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Autore: Eliatheas    14/10/2008    8 recensioni
“Malfoy, io...” prova a parlare, torturandosi le mani con forza.
“No, Granger. Non voglio sentire stupide scuse”.
Fanfiction basata sulla poesia di D'Annunzio - La Pioggia nel Pineto.
Dedicata a BellaBlack.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alle soglie del bosco {Taci}
A BellaBlack, per le sue recensioni e per le sue storie, che ho sempre adorato in silenzio.

[Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.]

La pioggia non gli è mai piaciuta. Scende da un cielo grigio, tetro, coperto di nuvole minacciose che nascondono la bellezza del sole, e si poggia a terra, bagnando tutto ciò che incontra.
No, la pioggia non piace a Draco Malfoy.
Eppure se ne sta lì, impalato, alle soglie della Foresta Proibita con la testa rivolta a cielo. Impalato sotto la pioggia che cade imperterrita dal cielo per posarsi sul suolo scozzese.
Se ne sta lì,immobile, con i capelli biondissimi incollati al volto e la camicia inzuppata d’acqua, come se aspettasse qualcosa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la schiena appoggiata al tronco ruvido di un albero, gli occhi chiusi. Sembra quasi un fantasma, sotto questa pioggia scrosciante.
“Malfoy...”
Si volta, un movimento  brusco che gli procura uno strappo al collo. Si porta la mano sulla parte lesa e guarda con gli occhi grigi ridotti a due fessure la ragazza davanti a sé.
Hermione si tortura un riccio castano limitandosi a guardarlo in silenzio, mordicchiandosi il labbro inferiore. La pioggia bagna anche lei, ma sembra non farci caso. Continua a guardarlo, come se si aspettasse qualcosa.
E poi...
Poi apre la bocca per dire qualcosa, ma il ragazzo scuote la testa, con aria rassegnata.
“Taci”

[Piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.]

Hermione resta in silenzio, come fulminata dalle parole di lui e tra loro rimane solo il silenzio, rotto dall’ovattato suono della pioggia; quella pioggia che continua a cadere sulla terra, sui loro corpi. Il mantello della ragazza è zuppo, la camicia di lui è completamente bagnata.
Draco continua a guardarla, con quegli occhi che  sembrano volerla uccidere, e lei rimane in silenzio. Hermione, ad un tratto, sospira e posa il suo sguardo castano per terra, facendo in modo che i ribelli ricci castani le scivolino sul volto teso.
“Granger...” Il suo cognome, detto da quella voce atona, indifferente, glaciale, la fa sobbalzare. “Granger, guardami negli occhi” Questa volta le parole hanno un tono imperioso. Sono un ordine. Ed Hermione, che solitamente non si sottomette a nessuno, obbedisce, con aria rassegnata, e alza il suo sguardo fino agli occhi grigi come il cielo sopra di loro.
“Malfoy, io...” prova a parlare, torturandosi le mani con forza.
“No, Granger. Non voglio sentire stupide scuse”

[E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.]

