
Non so se cambierò idea, ma per ora sono su questa lunghezza d'onda.
Spero che qualcuno la legga e ancor di più che qualcuno commenti.
Vi mando un abbraccio forte.
Frà.
  
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