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Autore: Lady_Loire    17/10/2014    5 recensioni
“smettila di guardarmi come se fossi la tua cena...”
Adam allargò un sorriso, poggiò calmo il calice su di un marmo e scese al suo fianco
“notavo i tuoi capelli, Hans, cominciano ad essere bianchi” soffiò
“Forse è perché ormai ho 46 anni?” ironizzò l'uomo guardandolo, si perse un momento tra i lineamenti sottili del giovane davanti a lui. Giovane... ormai, se non aveva fatto male i conti, aveva quasi due secoli. Sbuffò.
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“perché?” lo urlò, lo urlò forte combattendo ancora con il suo istinto, doveva sapere cosa aveva portato il suo cacciatore a farsi preda tra le sue mani.
Hans allargò le braccia esalando un sospirò stanco, poi, lasciando libera una lacrima da troppo imprigionata nel suo cuore, sussurrò
“perché ti amo”

un vampiro, il suo cacciatore e venticinque anni di scontri. Però forse, in quella notte che da anni è solo loro, vi sarà lo scontro finale.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Due notti dopo il plenilunio Due notti dopo il plenilunio

Adam passò la lingua sottile sul bordo del calice di cristallo che reggeva tra le mani guantate di nero, osservò, dall'alto del suo giaciglio, il giovane uomo intento a rivestirsi. Lo studiò attentamente, come faceva ad ogni loro incontro: le spalle larghe, abbronzate e coperte di cicatrici, i fasci di muscoli tonici e perfettamente disposti, le gambe possenti... era un bell'uomo, un umano molto apprezzabile.
“smettila di guardarmi come se fossi la tua cena...”
Adam allargò un sorriso, poggiò calmo il calice su di un marmo e scese al suo fianco
“notavo i tuoi capelli, Hans, cominciano ad essere bianchi” soffiò
“Forse è perché ormai ho 46 anni?” ironizzò l'uomo guardandolo, si perse un momento tra i lineamenti sottili del giovane davanti a lui. Giovane... ormai, se non aveva fatto male i conti, aveva quasi due secoli. Sbuffò.
Un cacciatore di creature della notte che andava a letto con vampiro, come nei film. Scacciò con una spalla la mano del vampiro che tentava di accarezzargli il collo
“Adam, giù le mani, ok? Sono venticinque anni che provi a mordermi il collo e ogni volta ne esci con qualcosa di rotto” finì di sistemare la giacca nera e riprese lo zaino poggiato accanto alla bara del vampiro che sorrise
“è anche vero che sono venticinque anni che provi ad uccidermi e alla fine facciamo solo del gran sesso!”
il cacciatore si sistemò la giacca, quasi in imbarazzo
“sesso mediocre...” sentì la risata del vampiro, soffocata appena nel velluto dei suoi guanti. Si incamminò senza voltarsi, Adam tornò a sedere e riprese il calice ancora colmo di sangue
“ci vediamo il mese prossimo, vedrai che riuscirò a morderti...” questa volta fu lui a bearsi della risata del cacciatore, poi il portone in quercia si chiuse e tornò alla sua solitudine.