“Io amo Ron”
Tre parole, tre lame affilate. E’ doloroso, fa male, ma Draco Malfoy, dopo anni di esperienza, ha imparato a mantenere la sua espressione imperturbabile in qualunque situazione. Anche adesso. Anche adesso che vorrebbe prendere tutto a calci, strappare ogni cosa, capovolgere il mondo. Anche ora rimane impassibile, l’espressione – come al solito – fredda.
“Non ti ho detto nulla, Granger”
Fissa il suo sguardo su di lei. La vorrebbe uccidere con quello sguardo, vorrebbe farle provare lo stesso dolore che sta provando lui ora.
La pioggia cade sul volto della ragazza e sembra quasi che stia piangendo, o forse sta piangendo davvero e quelle lacrime salate si mescolano alla grigia pioggia. Gli occhi castani sono sfuggenti, non rimangono fissi su un solo posto per più di un secondo. Saettano dai suoi piedi agli alberi che la circondano, dal viso del ragazzo alle mani che si sta torturando. I capelli ricci, ribelli, sono bagnati. Sono incollati al suo volto, molli, bagnati, e le ricadono insolitamente ordinati lungo la schiena, anch’essa bagnata dalla pioggia.
Le labbra sono rosse, rosse per il troppo mordicchiarle, segno evidente di tensione. Il corpo magro della ragazza è avvolto in un mantello nero, bagnato come il resto degli indumenti.
Draco vorrebbe renderla partecipe del suo dolore, farle provare quello che lui prova, vorrebbe ucciderla con questo dolore.
Ma sa fin troppo bene che non ne sarebbe capace.
“Malfoy, non ti amo” sussurra, con aria colpevole. E quasi Draco non se ne rende conto, impegnato com’è  a sentire se stesso spezzarsi in due. Da un lato, il Draco Malfoy solito, quello impassibile, codardo, bugiardo, vigliacco [quello che prenderebbe in giro la Mezzosangue e non l’ascolterebbe, addolorato] e dall’altro un Draco Malfoy nuovo, rinato, che si è reso conto di una cosa[che, pur non essendone innamorato {Bugia}, la Mezzosangue è importante per lui. E la sta perdendo].

[E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.]

“Lo so”
Hermione annuisce, addolorata, e sospira. Il suo volto è carico di tensione. Sembra che si sia tolta un peso, ma il suo volto non è sollevato. E’ – se possibile – ancora più teso.
Poi, in un debole slancio, gli si avvicina con un piccolo sorrisetto sul volto e poggia la testa sul petto esile di lui. Draco sa per certo che Hermione sta sentendo il suo cuore battere più lentamente del solito [come succede ogni volta che lei è con lui] e sospira, esasperato.
“Granger...” la rimprovera, con voce atona. Sa controllare le sue emozioni, lo sa fare da una vita.
[“Non è indicato mostrare apertamente le proprie emozioni quando il tuo cognome è uno dei più importanti del Mondo Magico” continuava a ripetere suo padre]
“Lo so. Scusa” Si ricompone in fretta, Hermione. Si scosta velocemente da lui e si allontana di dieci passi, con un sorriso esitante sul volto pallido.
Malfoy scuote la testa, con un sospiro, e, con le mani in tasca, dà un calcio ad un sasso, come a voler sfogarsi.
“Io...me ne vado” sussurra, con la voce rotta e con gli occhi fissi sul sasso calciato dal ragazzo.
“Vai”
E continua a piovere.

[Piove su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o (H)Ermione.]

 

 

Angolo Autrice

Devo specificare una cosa: questa coppia non mi piace. Non mi è mai piaciuta e mai mi piacerà, ma la prima volta che lessi questa poesia – devo essere sincera – pensai proprio a loro. A Draco e ad Hermione. Non tanto per il “o Ermione”. Sarebbe stato troppo facile ispirarsi a questo.
No, l’ho pensata proprio così appena l’ho letta.
Non so se scriverò altro su questa coppia. Può succedere che mi venga un’insolita ispirazione. Può succedere, no?
Poi...mentre scrivevo queste note ho dimenticato cosa dovevo dire...ah, già. Io sono sostenitrice del Vero Draco Malfoy, nonostante questo personaggio non mi entusiasmi più di tanto. Per Vero Draco Malfoy intendo il Draco della Rowling, quello vigliacco, dal volto affilato ed esile, pallido e senza aria da”bello&dannato”.
Poi...dal mio punto di vista, questa storia è ambientata in un ipotetico ottavo anno. La Rowling ha detto che Hermione sarebbe tornata ad Hogwarts per conseguire i M. A. G. O. ma non so se anche Draco ci vada, quindi...ho inventato.

La poesia non è mia, ovviamente, ma di Gabriele D’Annunzio.

Spero vi sia piaciuta.

 

   
 
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