Due notti dopo la luna piena, era quello il loro giorno. Da ormai venticinque anni, in quella notte, Hans tentava di assalirlo nella bara, con quel suo palo di frassino, con quel suo martello d'argento.
La prima volta era stava violenta, piena d'odio e di tensione; lo aveva penetrato solo per fargli sentire la sua potenza, la sua forza vampiresca, il suo essere superiore ad uno stupido ed effimero uomo. Anche il mese dopo lo penetrò, quello dopo ancora... tutti i mesi per venticinque anni. Lo aveva visto cambiare: diventare uomo, riempirsi di cicatrici, perdere un quarto di orecchio... ora lo stava vedendo invecchiare: le prime rughe, i capelli bianchi, gli occhi che iniziavano a perdere il loro splendore, sempre verdi come le foreste selvagge, ma con qualcosa in meno...
A volte si trovava a provare a guardarsi allo specchio, ne aveva uno, era di una giovane donna che aveva ucciso un secolo prima, fissava quella superficie gelida e, lasciando lo sguardo perdersi nel riflesso del muro alle sue spalle, si guardava l'anima, ricordava il suo aspetto: i suoi capelli neri, i suoi bei occhi nocciola, ora gialli dal vampirismo, le sue labbra sottili, la pelle un tempo abbronzata e vivace ora era bianca e gelida.
“non ti hanno insegnato che i vampiri non si riflettono nello specchio?” Hans lo fissava poggiato allo stipite della porta, aveva un taglio verticale che gli spaccava il labbro, partiva da poco sotto l'occhio destro.
“che ti è successo?”
“lupo mannaro poco propenso al farsi uccidere” sbuffò toccandosi la ferita ancora rossa e vivace. Adam si avvicinò e lo guardò
“oggi cos'hai portato per uccidermi?” poggiò una mano sul suo petto, il cuore del suo amante batteva forte, che invidia.
“oggi” leccò le labbra e si concesse un sorriso stanco “sono venuto solo con il frassino, ma sei già sveglio... quindi” lasciò lo zaino cadere a terra e sfilò la giacca, il vampiro non volle chiedere altro, lasciò il cacciatore svestirsi e andò al materasso di coperte e velluti che avevano creato con il tempo. Ogni stoffa di quel giaciglio poteva raccontare una storia: coperta di vittima in fuga, tessuto di veste di vampira, pelliccia di licantropo.
Adam accarezzò il piccolo piumone e si stese, slacciando appena la camicia e aprendosi i sottili pantaloni di velluto.
Quando il corpo dell'amante gli fu tra le mani ne annusò il profumo: uomo, sudore, qualche traccia di essenza di rosa canina usata durante la luna piena. Era il suo odore, quello che più gli ricordava la vita, la bellezza di vivere. Passò una mano tra i capelli brizzolati, erano belli.
Hans si stese lasciando il vampiro condurre i giochi, si sentiva così stanco. Sentì i capelli neri solleticargli il petto, la lingua fredda giocare tra le onde dei suoi addominali fino a salire al petto
“Hans?” abbassò lo sguardo fino a incontrare gli occhi del vampiro, sembravano preoccupati. Allungò una mano e la immerse nella testa riccia del vampiro che parve calmarsi, andava tutto bene.
Quando l'amplesso lasciò posto al silenzio, Hans si trovò a fissare il soffitto dipinto di quella bella stanza, l'unica rimasta perfetta di quella villa abbandonata nel bosco, lontana dalla civiltà, temuta dagli umani. Adam voltò lo sguardo verso l'amante, trovandolo concentrato in chissà quale pensiero, in chissà quale mortale ragionamento.
“Hans... dimmi cosa ti turba” poi aspettò, aspettò una risposta dell'amante, che pareva averlo ignorato se non fosse stato per un piccolo fremito della bocca.
Hans si voltò su un fianco, osservando il vampiro in tutta la sua giovane ed eterna bellezza
“Adam, sono venticinque anni che ci combattiamo”
“pensavo facessimo sesso!” tentò di ironizzare il vampiro ma una mano callosa del cacciatore lo zittì, la baciò e rilassò lo sguardo tornando ad ascoltarlo
“è venuto il momento di dichiarare il vincitore di questa lotta” umettò le labbra tornando a stendersi sulla schiena, poi fece una cosa che lasciò il vampiro senza fiato: piegò la testa di lato, mostrò il suo collo tonico, teso e pulsante.
“Avanti Adam, mordimi e vinci” la voce pareva strana, le parole erano quasi soffocate.
Il vampiro provò immediatamente il forte desiderio di azzannare quella carne tanto bramata e prosciugarla di ogni goccia di essenza vitale, talmente forte che i canini affiorarono rapidi, chiuse gli occhi disgustato da se stesso e artigliò le spalle del cacciatore
“perché?” lo urlò, lo urlò forte combattendo ancora con il suo istinto, doveva sapere cosa aveva portato il suo cacciatore a farsi preda tra le sue mani.
Hans allargò le braccia esalando un sospirò stanco, poi, lasciando libera una lacrima da troppo imprigionata nel suo cuore, sussurrò
“perché ti amo”
Adam sgranò gli occhi gialli, le mani tremanti persero forza nella morsa alle spalle.
Avrebbe voluto essere vivo, in quel momento: sentire il cuore battere veloce, sentire il sangue scorrere nelle sue vene, sentire le lacrime uscire dai suoi occhi... invece era li, a fissare il suo amante che non lo guardava, ma poco poteva fare contro il cuore che pulsava sotto la sua pelle, mostrando i suoi sentimenti senza possibilità di mentire, era li a fissarlo dannatamente immobile.
Si mise a sedere sul compagno, le mani ad accarezzare il petto rigato di cicatrici, allargò un leggero sorriso
“Hans...” l'uomo si voltò a guardarlo, sembrava così diverso dal cacciatore che per lungo tempo aveva tentato di assassinarlo: occhi arrossati, battito accelerato e un leggero rossore d'imbarazzo. Allargò appena il sorriso e si stese sul suo petto
“anche io ti amo, Hans” lo sussurrò piano al suo orecchio, poi si lasciò stringere dalle forti braccia dell'uomo, che dopo centosettantaquattro anni di morte, lo riportarono alla vita: lo scaldarono come solo un umano può fare, il cuore batteva così forte nel petto che Adam lo sentiva suo, lacrime e saliva tornarono a bagnargli la pelle in quegli attimi di pura felicità
“mordimi Adam...”
il vampiro annuì nell'incavo del suo collo poi schiuse le labbra e affondò i canini nella pelle. Hans sospirò lasciando che quei brividi, così dolorosi e strani, gli scuotessero il corpo, sentiva freddo, sentiva Adam deglutire la sua vita lì, accanto al suo orecchio, poi tutto finì.
Il vampiro si staccò leccandosi le labbra e mormorò qualcosa portandosi una mano al ventre. Il cacciatore sentiva la debolezza intrappolarlo a quel letto, ogni muscolo immobile, troppo esausto anche per alzare un dito.
Ci volle qualche minuto poi Hans voltò il capo verso l'amante e sorrise vedendolo con lo sguardo beato verso il soffitto
“sei sazio?”
“non sarò mai abbastanza sazio di te...” si guardarono per un lungo momento, poi il vampiro si avvicinò e gli poggiò un bacio sulle labbra
“ora riposa qui, nel nostro giaciglio... io devo riposare, ormai l'alba è vicina”
Hans annuì stanco e chiuse gli occhi, ascoltando i fruscii leggeri del compagno che si alzava e si rivestiva con cura, lo spiò infilarsi nel sarcofago e chiudersi dentro, nascondendosi ai raggi solari.
Nel primo pomeriggio Hans era pronto, doveva solo prendere il suo zaino e lasciarsi lui alle spalle. Invece era li, a fissare quella bara d'ebano, chiusa a proteggere il suo bel padrone. Allungò una mano e passò le dita dove doveva esserci il volto rilassato del vampiro
“Addio Adam...” lasciò una lacrima su quel bel legno scuro, poi se ne andò.

Erano passate tre notti dopo la luna piena, Hans non si era presentato. Rigirò il calice vuoto tra le dita e lo poggiò accanto alla bara, si alzò in piedi e guardò la luna in cielo
“aspetterò anche domani, se non arriverà andrò ad ucciderlo. Ovunque si trovi”
Quando, la notte dopo, si chiuse il portone alle spalle, si trovò immerso in un mondo completamente nuovo. Non ricordava quegli alberi, non ricordava quei capanni costruiti sul sentiero poco distante dalla sua casa.
Annusò l'aria in cerca di qualche traccia di vita umana, non che si aspettasse di trovare Hans, ma almeno qualcuno che lo conoscesse.
L'istinto lo guidò nella notte fino ad un piccolo bivacco, c'erano solo un paio di uomini. Saltò con un balzo su di un albero e si accovacciò ad ascoltare
“dici che ora potremo andare?”
“Hans, teneva a quella villa come fosse casa sua... penso dovremmo lasciarla” non volle aspettare un attimo di più, quei due sapevano qualcosa su Hans. Scese con grazia alle spalle dei due che, dopo un attimo di tentennamenti, alzarono le armi verso il vampiro. Adam non fece una piega, due potenti calci e i polsi erano inesorabilmente spezzati, si beò un poco delle urla strazianti dei cacciatori poi li guardò
“Parlavate di Hans, Hans il cacciatore?”
“perché vuoi saperlo?” ringhiò uno dei due tenendo il polso ferito
“il perché è superfluo. Dimmi dove si trova, immediatamente” i canini scivolarono lenti, strofinandosi sulle labbra sottili, fino a mostrarsi “o vuoi che prima mi nutra del tuo caro amico?”
“no, no parlerò!” alzò il braccio sano “non è che ci sia molto da dire, veramente”
Adam lo fissò senza capire, stava perdendo la pazienza. Portò il peso all'altra gamba e incrociò le braccia
“ti muovi, stupido uomo? Dove si trova? Dimmelo!”
“all'obitorio!” urlò il cacciatore, Adam aggrottò le sopracciglia, cosa faceva quel cretino all'obitorio? Chi aveva ucciso di tanto importante da dover vegliare.
“cosa fa all'obitorio?” domandò spazientito
i due si guardarono poi l'altro sospirò
“aspetta di essere cremato. Hans è morto cinque giorni fa”
silenzio: li al campo, nella sua mente e nel suo corpo non vi era altro. Rimase immobile a fissare i due che tornarono a guardarsi, qualcosa non quadrava, il primo tornò a parlare
“da un paio di mesi gli avevano diagnosticato un male, sai uno di quelli brutti” l'altro proseguì
“nessuno se lo aspettava, Hans era la nostra guida da tanto tempo ormai” stavano chiacchierando con un vampiro, un vampiro che li guardava con uno sguardo che mai avevano visto su una creatura della notte, uno sguardo che li convinse a proseguire
“gli avevano dato qualche mese di vita, circa mezzo anno; ma il mese scorso, dopo uno dei suoi giri di controllo, era tornato a casa esausto, da quel giorno non si è più mosso dal letto, ogni tanto farneticava e parlava nei sogni di uno, non abbiamo mai capito chi fosse. Adam, così lo chiamava...”
Il vampiro chiuse lentamente gli occhi e chinò il capo, il secondo si morse il labbro poi tentò
“Sei tu Adam, vampiro?”
Era troppo da sopportare, troppo anche per un vampiro di quasi duecento anni. Un lungo e profondo lamento di dolore gli fece vibrare la gola, lo scosse nell'anima. Voleva piangere, voleva urlare. Le braccia si strinsero ancora di più attorno alla vita e il lamento aumentò d'intensità. I due cacciatori indietreggiarono intimoriti da quella strana e unica reazione, percepivano il dolore che provava la creatura davanti a loro: era intenso, qualcosa che li stava schiacciando. Il più minuto dei due urlò
“è all'obitorio di Greylock! Sarà li sino all'alba, va a vederlo!”
l'urlo parve dare i suoi frutti, il lamento finì. Gli occhi del vampiro si puntarono sui suoi.
Adam avanzò rapido verso il cacciatore che cominciò a tremare, avevano ancora paura, erano dei codardi; solo Hans lo fronteggiava.
Poggiò con forza la mano sulla fronte dell'insignificante umano e senza alcuna preoccupazione gli perforò la mente, rubando tutti i suoi ricordi su questo obitorio in questa maledetta Greylock.

Quando entrò nell'edificio, fu costretto ad uccidere un paio di guardie. Perché tutti volevano separarlo da lui? I cacciatori, le guardie... persino la morte...
si guardò attorno sfilandosi i guanti di velluto. Li poggiò su un piccolo tavolino, accanto alla cella con l'etichetta Goodfury H., poggiò le mani sulla maniglia in metallo e tirò.
Il suo Hans era li: steso, addormentato da quella maledetta megera che è la morte.
Guardò la pelle secca e violacea che tanto stonava su quel corpo, gli occhi chiusi così com'erano serrate le labbra carnose che solo un mese prima avevano detto di amarlo.
Toccò quella pelle ora gelida e di nuovo quel lamento doloroso gli risalì dallo stomaco fino alla gola, quel lamento che provò a strozzare gettandosi sul collo dell'amante che mai più avrebbe amato. Il suo cuore non batteva più, il suo respiro non lo avrebbe più cullato. Non avrebbe mai più fatto l'amore con lui, ne l'avrebbe più visto invecchiare.
Adam lo strinse al petto, dopo averlo messo a sedere, accarezzò i suoi capelli brizzolati e lo annusò: antibiotico, polvere, morte...
dov'era la rosa canina? Dov'era il profumo di quello stupido fiore così velenoso per la sua pelle?
Il lamento continuava triste ad uscirgli dalla gola, ma nelle sue orecchie solo un suono lo assordava: la risata della morte. Quella maledetta lo aveva beffato ancora: duecento anni prima lo aveva venduto ad un vecchio vampiro e ora questo... no, non avrebbe lasciato andare così il suo unico legame alla vita, questa volta non avrebbe ceduto.

Albeggiava ormai quando richiuse il portone della sua stanza, Hans giaceva sul loro bel letto di stoffe. Si affrettò a chiudere le serrande e le tende, accese qualche candela poi sorrise
“ora ci penso io a te, amore mio...” accarezzò quei bei capelli e andò verso uno dei libri di incantesimi che aveva raccolto in quella sua inutile vita morta.
Lo sfogliò fino a trovare la pagina che tanto cercava; non avrebbe mai potuto far risorgere un cadavere, ne trasformarlo in vampiro, non ora, non da morto. Avrebbe potuto solo conservarlo così com'era, così come lo aveva visto diventare.
“nemmeno i vermi dovranno toccarti. Non loro, non l'aria ne il tempo” mormorò accarezzandolo ancora.
Frugò tra le sue cose e lo vestì con un completo che aveva abbandonato li qualche anno prima: una camicia chiara, un paio di jeans aderenti abbelliti dalla fibbia della cintura in argento e le sue grosse ed inseparabili scarpe da cacciatore, quegli orribili stivali beige. Sorrise guardandolo e lo posizionò accanto alla sua bara
“sempre al mio fianco, amore mio” afferrò il libro di incantesimi e cominciò a recitare la formula.

Adam poggiò il calice di sangue sul tavolino al suo fianco, si alzò dal giaciglio si stoffe e pelli e si affacciò lentamente alla finestra, la luna splendeva alta nel cielo, luna calante di due giorni. Si voltò verso l'interno, guardò l'enorme cristallo al fianco della sua bara e sorrise appena avvicinandosi
“Hai visto Hans? Oggi è la nostra notte” sussurrò poggiando una mano gelida su quella gemma che racchiudeva, in un sonno eterno, il suo amore.


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bentrovati, vi ringrazio di aver letto tutto questo mio breve racconto.
per me, abituata ai lietofine, è stata parecchio dura da scrivere.
se vi ho trasmesso qualcosa, se vi ho lasciato anche un piccolo peso nel cuore, vi pregherei di dirmelo. lasciatemi una recensione e fatemi sapere ciò che ne pensate di questa storia che ho scritto con tanta passione, con le lacrime agli occhi e il dolore a straziarmi.
grazie, Loire
   
 
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